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La maestrina di tennis

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/10/2007

Ad una certa età, ci si deve accontentare di giocare con la maestra.
E’ più facile.
E più comodo: lei può quando tu puoi e ti tira le palle in modo da farti sentire un campione.
La mia maestrina di tennis si atteggia a perfetta dama.
Si veste da gran fica del tennis.
Gioca come se fosse ad una sfilata della linea erotica della Babolat.
E non ha mai capito che le sue coscie sono tre volte quelle di un ciclista.
La maestrina di tennis è in perenne crisi sentimentale.
Ed ha delle idee geniali per rimediarle: il mio ragazzo ed io non riusciamo più a parlarci, non c’è più intesa. Abbiamo pensato di andare a Gardaland.
Oppure: è il suo compleanno, non so cosa regargli per fargli capire che lo amo, pensi che vada bene un manuale dal titolo "Come smettere di farsi le seghe mentali"?
La caratteristica essenziale della maestrina è che quando viene lasciata – perché la maestrina viene sempre  lasciata – inizia a dimagrire e nell’arco di tre settimane perde almeno dieci chili, rischiando l’inedia.
In questi casi, giocare con la maestrina diventa imbarazzante.
Tipicamente la maestrina ha il vizio di svenire a metà di un set.
La prima volta mi sono preoccupato molto.
Ho chiamato di corsa il custode.
Che è arrivato, ha svuotato per terra il cestino dello sporco, lo ha riempito dell’acqua che usa per bagnare i campi e glielo ha rovesciato sul viso.
Uno schifo tremendo.
La maestrina si è vista scaricare addosso la risciacquatura di mesi di sporcizia, comprese le cicche che erano rimaste appese al fondo del cestino.
Ma si è alzata, con la sua solita aria da gran fica, ed ha ricominciato a giocare.

 

Morfologia del racconto erotico

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/10/2007

Vladimir Propp ha scritto la morfologia della fiaba (Leningrado, 1928: vi è un che di eroico in questo mite studioso del folclore che mentre la rivoluzione di ottobre prende i toni descritti da Pasternak si occupa di classificare le fiabe raccolte da Afanasev).
In questo libro, Propp individua 31 funzioni costanti, affermando che tutte le fiabe hanno la medesima struttura.
La morfologia della fiaba è stata sfruttata da Rodari nella sua grammatica della fantasia (Torino, 1974) dove si suggerisce che prendendo le 31 funzioni di Propp, mischiandole come se fossero carte da gioco, scambiandosele, affidando a ciascun giocatore il ruolo di autore del frammento narrativo rappresentato nella carta che gli è stata assegnata, è possibile inventare fiabe quasi dal nulla.
Naturalmente, l’eterogenesi dei fini operata da Rodari non tiene conto delle intenzioni di Propp che voleva analizzare il discorso fiabesco come forma immutabile di un percorso pedagogico, che termina immancabilmente con le nozze dell’eroe.
La meccanica di Propp mi ha sempre angosciato.
Le fiabe in questo modo diventano una sorta di catena di montaggio.
O meglio il processo di elaborazione di una fiaba, nel tempo, nell’accompagnare verso il sonno migliaia di milioni di bambini, rammentando la voce di un nonno o di una mamma o di un babbo, diventa il frutto di un processo standardizzato molto fordista, se così si può dire.
Vi è tuttavia un tipo di racconto che ha una struttura pressocché meccanica.
E’ il racconto erotico.
Non il racconto erotico di Anais Nin o di Marguerite Duras, ma quel racconto banalmente erotico che potrebbe essere pubblicato da Liala, o da Pizzo Nero, per essere maggiormente in tema: il racconto quotidianamente erotico che potrebbe leggere un commesso viaggiatore d’altri tempi in treno.
Ora se si mischiano le  funzioni di Propp con la morfologia del racconto erotico si potrebbe avere:
(i)    Allontanamento → il tipo esce di casa
(ii)    Divieto → dice alla moglie “mi raccomando non aprire a nessuno”
(iii)    Infrazione → la moglie apre al postino
(iv)    Investigazione → la moglie guarda la turgida patta del postino
(v)    Delazione → la vicina guarda dal buco della serratura e chiama il tipo
(vi)    Tranello → il tipo si era nascosto nel sottoscala
(vii)    Connivenza → il tipo guarda la moglie che si fa governare dal postino
(viii)    Danneggiamento (o mancanza) → il postino ha una defaillance
(ix)    Mediazione → la vicina cerca di svegliare la defaillance
(x)    Consenso dell’eroe → il tipo condivide la scelta della vicina e la titilla tutta
(xi)    Partenza dell’eroe → il tipo si è scocciato e va via
(xii)    L’eroe messo alla prova dal donatore → un vecchio laido incontra il tipo che si aggira in un notturno da Blade Runner e lo porta in un postribolo
(xiii)    Reazione dell’eroe → il tipo inizia a trafficare con le ospiti del postribolo
(xiv)    Fornitura del mezzo magico → il vecchio laido fornisce al tipo dei giocattoli sado maso
(xv)    Trasferimento dell’eroe → il tipo lascia il postribolo e sale in macchina
(xvi)    Lotta tra eroe e antagonista → torna a casa e trova la moglie con il postino e la vicina, il tipo ed il postino garaggiano in chi governa meglio il partner
(xvii)    L’eroe marchiato → il postino sbaglia mira e viene sul tipo
(xviii)    Vittoria sull’antagonista → il tipo è talmente efficace sulla vicina che la moglie se lo riprende
(xix)    Rimozione della sciagura o mancanza iniziale → il postino viene messo alla porta
(xx)    Ritorno dell’eroe → il tipo e la moglie restano soli, come all’inizio della storia
(xxi)    Sua persecuzione → il postino torna con i suoi amici e porta via il tipo
(xxii)    L’eroe si salva → il tipo riesce a liberarsi dalla orrenda cantina dove è stato rinchiuso e nella quale un sacco di signori si governano a vicenda
(xxiii)    L’eroe arriva in incognito a casa → il tipo torna a casa travestito da commesso viaggiatore
(xxiv)    Pretese del falso eroe → il postino cerca di metterlo alla porta
(xxv)    All’eroe è imposto un compito difficile → deve vendere delle spazzole al postino
(xxvi)    Esecuzione del compito → si fa aiutare dalla vicina per mostrare come possono essere usate le spazzole che ha nella borsa
(xxvii)    Riconoscimento dell’eroe → al tipo scappa il pisellotto fuori dalle mutande e la moglie lo riconosce dal tatuaggio con il suo nome che circonda il prepuzio
(xxviii)    Smascheramento del falso eroe o dell’antagonista → la moglie lava il pisello del postino e il tatuaggio con il suo nome si scolorisce: il bieco postino lo aveva fatto con una bic
(xxix)    Trasfigurazione dell’eroe → il tipo ha una erezione fantasmagorica da cui si vede che il punto dopo il nome era la scritta “Ti amo”
(xxx)    Punizione dell’antagonista → il postino viene spedito fuori di casa a calci nel culo e con il pisello penzoloni
(xxxi)    Nozze dell’eroe → il tipo si rigoverna la moglie con rinnovato vigore.
Ma naturalmente le varianti sono infinite, anche se la vera sostanza del racconto meccanicamente erotico è la descrizione pressocché immutabile del congiungersi dei corpi.
E questa sostanza meccanica rimane sempre più o meno il solito, banale, ripetersi di un membro che penetra, una lingua che titilla, un fiotto che si scarica.

 

L’uccello di Clemente

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/10/2007

New York, 8 ottobre 2007 – Columbus Day (che peraltro cade il 12 ottobre)
Il ministro della giustizia, e non anche della grazia, italiano sbotta in un simpatico: "I biglietti, li ho pagati io, per i cazzi miei: 8.800Euro per me e mia moglie Sandra".
Di conseguenza l’uccello del ministro vale più di ottomila Euro, quasi novemila.
Non è male.
A parte, il feticismo, quello che conta mi pare che siano due polemiche.
Da una parte, i costi della politica e dell’uso personale della politica. E’ una polemica che si affaccia dai tempi della unificazione, che ha ammalato politici, come Giolitti, dallo spessore un pò più denso del guardasigilli di Ceppaloni.
E’ una polemica su cui continua a valere la pena di interrogarsi perché coinvolge il prezzo del consenso e le dinamiche della democrazia.
Temo, però, che sia una polemica vecchia: il consenso si forma in maniera sempre meno clientelare.
O meglio attraverso clientele sempre meno ceppalonesche.
E’ sempre più vecchio, e forse anche sterile, il meccanismo del voto di scambio, il prezzo dello scambio ha un moltiplicatore molto più basso del costo della propaganda.
Le autoreggenti della Brambilla generano più consenso per Berlusconi di un posto alle poste e gli costano molto meno.
La seconda polemica riguarda l’autonomia della magistratura.
Qui, forse, Mastella non ha tutti torti.
Esiste uno scandalo in Lucania: avvocati e magistrati che pilotavano le cause, non solo penali, ma soprattutto civili, per il tramite di una consorteria trasversale al sistema politico e fortemente interconnessa con lo stesso.
E’ uno scandalo di cui non si comprendono bene i confini.
I giornali ne hanno sempre parlato nelle pagine interne.
Non è facile nemmeno rammentare il suo esatto contenuto.
La comunicazione di questo scandalo oggi è che il magistrato coraggioso che ha cercato di portare in dibattimento il malaffare rischia di essere trasferito.
Ma:
(i)   questo magistrato aveva chiesto di essere trasferito a Napoli per motivi personali, sicché aveva già deciso di mollare l’osso;
(ii)  questo stesso magistrato ha consumato somme particolarmente ingenti, oltre un milione e mezzo di Euro, in indagini che potevano essere delegate alla polizia giudiziaria, come indagini assai più complesse e delicate sono state affidate alla polizia giudiziaria da Falcone o Borsellino;
(iii)  vi è nella autonomia costituzionale della magistratura, un duplice filtro: da una parte, gli ispettori ministeriali cui sono affidate le indagini che sole possono giustificare l’attivazione del potere disciplinare del CSM su impulso del guardasigilli sono magistrati; dall’altra parte, il CSM è composto per due terzi da magistrati, sicché il potere politico può materialmente molto poco nei confronti di un magistrato se la classe dei magistrati non condivide le sue censure.
In questo, Mastella mi pare che abbia assolutamente ragione: se i suoi ispettori gli denunciano delle irregolarità, lui ha il dovere di attivare il consiglio supremo della magistratura ed il consiglio ha il dovere di verificare la sostanza di queste irregolarità.
Aggiungo che, a mio parere, non è una irregolarità da poco l’esternalizzazione delle indagini. Lo Stato ha il dovere di far fronte alla lotta contro il malaffare utilizzando il proprio apparato perché la pubblica amministrazione è vincolata al principio di legalità ed al dovere di imparzialità. Fare a meno di questo appparato significa anche fare a meno di questi valori costituzionali. In questi casi, ci si deve chiedere perché il magistrato titolare delle indagini ha utilizzato dei consulenti di propria esclusiva fiducia e rispondersi che gli apparati dello Stato erano al servizio del malaffare può essere comodo.
Infine, dire che il CSM ha già censurato Mastella perché non ha concesso le misure cautelari che il guardasigilli chiedeva (così Giuseppe D’Avanzo su Repubblica di oggi) è falsificare la realtà: le misure cautelari sono concesse sulla base di una cognizione sommaria, che lascia del tutto impregiudicato il merito della questione.
Insomma, Mastella è un relitto storico.
Naif.
Non simpatico.
Odioso quando afferma di non poter essere sottoposto al giudizio della opinione pubblica perché sorretto dal voto massiccio dei suoi elettori.
Ma anche la magistratura non è sempre simpatica.

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