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29 gennaio: San Cazzo da Quarantena

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
06/05/2020

Il 29 gennaio saranno nove mesi esatti dal 4 maggio e, molto probabilmente, sarà opportuno, con d.P.C.M., modificare il calendario liturgico inserendo San Cazzo da Quarantena.

Il 4 maggio, infatti, è iniziata la fase 2 della emergenza pandemica.

Questa fase, esemplificata dal Presidente del Consiglio dei Ministri in una conferenza stampa che ha fatto rimpiangere i discorsi del Duce, che, almeno, non si sforzava di parlare lingue di cui ignorava la pronuncia, si è aperta alla luce della incerta nozione di “congiunto” (art. 1, primo comma, lett. a), d.P.C.M. 26 aprile 2020).

Nelle FAQ rese accessibili dal Ministero dell’Interno si legge: L’ambito cui può riferirsi la dizione “congiunti” può indirettamente ricavarsi, sistematicamente, dalle norme sulla parentela e affinità, nonché dalla giurisprudenza in tema di responsabilità civile. – Alla luce di questi riferimenti, deve ritenersi che i “congiunti” cui fa riferimento il DPCM ricomprendano: i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge).

L’idea di elaborare delle FAQ è interessante sul piano dogmatico perché pone la questione del rango gerarchico di queste disposizioni: si tratta di norme interne alla pari delle circolari oppure sono norme che chiariscono ai cittadini il significato delle circolari con cui l’amministrazione chiarisce, secondo i canoni del vincolo gerarchico, ai propri dipendenti il significato delle norme che questi devono applicare nell’esercizio delle loro funzioni?

Non si sa e forse, sempre per tornare al ventennio, non sarebbe male un intervento di Santi Romano sul punto.

Ma è la nozione di congiunto che fa pensare. E’ chiaramente una nozione estranea al codice civile che, ancorato a una concezione della famiglia tradizionale, conosceva solo i parenti e gli affini conseguenza di un paradigma eterosessuale oramai desueto e reazionario. Di conseguenza, si fa riferimento alla giurisprudenza della Corte di cassazione in materia di responsabilità aquiliana (ovvero una FAQ che dovrebbe chiarire il significato di una disposizione oscura vuoi alle forze dell’ordine incaricate di farla applicare vuoi ai cittadini preoccupati di sanzioni non particolarmente miti chiede ai suoi lettori l’expertise di un avvocato cassazionista). Questa giurisprudenza ha, in ogni caso, un vago sapore jettatorio, perché individua i soggetti che hanno diritto al risarcimento del danno nel caso in cui il danneggiato sia morto e la voce di danno sia proprio la morte (cd. danno tanatologico) con riferimento a coloro che convivevano con il defunto e che gli volevano particolarmente bene.

E’ anche una giurisprudenza non sempre lineare: esclude il risarcimento al coniuge convivente legato da una relazione stabile con un’altra persona dalla quale ha avuto un figlio (Cassazione civile sez. III, 11/12/2018, n.31950), lo riconosce invece nel caso del convivente che soffre terribilmente per la perdita del figlio del proprio partner (Tribunale , Bergamo , sez. IV , 10/01/2018 , n. 49).

Insomma, è una giurisprudenza che induce le forse dell’ordine ad approfondire non poco le loro nozioni di diritto civile e, nello stesso tempo, a entrare in maniera rilevante nella privacy delle persone che stanno controllando, valutando se effettivamente il marito è legato da un affetto stabile verso la moglie o se il figlio del proprio compagno ci sta davvero simpatico, circostanza non troppo frequente.

In ogni caso, la nozione di congiunto è davvero una nozione “poliziesca”, per un verso, e “ruffiana”, per un altro verso.

Non è poliziesca solo perché per individuare i propri congiunti si è costretti a rivelare i propri affetti ma perché, a ben vedere, la previsione che si possa (e si debba) recarsi al lavoro ma non si possano vedere gli amici con cui si condivide la propria vita da oltre trent’anni si basa sull’idea che i cittadini adottino le precauzioni imposte dall’emergenza epidemiologica solo se sono sorvegliati dal loro datore di lavoro. Perché è questa l’unica differenza fra due amici e due impiegati: gli amici non hanno un capo ufficio che gli dice quello che devono fare.

Ma è anche “ruffiana” perché malgrado la giurisprudenza tanatologica che le FAQ evocano non possa essere interpretata fino a quel livello di estensione, fra i “congiunti” sono stati inseriti anche i fidanzati.

L’intelligenza politica del Presidente del Consiglio non ha potuto evitare di capire che i genitori costretti da sessanta giorni a tenere in casa adolescenti in piena espansione ormonale non avrebbero retto alla Fase 2 senza accorgimenti idraulici in grado di domare gli incendi autarchici delle loro camerette.

Per questa ragione, il 29 gennaio merita, per d.P.C.M., di essere intestato a San Cazzo da Quarantena. Sarà il giorno in cui la curva demografica devastata da questa terribile pandemia riuscirà a invertire la rotta e le maternità saranno invase di adolescenti che, dopo sessanta giorni, hanno potuto ritrovare la loro intimità, magari all’ombra di un cassonetto.

MILF: la scomparsa di una categoria

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/04/2020

Per un intellettuale, la scomparsa di una categoria è una tragedia.

Una categoria è un modo di vedere la realtà, una interpretazione delle cose in cui si sedimentano dei significati aggregati attraverso dei principi e dei valori fino al punto di cambiare la stessa sostanza della cosa che si interpreta.

Così è per la categoria delle MILF, elaborata inizialmente da Barthes e recuperata da Foucalt nelle sue ultime lezioni al College de France: le milf sono anziane ragazze. L’interpretazione di questa categoria è stata guidata dall’idea che un’anziana ragazza possa indossare la propria età anagrafica con una grazia tale da farla scomparire entrando in un mondo nel quale potrebbe avere trenta come settanta anni e nessuno lo può sapere fino a che non se la trova in camera da letto, con la maschera di terra e i sacchetti di nylon intorno alle cosce.

I critici della categoria sanno che ci sono pochi modi per costringere una milf a scendere dal suo piedistallo di cera e silicone: un improvviso raggio di luce che la obbliga a socchiudere gli occhi rivelando delle zampe di gallina degne della strega nocciola. Improvviso, perché di solito, la milf è addestrata a mantenere il proprio viso ostentatamente impenetrabile anche se guarda il sole su un ghiacciaio.

Molto più raramente il segno della ricrescita dei capelli. La milf va dal parrucchiere con la stessa frequenza con cui sua nonna andava alla messa dopo avere perso il marito (nella guerra del 15/18).

Fra le conseguenze più terribili della pandemia c’è la scomparsa di questa categoria attraverso la distruzione del suo habitat naturale (il parrucchiere, la palestra e l’estetista, ma anche il centro benessere e l’abbronzatore, che, nella sostanza, assomiglia molto a un bronzista che ha perso il lavoro durante la crisi del 29).

Difficile immaginare se la task force di Colao, il programma di acquisto dei buoni del tesoro varato dalla BCE, o le misure straordinarie varate dal Consiglio Europeo di ieri potranno fare qualcosa.

E, forse, ritrovare il mercato pieno di donne serenamente di mezz’età invece che di modelle ispirate all’ultima passerella di Dolce e Gabbana potrebbe essere piacevole.

Anche in questo caso: don’t waste a good crisis.

La quarantena di Bukovsky

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
21/04/2020

Negli ultimi quaranta giorni:

– ho mangiato regolarmente, bevendo molta acqua e curando l’equilibrio fra le diverse sostanze nutritive. Di solito, salto il pranzo e mi abbuffo a cena all’ora che capita, senza fare troppo caso a quello che c’è in tavola;

– non sono mai stato al ristorante. Normalmente, mangio più spesso in trattoria che a casa;

– non ho bevuto neppure un Martini cocktail. Non capita spesso che lo salti fra le sette e le otto del pomeriggio;

– ho dormito almeno otto ore, andando a letto prima di mezzanotte e alzandomi fra le sette e le otto. Nella vita normale, non vado a letto prima delle una e non mi alzo dopo le sei;

– ho ridotto drasticamente il caffè, che, insieme all’alcol e ai cracker, è la mia fonte principale di calorie.

Mi sento meglio?

Per nulla: l’insonnia, le trattorie e i Martini fanno parte della mia vita molto più di questa dieta quaresimale da piccolo Ignazio di Loyola e mi sento come un Bukovsky vegano, sul procinto di un matrimonio religioso con l’istruttrice di yoga.

Praticamente pronto per il funerale.

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