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Occhiate

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
21/06/2019

Sono pesci le occhiate

Pesci che mangiano tutto

Stanno sotto le barche

Aspettano il cibo come mendicanti evangelici

Si avventano sul mio mozzicone di toscano

Lo divorano

Ricordano i matti di San Salvi

Un pomeriggio di tanti anni fa

Dentro un giardino circondato da sbarre

I ragazzacci fuori

Lanciavano sigarette accese

Che i matti mangiavano

Guardavo allora insieme a un frate cappuccino che li scacciava

Mi chiese chi fosse il matto

Pensai che la follia vive e si alimenta della compassione e non delle cicche che le sono compagne

Restando in silenzio.

Tacchi giavellotti

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
16/06/2019

Le donne che lanciano il giavellotto hanno un fisico particolare.

Può non piacere ma colpisce.

La stessa cosa vale per alcuni tacchi.

Non tutte li possono indossare come non tutte possono lanciare il giavellotto o il disco.

Sono quelle scarpe con il tacco stretto e lungo non troppo diversi da un cacciavite.

Ci vuole un fisico apposito non tanto per ragioni estetiche ma perché esigono caratteristiche fisiche non comuni e un grande spirito di sacrificio.

Cose che mancano del tutto in quelle povere signore che infilano a forza la loro menopausa in sandali e gambaletti color carne.

Bach era un violinista

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/06/2019

Isabel Faust

Secondo Carl Philipp Emmanuel Bach, Johan Sebastian Bach era un violinista eccezionale.

Sapeva suonare molti strumenti, ma quando era al violino la sua voce sapeva essere chiarissima, scandire tutte le note e guidare perfettamente il coro degli altri strumenti.

Lo penso mentre ascolto le suite per violoncello disegnate da Pierre Fournier. Fournier ha un modo unico di suonare Bach. Ne accarezza lo spirito. Con esatta dolcezza. Nessuno, non Tortelier, non Brunello, non Rostropovitch, ha mai saputo eguagliare l’eleganza algida di Fournier.

Mentre penso questo continuo a domandarmi perché un violinista eccezionale abbia composto pochissimo per violino e moltissimo per strumenti, il violoncello, la viola, il clavicembalo, che si accompagnano al violino.

Finalmente capisco. Bach componeva per gli altri. Non scriveva la musica del suo strumento. Scriveva la musica per gli strumenti con cui amava dialogare. Non si scrive per sé stessi. Si scrive per gli altri. Si scrive quello che si vorrebbe ascoltare nel silenzio delle proprie parole.

Bach aveva capito che non si scrive solo quello che si vuole che gli altri ascoltino ma soprattutto quello che si desidera ascoltare.

Oggi, forse, ho capito ancora meglio perché amo Bach, Johann Sebastian.

Perché la sua musica insegna ad amare, con l’altruismo di un violinista che scrive musica per quasi ogni altro strumento conosciuto, ad eccezione di quello che lui sa suonare alla perfezione.

E ringrazio Isabel Faust di avermelo fatto capire.

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