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Le lacrime di Giocasta

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
30/03/2019

Giocasta, Caterina Vertova – Valle dei Templi

Edipo ha bevuto, leccato, baciato le lacrime di Giocasta ogni volta che l’ha amata

Nulla conosceva di quegli amplessi se non l’orribile oblio che li accompagnava

Questo ha amato Edipo amando la madre come una vecchia puttana da possedere su un triclinio zoppicante, pensando

Che sarebbe stato dimenticanza, facile perdono, vergogna e orgoglio

Spirito, carne, piacere, dolore

Ma soprattutto orribile oblio

Che sarebbe stato piacere e lacrime a bagnarlo, un pianto di occhi che avevano imparato l’apnea dei sogni perduti nel letto di Creonte

Nelle notti passate ad aspettare un re che solo sapeva chiedere risate di falsa gioia e apparenze d’allegria senza capire di russare accanto a lei che vegliava gli incubi tessuti dalle cicatrici che l’amore disegna

Tatuaggi di lebbra

Era questo il pianto di Giocasta: non ci sono parole che possono scivolare nelle fantasie dei sempre quando l’ipocrisia dei mai è un trucco che si indossa per sopravvivere

Giocasta, al culmine dell’orribile oblio, ha donato i suoi occhi a Edipo, azzurri come la pietra di cui è fatto il cielo, sapevano di pianto e profumavano di grotta

Li ha regalati perché imparasse a vedere come se fosse lei, perché guardasse quello che lei vedeva, per guardare quello che lui vedeva

Edipo ha visto

Ha visto così forte da accecarsi e ha vagato l’infinito deserto del mito continuando a chiedersi se Giocasta gli avesse donato il buio della notte o la luce delle stelle

Non ci sono, però, risposte alle domande intrise della rugiada salata che cade dal cielo orribile dell’oblio

L’amore di chi si abbandona all’amarezza di donarsi per dimenticare

Cancellando – con furia di baccante – ogni ricordo di dolcezza

E’ il dono che lasciano alla notte le stelle quando decidono di fuggire.

 

 

La Venere di Caravaggio

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
25/03/2019

Venere è una tela che Botticelli ha copiato da un sogno neoplatonico. Due pezzi di lino cuciti insieme. Gesso e oro per disegnare il mare di Zante senza avere mai visto un’onda ma come lo osserva chi accarezza il dorso delle onde con la chiglia e ne penetra i segreti con il timone.

Venere, però, è anche una tela che Caravaggio ha copiato da Botticelli, corrompendo quelle linee tagliate come norme e numeri, osservando quel mare come chi c’è caduto e sa che manca poco ad affogare. Il volto di Venere è più dolce e sporco. Il volto di una madre che gode mentre i figli dormono nella stanza accanto. I suoi piedi sono perfetti: Caravaggio sapeva che Botticelli non era capace di disegnarli. Hanno unghie consumate dagli anni, quel colore di avorio sporco e accidentato che prendono le unghie dei barboni quando escono dalle loro scarpe.

Anche questa Venere è nata di marzo, esattamente come quella disegnata e dipinta da Botticelli. Tutte e due hanno sul volto la stessa domanda, la domanda di chi sa che nascere è abbandonare un abbraccio senza più poter dimenticare la sua dolcezza:

Adesso, dove vado?

Botticelli sa che dopo marzo viene aprile e che tutto questo è primavera e lo sa la sua primavera.

Caravaggio, invece, nel suo marzo sa vedere già il dolore di febbraio.

 

P.s.

Ovviamente Caravaggio non ha copiato la Venere di Botticelli.

Ovviamente e purtroppo.

Oggi che è quasi il tuo compleanno

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
25/03/2019

Oggi che è quasi il tuo compleanno perché sei nata pochi giorni dopo l’Annunziata

Non penso più ad un regalo con l’imbarazzo di non sapere cosa comprare che è diverso dalla indecisione di non sapere cosa scegliere

Oggi pensare al tuo compleanno è pensare ad una messa e a un mazzo di primavera nell’angolo freddo in cui ti abbiamo lasciata a riposare

Il dolore che mi doni è la consapevolezza della tua assenza, di capire che non trovavo mai un regalo per te perché un figlio non pensa ai regali per la sua mamma. Non pensa di dover esistere per lei se è troppo abituato a lei che esiste per lui

Non ci sono regali per chi ti ha regalato la vita.

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