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Dimentico: Ugnano e i chiodi per farfalle

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
02/03/2019

Dimentico il dolore delle promesse sussurrate nella polvere di notte con passi di cieco

Parole leggere nella luce di fuochi fatui spezzano orribili silenzi scampati a verità consumate dal fumo e dal Martini

Un tacere ingannevole per un cretino che non voleva arrendersi alla grottesca cronaca dell’eterno ritorno

Ora non posso. Non puoi. Hai potuto

Niente è più leggero del male degli altri se è il prezzo della selvaggia gioia con cui si è deciso di sopravvivere in una vita di cartapesta senza annegare nel buio di una piscina

Troppe volte ho voluto dimenticare che le mie parole non valevano la memoria di chi riposava ascoltandole e, ora, ora che c’è un sole nebbioso, è il tempo giusto per morire a chi ha saputo imparare tutto ciò che l’amore non vale dal presente di chiodi per farfalle in cui si è trafitta.

I pensieri scorretti di una Ragazza Impertinente (il compito dopo la vacanza)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
17/02/2019

Ragazza Impertinente è mancata da scuola per una settimana di vacanze.

Durante questa settimana, c’è stato un compito di greco e il padre ha scritto una lettera molto garbata alla professoressa chiedendo il permesso di portare la figlia a sciare.

La professoressa, con altrettanta cortesia, ha risposto che non vedeva controindicazioni e che Ragazza Impertinente avrebbe recuperato il compito al suo rientro.

Così è stato.

Con una precisazione importante che la versione del compito recuperato era molto più difficile della versione data alla classe.

Ragazza Impertinente si è lamentata con il padre.

Irragionevolmente.

Se si va in vacanza quando gli altri studiano, lo si fa perché si è più bravi degli altri e lo si deve dimostrare.

I pensieri politicamente scorretti di Ragazza Impertinente (disegnino)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/02/2019

Un momento complesso nella vita di un genitore è quando una figlia rientra da scuola con la notizia che il padre è atteso a colloquio da un professore.

Il professore nel caso di specie è il professore di italiano.

Il padre si presenta nel giorno e nel luogo fissati travestendosi da persona seria.

Ovvero indossando un vestito e un panciotto perfettamente adatti al grigio degli anni cinquanta.

Il professore parla a lungo.

Difficile non distrarsi.

Poi arriva al dunque:

Sua figlia disegna mentre spiego

Il padre si scusa perché la figlia, in questo modo, ha tolto di rispetto al professore e alla materia che questo incarna.

Poi, però, aggiunge che anche lui insegna, anche se all’università e perfino da qualche anno in più del professore. Che una volta gli è capitato di vedere uno studente che scriveva con grande foga sul suo tablet. Che si era avvicinato per vedere come mai avesse tanto da scrivere e quando gli era arrivato dietro si era accorto che lo studente stava chattando su Facebook.

Vede – conclude il padre – non ho pensato che lo studente fosse maleducato. Ho pensato che non ero riuscito ad interessarlo e che ero stato molto ingenuo a pensare di avercela fatta.

La colpa se gli studenti non ti seguono è solo tua ed è davvero molto stupido pensare di ottenere l’attenzione con una nota o un urlo.

Questo, naturalmente, il padre lo ha solo pensato perché dirlo non era davvero proprio il caso.

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