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Aviazione (Dove la mancia serve a comprare i lecca lecca)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
27/11/2018

L’Aviazione è una pizzeria, non troppo lontana dalla stazione di Campo di Marte a Firenze.

Una di quelle pizzerie che fanno anche hamburger con patatine, hot dog e ali di pollo fritte.

Teoricamente piacevole.

Piacevole fino a un venerdì nel quale la cena con i parenti venuti da lontano era stata prenotata da tempo per ovvia comodità ferroviaria e dopo ampie discussioni familiari.

La cena c’è stata e ci sono stati anche i parenti. Ma non c’erano solo loro, c’erano anche montagne di bambini scalmanati che hanno reso impossibile qualsiasi forma di conversazione , gridando, cantando e passando fra i tavoli come cuccioli di lupo della Tasmania. Inutile chiedere ai camerieri uno sforzo da domatori di fiere in fieri. Assolutamente inutile.

Per pagare il conto, bisogna andare alla cassa e alla cassa c’è il tipico proprietario di pizzeria che si veste alla boutique dei proprietari di pizzeria d’un certo livello, il quale chiede se è andato tutto bene.

E’ andato tutto bene, anche se nessuno ha chiesto il livello di cottura della carne quando veniva ordinata, ma è un particolare irrilevante. E’ dispiaciuto invece cenare con lo stesso livello di pressione sonora di una mensa d’asilo o di una cava di calcare.

Il proprietario della pizzeria risponde che, come sanno tutti, chi prenota non può non sapere che all’Aviazione il venerdì e il sabato ci sono bambini che giocano e corrono.

Il cliente si scusa: Se è così, se questo è il vostro business model, mi scuso per avere protestato. Evidentemente sono stato un idiota a ospitare da voi i miei parenti.

Prende il conto, paga con la carta di credito, si avvede dello sconto di dieci euro che gli è stato fatto, tira fuori una banconota da dieci euro dal portafoglio e la lascia con la ricevuta della carta di credito.

E’ la mancia? chiede il proprietario, stupito dal gesto.

No, è per i lecca – lecca, risponde il cliente, guadagnando l’uscita con la rapidità del suo mal di schiena.

Anche questa volta, gli occhiali sono serviti a qualcosa: senza non sarei mai riuscito a leggere lo sconto di dieci euro.

Il mestiere della morte

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/11/2018

Il mestiere della morte è il panico che inghiotte la gola, rende il respiro un abisso

La compassione della morte è un boia che affila la lama sulla sua mola con artigiana precisione

Si vive se non si ruba alla morte né il suo mestiere né la sua compassione

Accettando il rumore sordo e quieto della mola nel pianto d’un figlio che nasce, nel gemere d’un istante di amore, nello scorrere delle parole quando, come queste, sono pioggia in un pluviale.

Natura morta con Governo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
21/11/2018

Traballa ma non crolla

Il futuro del governo Conte sembra aggrappato a due fili assai tenui.

Da una parte, il giudizio sulla manovra da parte dell’Unione Europea e, dall’altra parte, lo strano scambio fra il decreto anticorruzione e il decreto sicurezza in cui si rivela tutta la fragilità di un governo fondato su un contratto.

Sul primo aspetto, pesa il silenzio di Savona: l’unico che non ha preso la parola in un dibattito piuttosto acceso, e il ragionevole timore che se aprisse bocca, i mercati non gradirebbero.

Sul secondo aspetto, pesano i franchi tiratori  che hanno fatto cadere la maggioranza su un emendamento significativamente presentato da un parlamentare eletto con il Movimento 5 Stelle e subito espulso perché legato alla massoneria (Catiello Vitello).

Quello che pesa di più, però, in vista delle elezioni europee, è il progressivo smarrimento del senso di diversità che ha giustificato l’erompere del M5S: l’alleanza con Salvini mostra la lenta costruzione di un partito costretto a scendere a patti con logiche di potere che non appartengono al suo patrimonio genetico.

Elezioni anticipate?

In questa situazione, per evitare una sconfitta alle elezioni europee, la strategia più razionale per il Movimento potrebbero essere le elezioni politiche anticipate, magari favorite da una nuova legge elettorale confezionata su misura per dare il governo al partito che ottiene più voti.

Il Movimento è storicamente debole nelle competizioni europee e invece forte nelle elezioni nazionali e Di Maio è troppo intelligente per non rendersi conto che una sconfitta potrebbe allontanarlo dal potere, forse per sempre: Renzi insegna che la perdita del potere logora di più della sua mancanza.

Sono questi, più o meno, i commenti della rassegna stampa di oggi e fanno venire voglia di arrivare prima possibile alla pagina del sudoku, perché il vero rompicapo non è se il governo dura o non dura, se la melliflua capacità di mediazione di Conte riuscirà a tenere insieme il Capitano e il suo isterico sodale.

Il rompicapo di oggi è il cleavage della minoranza

Il rompicapo è la sorte del Movimento perché la sua capacità di essere diverso ha dato voce a un cleavage della rappresentanza politica forte, quello di coloro che si sentono esclusi dalla tradizione liberale e che non hanno mai avuto voce principalmente perché non sanno pensare in termini politici ma pesano con bisogni che hanno la forza del dolore e dell’esclusione contro chi, invece, sa pensare e pesa con la forza del proprio pensiero anche se questa forza è esclusione e capacità di profitto.

Sembra essere questo il vero problema e, forse, guardare alla Germania, dove i verdi crescono grazie alla combinazione di solidarietà e tutela dell’ambiente, grazie alla promozione dei valori forti della cittadinanza, potrebbe aiutare.

Potrebbe essere questo l’orizzonte del partito democratico, ma la discussione fra Minniti e Zingaretti, che ieri è venuto a Pisa per dire che si candida per “paura”, non appassiona nemmeno i loro familiari, logorando una base oramai impalpabile.

Renzi ha molto correttamente commentato il voto della Camera come la certificazione del venire meno della maggioranza. Ma non ha aggiunto che perché una maggioranza scompaia occorre una minoranza capace di farla cadere e, oggi, questa minoranza, forse, può essere raggiunta in Parlamento, grazie ai franchi tiratori, ma sicuramente manca nel Paese.

C’è aria di 1924

Il futuro del Governo è apparentemente agganciato a due fili assai tenui.

Il Governo traballa ma non molla perché non esiste una minoranza che ne possa causare il crollo con la forza delle proprie idee.

Perché la minoranza non si è ancora assestata sulla nuova linea di frattura della rappresentanza politica impostata dalla Lega a 5 Stelle, continua a parlare il linguaggio della destra e della sinistra, a individuare il fronte del dialogo politico su una linea Maginot che non esiste più.

Deve invece trovare un linguaggio diverso perché capace di interpretare valori che sono diversi, i valori dell’eredità liberale e della solidarietà.

In questa situazione, il Governo può cadere solo se vuole cadere e può voler cadere perché i suoi sostenitori sanno di non avere avversari nella interpretazione dei bisogni di rappresentanza politica che sono espressi da una società profondamente divisa.

C’è aria di 1924: anche allora un movimento politico aveva capito che i cleavage della rappresentanza politica erano cambiati e seppe approfittarsi della incapacità di analisi dei propri avversari.

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