Lasciano una grande solitudine nel cielo
quando, d’autunno, le rondini tornano in Egitto
perché, tornando a casa,
dicono che non qui è la loro vita
Nardella nell’affrontare la prostituzione impone qualche osservazione anche a un costituzionalista e non solo a Vladimir Luxuria.
C’è un che di stridente nell’agganciare il divieto della prostituzione alla forza di una multa che viene notificata a casa (e quindi alla moglie del colpevole) e affermare che sarebbe ragionevole riaprire le case chiuse.
Nemo auditur propriam turpitudinem alligans è un antico brocardo latino.
Significa che nessuno può essere ascoltato se il suo diritto si fonda su un presupposto moralmente inaccettabile.
Non appartiene alla tradizione romana ma a quella canonica e ha tutto il sapore della sua ipocrisia. De Cupis lo utilizza nella sua opera sul risarcimento del danno per spiegare il caso in cui l’ingiustizia del danno discende da un’attività giuridicamente lecita ma moralmente inaccettabile.
Il proprietario di un appartamento accanto al quale viene autorizzata l’apertura di una casa chiusa può chiedere al titolare del bordello di essere risarcito del deprezzamento subito dalla sua proprietà: tolerantia lupanarum non abstergit meretricibus turpitudinem.
Di nuovo, il latino canonico e non quello romano.
Nardella si è scontrato, da par suo, con il mondo di questi brocardi affrontando il tema della prostituzione.
Dapprima con una ordinanza nella quale punisce chi contratta per strada con una lucciola.
L’ordinanza appartiene al genere delle ordinanze contigibili e urgenti, che sono lo strumento con cui il Sindaco può fare fronte a situazioni talmente gravi da non poter essere oggetto di alcun altro intervento, e chi disobbedisce è punito perché non ha osservato un ordine legalmente dato.
Il presupposto di questa ordinanza è la situazione di grave degrado generata dalla prostituzione e il suo obiettivo, secondo il Sindaco di Firenze, dovrebbe essere la tutela delle donne e degli uomini costretti a fare commercio del proprio corpo.
L’oggetto dell’ordinanza è la contrattazione della prestazione sessuale come scambio di piacere contro denaro inteso come immorale.
Fin qui tutto bene, forse.
Perché le ordinanze contigibili e urgenti servono per far fronte a situazioni straordinarie e di una gravità che non tollera ritardi dal momento che alterano la struttura democratica del processo normativo.
La formazione di un divieto non discende dal Parlamento e dalla rappresentanza politica ma dall’urgenza: necessitas non habet legem e, questa volta, il latino è quello romano e non quello canonico.
Indubbiamente, vi è nel commercio del corpo di una persona costretta al proprio degrado dalla crudeltà della vita qualcosa di terribile che impone un intervento pubblico.
Il problema viene dopo.
Il problema viene quando Nardella dice che si può parlare di riaprire le case chiuse perché quel divieto avrebbe un che di ipocrita e perché non si potrebbe chiudere gli occhi dinanzi a un male sostanzialmente inevitabile.
Non può essere così: se il commercio del proprio corpo è moralmente (e costituzionalmente) inaccettabile, lo è sia per strada che in appartamento e l’autorizzazione all’esercizio della prostituzione significa costringere l’ordinamento giuridico ad accettare che una persona possa cedere la propria dignità contro una somma di denaro.
Vi è una contraddizione stridente fra l’ordinanza che vieta la prostituzione per strada in via contingibile e urgente e l’apertura politica verso una tolleranza per le case chiuse.
Non si può affermare che un negozio giuridico debba essere vietato se concluso per strada e ammesso se concluso in un appartamento.
La morale non cambia a seconda del luogo in cui ci si trova.
Forse, però, e dispiace dirlo il problema è la ricerca del consenso che, per Nardella, in questo caso, sembra molto più importante della ricerca dei valori e della morale.
La prima ordinanza ha strizzato l’occhio al mondo di quanti sono scandalizzati dall’esercizio della prostituzione e ha scontentato quanti apprezzano il piacere sessuale nel buio di un parcheggio di periferia.
Nardella si è accorto che votano anche questi e la sua apertura politica ha cercato il loro consenso.
Gli ha detto che il sindaco è il Sindaco di tutti, anche di quelli che vanno con le signorine e non vogliono farlo sapere a casa.
In questo modo, Nardella, che qualcuno chiama cavallo – il cavallo è l’unico che resta sempre in sella – alludendo alle sue abilità tattiche, finisce per assomigliare a una lucciola impazzita.
La morale non è l’educazione che ammette comportamenti diversi a seconda delle circostanze in cui si trova: la morale discende dai valori e questi, se ci sono, non ci sono solo per strada.
Ci sono anche in casa.
Adesso che è finito tutto, che trenta mattoni e qualche sfriso hanno chiuso la mia inaudita infanzia, posso avvolgere il suo ricordo in quattro parole scritte.
Come faccio con tutto quello che mi passa accanto per essere sicuro che sia passato davvero.
Non so come è morta.
L’uomo che abbiamo pagato per sostituire con la sua pietà il nostro affetto non si è espresso con chiarezza o forse non mi ha interessato e non sono stato a sentire.
So come mi sarebbe piaciuto che morisse.
Mi sarebbe piaciuto sentir raccontare che quando ha iniziato a respirare con fatica, il suo estremo compagno abbia chiesto se voleva chiamare qualcuno e abbia risposto:
Non chiami nessuno. Non importa. Anzi dica loro che ho dormito bene
Mi piace pensare che siano state queste le sue ultime parole.
Come mi piace ricordarla in questa foto che feci tanti anni fa e che ha sempre tenuto vicino.
Ilford 125, la pellicola; Nikkor 105 mm, f. 2,8, l’obiettivo.
Perché il giorno in cui si muore è il primo di tanti anniversari, tanti quanti sono i ricordi con cui cerchiamo di aggirare le oscene verità che la morte ci spalanca sotto i piedi.