Panem et circenses (PDL – PD)
Il giorno dopo le elezioni è l’unico in cui la politica prende il posto del calcio. Ma questa volta la Fiorentina non pare proprio avere vinto.
Il giorno dopo le elezioni è l’unico in cui la politica prende il posto del calcio. Ma questa volta la Fiorentina non pare proprio avere vinto.
Si e’ parlato di trenta chili e della sua antica bellezza, chiusa dentro una malattia apparentemente insolubile.
Si sono dette molte cose su di lei e sui suoi figli, sulla loro soitudine apparentemente inarrestabile.
Forse si e’ detto troppo.
Perche’ si e’ sempre parlato solo del nostro punto di vista, del nostro sguardo, malato di nostalgia e di consapevolezza.
Esiste un altro modo di guardarla.
Un modo duro.
Che non le perdona lo sguardo progressivamente piu’ vuoto.
Che non accetta la sua incapacita’ di ridere dei giochi dei bimbi, di quegli scherzi sciocchi ed innocenti che riempiono il cuore dei genitori.
Che vede il rimprovero del suo sguardo mentre si sta perdendo e non riesce a capirlo.
Perche’ non e’ facile capire una persona che non riesce piu’ a vivere.
Non e’ facile accettare la metamorfosi inarrestabile di un corpo piegato da una malattia che e’ solo pensiero e resa.
Non e’ facile sentire il peso della sua caduta sul proprio spirito.
E allora uno puo’ pensare anche di fuggire.
Solo per un momento.
Solo per respirare. Il tempo di riprendere fiato fra due braccia che hanno la forza di abbracciare.
Perche’ non si e’ nati per trovare degli occhi vuoti incorniciati da un fuoco spento.
La resa e’ una sconfitta che non perdona.
Annienta ed annichilisce.
Si scompare cosi’. Ci si arrende alla vita. Come naufraghi che si cibano di cadaveri.
La solita stanza bianca che si sforza di essere accogliente: mobili colorati da cure palliative.
Lei ha quarant’anni.
Fissa il vuoto.
E’ sola.
Aspetta.
Magra di una denutrizione malata che l’ha resa evanescente.
Trenta chili per un metro e settanta.
Cerchi di sorridere ai suoi occhi mentre ti oltrepassano.
Ti accorgi di conoscerla.
La conosci.
Conosci i suoi figli e anche la sua antica bellezza.
E le usi la pieta’ di cambiare stanza.
Lo Scaccabarozzi è un tipo molto cattolico e timorato di dio.
Ha una moglie, non particolarmente bella ma sempre ben tenuta, e due figli che sono fra i più grandi rompipalle della storia dell’uomo.
Lo Scaccabarozzi riceve i suoi allievi in uno studio stracolmo di libri.
Sa di polvere e di nottate passate a leggere i commentari.
Lo Scaccabarozzi arriva sempre in ritardo.
Butta la borsa sul tavolo e comincia a tirare fuori una alluvione di fogli.
Gli allievi sono seduti di fronte a lui, il blocco sulle ginocchia, prendono appunti sulle cose che lo Scaccabarozzi dice.
In una situazione come questa, mentre lo Scaccabarozzi tirava fuori le sue carte e le buttava sul tavolo, dalla sua borsa, che assomiglia al gonnellino di Eta Beta o all’intimità di una porno diva, è uscito un pacchetto di preservativi.
Il pacchetto di preservativi ha deciso di volare per aria.
Ha fatto un breve volteggio ed è atterrato ai piedi di uno degli allievi.
Il mondo si è fermato per un istante.
Immobile lo Scaccabarozzi.
Immobili gli allievi.
Lo Scaccabarozzi si è subito ripreso buttando la borsa fra i piedi dell’allievo, sopra i preservativi.
Naturalmente, nessuno ha riso.
Ma a lungo gli allievi si sono chiesti se lo Scaccabarozzi quei preservativi li usasse o li portasse con sé per prudenza, in modo da poter validamente fare fronte ad un bisogno urgente o ad un energumeno attratto dalle sue grasse terga.
Ieri La7 ha pubblicato un servizio sulla anoressia.
Indubbiamente l’anoressia è un problema molto grave.
Una malattia insidiosa, che peggiora inevitabilmente, perché riduce giorno per giorno ogni difesa del malato.
Per La7, un ruolo significativo nella patologia sarebbe dei blog.
Le ragazze anoressiche troverebbero grazie al social networking una motivazione ulteriore per convincersi del proprio atteggiamento di odio verso il cibo.
Anche Splinder è affollato di blog anoressici.
L’idea della Melandri, onnipresente, è il controllo dei contenuti da parte del provider, secondo il modello spagnolo:
(ANSA) – MADRID, 21 NOV – L’agenzia spagnola per la qualita’ di Internet ha ottenuto dalla Microsoft la chiusura di 4 blog che incitavano all’anoressia e bulimia. Le pagine personali erano ospitate in Microsoft Windows Live Spaces. Santiago Ramentol, presidente dell’agenzia (Iqua), si e’ detto ‘molto soddisfatto’ perche’ le pagine consigliavano alle ragazze come perdere radicalmente di peso. E’ la prima volta che un’impresa che fornisce pagine personalizzate accetta una richiesta di questo tipo.
Non sembra possibile essere d’accordo.
Per due ordini di ragioni.
Prima di tutto, la libertà di manifestazione del pensiero è un valore fondamentale di ogni democrazia.
L’idea – apparentemente innocente – della censura di un blog, come di un giornale, come di una emittente, per motivi che riguardano il contenuto del pensiero pubblicato è aberrante.
Le ragazze anoressiche hanno il diritto di manifestare le loro opinioni.
Esattamente come chiunque altro ha il diritto di criticare queste opinioni.
Il problema non è la censura delle opinioni espresse da un malato, ma la critica di queste opinioni, attenta, puntuale, ma anche serena e rispettosa del suo punto di vista.
Lo Stato non può chiedere ad un media di censurare le opinioni degli autori.
Deve vigilare perché queste opinioni possano confrontarsi con opinioni diverse, in un dialogo serrato e costruttivo.
E’ ipocrita pensare che censurare un blog "malato" aiuti a superare la malattia.
Semplicemente la nasconde.
Ma questo non è un successo.
In secondo luogo, l’editore di un blog non è l’editore di un giornale.
I blog non hanno un direttore responsabile della linea editoriale.
I blog sono incompatibili con qualsiasi linea editoriale.
Chi scrive questo post non ha nulla a che vedere con molti altri blogger di Splinder.
Non sarebbe mai pubblicato dallo stesso giornale. E nemmeno lo vorrebbe.
L’idea di un controllo da parte del provider che cura l’hosting di un portale di blog è agghiacciante.
Significa trasformare l’idea di una comunicazione liberamente anarchica, ma anche perfettamente compatibile con i valori costituzionali della libertà di manifestazione del pensiero, in una testata giornalistica.
La blogosfera, se così si può chiamare, offre ai suoi frequentatori la possibilità di esprimere liberamente opinioni che difficilmente troverebbero un altro strumento per emergere.
Questo è uno straordinario passo in avanti nella affermazione di una coscienza collettiva democratica.
Ed è del tutto incompatibile con qualsiasi idea di controllo dei contenuti da parte dei provider.
L’unico controllo che può e deve esistere sono i commenti e il numero delle pagine viste.
Qualsiasi altro controllo adombra una idea di Stato etico che spaventa, perché intimamente fascista.
Sono talmente fermo che posso scrivere un post dal mio blackberry. Una coda sconfinata.
Oggi, consiglio di facolta’. Commemorazione di un collega morto anzitempo. Nulla e’ più triste di un funerale laico. Soprattutto se:
– il relatore sbaglia il nome del morto nella orazione ufficiale,
– il giovane allievo piange lacrime come chicchi d’uva (ha perso il suo unico sponsor e la sua eredita’ e’ una condanna a ricercatore a vita).
Mentre rifletti su tutto questo e speri che nessuno ti faccia una commemorazione (in fondo, basta morire dopo essere andati in pensione e potrebbe essere il caso di riuscirci), vieni definitivamente distratto dalla scoperta, con un certo stupore per la tua ingenuità, del perche’ hai trovato un posto a sedere ancora libero: è accanto al prof. Chang, il quale ha dimenticato anche questa volta il palto’ in cucina e puzza di involtini primavera in maniera davvero imbarazzante.
Oggi ha davvero toccato il fondo.
Prima di partire per il convegno, mi ha portato la marmellata fatta dalla mamma.
Ed è riuscito a lasciarmi senza parole.
Lo fa apposta.
Di tutti coloro che frequentano l’accademia, il convegnista è uno degli oggetti più abietti.
Lo si riconosce immediatamente.
Alto, anziano per il suo ruolo di giovane, deferente ed intellettualmente decotto.
E’ un esperto di rinfreschi: conosce l’esatto ritmo delle pause ed è sempre in prima posizione al banco del caffé.
Non c’è accozzo di camerieri talmente male organizzato da non consentirgli di afferrare il primo boccone o il piatto di pasta più abbondante.
Ne conosco uno.
Una cozza.
Mi si è appiccicato addosso, mitile costituzionale, dai tempi della tesi.
Non riesco a staccarlo.
Nemmeno con il coltello da ostriche.
Arriva con un sorriso assolutamente ebete.
Bussa.
Non rispondo (conosco bene il suo passo).
Entra lo stesso.
Sollevo a malapena lo sguardo dai miei fogli e grugnisco un buongiorno che farebbe passare la voglia di scopare a un divo del porno.
Mi pone sempre i soliti quesiti giuridici.
Inutili.
Mi sottopone le sue tesi.
Barocche.
Gli indico i libri che dovrebbe leggere, gli autori che hanno già scritto quello che lui dice.
E lui mi chiede, essere perfido e ignobile: "Allora, professore, che dice? Li devo leggere?"
Mi trattengo a stento dal tirargli dietro il commentario della Costituzione: "Certo, imbecille, prima di pensare, devi studiare, studiare, studiare, capito?!?!"
Ma poi torna. Sempre.
Per fortuna, stasera parte per il convegno annuale della associazione dei costituzionalisti, che anche quest’anno ho deciso di saltare.
Non sopporto vedere i denari investiti per la ricerca dissipati in un basso impero di pasta e pastiere.
Si è detto che lo Scaccabarozzi è un gaffeur inimitabile.
Mettete che una sera vi sia una cena.
Una cena importante, con le autorità.
Ma anche galante, con le signore inguainate negli abiti da sera e con i collari di oro bianco.
Una cena in cui si assaggia senza mangiare.
Si annusa senza bere, e così via.
Ecco in una occasione come questa, lo Scaccabarozzi mangia come un maiale e beve come un otre.
La fine può essere imbarazzante.
Allo Scaccabarozzi potrebbe presentarsi un allievo più giovane, ma nemmeno troppo.
Diciamo un allievo restato giovane malgrado gli anni.
Accanto all’allievo potrebbe esserci una signora che non è sua moglie e che è ancora più giovane.
Perché l’allievo ha appena lasciato la sua famiglia ed è andato a vivere con questa signora.
E allo Scaccabarozzi, che conosce benissimo tutta la storia, potrebbe venire in mente che quella signora è una amica di suo figlio.
E’ coetanea di suo figlio.
E mentre il vino pulsa nelle tempie del povero Scaccabarozzi, gli potrebbe anche capitare di dire alla giovane signora: "Senti, ma mi spieghi perché invece di andare con i ragazzi della tua età, hai deciso di rovinare una famiglia?"
Magari a voce troppo alta, in un interstizio di silenzio.
Appena stemperato dalla pietà dell’allievo: "Professore, La posso accompagnare a casa? Forse stasera ha fatto un pò tardi".
Ad una certa età, ci si deve accontentare di giocare con la maestra.
E’ più facile.
E più comodo: lei può quando tu puoi e ti tira le palle in modo da farti sentire un campione.
La mia maestrina di tennis si atteggia a perfetta dama.
Si veste da gran fica del tennis.
Gioca come se fosse ad una sfilata della linea erotica della Babolat.
E non ha mai capito che le sue coscie sono tre volte quelle di un ciclista.
La maestrina di tennis è in perenne crisi sentimentale.
Ed ha delle idee geniali per rimediarle: il mio ragazzo ed io non riusciamo più a parlarci, non c’è più intesa. Abbiamo pensato di andare a Gardaland.
Oppure: è il suo compleanno, non so cosa regargli per fargli capire che lo amo, pensi che vada bene un manuale dal titolo "Come smettere di farsi le seghe mentali"?
La caratteristica essenziale della maestrina è che quando viene lasciata – perché la maestrina viene sempre lasciata – inizia a dimagrire e nell’arco di tre settimane perde almeno dieci chili, rischiando l’inedia.
In questi casi, giocare con la maestrina diventa imbarazzante.
Tipicamente la maestrina ha il vizio di svenire a metà di un set.
La prima volta mi sono preoccupato molto.
Ho chiamato di corsa il custode.
Che è arrivato, ha svuotato per terra il cestino dello sporco, lo ha riempito dell’acqua che usa per bagnare i campi e glielo ha rovesciato sul viso.
Uno schifo tremendo.
La maestrina si è vista scaricare addosso la risciacquatura di mesi di sporcizia, comprese le cicche che erano rimaste appese al fondo del cestino.
Ma si è alzata, con la sua solita aria da gran fica, ed ha ricominciato a giocare.