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L’occhio della piramide sono i fratelli Occhionero?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
11/01/2017

Per ora l’occhio della piramide ha visto solo dei politici che farebbero meglio a scrivere con la matita

Eyepiramid – lo sguardo dei fratelli Occhionero – è un programma che ha infettato i computer di molti, moltissimi politici di primo piano.

Un malware che trasmetteva ai fratelli Occhionero i dati contenuti nei computer di Renzi, Monti, Draghi, etc.

Il malware era contenuto nell’allegato di una mail che gli utenti dei computer hanno aperto, lasciandosi infettare e iniziando a condividere con i fratelli Occhionero il loro contenuto.

Tutto dannatamente singolare.

I fratelli Occhionero sono legati alla massoneria e la massoneria non è la miglior parte della storia italiana.

Vedremo che cosa scoprirà la magistratura, a questo proposito.

Per ora, gli interrogativi ai quali rispondere sono:

  • se due spregiudicati fratelli riescono ad entrare in un computer che dovrebbe essere protetto semplicemente inviando una mail, sono due geni del male informatico o chi usa il computer protetto è un idiota informatico?
  • se la massoneria si interessa ai nostri politici, è perché i nostri politici non sono più massoni?

Il primo interrogativo è costato la presidenza degli Stati Uniti alla Clinton e di solito chi riceve una mail dalla signora Alcinia Lombardi che lo invita a conoscere delle casalinghe vogliose la cancella senza neppure leggerla.

Soprattutto se il suo computer conosce dei segreti che potrebbero far tremare la terra più di un terremoto ad Amatrice.

Il secondo interrogativo sarà sicuramente oggetto di una inchiesta parlamentare.

Il miglior modo per insabbiare la verità escogitato dalla nostra storia statutaria e subito ripreso dalla Repubblica.

Da ultimo, Piramidi, o qualcosa del genere, è un film vietato ai minori piuttosto noto nel periodo in cui l’ing. Occhionero poteva essere interessato a questo genere di forme artistiche. Meglio un film con le signorine per descrivere questa vicenda che non l’idea dell’occhio della piramide aperto sui segreti del mondo di mezzo.

Ma il meglio, in queste cose, finisce per diventare sempre il peggio e l’occhio della Piramide, per ora, ha rivelato solo dei politici che si facevano leggere la posta elettronica dopo avere aperto il messaggio di Alcinia Lombardi.

Tutti a letto è tardi e non c’è nulla da vedere in TV

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
05/12/2016

Il seguito del referendum è il sonno della Repubblica?

Italian Prime Minister Matteo Renzi, partecipates at the gathering of Scout "Agesci Route Nazionale 2014" in San Rossore, near Pisa, Italy, 10 August 2014. ANSA/FRANCO SILVI

Il premier, poco dopo la mezzanotte, è entrato nelle case degli italiani che seguivano la notte del referendum e ha mandato tutti a dormire.

Ha perso con un secco 3 a 2, che nel calcio è una bella partita mentre in politica è un incolmabile 60:40 e lo ha ammesso con le lacrime sotto la pelle.

Come un capo scout che sta lasciando l’unità che ha guidato facendo del proprio meglio.

Con quelle stesse lacrime sotto pelle che qualsiasi capo scout ricorda dalla sua ultima gita dei passaggi, quando nel racconto dei Cani Rossi Akela muore per davvero.

Il premier ha salutato indicando ai leader del variegato fronte del No l’agenda politica dei prossimi mesi: la legge di stabilità e una riforma elettorale che consenta alla democrazia italiana di lavorare correttamente a partire dalla diciottesima Legislatura.

Il saluto del Presidente del Consiglio dei ministri agli italiani è stato simbolicamente anticipato alla mezzanotte, quando gli exit poll erano stabili ma i risultati elettorali non ancora.

La mezzanotte è l’ora in cui si va a letto e si dà la buona notte ai propri figlioli.

La sconfitta al referendum è una buona notte.

E’ l’addio di una idea di democrazia basata sull’efficienza decisionale e sulla trasparenza dei circuiti di controllo che la riforma introduceva.

Soprattutto è la [buona] notte di una repubblica che preferisce rinnovarsi attraverso le tattiche elettorali.

Domani, che è oggi, non parliamo più di come potrebbe essere riformato il circuito dell’indirizzo politico di maggioranza, di come potrebbe essere avvicinato ai cittadini.

Riprendiamo da dove ci eravamo fermati nel 2006: da una legge elettorale.

La legge elettorale trasforma i voti in seggi.

La riforma della Costituzione spiega a cosa servono i seggi.

La prima senza la seconda è solo tattica, senza strategia.

Ma è quello che abbiamo voluto per i nostri figli: molto poco per paura di tutto.

Le bugie hanno le gambe corte anche quando portano il cappello

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/11/2016

compagnolenin

Dibattito referendario, le ragioni del Si e del No senza lamenti né proclami.
La presentazione della riforma procede lungo binari senza fretta, il relatore del Si spiega i motivi della riforma ed il più che ragionevole relatore del No contrappone i valori della stabilità costituzionale.
Il tutto senza scossoni né colpi di scena.
Finché non appare uno strano vecchio, infagottato in un maglione a collo alto, color vinaccia e con un buffo cappello da capitano di marina che assomiglia vagamente a quello indossato da Lenin.
L’ometto si lancia nel suo intervento: la riforma non si dovrebbe votare perché il senato non sarebbe più un senato ma uno iuvenato (sic), la riforma introdurrebbe dei vincoli a favore della legislazione europea del tutto ignoti al testo costituzionale in vigore, etc.
La prima obiezione è una sciocchezza. Dell’organo importano le funzioni, non certo l’età dei suoi membri e sarebbe bello se questo non fosse un paese per vecchi.
La seconda deve avere un suo perverso fascino perché è la quarta volta che ci inciampo.
È una profonda idiozia perché il vincolo del rispetto della legislazione dell’Unione europea da parte della legislazione regionale è stato introdotto dalla riforma costituzionale del 2001 e il nuovo testo non cambia nulla sul punto.
Però è preoccupante sentirla ripetere. Dà la sensazione di una sorta di catechismo del No che viene diffuso da qualche spregiudicato scribacchino e ripetuto più o meno a pappagallo da un buon numero di persone che prima di oggi non avevano mai incontrato la Costituzione.
Quelli con il cappellino non sono i più simpatici, ovviamente.

Te lo racconto?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
01/06/2016

image

Te lo racconto?

Il maggior problema di star male non è il male. È l’informativa agli “interessati”.
È più facile compatire che congratularsi. Si è più portati a condividere il dolore di chi soffre che non a gioire con chi sta bene. Non è bello, ma fa parte dell’essere uomini.
Si potrebbe dire che il dolore degli altri non è solo dolore a metà, come cantava De Andrè. Si avvicina parecchio all’allegria.
Penso questo quando amici, parenti e colleghi mi guardano. Con il dolore di chi è contento di compatire.
Lo penso e penso anche che al posto loro chiederei, con la migliore faccia di circostanza che posso indossare, cosa è successo in modo da poter godere anche della disgrazia e non solo del dolore.
Così quando mi chiedono di raccontare il mio incidente cerco il sorriso più ringhiante nel mio armadio delle ghigne e rispondo:

Te lo racconto solo se sei di quelli che godono delle disgrazie degli altri.

Di solito, ma non sempre, funziona.

Veri partigiani

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/05/2016

NZO

La polemica di oggi è chi sia un vero partigiano e se la presa di posizione della Associazione Nazionale Partigiani di Italia contro il Si al referendum possa essere oggetto di (garbata) polemica da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento.

La polemica di ieri ha riguardato il saggio di Sergio Luzzatto di introduzione alla ristampa di Uomini e città della resistenza di Piero Calamandrei. Luzzatto si era permesso di svolgere un ragionamento storiografico in cui la resistenza non era considerata un fatto storico ma era indagata come il necessario mito fondato della Repubblica.

Oggi si dice che nessuno può prendere posizione contro i padri della Repubblica.

Ieri si diceva che i padri della Repubblica non possono essere smentiti nemmeno da chi educatamente prova a smentire la tesi che il loro patrimonio genetico si sia correttamente trasferito nel processo costituente.

In entrambi i casi si parla di una associazione la cui forza propulsiva oramai si avvicina a quella dei reduci garibaldini.

Imparare il sapore delle lacrime

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
16/05/2016

BICETRE-PHARM-1939E

Simenon è scrittore di tremenda e folle agilità narrativa, la sua capacità di scrivere e di narrare ha un che di osceno per la rapidità con cui una somma di pensieri si distende sulla pagina e diventa immagini:  dipinge acquerelli con la profondità di una gymnopedie.

Le campane di Bicêtre sono uno dei suoi romanzi che preferisco: è il Simenon dell’autobiografia, quello che ha saputo scrivere alla madre mentre morivano entrambi. Lontano da Maigret. Read more →

Chi li ha sciolti? (il recinto dei bambini)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/05/2016

Casa-Carson-Ellis-Zona-industriale

Il bello di un piccolo incidente è il tempo che si trascorre con i propri figli, un tempo che non si comprende mai quanto è prezioso fino a che non si ha l’occasione di gustarlo.

Un tempo che è fatto anche di giardini pubblici. Read more →

Fra Tortolì e Torre del Lago

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/05/2014

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Il partito democratico di Renzi ha vinto le elezioni.

Contro i pronostici che vedevano un movimento 5 stelle particolarmente a punta.

Soprattutto, Forza Italia e il centro destra sembrano avere perso: alle comunali, solo Ascoli Piceno, Chianciano e Tortolì hanno visto un candidato del miliardario affidato vincere al primo turno. Ma sono città che assomigliano a Torre del Lago, che alla stazione di Pisa viene annunciata solo per dire che il treno per Spezia non ci si ferma.

E’ una grande festa, una lucida festa in cui Nardella mette insieme il terzo figlio e il primo giorno da Sindaco con un consenso di quasi il sessanta per cento di fiorentini, ammaliati dal carisma del primo ministro come ai tempi del Savonarola.

Ma sono elezioni che devono essere viste anche da un punto di vista diverso.

Se il movimento 5 stelle ha perso, la responsabilità è di Grillo e Currò (chi è?) non esita a chiamarlo in causa in una discussione che assomiglia a una lite in famiglia di fronte al panettone di Natale.

Se Forza Italia ha perso (ma anche Alfano, checché ne dica, non ha certo vinto), la responsabilità è di Berlusconi e Fitto, forte delle sue preferenze (284kVoti), glielo fa notare traguardando un’OPA ostile sul partito del miliardario affidato.

Soprattutto, se il PD ha vinto, non ha vinto il PD ha vinto Renzi, che ha saputo conquistare un consenso trasversale, molto simile a quello della Democrazia Cristiana, che D’Alema, Veltroni e Bersani non avrebbero mai potuto immaginare.

Il 40% dei consensi non riguarda un programma e un partito politico che incarna una serie di ideali (quali?). Sono voti dati a Renzi, che non a caso viene chiamato, per la prima volta, “Matteo”, anche da Napolitano.

Ha vinto Matteo, hanno perso Giuseppe Piero e Silvio e anche Alfano, di cui non è facile ricordarsi il nome di battesimo, Mario (Monti, c’era anche lui).

Ha vinto una persona e hanno perso delle persone.

Perché il dato più interessante, la cosa da tenere più presente anche nel prisma delle riforme costituzionali di cui oggi riprende l’esame alla Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica (ancora per poco), è che i partiti politici sono scomparsi, sostituiti da persone che incarnano una One minute democracy, una democrazia in cui l’elettore sceglie in un minuto e in un minuto cambia idea, in cui, in fondo, all’elettore non interessa un fico secco della politica.

E, in questo contesto, si può festeggiare.

Ma come nella Villa del Decamerone, il Boccaccio novellava durante la peste.

Tira una brutta aria (Grillo in piazza Ss. Annunziata)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
22/05/2014

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Il Fatto Quotidiano, dopo il comizio di Grillo in piazza Ss. Annunziata, a Firenze, la città di Renzi e in cui Nardella mira a una vittoria al primo turno caratterizzata dalla continuità di indirizzo politico – amministrativo con l’attuale Presidente del Consiglio, alle otto era già esaurito in edicola.

Difficile non trarne le conseguenze. C’è una larga fetta di città che non si riconosce nel Più di prima di Nardella e che vuole tirare un calcio alla continuità con Renzi, che non pensa più che Renzi sia un innovatore della politica, ma lo identifica nella cerchia dei poteri più o meno forti che governano la città dai tempi di Bogianckino e ancora da prima.

Renzi non ne tira le conseguenze nel momento in cui sottolinea che le elezioni europee e le elezioni amministrative non sono elezioni politiche, perché non è vero che quando la gente va a votare pensa al seggio che sta eleggendo ed esprime una preferenza diversa a seconda della qualità di rappresentanza che sta contribuendo a eleggere nella piramide della democrazia. E’ vero esattamente il contrario: nel momento in cui si vota si esprime la propria idea di governo (nel senso più atecnico possibile) che quel preciso momento storico e temporale ci ispira, una idea che è valida solo per quell’istante ma che in quell’istante è tremendamente valida e assoluta nella sua purezza.

Nello stesso tempo, quando il Presidente della Repubblica per effetto del terremoto elettorale che ha travolto la legittimazione del Parlamento non è libero di sciogliere le Camere, questa idea è ancora più valida, perché le preferenze che saranno espresse nella tornata europea e amministrativa non sono incostituzionali, al contrario della rappresentanza che le ultime elezioni politiche hanno sortito.

Il vero punto è che lo slogan di questi giorni, quello che parla agli stomachi dei sanculotti, non è Più di prima, ma è Mai più come prima, e questo slogan non riesce a essere intercettato dalle sinistre e dalle destre “storiche”. E’ uno slogan fatto per il populismo più o meno elegantemente interpretato dai capelli di Grillo o dalle cravatte regimental di Farage.

E l’idea che questo populismo, se vincesse, lascerà dietro di sé solo macerie non è molto convincente per chi nelle macerie è abituato a vivere da tempo e pensa che sia giusto che anche gli altri, i politici che vanno in prigione su una BMW X6 o gli industriali che parlano ai giovani dell’importanza di avere fame e curiosità appoggiati su scarpe fatte su misura, debbano cominciare a fare i conti con la rovina delle case in cui vivono.

Si tratta di impostare una nuova sfida convincendo le pance che stanno sugli spalti della convenzione che il terrore non è auspicabile, che le libertà sono inviolabili, prima di tutto le loro, che esiste una democrazia capace di essere forte della propria mitezza.

Ma, in questi tempi, ci vuole davvero coraggio per essere moderati, e dispiace che questa frase di Fouque sia oggi ricordata da Maurizio Lupi.

Fra Edmond Dantes, Silvio Berlusconi e Garage Olimpo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
30/04/2014

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C’è qualcosa di osceno nell’applauso che un sindacato di polizia ha dedicato a tre poliziotti condannati per omicidio colposo in relazione alla morte di un giovane a Ferrara.
C’è qualcosa di turpe nel modo con cui Silvio Berlusconi critica la magistratura che gli ha concesso un modo di scontare la pena molto distante da quello per cui il nostro paese è stato condannato dalla Corte Europea dei diritti umani.
Da una parte, s’intravede un corpo di polizia che opera al di fuori della legalità e della fedeltà alla Costituzione. Uomini che si pensano superiori alla legalità perché la legalità non consente loro quello che vorrebbero a tutela della stessa legalità.
Dall’altra parte, un uomo che ritiene ridicolo e oltraggioso il pensiero di un processo nei propri confronti, un uomo che oltrepassa la legalità con la forza del consenso elettorale.
Non è questo che colpisce allo stomaco.
Tutti i condannati si sentono innocenti e sono vittime di errori giudiziari o di profonde ingiustizie.
Colpisce l’assenza di vergogna.
Quella vergogna che prova anche Edmond Dantes condannato ingiustamente, quella vergogna che prova una qualsiasi persona onesta, solo per il fatto di avere conosciuto la porta del tribunale.
Anche questa vergogna è scomparsa.
Insieme alla parte superiore del bikini e a quelle cravatte senza le quali un tempo non si aveva il cuore di uscire di casa.

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