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Canzone di notte n. 5

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/06/2020

Guccini non ha ancora cantato Canzone di notte n. 5, si è fermato a 4, almeno credo.

Oggi, almeno credo, compie 80 anni e fa effetto per chi conosce le sue canzoni da 40, le ha ascoltate bevendo mezza lattina di birra con il suo migliore amico e giocando a scala 40. Erano adatte a quello che eravamo allora.

Sapevano di poesia e di rutti, rammentavano donne che scomparivano e amori che svanivano fra il fumo delle Pall Mall e il freddo del mattino quando il mattino era andare a scuola.

Fanno effetto questi ottant’anni perché Guccini ha cantato la visione del mondo di chi non sa che cosa lo aspetta, di chi pensa che ci sia qualcosa da credere, non ha ancora capito che si pensa di poter credere nel futuro solo perché non lo si conosce.

Oggi ho caricato Guccini sul mio stereo. Non so da quando non tiravo fuori dalla polvere quei dischi graffiati di vinile, comprati con i soldi della nonna, rubati al denaro che mi serviva per le sigarette.

Ho ritrovato quella voce potente e bassa, sgraziata, adatta al vaffanculo piuttosto che a Prevert.

Dio non è risorto, mi sono detto spengendo lo stereo e rimettendo a posto Due anni dopo.

Convinto che lo abbia pensato anche lui, nel suo compleanno, perché per uno che ha scritto Noi non ci saremo la cosa più triste è esserci ancora.

Quanto leggera (In morte di una tartaruga chiamata Lina)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/05/2017

Le tartarughe muoiono rilassando la corazza.
Con la silenziosa quiete che usano per esplorare il mondo delle tartarughe.
Muoiono quando i loro occhi sprofondano nelle orbite e le antiche fauci si aprono cercando ancora il tempo di un respiro.
Il loro grido è il silenzio che ha chiesto sempre e solo il sollievo di una foglia d’insalata.
Muoiono quando la loro compagna le spinge sul lato del mondo delle tartarughe per sperare che siano ancora vive, che si muovano, che abbiano un sogno leggero di tartaruga dietro quegli occhi di serpente.
Anche la morte di una tartaruga stringe il cuore. Così simile alla sua vita e leggera quanto il passo dell’uomo visto da una stella.

Te lo racconto?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
01/06/2016

image

Te lo racconto?

Il maggior problema di star male non è il male. È l’informativa agli “interessati”.
È più facile compatire che congratularsi. Si è più portati a condividere il dolore di chi soffre che non a gioire con chi sta bene. Non è bello, ma fa parte dell’essere uomini.
Si potrebbe dire che il dolore degli altri non è solo dolore a metà, come cantava De Andrè. Si avvicina parecchio all’allegria.
Penso questo quando amici, parenti e colleghi mi guardano. Con il dolore di chi è contento di compatire.
Lo penso e penso anche che al posto loro chiederei, con la migliore faccia di circostanza che posso indossare, cosa è successo in modo da poter godere anche della disgrazia e non solo del dolore.
Così quando mi chiedono di raccontare il mio incidente cerco il sorriso più ringhiante nel mio armadio delle ghigne e rispondo:

Te lo racconto solo se sei di quelli che godono delle disgrazie degli altri.

Di solito, ma non sempre, funziona.

Imparare il sapore delle lacrime

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
16/05/2016

BICETRE-PHARM-1939E

Simenon è scrittore di tremenda e folle agilità narrativa, la sua capacità di scrivere e di narrare ha un che di osceno per la rapidità con cui una somma di pensieri si distende sulla pagina e diventa immagini:  dipinge acquerelli con la profondità di una gymnopedie.

Le campane di Bicêtre sono uno dei suoi romanzi che preferisco: è il Simenon dell’autobiografia, quello che ha saputo scrivere alla madre mentre morivano entrambi. Lontano da Maigret. Read more →

Vuoto il tabernacolo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/07/2014

Tabernacolo

Penso: vuoto tabernacolo è un corpo quando gli occhi, come candele al vento, si spengono,

Mentre mi avvicino, solo per un abbraccio, a un amico, per me più di un fratello

E so che il suo dolore non lo posso capire,

Perché non potrò mai sapere che cosa significhi perdere un padre che per tutta la vita ti è stato padre.

Di questo piango nel silenzio dei miei pedali,

Ancora una volta il dolore degli altri serve solo a risvegliare il nostro.

Funerali

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
19/01/2013

Arriva un momento nella vita in cui i funerali pareggiano i battesimi.

Soprattutto, senza voler dire quale dei due sia più allegro e nella consapevolezza di avere sempre riso molto ai funerali e di non essere mai stato troppo contento ad un battesimo, in cui i funerali non riguardano più i nonni dei nostri amici.

Read more →

Oggi sposi (scherzi da prete)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/10/2011

oggi-sposiMatrimonio abbastanza divertente.

O meglio per nulla divertente in sé.

Prima lettura, tutto scorre.

Salmo, niente da segnalare.

Seconda lettura, testuale:

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.

Che palle, la sensazione dell’anonimo lettore.

Che palle, la sensazione del diavoletto sulla spalle dell’anonimo lettore che non riesce a non pronunciare:

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi a chiunque ve li chieda …

Senza alcuna modifica del tono della voce, correttamente baritonale.

Ma appena uno sguardo al prete ed al sussulto scandalizzato su quella faccia di culo ieratico.

Chi li ha sciolti (Che problema c’è) ?

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/05/2011

jointje2Che problema c'è se potesse essere usato come soprannome in termini non cacofonici lo fotograferebbe benissimo.
Rampollo di recente borghesia industriale, il genere con il nonno che lavorava ancora i campi e girava in ape mentre il papà si arricchiva con la fabbrichetta zuzzurellando in pagoda.
Giacca di pelle.
Jeans sdruciti.
Faccia da criminale con gli occhi dolci.
Due bambini biondi.
Un moglione biondone.
Il tutto forma un quadretto che, all'esterno, potrebbe anche parere edificante.
Che problema c'è vive fumando come una sodiera a pieno carico.
Non arriva al termine dell'antipasto senza aver tirato una canna e prima del dolce si è alzato da tavola almeno quattro volte.
In queste condizioni, gli può capitare, come in effetti gli è capitato, di capitombolare a ragionevole velocità su una serie di vetture in sosta.
Di essere salvato dalla teoria degli esami tossicologici della stradala dalla presenza della sua famigliola a bordo, dalla sua aria tutto sommato a modo e dal pregiudizio per cui, agli occhi del questurino, se guidi una macchina da 100kEuro e la sfasci con indifferenza sei necessariamente un tipo che conviene trattare con deferenza.
Di finire all'ospedale, sulla seggiola a rotelle riservata agli incidentati.
Di essere raggiunto dal suo amico di infanzia chiamato dal moglione biondone.
Di aspettare tutti insieme il proprio turno.
Di ritrovarsi, dopo nemmeno un quarto d'ora, tutti insieme, il moglione biondone, i bambini biondissimi e l'amico brizzolato a fare da schermo ad un imbecille in carrozzella che si spara un cannone nello spazio ambulanze del pronto soccorso.
Che problema c'è?

Donne d’arredo

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/03/2011

03_art_deco_roomsVilla sulla collina che domina Firenze.
Disegnata nella sostanza dei graffi di Michelangelo.
Illuminata a giorno come una festa di Nerone.
Molto AD.
Il tavolo da biliardo, la cucina supermoderna, il profumo di tabacco fresco.
Lei, nessuna memoria di Occhi blu, capelli neri.
Non troppo alta.
Magra.
Carina senza apparire.
La grazia che si insinua fra le note di un testo.
Uguale a tutte le altre.
Che conosci da sempre perché assomigliano a tua madre ed alle sue amiche.
Nessuna memoria di Occhi blu, capelli neri.
Quando non assomigliava a tua madre ed alle sue amiche.

Il Volpe (Uomini d’altri tempi)

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/03/2011

volpe+rossa+caccia+in+invernoLo si ricorda a volte.
Fra i volti scomparsi.
Quelle facce che erano consuetudine di adoloscenti e che sono diventate memoria distratta.
Volpe senza nessuna furbizia.
Solo perché in una settimana bianca low cost, di quelle con la camera a castello: quattro letti ed un lavabo, si nettava il culo nel lavandino cantando Nella vecchia fattoria e arrivato alla volpe diceva Fffffff Frrrrrrr.
Nelle risate di tutti, che nessuno sapeva il verso della volpe.
Volpe perché il lavandino gli si ruppe sotto il culo e fu portato al pronto soccorso con il deretano pieno di cocci e non si riusciva a smettere di ridere.
Eppure non era completamente idiota.
Aveva dei barlumi di stupidità.
Lo ritrovo.
Aperitivo glam.
Con una giacca d'allora, la camicia abbottonata come un pastore, la buzza prominente.
Ride.
Ride.
Chiano.
Vuoto.
Appoggiato ad un tipo che parla di superuomini, che cita il nichilismo come se fosse la gazzetta.
Loro, la gente come loro, quelli con le muratti nel taschino, sarebbero superuomini.
Mi avvicina.
Sorridendo fuori posto.
Con tristezza, lo osservo.
Semplicemente.
Senza nessuna volontà di farlo sentire a suo agio.
Ma come lo guardavo quando aveva il culo pieno di cocci e frignava.

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