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Tag Archive for: anziani

Signorina è una espressione temeraria

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/07/2019

Alle sette, non manca già nessuno.
Il popolo della sala d’aspetto si è accomodato al suo posto.
All’apertura del cancello è sciamato come all’ingresso di scuola. La stessa inutile fretta. Incomprensibile perché le maestre assegnano il banco al cominciare dell’anno e così è qui dentro: il banco delle urgenze, il banco dei diabetici, il bando dei prelievi comuni e quello dei cronici.
Non c’è nessun bisogno di avere fretta, ma fa parte della stessa idea di assembramento il bisogno di passare avanti, di arrivare prima e qui il prima è mostra della propria sofferenza, della propria vecchiaia affamata di dolore. Quel dolore che fa sentire vivi perché la vita è speranza e il dolore apre il cuore alla speranza del sollievo. Chi soffre spera senza sosta di stare meglio, di riuscire a respirare senza affanno, chi ha sofferto non sta mai bene perché in quell’istante teme di tornare a stare male, sa che tornerà a stare male. Gode di questo spazio in cui può riuscire a passare avanti (sto un po’ peggio di voi) e magari a lasciare indietro chi sta peggio di lui/lei perché la sofferenza degli altri fa sempre compagnia e dà un grande sollievo, come una coperta carica di pulci per un mendicante che singhiozza di freddo.
L’ecosistema è tutto qui.
Manca solo la “signorina” dietro il banco.
Non ho idea di chi abbia avuto l’idea di definire “signorina” la cortesia più o meno sgraziata che siede davanti al computer dell’accettazione. E’ una definizione crudele.
Lo sottolinea il tipo che viene brontolato perché non si era accorto di essere chiamato, non aveva colmato lo spazio fra il suo banco e la cattedra nel tempo che gli era stato assegnato.
Accetta il rimprovero a testa bassa, ma poi alza gli occhi: “Signorina …, certo che signorina, nel suo caso, è davvero una espressione temeraria”

Vecchi rapaci

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
11/11/2017

Ma il più bello di tutti è il professore che indossa un papillon rosso ricordo di antiche arroganze ma anche come se il badante nell’annodarlo avesse voluto invitare alla cautela, avesse voluto avvertire che da quel vecchio ci si può aspettare di tutto.

Il papillon e il suo vecchio arrivano quando i primi posti delle prime file sono occupati e l’anziano si appoggia alla parete fissando chi è seduto per spingerlo ad alzarsi con la forza del pensiero.

Il modello più che collaudato della vecchia sul tramvai e del sabato in pizzeria.

Chi è seduto non prova nessuna commozione per il papillon che ha conosciuto prima che il badante iniziasse a prendersi cura del venerando collo. Né per lo sguardo che le cispe non hanno reso più simpatico.

Resta seduto.

Si alza solo un secondo, un attimo appena. Per far passare la sua compagna di fila che vuol prendere la parola.

Il papillonato ha un balzo di rapace e si butta nel posto che il poverino aveva lasciato, come fosse il gioco delle seggiole in una balera degli anni cinquanta o quello delle carrozzine in un ospizio.

Il ragazzo lo guarda ma il vecchio ha di nuovo indossato le sue cispe e solo il sorriso per un attimo torna a spendere dell’antica ferocia.

Chi nasce rapace, resta bestia anche con il catetere.

Adesso che è finito tutto (Il primo di molti anniversari)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
19/09/2017

Adesso che è finito tutto, che trenta mattoni e qualche sfriso hanno chiuso la mia inaudita infanzia, posso avvolgere il suo ricordo in quattro parole scritte.

Come faccio con tutto quello che mi passa accanto per essere sicuro che sia passato davvero.

Non so come è morta.

L’uomo che abbiamo pagato per sostituire con la sua pietà il nostro affetto non si è espresso con chiarezza o forse non mi ha interessato e non sono stato a sentire.

So come mi sarebbe piaciuto che morisse.

Mi sarebbe piaciuto sentir raccontare che quando ha iniziato a respirare con fatica, il suo estremo compagno abbia chiesto se voleva chiamare qualcuno e abbia risposto:

Non chiami nessuno. Non importa. Anzi dica loro che ho dormito bene

Mi piace pensare che siano state queste le sue ultime parole.

Come mi piace ricordarla in questa foto che feci tanti anni fa e che ha sempre tenuto vicino.

Ilford 125, la pellicola; Nikkor 105  mm, f. 2,8, l’obiettivo.

Perché il giorno in cui si muore è il primo di tanti anniversari, tanti quanti sono i ricordi con cui cerchiamo di aggirare le oscene verità che la morte ci spalanca sotto i piedi.

La Corte costituzionale, il mandato del NO e la legge elettorale

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
06/12/2016

Brunetta e Grillo evocano le elezioni dopo la pronuncia della Corte costituzionale ma non vogliono dire la stessa cosa

grillosuitalicum

Il giorno dopo sono sempre le parole che non si sono dette il giorno prima e queste parole riguardano il mandato del NO referendario in punto di legge elettorale.

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Tortellini d’agosto

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
27/05/2016

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I tortellini d’agosto non sono il massimo.
È stato il pensiero costante del lungo giorno che ha celebrato i miei quarantanove anni: un’età nella quale può ancora succedere di appoggiare lo sguardo su una donna. Con lo stato d’animo dell’anziano che, quando viene invitato a cena, si augura di non perdere la dentiera nella minestra.
Un tempo quando succedeva, la donna distoglieva subito lo sguardo.
Sentiva il profumo ancestrale di richiamo nascosto nello sguardo e giocava il gioco della preda.
Non succedeva mai nulla ma l’implicito riconoscimento del testosterone scaldava il cuore.
Ora quando succede, non più molto spesso, e bisogna stare parecchio attenti, perché, se la donna è giovane e ha l’aria che fa ragionevolmente girare la testa al testosterone, ricambia subito lo sguardo. Ma la sua espressione non è quella della preda nel gioco della cortigiana.
È la curiosità che si domanda: Ma dove ho incontrato il povero vecchio che ho davanti?
Se, invece, ha più o meno l’età in cui le serate fanno i conti più con la televisione che con la discoteca, lo sguardo lo distoglie ancora, magari compassionevolmente, ma lo distoglie.
Insomma, se proprio non si può fare a meno dei tortellini d’agosto, è meglio cercarli pasticciati con la panna e il prosciutto evitando il sugo di carne che si infila in gola come se fosse il puntale dell’albero di Natale.

Veri partigiani

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/05/2016

NZO

La polemica di oggi è chi sia un vero partigiano e se la presa di posizione della Associazione Nazionale Partigiani di Italia contro il Si al referendum possa essere oggetto di (garbata) polemica da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento.

La polemica di ieri ha riguardato il saggio di Sergio Luzzatto di introduzione alla ristampa di Uomini e città della resistenza di Piero Calamandrei. Luzzatto si era permesso di svolgere un ragionamento storiografico in cui la resistenza non era considerata un fatto storico ma era indagata come il necessario mito fondato della Repubblica.

Oggi si dice che nessuno può prendere posizione contro i padri della Repubblica.

Ieri si diceva che i padri della Repubblica non possono essere smentiti nemmeno da chi educatamente prova a smentire la tesi che il loro patrimonio genetico si sia correttamente trasferito nel processo costituente.

In entrambi i casi si parla di una associazione la cui forza propulsiva oramai si avvicina a quella dei reduci garibaldini.

La funzione del sindacato: fra Camusso e test invalsi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
07/05/2014

2011_0119_Camusso e Bersani

C’è un sapore molto vecchio nella voce rauca della segretaria della CGIL al congresso di Rimini, un sapore di Muratti e nazionali esportazione, piuttosto lontano dal profumo delle sigarette elettroniche che si vedono a giro.

La segretaria del maggiore sindacato italiano ha parlato per quasi due ore, leggendo un intervento che odorava di anni settanta, sia per il tempo dedicato alla sua lettura sia per lo stile dell’argomentazione.

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Femori

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/03/2013

Il problema degli anziani è che quando si rompono non si dovrebbe chiamare la misericordia ma l’Asnu, che a Firenze era la municipalizzata dei rifiuti.

Il club del sabato mattina

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
14/02/2013

Ci si trova il sabato mattina.

Agghindati come piccoli Borg.

Piccoli Borg più vicini agli ottanta anni che ai venti.

Borse che traboccano di racchette in grafite e grafite di carbonio, corde tese come stradivari, pantaloncini e magliette perfette per gli open d’Australia, etc.

E, in un angolo, la cassettina del pronto soccorso: fasce elastiche, cavigliere, spray per le contratture muscolari, etc.

Iniziano le partitelle, durano sempre meno delle due ore previste. Uno scivola sulla rete e si fa male alla caviglia, l’altro si sforza in un servizio improbabile e si infortuna il polso, etc.

Mai che le due ore arrivino al termine senza almeno una sospensione per infortunio.

C’è un motivo per cui i nostri nonni, che avevano più o meno la nostra età di adesso quando eravamo piccoli, ma non pretendevano di essere ancora adolescenti, giocavano a bocce.

Gusti e disgusti

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/03/2011

filesHa la faccia simpatica di tutti i ragazzi mongoloidi.
Come si diceva una volta con una espressione che oggi suona politicamente scorretta.
Cammina per il quartiere.
Qualche passo davanti a sua madre.
Finché non trova qualcuno con cui parlare.
Sempre le solite domande:
–> Come stai?
–> Che fai?
–> Ci sei domani?

La madre gli passa oltre.
Grassa di troppo mangiare.
Sfatta negli abiti forgiati su di un'ancora.
I gambaletti che appaiono dalla gonna.
Color carne di insaccato.
Lo aspetta.
Qualche istante.
Lui le sorride.
Lei, no.
Lei lo rimprovera.
Lei gli dice:
–> Guarda come sono … Mi sono sventrata per farti nascere … Prima non ero mica così …
Lui continua a sorridere di quel dolore di madre che ammazza dentro più di qualsiasi malattia.

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