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Chi li ha sciolti? (Spogliatoio SM)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/12/2008

CanedDi solito, gli spogliatoi maschili del circolo del tennis sono semplicemente uno spazio di esposizioni celolunghiste.
Un luogo per verificare se la povera cosa che ciondola fra le gambe alla fine di un singolo tirato può reggere il confronto con il pisello a lametta di caio o la fava a covone di sempronio che escono rilassati da un doppio per pensionati.
Non sempre, però.
Talvolta riservano delle sorprese singolari.
Come un tizio che fa la doccia – ghiaccia marmata – con il dorso rigato da una bella serie di scudisciate.
Insieme al suo compagno che pareva assai compiaciuto della esposizione.
Evidentemente, il piacere non sta solo nel prenderle ma anche nel far vedere di averle prese.
Quasi la cicatrice sulla guancia di un ufficiale prussiano.
Parecchio quasi, però.

Lo faccio per mio padre (Cristiano Di Pietro)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/12/2008

stor_11650478_34090La notizia è perfetta per Libero o per il Giornale di casa Berlusconi.
Di Pietro ha un figlio mariuolo.
Non criminale.
Semplicemente, mariuolo.
Lo hanno intercettato mentre parlava di favori vari per amici (o clienti) con un personaggio che pare essere criminalmente mariuolo.
Il figliio si è subito dimesso dal partito del padre dicendo che lo faceva per il suo babbo.
Se uno si dimette da un partito per rispetto al padre, significa che quel partito è tutt’uno con il padre.
I partiti che si identificano con una persona non sono un valore per la democrazia.
Sono forme di fascismo: partiti che rifiutano una ideologia per identificarsi con un soggetto di cui costituiscono la proiezione politica e parlamentare.
E’ stato detto per Forza Italia, lo si deve dire anche per l’Italia dei Valori.
Ma uno che si dimette per suo padre fa anche umanamente pena.
E’ una cosa da bambini: Il babbo mi dice che non posso giocare ed io vado via.
In realtà, Cristiano Di Pietro non ha commesso solo questa gaffe.
E’ cresciuto in polizia, finendo sul giornaletto del suo corso, con risonanza nazionale (Maria Grazia Cutoli su Epoca).
Ha incontrato le cronache per un incidente di auto (tremendo colpo di frusta), un parto gemellare (altra botta pazzesca), un affitto milanese a prezzi di favore (discreta figuraccia), una campagna elettorale a Montenero di Bisacce (ironicamente commentata da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera).
Resta solo un quesito: dove può fare meno danni il figlio di Di Pietro? In politica o in polizia?

Il Cocchi (Canto di Natale al circolo nautico)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/12/2008

HomelessIl Cocchi non c’entra nulla con questa fotografia.
Non c’entra davvero nulla.
Il Cocchi è un impiegato delle poste.
Un rompiscatole che ha passato la vita alle poste.
Appassionato di vela e di regate, si veste come se Tronchetti Provera fosse nato a Livorno e ha il senso dell’umorismo di una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Il Cocchi fa parte dell’arredamento del circolo nautico.
Ci vive dentro.
Conosce tutti e brontola tutti: Deh, ma i_parabordi li devi tené sudici pe’ forza? ‘Un vedi che allezzi la fiancata di quello accanto?
Soprattutto, ha sempre litigato con il gestore del ristorante. Ci va a fare la pipi. La vista non è più quella di una volta, la presa nemmeno e, inevitabilmente, affresca la stanza con le sue minzioni:

Cocchi, ‘un ti ci voglio a piscià qui dentro_Falla a casa
–> Bimbo, io piscio qui da quando ‘unn_era ancora nato ir pisello che ha gonfiato quer tegame di tò mà_Sta a vedé che mi fai smette’ te
Il Cocchi si è ammalato.
Si è ammalato gravemente.
Ha cominciato a entrare e uscire dall’ospedale.
L’hanno aperto e chiuso tre volte.
Ogni volta speravano di poter fare qualcosa e non hanno fatto nulla.
Appena esce torna al circolo nautico.
Si butta su una seggiola davanti al molo e cerca qualcuno per leticare.
Era lì, la vigilia di Natale, un grappolo di sole sulla faccia.
–> Quest’anno ‘un ci vò dalla mi’ figliola pe’ Natale. Mi vergogno. ‘Un_mi_riesce più di piscià ner vaso. Qui, almeno, quando la fo fòri mi diverto a letica’


Chi li ha sciolti? (Telefanate)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/12/2008

TelefanoSquilla.
Rispondo.
Un numero che non conosco.
Una voce che non conosco.
–> Eccomi
Dall’altra parte, tono e velocità molto milanesi: Ingegnere_sono_Corbelli_Mi_scusi_mi_ha_dato_il_suo_numero_la_Cortesoni_che_è_in_riunione
–> Mah?
No_Ingegnere_lei_aveva_ragione_lo_sconto_ci_scusi_senta_facciamo_30_più_15
–> Mah?
Ingegnere_30_più_15_D’accordo?
–> Mah?
Allora_d’accordo_domani_parte_la_merce
Click.
Ho controllato il numero di telefono sulle pagine bianche.
Una zincheria del mantovano.
Chissà cosa ha ordinato l’ingegnere cui ho prestato il portatile e una decina di Mah.

Cioni ti odia (L’avvocato sul tetto)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/12/2008

Immag049La cronaca cittadina di questi giorni è divertente.
Molto divertente.
Forse troppo divertente per essere vera.
Pare che il portatile di Cioni sia stato intercettato e, naturalmente, il contenuto delle intercettazioni ha trovato il modo di raggiungere l’opinione pubblica.
Una di queste è esemplare:
Cioni chiama Rapisarda per ´installazione di una parabola.
Cioni: «ascolta? per salire sul tetto a chi si deve rivolgere per mettere Sky?».
Rapisarda: «?ci penso io?. adesso chiamo subito i miei».
Rapisarda: «? va bè ragioniere non facciamo i fiscali? Sia gentile? se non era importante non gli rompevo l´anima? ma lei sa quant´è importante?»
Cioni è assessore a Firenze.
Rapisarda è uno degli uomini più potenti del gruppo Ligresti.
Il gruppo Ligresti è l’attore principale dello sviluppo urbanistico di Firenze.
Che Cioni chieda a Rapisarda di salire sul tetto per montargli la parabola – probabilmente – non significa nulla sul piano penale.
Sembra difficile considerare una parabola come strumento di una concussione o di un accordo corruttivo e, in ogni caso, Cioni non ha chiesto nulla. E’ stato Rapisarda ad offrire spontaneamente la sua collaborazione.
E’, invece, molto significativo sul piano politico.
Pone Cioni su un livello sovrumano.
Cioni per farsi montare la parabola sul tetto di casa non telefona all’elettricista Andrea.
Telefona ad uno dei collaboratori più stretti del presidente di Fondiaria – Sai, che è anche – così risulta dalla relazione che accompagna il bilancio pubblicato – il presidente dell’Organismo di Vigilanza di Premafin Finanziaria S.p.A., la holding di partecipazioni del gruppo Ligresti, ovvero il soggetto preposto a sorvegliare sulla prevenzione dei reati da parte della società e dei suoi dipendenti nonché sul rispetto del Codice etico che la medesima società ha adottato.
Un po’ come se uno per farsi sturare un gabinetto chiamasse il segretario di Stato pontificio: Scusi, monsignore, mi si è bloccato lo sciacquone … Chi posso chiamare? Non si preoccupi, figliuolo, le mando subito un seminarista.
Un po’ irriverente, forse, ma così privo di senso della misura da essere quasi simpatico.
Quasi.
Parecchio quasi.

P.s.
Il contenuto dell’intercettazione si trova su:
http://www.democrazialegalita.it/documenti/documenti_intercettazioni_caso_firenze=30nov2008.htm

Pàs[s]te

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/11/2008

FedoraSignora, gli ci ho portato modestamente ‘du pàs[s]te.
E’ il Monni, innamorato della mamma di Benigni, in Berlinguer ti voglio bene.
Le paste sono i pezzi dolci che accompagnano la colazione.
Più propriamente sono i classici dolci del pranzo domenicale, dove le famiglie si riconoscono dal numero di paste previsto per membro (statistica che potrebbe sostituire l’indicatore del clima economico studiato dall’Istituto di studi e analisi economica), ovvero dall’abitudine di dividere o meno le paste in modo da moltiplicare l’orgia gustativa o da consentire una soddisfazione meno variegata ma più piena.
Fanno parte dell’immaginario collettivo da che Benni ha individuato nella Luisona la protagonista di Bar Sport.
Le paste sono anche un archetipo junghiano.
Una donna che sugge un "dito", sorta di cornetto dildiforme ripieno di crema, sta sublimando le proprie propensioni edipiche.
L’acquirente del budino di riso è un tipo triste che cerca una soddisfazione prudente.
L’amante del bombolone – che deve essere bollente e fritto in un olio di almeno venti giorni – è necessariamente litigioso: ingurgita l’oggetto all’unico scopo di ruttarne il contenuto in faccia al convitato di una lite stradale.
Molto si potrebbe dire del maritozzo che rappresenta il tentativo di estraniarsi dalla propria cultura, segno evidente di una infanzia infelice.
Il babà, che deve essere abbondantemente innaffiato di fetido rhum fantasia, mostra una attitudine alla vita avventurosa ed evoca navi di pirati al largo della Tortuga.
La fedora, però, è un mistero.
Chi può comprare quell’amalgama di panna, crema e pan di spagna imbevuto di Alchermes, con una sfoglia di ignobile cioccolato stesa sopra come la coperta di un lebbroso?

Chi li ha sciolti? (Non sono sordo)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/11/2008

TelefanoOgni portatile ha le sue dannate abitudini.
Il mio, quella di essere chiamato.
Non è colpa sua.
Lui fa del suo meglio per non infastidire.
Ha una suoneria molto garbata: beep once eppoi vibrazione.
Meno garbati, quelli che lo fanno agitare.
Pochi hanno capito che non sono sordo.
Forse dovrei cambiare il testo del messaggio con cui avverto che non posso rispondere.

Quindici milioni di coppie in ventisei anni (Amplessi a motore)

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/11/2008

GolfLa pubblicità è divertente.
In ventisei anni, quindici milioni di coppie hanno usato una golf per i loro amplessi a motore.
Il problema è l’algoritmo.
Il corriere, che ha sempre ragione, dice che dal 1976 ad oggi sono state vendute ventisei milioni di golf.
Perché su ventisei milioni di golf vendute, quindici milioni (né quattordici né diciassette) abbiano visto gli amplessi del loro proprietario non è dato comprenderlo.
In astratto, non sarebbe una percentuale da disprezzare: una golf dà il 57% di possibilità di fare l’amore.
In pratica, puzza di pubblicità ingannevole.
Dal 1982 al 1997 – sulla tenuta della macchina, nulla da dire – ci ho fatto l’amore al massimo un paio di volte.
E spero che mio padre non abbia tenuto la vettura in linea con le prestazioni promesse dal signor Volkswagen.
Immaginare il quintalotto di mia madre attacchinato in una macchina fa venire i brividi.
Forse, però, non dovrei immaginare mia madre …

Chi li ha sciolti? (Travi di cacca)

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/11/2008

EurostarMattina presto, treno.
Normalmente saturo di odori più o meno umani.
Si trova uno spazio apparentemente libero.
Ci si siede.
Stendendo la giacca in modo da non entrare in contatto con il sedile.
Pisseri. Maledettamente pisseri.
Computer.
Testa dentro il computer.
Grugno che sconsiglia la seduta nei pressi.
Tipo.
Sudato,
Grasso.
Un adipe che fa corpo con il sudore.
Si siede, sorridente: Così ci facciamo compagnia.
–> Sgrunt.
Il suo odore si fa strada.
Senza nessuna pietà.
Lezzo.
Laido.
Un odore di sonno lavato poco e male.
La testa scende ancora di più dentro il computer.
L’olfatto che cerca pietà dentro al golf.
Si scende: Scusi?
–> SGRUNT
Mi permetta di consigliarLe di pulirsi le scarpe. Temo che abbia pestato una cacca.
E va via tutto soddisfatto.
Evangelicamente soddisfatto (Luca 6,41-45).

Cena di battaglie

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/10/2008

SanRomanoBattagliaCena.
Amici.
Tutti sanno, enciclopedicamente, tutto di tutti.
Tipa tradisce Tipo, ricambiata.
Entrambi con un amante molto più giovane del compagno.
Reciprocamente ignari, si dice, non senza scetticismo.
Tipa interrompe i chiacchiericci.
Un tono che sembra il tintinnare della forchetta contro il calice.
Ieri mi hanno raccontato una barzelletta.
Aggancia gli occhi di tipo.
Inizia a raccontare.
Gli occhi fissi nell’altro come due soldati dentro Paolo Uccello.
Il marito: Sai, dice alla moglie, ho una amante. Perdonami. Ho perso la testa. E’ giovane, molto giovane, ventisette anni [maligna precisione anagrafica di Tipa].
La moglie. Ti ringrazio. Non sapevo come dirtelo. Anche io ho un amante. Molto giovane: ventiquattro anni.
E sai? Il ventiquattro entra nel quarantacinque molte più volte che il cinquantuno nel ventisette.
Fine della barzelletta e silenzio.
Lei lascia cadere gli occhi del marito nel piatto.
Nella ironica pietà della padrona di casa che chiama la cameriera perché porti dell’altro vino.

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