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Tag Archive for: bar sport

Libero Di Pietro

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/02/2008

1858

Di Pietro chiede a gran voce di conoscere il nome dei candidati che hanno conti bancari in Liechtenstein.
Ieri lo chiedeva la prima pagina di Libero.
Di Pietro giustifica la sua richiesta con un rombante: Non voglio candidare persone che hanno dei segreti nell’armadio, non vorrei che dovessero perdere tempo a difendersi in processi penali invece di venire in Parlamento.
La domanda di Feltri ha una sua ragionevolezza. E’ difficile negare che in un periodo elettorale non ci sia un interesse pubblico alla conoscenza di dati la cui rilevanza politica è indiscutibile.
La domanda dell’ex sostituto procuratore è retorica, vociata ed inopportuna.
Di Pietro può scegliere di candidare chi vuole, purché si rammenti di aver fatto eleggere il leader degli Italiani nel mondo – personaggio variamente indagato – la cui immediata defezione ha concorso significativamente a generare la debolezza dell’Ulivo nella scorsa legislatura.
L’equazione giustizialista fra conti esteri, riciclaggio, evasione fiscale e pedofilia è assurda ed irragionevole. Può ricordare la perfida Albione di un retore mascelluto che andava di moda ottanta anni fa.
Ma poi se uno fa il ministro della repubblica, davvero ha bisogno di chiedere ai giornali una lista che è nelle mani del suo compagno di governo?
O è talmente infido che nemmeno i suoi colleghi si fidano di lui, o non vuole sapere nulla.
Vuole solo far sapere che lui vorrebbe sapere ma nessuno gli dice nulla.
Il solito teatrino liberamente squallido.

Chi li ha sciolti? (Le cravatte di Ceppaloni)

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/02/2008

vel1

Ieri, un assessore della Giunta Bassolino – tal Velardi, con delega ai beni culturali ed al turismo – si e’ presentato in consiglio regionale scravattato.
La signora Lonardo – i cui affaires giudiziari hanno provocato la fine di una legislatura nazionale – ha severamente redarguito il politico: Il suo abbigliamento e’ uno schiaffo alla dignita’ di questo Consiglio, pare aver detto.
Il dress code e’ una forma di civilta’.
E’ anche una forma di rispetto e di correttezza.
Ma il consiglio regionale della Campania non puo’ sentirsi offeso per una cravatta.
Non puo’ proprio.
Non dopo le strategie in punto di pianificazione e governo del territorio cinicamente coltivate per trasformare le discariche in caveau.
Ne’ la signora Lonardo sembra la persona piu’ adatta per parlare di rispetto per le istituzioni.
La reputazione e’ un dress code molto piu’ significativo di qualsiasi cravatta.

Coito ergo bus: i risultati

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/02/2008

La tramvia di Firenze ha guadagnato le prime pagine dei quotidiani nazionali.
Il senso della notizia è che un progetto urbanistico è stato – e non capita di frequente – oggetto di un profondo dibattito cittadino e di un voto popolare.
L’esito del voto merita alcune riflessioni.
Prima di tutto, il vero vincitore è stato l’elettore silente, ovvero quel sessanta per cento di elettori che non ha partecipato alla competizione.
Il significato della astensione in un referendum consultivo è una sconfitta sia del comitato per il si che del comitato per il no: chi non vota in un referendum consultivo non dice né si né no. Sta semplicemente zitto e questo significa che alla maggioranza dei cittadini non interessa la politica locale.
Questa è una sconfitta di tutti.
Massimamente della amministrazione comunale che avrebbe dovuto sollecitare la partecipazione al voto, in quanto esercizio di un dovere di solidarietà politica, invece di prendere parte attiva alla campagna referendaria e di sottolineare che l’esito del referendum sarebbe stato del tutto ininfluente per la realizzazione del progetto. Dire agli elettori che il loro voto sarà inutile significa scoraggiare la partecipazione alla competizione elettorale.
In ogni caso, il vero sconfitto è stato il Comune che non è riuscito a far passare le ragioni di un progetto che dovrebbe cambiare il volto della città.
Se si ricorda la campagna elettorale del sindaco Domenici, si ricorderà che il programma elettorale aveva al centro la realizzazione della tramvia.
La sconfitta della tramvia è stata una sua sconfitta.
Pesante e personale.
Non è un caso che il Sindaco non abbia commentato i risultati ed abbia lasciato questo compito a Matulli e Cioni.
Quello che spaventa, però, sul piano costituzionale, è l’affermazione del Comune: Al di là dell’esito, il progetto sarà comunque realizzato.
E’ una brutta affermazione perché la democrazia rappresentativa non può permettersi di ignorare le ragioni della democrazia diretta senza virare verso un totalitarismo della rappresentanza che è democraticamente molto insidioso: il referendum di Razzanelli è riuscito a mobilitare il quaranta per cento dei cittadini intorno al futuro della città, il che per chi ha pratica di strumenti urbanistici è una cosa straordinaria.
Il Comune dovrebbe valorizzare – e non ignorare – questa voglia di partecipazione.

Tombolino

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/02/2008

Mischia
Tombolino giocava a rugby.
Era tarchiato.
Tozzo.
Grosso.
Una cassettiera cresciuta male.
Portava i capelli lunghi, fluenti, quasi femminili.
Aveva una faccia da bambino.
Faceva il tallonatore.
Il suo ruolo era in mezzo alla mischia, esattamente al centro di sedici energumeni che spingevano.
Le mischie hanno un momento magico: l’inserimento della palla.
In quel momento, tutti spingono ed il tallonatore lancia la gamba in avanti cercando di artigliare l’ovale.
Tombolino stava per fare il suo dovere.
Ma non ci riuscì.
Urlò: Ohioi Ohioi Mi sento malissimo
E lasciò partire una terrificante scarica di mal di corpo.
Tombolino riempì tutti con una inondazione marrone e fetida.
La mischia si sciolse in un istante.
Fra le risate degli avversari e gli sguardi opachi dei compagni di squadra, Tombolino guadagnò lo spogliatoio.
La partita finì con un risultato che è difficile da ricordare.
Si ricordano tutti invece che Tombolino fu rincorso per tutto lo spogliatoio.
Afferrato e tappato con una bottiglia di bagno schiuma Vidal.
Nessuno lo ha più visto.
Anche se tutti sanno che fa il commesso in un negozio di sport.
Ma quella – per una pietosa convenzione – è un’altra persona.

Pensavo di non essere più vergine

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/02/2008

Lui era un ragazzo normale.
Normalmente idiota.
Un insieme di ormoni tenuti insieme da un testone riccio.
Era famoso per una virtù non apparente.
I suoi amici lo chiamavano Probo, da proboscide.
Era pieno di aneddoti sulle sue avventure galanti.
Li dispensava generosamente.
Così raccontava di essere stato con una tipa che al termine di una prestazione straordinaria aveva detto: Sei fantastico, incredibile ed io che pensavo di non essere più vergine…
Altre volte dava spettacolo con un magnetofono su cui  incideva i gemiti della tipa durante la performance.
Lo faceva quasi sempre in macchina e posizionava il registratore sotto il sedile, sicchè la registrazione iniziava sempre con Ma cosa fai? Nulla, sistemo l’inclinazione del sedile…
Adesso gira con la solita testona riccia.
Molti meno capelli.
Continua a parlare della sua vita sessuale appena lo si incontra.
Solo che adesso il tema non sono più le sue performance ma le visite dall’andrologo per avere dei figli.
Angosciante contrappasso.

Aborto: le verità nascoste

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/02/2008

Aborto: verità nascosteLe verità nascoste sull’aborto sono la pagina in costruzione del Movimento per la vita.
Singolare e significativo.

L’ultimo dei merdaioli

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/02/2008

Il merdaiolo è stato un mestiere.
Un mestiere piuttosto faticoso: si trattava di entrare dentro le fosse biologhe e scavare la merda, buttandola su un carretto per evitare che tracimasse.
Era l’ultimo dei merdaioli.
Aveva fatto questa vita e poi era stato messo da parte dalla tecnologia degli spurghi.
Era un uomo mite.
Piccolo.
Magro, di quella magrezza nervosa che svela una muscolatura feroce.
Fece l’imbianchino.
Senza fortuna.
Studiò a lungo per una patente da autista di bus.
La prese.
Vinse il concorso per guidare gli autobus di linea.
Diventò un autista ferocissimo.
Aveva un elevatissima considerazione per il codice della strada che utilizzava come se fosse una arma impropria: Il pedone non attraversa sulle strisce ed io accellero, Quella macchina non rispetta lo stop ed io ci vado contro, Quel tizio è in bicicletta sulla corsia preferenziale faccio del mio meglio per passarci sopra.
Il tutto finiva con qualcuno che si imbestialiva: Hai ragione ed io ho torto ma dovevi proprio venirmi addosso?
Le discussioni spesso degeneravano sul piano fisico.
Lo ricordo bene perché era il babbo di una mia compagna delle elementari e le sue liti diventavano fascicoli sulla scrivania di mio padre, che faceva il penalista.
Un giorno, avevo diciotto anni, si decise di andare ad una festa del vino poco fuori porta.
La macchina era una cinquecento.
Blu.
Lustra.
Bellissima.
Guidava il Bellotti, che considerava qualsiasi vettura come se lei fosse una Ferrari California e lui Steve McQueen.
Eravamo in cinque.
Tutti pregavamo il Bellotti di andare più piano.
Il Bellotti se ne fregava.
Ad un certo punto il Bellotti attraversò la strada ad un bus.
Il bus inchiodò.
Era il babbo della mia amica.
Invecchiato.
In altri tempi, ci avrebbe schiacciati.
Si limitò ad inchiodare ed a abbassare il finestrino: Vai piano, imbecille, disse.
Il Bellotti si fece tutto rosso.
Tirò fuori la testa dal finestrino.
Una testona da pupo.
Gridò: Se le teste di cazze volassero, tu saresti un’aquila; casa tua sarebbe un aeroporto e [per mangiare ci vorrebbe la fionda].
Non finì.
L’ultimo dei merdaioli era sceso e gli aveva appioppato un manrovescio a mano aperta in pieno viso.
Il Bellotti si limitò ad infilare nuovamente la testa da pupo, vistosamente arrossata, nella macchina ed a ripartire fingendo indifferenza.
Noi ci limitammo a scoppiare a ridere.
Il Bellotti lo abbiamo visto sempre più di rado, finché non è diventato uno dei tanti fantasmi che abitano i ricordi di quegli anni.

Autodifesa

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/01/2008

Da casa, la signora Lonardo ha fatto cadere un governo.


Difficile non condividere la richiesta di revoca degli arresti domiciliari.


Al consiglio regionale, faceva sicuramente meno danni.

Madri e figlie

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/01/2008

L’inghilterra del Sun, ma forse un po’ anche quella del Times, si interroga sulla differenza fra una madre e le sue figlie.


Una tizia ha confessato al terzo canale della BBC – e qui si parla male della De Filippi – di essere stata con oltre cinquanta uomini in due anni.


La madre si e’ fatta tutta rossa, come si dice talvolta, ed ha osservato di avere intrattenuto solo tre amicizie affettuose in tutta la sua vita.


Sara’ vero?


A me ricorda la mia povera nonna che diceva sempre – nell’incredulo stupore dei commensali – di non avere mai visto I’ll pisellotto del mio povero nonno: Ah, io quell’affare ‘un so nemmeno come l’e’ fatto…

Con lo strabismo nel didietro

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/01/2008

Nei sederi delle donne, si può scorgere l’ombra della loro origine.
Alcuni sono musicali. Come di antiche cortigiane.
Altri larghi e forti, da fattrici.
Oppure stretti, quasi efebici, come di danzatrici.
O ancora sfatti, da nomadi a cavallo, che hanno cucinato generazioni di tartare fra le gambe.
Ovvero duri e secchi, arcigni, da sciatrice di slalom, che fanno immaginare il coito retroverso come una ghigliottina.
L’antropologia dei sederi è arte raffinata.
Ma ha un grave difetto di carattere pratico: non può essere esercitata palesemente.
Queste sono tutte osservazioni prese a prestito.
Da un imbarazzante voyeur strabico ogni oltre misura.
A tal punto, da sostituire l’osservazione alla pratica.
Quella pratica che prende l’avvio in cene ed aperitivi piuttosto complessi da gestire senza riuscire a guardare il proprio oggetto del desiderio se non con acrobazie pupillari che lasciano sempre il dubbio di cosa il disgraziato stia fissando.

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