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Tag Archive for: bar sport

Patchouli

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/12/2007

E’ sempre stato chiamato Patchouli.
Giocava a rugby.
In mischia.
Alto, grosso, una faccia inquietante.
Praticamente identico a Java, l’uomo di Neandhertal che gira insieme a Martin Mystere.
Il soprannome, che credo nessuno abbia mai avuto il coraggio di pronunciare dinanzi a lui, aveva le sue radici nello spogliatoio.
In cinque anni che abbiamo passato insieme, non ha mai fatto una doccia.
Di qui, l’atmosfera di toro muschiato che lo avvolgeva come un avatar.
Adesso lo si vede spesso in chiesa.
Entra.
Si ferma al centro della navata per l’intera durata della cerimonia.
Più o meno esattamente nello stesso posto in cui vengono messe le bare durante i funerali e resta lì immobile finché la messa non finisce.
Nella stessa posizione e con la stessa aria con cui un giocatore aspetta al centro del campo la fine degli inni.
Grosso.
Leggermente curvo.
Le braccia lungo i fianchi.
Le gambe larghe.
La testa sfrontatamente alzata verso il prete, con i capelli lunghi  indossati come un nido di rondini.
Fa così da quando è morta sua madre.
Quella madre che lo venne a vedere una volta giocare.
Patchouli entrò alto in una mischia e un avversario gli tirò una gran manata sul viso.
Nel silenzio attonito che aspettava la reazione di Pathouli, la sua mamma urlò: No, è il mio bambino.
Tutti si misero a ridere.
Patchouli mi è tornato in mente leggendo che a Ponte a Elsa, non lontano da Empoli, hanno dovuto interrompere il campionato di calcio dei bambini perché i genitori bestemmiavano sugli spalti.
Se un babbo che bestemmia durante una partita di calcio è una disgrazia educativa, una mamma che dice "E’ il mio bambino"  durante una partita di rugby è un duro colpo alla reputazione.

Chi li ha sciolti? (Il cognato Osvaldo)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/12/2007

Il cognato Osvaldo è un grande rompicoglioni.
La caratteristica essenziale del cognato Osvaldo, che non è mio cognato, è di essere un entusiasta assertore del controllo chirurgico delle nascite.
A trenta anni, il cognato Osvaldo si è operato con una vasectomia, ovvero si è fatto tagliare e legare i dotti referenti degli spermatozoi.
Ha anche convinto la sorella Annabella, che non è mia sorella, alla salpingectomia, che è la stessa cosa ma fatta alle tube.
Adesso hanno cinquanta anni.
Dicono di essere contenti.
Hanno un cane, Ulisse, o qualcosa del genere, che tengono come un figliolo.
Hanno anche un anziano padre che tengono come un cane.
Trattano il genere umano come se fosse composto esclusivamente da irresponsabili che non si prendono a cuore il problema della sovrappopolazione.
Il che mi starebbe assolutamente bene se vivessero come missionari.
Ma non è così.
Vivono per il loro cane e nonostante il loro anziano padre.
Il che mi ha sempre fatto pensare che il normale funzionamento dell’apparato riproduttivo sia un formidabile fattore di salute mentale.

Verginello (Dietro ad ogni scemo c’è un villaggio)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/12/2007

Il poveretto è sempre stato chiamato verginello.
Per un motivo molto semplice e se così si può dire onomatopeico: riusciva a barcagliare le ragazze solo per rimbalzarci come uno yo yo.
Altra caratteristica essenziale del povero verginello era l’assoluta semplicità di spirito.
Non riusciva a capire assolutamente nulla.
Così, una sera di inverno fu deciso che la sua imbecillità meritava una franchina.
Tutti conoscevano perfettamente la franchina e pareva impossibile che qualcuno non la conoscesse.
Verginello non la conosceva.
Gli fu detto che una ragazza, Valeria, che lui conosceva a mala pena, ma che era piuttosto carina, si era innamorata di lui.
Verginello si convinse subito.
Si convinse anche che Valeria aveva un padre talmente geloso che non poteva incontrarlo senza correre rischi seri.
Valeria una sera gli dette appuntamento in dei giardinetti.
Quasi in centro.
Verginello arrivò in macchina.
Pulitissima, lucida, perfetta: la macchina del babbo pronta per il primo amplesso del giovine.
Valeria salì.
Convinse verginello a lasciarle il posto di guida e a mettersi dietro: lo voleva guardare mentre guidava.
Iniziò a guidare.
Verginello si lasciò convincere a spogliarsi.
Quando fu completamente nudo, lei fermò la macchina.
Sempre in piena città.
Sempre vicino a dei giardinetti.
Scese.
Si avvicinò alla portiera.
Fece per salire.
In quel momento, il "padre" saltò fuori urlando.
Verginello si fece leone e uscì di macchina per difenderla.
Lei ed il "padre" saltarono in macchina e sgommarono via.
Verginello rimase solo e si chiuse in una cabina telefonica.
Un tipo – esistono sempre gli idioti – pensò che sarebbe stato divertente farlo uscire dalla cabina e cominciò a urlare come un ossesso.
Un altro buttò un paio di petardi modello El Alamein.
Qualche disgraziato che voleva dormire chiamò i vigili che accompagnarono il povero verginello a casa.
Nessuno lo ha più visto.

Il comodato del pisello

14 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/12/2007

Lei è una donna affascinante.
Un pò meno di quarant’anni buttati sulle spalle come una giacca di Hermes.
Lui è un uomo un pò meno affascinante.
Un pò più di quarant’anni stretti in vita come una cintura comprata insieme ai pantaloni.
Hanno due figli.
Uno gioca a pallone.
L’altro non si sposta dal nintendo wii.
Lui non la capisce più.
Lei è fredda.
Fa l’amore come una cosa in prestito.
Ma a lui non importa: la sua necessità non conosce leggi.
Le cose cambiano improvvisamente.
Lei sembra riconoscerlo.
Pare rispondere alle sue attenzioni.
Non prende l’iniziativa ma dialoga con il suo pisello.
Lui è quasi felice.
Come al solito non ha capito nulla.
Lei ha un altro.
Lei fa l’amore pensando all’altro.
Al quale lui presta quella povera cosa che farebbe meglio a tenere al caldo del pigiama.

Una giusta distanza

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/12/2007

Il cinema è il luogo delle giuste distanze: dal tuo vicino, dallo schermo, dalla storia, dalle immagini, e così via.
Il cinema è lo spazio di una esperienza lontana, necessariamente d’altri, di una narrazione solitaria.
I cinema sono bellissimi quando non c’è nessuno ed è possibile sedersi esattamente al centro della sala e lasciarsi avvolgere dalla storia come da una coperta.
Se in un cinema vuoto, entra un altro spettatore è una piccola delusione.
Se l’altro solitario spettatore decide di sedersi accanto al primo solitario spettatore è una tragedia.
Se il secondo solitario spettatore è di quelli che hanno bisogno di commentare, viene inevitabilmente voglia di alzarsi ed andare via.
Ma si resta.
Un pò per cortesia.
Un pò per curiosità.
Così se il film è inutilmente buonista: il tunisino brutto ma buono si innamora della maestrina italiana bella e brava finché vittima dei pregiudizi di un paese viene condannato per il suo omicidio, i commenti diventano la cosa più interessante.
Soprattutto se il secondo spettatore, una donnetta sulla cinquantina, forse non del tutto compos sui, alla scoperta del cadavere della maestrina se ne esce con un: Ben gli sta, così impara a andare con i marocchini …
Inutile dire che era tunisino e che i marocchini non sono più tunisini di quanto gli italiani non siano francesi.

Ferrara e l’amore puro

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/12/2007

Il Foglio di oggi apre con un editoriale sulla Turco.
La Turco ha promosso una campagna pubblicitaria sull’uso del preservativo.
Niente di particolarmente innovativo: da tempo, molte amministrazioni promuovono un sesso sicuro.
E’ carina la campagna promossa dal Comune di Livorno: Copriti prima di coprire, recita lo slogan, ironicamente slabbrato come è tipico dell’animo livornese.
La notizia è che per la prima volta il Ministero della salute parla apertamente di profilattici.
Secondo Ferrara, non sarebbe giusto.
L’atto sessuale dovrebbe essere trattato e considerato come un qualcosa di spiritualmente intenso che viene diminuito dall’uso del profilattico.
Ferrara aggiunge anche una battuta spiacevole sugli aborti: Mi dispiace non riuscire a restare incinta perché in questo modo non posso abortire ed una banalizzazione della eutanasia.
Non può non venire in mente Azouz che subito dopo la morte della moglie e del figlio per mano dei tristemente comici coniugi di Erba veniva intercettato mentre chiedeva alla partner del momento di farlo senza "preventivi".
L’intellettuale di Berlusconi ed il moro di Lele Mora sono evidentemente sulla stessa linea di pensiero.
Due faccie di uno stesso atavico machismo.

Chi li ha sciolti? (leopardate)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/11/2007

Girano intonnate dentro le loro gonne leopardate.


Orrende.


Capaci di azzerare la libido dell’orango di Brassens.

Via di casa

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/11/2007

Ha una quarantina d’anni.
Forse qualcosa di più.
Con la sua compagna le cose non vanno più da tempo.
Ma lei gli ha confessato di avere una malattia particolarmente antipatica.
Lui le resta vicino.
Come si potrebbe restare accanto ad un animale domestico sulla via del tramonto.
Lentamente lei guarisce.
Non era probabile, ma guarisce.
Comincia una lenta convalescenza.
Oramai lei sta quasi bene.
Abitano in un quartiere popolare del centro.
E’ quella parte di inverno che si avvicina alla primavera.
Lui comincia a non resistere più.
Lei gli è diventata insopportabile.
Come una coperta di lana in estate.
Una notte, le parla.
Lei afferra una bottiglia di plastica piena di acqua e comincia a picchiarlo.
Con calma e con metodo.
Lui aspetta pazientamente che si stanchi.
Si alza. Va via.
Lei urla.
Apre la finestra e gli armadi.
Comincia a lanciare dalla finestra tutto ciò che appartiene a lui.
Sotto, in mezzo alla strada, lui, in pigiama, afferra le cose al volo e le butta nel bagagliaio della macchina.
Alle finestre, una intera strada guarda la scena e qualcuno decide che una persona tanto paziente merita qualche lancio in più e comincia a lanciargli frutta, verdura e tutto ciò che sta nel secchio della spazzatura.

Il preservativo dello Scaccabarozzi

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/11/2007

Lo Scaccabarozzi è un tipo molto cattolico e timorato di dio.
Ha una moglie, non particolarmente bella ma sempre ben tenuta, e due figli che sono fra i più grandi rompipalle della storia dell’uomo.
Lo Scaccabarozzi riceve i suoi allievi in uno studio stracolmo di libri.
Sa di polvere e di nottate passate a leggere i commentari.
Lo Scaccabarozzi arriva sempre in ritardo.
Butta la borsa sul tavolo e comincia a tirare fuori una alluvione di fogli.
Gli allievi sono seduti di fronte a lui, il blocco sulle ginocchia, prendono appunti sulle cose che lo Scaccabarozzi dice.
In una situazione come questa, mentre lo Scaccabarozzi tirava fuori le sue carte e le buttava sul tavolo, dalla sua borsa, che assomiglia al gonnellino di Eta Beta o all’intimità di una porno diva, è uscito un pacchetto di preservativi.
Il pacchetto di preservativi ha deciso di volare per aria.
Ha fatto un breve volteggio ed è atterrato ai piedi di uno degli allievi.
Il mondo si è fermato per un istante.
Immobile lo Scaccabarozzi.
Immobili gli allievi.
Lo Scaccabarozzi si è subito ripreso buttando la borsa fra i piedi dell’allievo, sopra i preservativi.
Naturalmente, nessuno ha riso.
Ma a lungo gli allievi si sono chiesti se lo Scaccabarozzi quei preservativi li usasse o li portasse con sé per prudenza, in modo da poter validamente fare fronte ad un bisogno urgente o ad un energumeno attratto dalle sue grasse terga.

Chi li ha sciolti? (cappotto e francesine)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/11/2007

Un treno regionale.
Mattina presto.
Sporco, il giusto.
Ognuno più o meno al solito posto.
Nemmeno fosse un aereo di paracadutisti.
Sale una tizia.
Appariscente.
Il cappotto lungo.
Si siede.
Il cappotto si apre.
Accavalla le gambe, con fare sinuoso.
Porta una minigonna ai limiti del codice Rocco.
Le calze sono appena sopra il ginocchio.
Un’ora di gambe accavallate e scavallate.
Praticamente una lap dance alle sei e mezzo.
Ma doveva venire proprio qui a fare la sorella gemella della Brambilla?

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