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Tag Archive for: bar sport

Un quesito

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/10/2007

Da sempre, sono colpito quando vedo una donna molto bella abbracciata ad un uomo non altrettanto rimarchevole.
Nel periodo in cui, per me, il quesito più importante era se le donne fanno la pipi dallo stesso posto da cui fanno la popo, come la bambola della sorella del mio amico del cuore, oppure sono fatte come la sorella medesima, che giurava di fare la popo come i maschietti e la pipi da un’altra parte, ho passato molto tempo a chiedermi perché le bambine preferivano i ragazzi brufolosi delle medie alla nostra paffuta ed elementare innocenza.
Ecco, questi sono quesiti che con il tempo si sono trasfigurati.
Quando, questo pomeriggio, ho visto un signore abbastanza avanti negli anni, con un pancione strordinariamente significativo, diciamo sul genere che obbliga a fare la pipi a memoria perché rivederselo è impossibile (e comunque sarebbe commovente), abbracciato a due ragazze sui venti anni, da copertina di una rivista di moda, non mi sono più chiesto come facesse.
Mi sono, invece, chiesto quanto pagava e, in subordine, ma questo era il vero quesito, se lui era quello che pagava o quello che faceva pagare e che, come tutti i commercianti del suo genere, stava semplicemente esibendo la mercanzia.

Chi li ha sciolti? (Toto)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/10/2007

Toto Cotugno non è solo il cantante anni ottanta che si sta rifacendo una verginità nei paesi dell’est.
E’ anche il giovane di bottega di un barbiere di lusso del centro storico di Firenze.
Un giovane barese di cinquantacinque anni.
Assolutamente convinto di essere identico a Toto Cotugno.
Anzi di essere il vero Toto Cotugno.
Peccato si chiami in un altro modo.
In ogni caso, porta un parrucchino con appiccicata la chioma del suo idolo.TotoCotugno
Indossa improbabili camicie a righe, di una stoffa modellata sulla tappezzeria di una professoressa di inglese arrivata zitella alla soglia dei novanta anni.
Aperte su un petto, dove, fra i peli, si affaccia un crocefisso a forma di ancora con catenaria da petroliera.
Le gambette affustate dentro a dei pantaloni di pelle, anche d’agosto, incredibilmente rigonfi laddove è opportuno.
Alla sera frequenta un night, sulle colline, dove verso la chiusura gli permettono di cantare e lui dice di accettare per filantropia, ma gli avventori non sono d’accordo.
D’estate, c’è sempre qualche festa dell’unità, del volontariato o di rifondazione che lo ospita, sgangherato, e,  in questo caso, gli avventori criticano la sua arte in maniera molto più palese.
Al mattino, lo si vede davanti al Chiosco degli Sportivi che guarda il cartellone con le corse dei cavalli, di cui è un notevole esperto, discetta di handicap e stacco, trotto e galoppo, segna numeri e numeri su un taccuino che porta sempre con sé, in una calligrafia infantile ed incerta, finché non si gioca l’intero stipendio.
Ecco, uno così è contento.
Sorride sempre.
Anche se ha tre figli di cui non sa nulla da più di venti anni.
Anche se si accompagna ad una donna che non disdegna di proclamare – pubblicamente ed a voce alta – la sua inutilità, quando alla sera lo recupera dalla sala corse e se lo riporta a casa in un tornado di improperi e pedate che non gli lasciano nemmeno toccare terra.

Lapo ed Hitler

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/10/2007

Mentre Augias discetta dell’omosessualità latente o della palese bisessualità di Hitler, Gene Gnocchi domanda se Lapo è un citrullo.
Giovedì, un intorno di mezzanotte, salotto borghese, zappando fra rai tre e rai due.
Lapo ed Hitler.
Un dico della prouderie televisiva.
Di quel vedo e non vedo, che ha trasformato Lapo in una vittima della cocaina.
E non più in un disgraziato (ma il disgraziato vero non ha i soldi né per la cocaina, né per i travestiti) che si è trovato nell’imbarazzo delle prime pagine, a causa della perfidia di Moggi (e va bene che il nostro è un paese che vive di complotti e dietrologie, ma qui si è esagerato sul serio).
l05novHo sempre trovato difficile non provare pena, rabbia, schifo e malinconia per Lapo.
Soprattutto da quando hanno iniziato a pagarlo per stare lontano dagli affari di famiglia, per portare le sue basette in un altrove fatto di occhiali disegnati da entomologi.
Lapo è rinato grazie al marketing.
Il povero Adolfo è stato travolto dalla propaganda dei vincitori.
Ma se il fratello di Adolfo si fosse chiamato Alan, se il suo nonno fosse stato Gianni, noi consideremmo i suoi baffetti, eco di una cespugliosa faccia a culo, l’incarnazione del male?
O saremmo stati convinti che anche lui era una vittima coraggiosa, che aveva trovato il coraggio di uccidersi vinto dal rimorso?
Un amante degli animali, con una singolare idiosincrasia per gli ebrei causata dalle botte durante l’infanzia?
No.
Non mi pare corretto.
Le cose hanno bisogno di essere chiamate con il loro nome.
Lapo è un giovanotto che si fa (o si faceva) di cocaina e ha (o aveva) dei gusti sessuali complicati da esibire in società.
Esattamente come Adolf Hitler è stato un pazzo di talento che è riuscito a demolire lo spirito di una nazione.
Un cazzaro inimmiginabile.
E assolutamente detestabile.

Vaccheseiforte

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/09/2007

Tra le icone di bar sport, o forse era stranalandia, una delle più belle è il vaccheseiforte.
Uccellino che sta sulle spalle di un gorilla e gli sussurra "vaccheseiforte, vachetihaguardatomale, vachelodevimenare" etc.
Naturalmente il gorilla segue i consigli dell’uccellino e mena tutti.
Ho sempre amato fare il vaccheseiforte nelle discussioni politiche.
Mi piace inventarmi idee che non mi appartengono per vedere fin dove arrivano quelli che ci credono.
Mino è un perfetto idiota.
Un perfetto idiota dell’estremo sud.
Me lo trovo a cena.
Amico di amici.
Inizia a parlare di politica.
E’ tremendamente fascista.
Di quelli che hanno una soluzione per tutto.
Esasperato dagli immigrati clandestini.
Arroganti.
Senza voglia di far nulla.
Ma che rubano il lavoro agli italiani.
Ho proposto di affondare i gommoni.
Con una serie di azioni di guerra.
E senza applicare la convenzione di Ginevra ai prigionieri.
Anzi.
Senza fare prigionieri.
Ha iniziato a sorridere.
Alla fine della cena, mi ha salutato come un vero camerata.
Chi gli spiega che se io fossi davvero un camerata del genere che dice lui, per me non ci sarebbe molta differenza fra lui e gli immigrati che non sopporta?

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