Il profumo del mare
Il profumo del mare è più nero della notte.
Entra nelle case.
Dipinge le loro facciate.
Arrugginisce i visi di questa città.
Naufraga.
Come tutte le città veramente di mare.
Perché una cosa sola s’impara senza capire guardando l’orizzonte da un Lungomai.
Che il mare non è la terra.
Il mare non si può coltivare.
Non si può trasformare in un giardino.
Si può navigare, amare, insidiare, dipingere, derubare.
Ma non si coltiva il mare.
Resta se stesso.
È questa sensazione, forse, che galleggia nell’indolenza – ironica e dolce – delle città di mare.