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Irrituale (La testimonianza del Capo del Governo)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/09/2011

work permits_Gend de Justice BWL’ultima del Capo del Governo è il netto rifiuto di prestare la propria testimonianza a Napoli, dinanzi ai giudici che indagano sulle attività di Tarantini.
Non avrebbe torto.
Per l’art. 205, secondo comma, c.p.p.: “Se deve essere assunta la testimonianza di uno dei presidenti delle camere o del Presidente del Consiglio dei Ministri o della Corte costituzionale, questi possono chiedere di essere esaminati nella sede in cui esercitano il loro ufficio, al fine di garantire la continuità e la regolarità della funzione cui sono preposti.”
La disposizione trova il proprio fondamento nell’art. 356 del codice di procedura penale del 1930, che stabiliva questo privilegio per i grandi ufficiali di Stato, i cardinali ed i principi reali.
La Corte costituzionale di Sandulli, Mortati e Branca con sentenza n. 76 del 1968 ebbe a riconoscere la ragionevolezza di questa disposizione, perché la stessa non costituisce un privilegio per determinate categorie di persone, ma ha come scopo quello di assicurare la continuità di una funzione: “la norma impugnata, quale che fosse all’origine l’intenzione del legislatore, si ispira attualmente non a un malinteso prestigio di persone che ricoprano certe cariche, ma, come le altre norme contenute nella stessa disposizione, a innegabili necessità e garanzie dell’ufficio di cui quei soggetti siano titolari: chi occupa certe posizioni al vertice dei poteri dello Stato svolge compiti nei quali, per la loro importanza e per la loro delicatezza, egli é spesso insostituibile; di modo che, se dovesse raggiungere luoghi lontani dalla sua sede od allontanarsi dal suo ufficio per testimoniare in giudizi eventualmente anche di scarso rilievo, ne soffrirebbe o ne potrebbe soffrire la continuità o la regolarità della funzione: altrettanto invece non é a dire né del comune testimonio, né del giudice istruttore, che, del resto, se la testimonianza deve essere raccolta fuori della sua sede, può essere sostituito da un magistrato del luogo”.
Quindi:
(i) la Procura di Napoli ha tutto il diritto di ascoltare come testimone il Capo del Governo;
(ii) il Capo del Governo può solo chiedere di essere ascoltato presso i propri uffici, anziché recarsi presso gli uffici del magistrato inquirente.
Se chiede di essere ascoltato presso i propri uffici si pone il problema dell’accompagnamento coattivo.
L’accompagnamento coattivo del Capo del Governo presso gli uffici del Capo del Governo presuppone che gli stessi siano messi a disposizione dal Capo del Governo e che siano richiesti dalla Procura di Napoli.
Il che sul piano materiale non pare per nulla semplice.
Ma il problema è un altro: perché il Primo Ministro non ha chiesto l’applicazione dell’art. 205, secondo comma, c.p.p.? Perché ha invocato una modalità di ascolto non consentita dal codice di procedura?
Forse per consentire alla Corte costituzionale che dovrà decidere sul conflitto fra Governo e Procura intorno alla testimonianza del Presidente del Consiglio di pronunciarsi in rito, con una sentenza del genere: Il Capo del Governo deve rendere la sua testimonianza, ma la deve rendere nei termini di cui all’art. 205, secondo comma, c.p.p., rimandando nella sostanza il tutto ad un momento più quieto.

Quando un ministro viene interrogato …

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/07/2011

giulio-tremonti-largeIl Corsera di oggi pubblica una lettera del ministro Tremonti, che spiega le ragioni della convivenza con Milanesi ed i termini economici del menage.
Termini abbastanza oscuri, almeno per chi scrive, e comunque tratteggiati con un certo imbarazzo da parte del loro autore.
Ma in un punto la lettera è molto chiara: Quando un ministro viene interrogato pubblicamente, ha il dovere di rispondere pubblicamente anche se le circostanze su cui gli viene chiesto di rispondere riguardano la sua vita privata.
Non bisogna chiedersi che cosa abbia voluto dire.
E' tremendamente chiaro il riferimento al silenzio del capo del Governo sulle dieci domande che Repubblica gli pone dall'inizio del bunga bunga.
E suona come un definitivo saluto.
L'unica cosa che non è chiara è se sia il saluto di Tremonti o il saluto a Berlusconi.
Né è chiaro che cosa sia meno peggio da sperare.

Una Milano bevuta

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/05/2011

CAMPARI_1964_MunariPisapia è avanti rispetto alla Moratti nel primo turno delle amministrative milanesi.
E' una notizia forte: il miliardario ridens aveva proposto Milano come test nazionale.
Naturalmente, non si può sapere se il secondo turno lascerà la Moratti perdente a Milano.
E' più probabile no che si.
Ma, forse, i commenti di oggi non colgono nel segno.
Non è vero che questo evento segna il tramonto del berlusconismo.
Non è corretta la tesi di Bersani per cui questa competizione elettorale segnerebbe una inversione di tendenza.
Forse le cose stanno in maniera diversa.
Berlusconi ha perso a Milano con una candidata – la signora Moratti – che è davvero lontanissima dal berlusconismo, come fenomeno antropologico.
Bersani ha vinto – dove ha vinto – con dei candidati che sono altrettanto lontani dalla cultura della sinistra democratica.
Che cosa è peggio: perdere con chi non ci rappresenta o vincere con chi egualmente non ci rappresenta?
Forse la seconda.
Sicuramente la seconda.

Il piccolo costituzionalista (Povero Calamandrei, ma soprattutto accidenti a Fanfani)

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/04/2011

CalamandreiIl piccolo costituzionalista che scrive è cresciuto fra due cose: le fotografie incorniciate di Calamandrei che occupavano ogni spazio libero dello studio in cui faceva i suoi primi passi legali e gli appunti di Calamandrei a margine degli atti della Assemblea costituente, che vi erano custoditi ed ai quali si è spesso riferito nei suoi studi di diritto costituzionale.
Accanto all'art. 1: L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, stava un punto interrogativo.
Eco della posizione di Einaudi, che commentando la formula con cui Fanfani diminuì la capacità eversiva del drafting di Togliatti, ebbe ironicamente a chiedere se significasse che chi non lavorava non poteva votare.
L'on. Ceroni, su cui molti hanno ironizzato, ha proposto di modificarlo aggiungendo che la nostra democrazia è anche fondata sulla centralità del Parlamento.
Un tanto è stato letto, sul piano costituzionale, come una modifica inutile: la nostra democrazia è sicuramente fondata sulla centralità del Parlamento, cui spetta la funzione legislativa e di indirizzo politico ed al quale è collegato il Governo da un rapporto di fiducia tipico della forma di governo parlamentare.
Si è ingiusti con l'on. Ceroni: non sarebbe una modifica inutile. Nella storia delle forme di governo, due organi combattono fra di loro per la supremazia, il Parlamento ed il Governo. La Costituzione ha scelto di privilegiare il primo, la storia degli ultimi anni, dopo le riforme elettorali in senso maggioritario, hanno privilegiato il secondo, sicché oggi abbiamo uno strano governo del Primo ministro, piuttosto complesso da ricostruire sul piano dogmatico.
Ma la proposta di legge costituzionale dell'on. Ceroni non riguarda la battaglia fra Parlamento e Governo per l'allocazione della funzione di indirizzo politico. Non appartiene alla sua cultura politica un governo di assemblea del genere teorizzato a sinistra negli anni dei governi di solidarietà nazionale. Riguarda il ruolo delle magistrature di garanzia: Presidenza della Repubblica e Corte costituzionale e, forse, anche quello del Popolo.
L'on. Ceroni chiede un ridimensionamento di ciò che costituzionalmente dovrebbe arginare le maggioranze a garanzia del diritto delle minoranze di poter prima o poi diventare maggioranza.
In fondo, il senso della sua richiesta, sulla quale avrebbe chiesto il parere di costituzionalisti di cui non fa il nome, per loro fortuna, sarebbe molto più chiaro se suonasse come L'Italia è una repubblica fondata sulla centralità del Parlamento.
Perché di democratico, in un Parlamento eletto sulla base di liste chiuse decise a Palazzo Grazioli o nei cd. caminetti del Partito democratico e nel quale, secondo i desideri del Primo ministro, i gruppi parlamentari dovrebbero votare secondo le indicazioni vincolanti del partito di appartenenza, resterebbe ben poco.

Lui è cattivo

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/04/2011

 

E' difficile sentire questa canzone senza essere assaliti da una serie di brividi.
Di terrore e raccapriccio.
Ieri il Silvio di Meno male che Silvio c'è si è presentato in Tribunale.
Il Silvio di Meno male che Silvio c'è non riesce a non essere simpatico.
Simpatico in una maniera che fa venire i brividi.
Di terrore e raccapriccio.
Si è rivolto al pubblico accusatore, presentandosi scherzosamente: Lei è quello cattivo.
L'altro ha risposto che il suo mestiere sono le accuse, non le battute.
Un'accusa è frutto di cattiveria?
Può darsi e succede spesso.
Succede che un poliziotto malvagio sfrutti la propria posizione per accusare un disgraziato.
Capita anche che inventi delle prove a carico.
Come succede che il pubblico ministero si comporti in maniera spregiudicata.
Ma al di là di tutto questo, l'accusa del processo Mediaset è più che seria.
Mediaset avrebbe acquistato consapevolmente attraverso un intermediario diritti televisivi a prezzi gonfiati.
La differenza fra prezzi veri e prezzi gonfiati avrebbe arricchito il management infedele di Mediaset e la partecipazione di controllo della stessa.
Non è un accusa che non merita di essere capita.
Senza essere moralisti, chi gestisce la propria partecipazione di maggioranza in danno degli azionisti di minoranza, truffandoli, si può dire, può gestire la cosa pubblica?
Mica tanto, pare la risposta ovvia.
Difendersi dicendo: Lei è cattivo è infantile ed irriguardoso.
Non tanto per il pubblico ministero.
Quanto per la nazione.

Ruby my dear

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/03/2011

monksfEmilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti sono stati formalmente accusati di sfruttamento della prostituzione.
Il caso è triste.
Da una parte, una ragazzina che si prostituisce, secondo la tesi dell'accusa.
Una vergine immolata al drago, per usare l'immagine della signora Lario.
Una ragazzina che non può più essere considerata una ragazzina.
Perché ha venduto i propri sedici anni in cambio di non si sa che cosa.
Di denaro, benessere, qualche briciola di belle immagini.
Ha imparato a pensare ad altro.
A immaginare altro.
A sentirsi estranea al proprio corpo.
Un'arte di adulti.
Un'arte razionale: Non sento nulla di male, sono gentili con me, vivo delle cose che non mi potrei permettere e mi pagano persino.
E' in questa malinconia l'essenza del reato.
Dall'altra parte, un anziano.
Che sa benissimo che il proprio corpo non è sufficiente a fare l'amore con quella ragazzina.
Che ha bisogno dell'aiuto del denaro per conquistarla, del denaro e di altre facilities.
Che gode soprattutto di questo: del sentimento di dominio che dona il poter comprare una persona.
Averla ai propri piedi, in guepiere e quant'altro, perché se la può permettere.
In questo schifo, una seconda essenza del reato.
Ma nessuno sarà condannato per questo.
Sicuramente.
L'indagato principale ha già rassicurato i propri elettori che dal processo si aspetta "grosse soddisfazioni".

Il Bunga bunga in excel

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/02/2011

mfln475lIl miliardario ridens ha staccato l'annuale cedolone dalla finanziaria di famiglia.
Euro118Mln.
Nelle stesse ore, il Sole 24 Ore ha ricostruito i movimenti Bunga bunga del conto corrente n. 1 acceso dal premier presso il Monte dei Paschi di Siena, Filiale di Segrate.
Un intorno di Euro10Mln / anno per "comprare le caramelle alle bambine", secondo la definizione del rag. Spinelli, che pare sia il portafoglio del primo ministro.
Il Corriere della Sera ha anche pubblicato delle intercettazioni in cui una delle signorine ospiti del presidente del consiglio si lamentava della liberalità sempre meno generosa delle ricompense conquistate e della risposta che avrebbe ricevuto dal satiro_drago: Tu non ti rendi conto di quanto guadagna un operaio …
Una risposta molto corretta e che oggettivamente ridimensiona l'affaire Bunga bunga.
Fatte le debite proporzioni e considerato un operaio più che al vertice della scala salariale, con molti straordinari etc., il bilancio familiare del miliardario ridens stocca alle signorine lo 0,0033898% dei ricavi post tax.
Ovvero un equivalente di annui Euro2.203/39 di un operaio che guadagni duemila euro al mese per tredici mensilità.
Come dire che il premier sputtana in generosità, secondo la tesi della difesa, l'equivalente della tredicesima di una persona normale.
Una cifra molto più ragionevole per uno che guadagna centodiciotto milioni di euro all'anno di quanto non siano duemila euro per uno che ne prende ventiseimila.
O no?
Perché in fondo, proprio dinanzi ad un operaio, ma ad un operaio vero, di quelli che con mille euro al mese tirano avanti famiglia e mutuo, l'idea di uno che spende dieci milioni di euro per passare delle serate allegre con Emilio Fede e Lele Mora fa abbastanza rabbia, pena, schifo e malinconia.

Corpi al Sole

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/02/2011

gazprom-moscowIl miliardario ridens aveva due amici di baccanale ed uno zietto affettuoso.
Il primo gli ha regalato un letto.
Il secondo gli ha suggerito la formula del Bunga_bunga.
Lo zietto gli ha prestato la nipotina per le sue serate da satiro grottesco.
Il miliardario ridens non ha portato fortuna a nessuno dei tre.
Due sono travolti dalla ventata della rabbia che sta agitando le sponde del Mediterraneo.
Il terzo dovrebbe essere imbestialito con il miliardario ridens.
E' del 17 febbraio, la notizia che Eni, benedetta da Berlusconi, e Gazprom, benedetta da Medvedev e vero centro del potere russo, hanno raggiunto un accordo da oltre Euro160Mln per la cessione di parte dei diritti di Eni sul giacimento di Elephant.
Nel mezzo della rivolta libica ed il giorno prima che questa scoppiasse.
Una sòla.
In perfetto stile partenopeo.
Le carezze di Noemi non sono state inutili per gli interessi nazionali.
Sarà per questo che la difesa del Primo Ministro chiede il reato ministeriale?

Il compagno De Siervo e la banda dei quindici

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/01/2011

728fce420cd43f1bdddcf00c4dded1daIl compagno De Siervo e la Banda dei quindici, ovvero la Corte costituzionale, hanno dichiarato incostituzionale talune parti della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento.
Non è chiaro se sia trattato di una incostituzionalità secca, e quindi della abrogazione delle disposizioni impugnate, ovvero di una sentenza interpretativa, e quindi di una interpretazione "vincolante" delle disposizioni impugnate in termini tali da assicurare che le norme ricavate dalla stessa non siano in contrasto con la Costituzione, ovvero di una qualche forma di sentenza manipolativa.
Le conseguenze non sono da poco per il referendum appena dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale, come da comunicato stampa di ieri.
Nel primo caso, è possibile sostenere che il referendum sia divenuto "improcedibile" perché il testo sottoposto alla consultazione popolare è diverso da quello oggetto della richiesta di consultazione, secondo i criteri fissati da Corte cost. 68 del 1978.
Nel secondo caso, è possibile che l'intervento della Corte non abbia toccato il testo della legge sottoposta a referendum, di talché la richiesta di referendum sarebbe restata procedibile.
Un tanto significa che in questo caso alla Corte costituzionale è toccato il ruolo del legislatore: ovvero del soggetto che intervenendo sul testo di una disposizione sottoposta a consultazione referendaria può impedire al corpo elettorale di esprimersi.
E' una singolare conseguenza del ruolo della Corte nel sistema.
Come giudice della ammissibilità dei referendum abrogativi giudica del conflitto fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa.
Come giudice di costituzionalità giudica del modo in cui le leggi approvate dal Parlamento possono sopravvivere nel sistema.
Ed il modo in cui interpreta questa seconda attribuzione può nel caso concreto impedire alla democrazia diretta di esprimere il proprio giudizio sulla democrazia rappresentativa.
Tutto questo spiega le fughe di notizie di questi giorni.
La Corte costituzionale è stata al centro di potenti indiscrezioni da parte degli organi di stampa, soprattutto di centro destra e di interventi da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Le indiscrezioni facevano sapere che la Corte sarebbe stata orientata a maggioranza per una sentenza interpretativa di rigetto, ovvero una sentenza che, per un verso, sanzionava l'incostituzionalità della legge sul legittimo impedimento e, per altro verso, consentiva la consultazione referendaria.
Far uscire una indiscrezione su di una sentenza di un giudice significa orientare il giudice verso un risultato diverso, in modo da evitare che si possa pensare che l'indiscrezione era fondata, ovvero che quel giudice si lascia sfuggire notizie che dovrebbero restare coperte dal segreto della camera di consiglio.
Di conseguenza, la stampa ha orientato la Corte verso la incostituzionalità "secca" della legge sul legittimo impedimento, ovvero la sua abrogazione parziale, quindi verso il risultato che impedisce lo svolgimento della consultazione referendaria.
Ma di chi è il vantaggio politico di questa operazione?
Solo ed esclusivamente del Presidente del Consiglio dei Ministri, che sa benissimo che il referendum sul legittimo impedimento è, in realtà, un referendum sulla sacralità della sua persona.
Di qui, la consueta retorica naif di Di Pietro, che citando le scarpe grosse indossate dalla madre, ha voluto affermare che in nessun caso l'incostituzionalità della legge sul legittimo impedimento potrebbe essere di ostacolo al referendum.
La verità è un'altra.
Adesso si tratta di capire se la Corte ha fatto il giuoco di Berlusconi dichiarando l'incostituzionalità della legge o no.
Un giuoo davvero raffinato e costituzionalmente elegante: uso la Corte per realizzare un risultato che non potrei mai raggiungere con il Parlamento.

Tramonti moderati

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/12/2010

autres-mers-et-plages-capbreton-france-1271545275-1117803Le aule stanche di Palazzo Montecitorio celebrano uno spettacolo triste.
Un Presidente del Consiglio mastica caramelle e invoca l'unità dei moderati come patrimonio inestimabile del paese.
Come se un partito che candida l'on.le Mussolini potesse essere considerato moderato.
Il Paese si interroga (ma si interroga davvero? A qualcuno interessa) sul voto della Siliquini e di tal Scilipoti, che spiegherà il proprio comportamento ai figli.
Di Pietro corre in pretura per denunziare un reato che non esiste (se i voti sono insindabili, non è possibile indagare sulle ragioni che conducono al voto), nascondendo il fatto che la fiducia al Governo può dipendere da candidati che provengono dalle sue liste.
Ma la vera tristezza è l'unità dei moderati.
Essere moderato è diventato un grande pregio.
Lo raccontava Vespa sul Corsera di qualche giorno fa, lamentando di avere subito una aggressione a causa della sua moderata pacatezza.
Due osservazioni.
La prima è politica: in questo sistema essere moderati non può essere un pregio, perché il meccanismo elettorale che premia i moderati è il proporzionale puro, quello che ha retto l'Italia del dopoguerra. Se si deve salvaguardare l'unità dei moderati, si deve tornare al proporzionale ed alla democrazia cristiana.
La seconda è di carattere umano: essere moderati non è un pregio.
E' spesse volta un vizio, il vizio di chi rinuncia a cambiare le cose.
E la politica dovrebbe segnare un minimo di volontà di cambiamento.
Vivere nel paese in cui Vespa è un patrimonio inestimabile fa venire i brividi.
Anzi,  i bordoni.

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