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L’Italia è una repubblica democratica (Alemanno)

25 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
08/09/2008

AlemannoCelticoAlemanno appare come un infaticabile gaffeur.
La Bignardi lo invita alle Invasioni barbariche? Partecipa con una croce celtica.
Il Sunday TImes lo intervista? Afferma che l’Italia ha avuto bisogno del fascismo per modernizzarsi.
Due turisti olandesi vengono violentati a Roma? Non avrebbero dovuto accamparsi in una zona pericolosamente isolata e assolutamente degradata.
Da ultimo, è stato intervistato dal Corsera durante il pellegrinaggio parlamentare in Terra Santa organizzato da monsignor Fisichella.
Ha avuto modo di affermare che il dramma del fascismo sono state le leggi razziali (aspettava il taxi che lo avrebbe portato a visitare il museo della Shoah, che doveva dire?) e che molte persone hanno aderito al fscismo in perfetta buona fede.
Forse ha ragione.
Molti italiani sono stati brave persone anche se hanno aderito al fascismo.
Gli italiani – si sa – sono brava gente, sempre e comunque.
Ma non è così.
Il dramma del fascismo è stata la silenziosa e massiccia adesione del popolo italiano ad una ideologia che trangugiava libertà e sputava olio di ricino.
Non si può separare il fascismo dai fascisti, dicendo che l’uno come fatto collettivo merita la condanna della storia, mentre gli altri devono essere umanamente compresi.
Abbiamo il dovere storico di continuare a vergognarci di appartenere ad un popolo che ha assaltato la casa di Emilio Lussu, assistito in silenzio all’assassinio dei fratelli Rosselli, partecipato con entusiamo alle feste del grano, etc.
Nello stesso tempo, Alemanno non è un gaffeur ingenuo.
E’ un politico attento ed intelligente.
Sa interpretare lo stomaco della nazione, costruire consenso, attirare voti e capitali.
Questo spaventa: non un giudizio storico affrettato e discutibile, ma il consenso che evoca.
Quel sentimento di "Adesso possiamo far finalmente sentire la nostra voce" che inizia a serpeggiare, rendendo morti invano i padri della Costituzione.

Fascisti o Coatti?

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/05/2008

mussoRoma, 3 gennaio 1925, Camera dei Deputati:

Si dice: il fascismo è un’orda di barbari accampati nella nazione; è un movimento di banditi e di predoni! Si inscena la questione morale, e noi conosciamo la triste storia delle questioni morali in Italia.
Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.
Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa!  Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!
Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi.

Roma, 27 maggio 2008, Campidoglio

Le violenze a Roma sono da condannare senza alcun attenuante. L’università La Sapienza non può essere luogo di scontro e di violenza politica.

Sono discorsi lontani?
Forse no.
La condanna di Alemanno è per una violenza stupida, idiota, senza giustificazioni politiche.
Una violenza coatta.
Non si estende alla violenza come strumento di lotta politica, su cui Mussolini, nello stesso discorso, ha potuto dire: Ho sempre detto, e qui lo ricordano quelli che mi hanno seguito in questi cinque anni di dura battaglia, che la violenza, per essere risolutiva, deve essere chirurgica, intelligente, cavalleresca.

E’ questa la violenza che fa davvero paura.
Ma non è una violenza che corre nelle strade.
E’ una violenza che si aggira negli emendamenti che occupano l’etere.

Diventare storici del diritto (A proposito di un decreto legge)

18 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/05/2008

Calamandrei
Il consiglio dei ministri di Napoli del 23 maggio 2008 ha approvato un decreto legge, il cui testo non è disponibile come allegato alla conferenza stampa, ma il cui contenuto è stato ampiamente diffuso dal ministro Maroni.
Uno dei contenuti normativi essenziali del decreto legge è l’introduzione di una aggravante speciale per i reati commessi da un clandestino: se un reato è stato commesso da una persona che si è introdotta illegalmente nello Stato (ovvero la cui permanenza nello Stato è divenuta illegale), la pena prevista per questo reato aumenta automaticamente.
I meccanismi che determinano un aumento automatico della pena sono incostituzionali.
Si fondano su una presunzione di pericolosità sociale che è incostituzionale perché determina "una indebita limitazione del potere-dovere del giudice di adeguamento della pena al caso concreto – adeguamento funzionale alla realizzazione dei principi di eguaglianza , di necessaria offensività del reato, di personalità della responsabilità penale e della funzione rieducativa della pena – introducendo un «automatismo sanzionatorio», correlato ad una irrazionale presunzione iuris et de iure di pericolosità sociale" (vedi Corte cost. 30 novembre 2007, n. 409, Id. 192 del 2007).
Sono affermazioni astruse.
Affermazioni che contrastano con l’allarme sociale per i rom che rubano.
I rumeni che lavano i finestrini.
I marocchini che spacciano.
I senegalesi che vendono le borse di Luis Vuitton fatte a Napoli.
Il consiglio dei ministri ha esattamente interpretato questo allarme sociale.
Lo ha trasformato in una pena automatica che cozza con la Costituzione.
Ma è il corpo sociale che cozza con la Costituzione.
Semplicemente.
Trasformando lo studioso della Costituzione in uno storico del diritto.
Non importa.
Se si deve essere storici del diritto, si può ricordare la stele di Calamandrei:

INERMI BORGATE DELL’ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D’ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI’
S.TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S.ANNA S.LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA’
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI’
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI
E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E’ OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D’ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL’ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

Fumare fa male

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/05/2008

Un ragazzo di circa venti anni è stato ucciso a calci da cinque coetanei.
La scena ricorda Arancia meccanica.
Semplice iperviolenza da noia.
Terribile iperviolenza da noia.
Colpiscono le foto segnaletiche degli indagati.
Facce normali.
Facce che si trovano sul treno la mattina, senza che succeda nulla.
Facce che si trovano in piazza la sera e ti pestano a morte.
Codino, me la dai una sigaretta?
Codino, me la dai una sigaretta?
E giù pedate.
Il problema non è il neonazismo.
Il problema sono le facce che si trasformano.
Dalla mattina, alla sera.
Semplicemente per noia.
Non erano neonazisti i ragazzi di Campi Bisenzio che avevano l’abitudine di picchiare i cinesi.
La spiegavano con molta ingenuità: Ci si trova la sera alla casa del popolo. Ci si annoia. Dopo un po’ uno dice andiamo a comprare un gelato. Un altro risponde, un’altra volta? No, picchiamo un cinese. Facciamo qualcosa di diverso.
Chiediamo da fumare a codino. Facciamo qualcosa di diverso.

Chi li ha sciolti? (Un paese singolare)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/04/2008

RusCalderoli
Un paese singolare ha diritto ad un governo singolare.
Ha diritto al moribondo di Varese che occupa il dicastero delle riforme.
Ha diritto a Bobone Maroni che si prende il Viminale.
Ha anche diritto a Calderoli come vice premier.
Anche se assomiglia inquietantemente a Jan Rus, il tipo che a Roma ha violentato la studentessa africana, finendo su tutte le pagine dei giornali.
Lombrosianamente, si potrebbe dire.

L’High Court lascia Mosley con il sedere all’aria

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/04/2008

IlCulodiMosleyIl povero Max ha perso.
Aveva chiesto alla High Court di impedire la diffusione del video imbarazzante e la High Court ha risposto che sarebbe stato come chiedere alle onde di tornare indietro.
Il richiamo a King Canut è molto carino: il tizio, re di Inghilterra intorno all’undicesimo secolo, aveva cercato di legare le onde con delle catene perché non potessero più affondare la sua flotta.
Non ebbe successo.
Nemmeno il povero Max: il Giudice Eady ha stabilito che le immagini di Mosley, con il sedere a scacchi mentre si fa frustare, sono state talmente diffuse che Mosley ha perso ogni diritto alla sua privacy.
Francamente, è un provvedimento che lascia un po’ perplessi.
Il fatto che una immagine sia diffusa non significa che se è illecita non si debba impedirne la diffusione.
Se hanno pubblicato il sedere di Mosley in una infinità di media, questo non significa che sia sempre il sedere di Mosley e che Mosley abbia il sacrosanto diritto di decidere chi può vedere il suo sedere: cinque signorine armate di fruste o tutti i lettori del Times.
La decisione del giudice Eady lascia immaginare una usucapione della privacy che non può non lasciare perplessi.
E’ possibile temere un mondo in cui se si viene ritratti in termini non esattamente onorevoli e se queste immagini iniziano a circolare, il diritto alla privacy cessa di essere giustiziabile solo perché è stato violato.
In fondo, il compito della giustizia è proprio quello di far tornare indietro le onde del mare.

Scorte e scortati (abstract)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/10/2007

Le scorte servono a proteggere gli scortati dai pericoli e lo Stato dagli scortati.
Se si ha paura della scorta, o si ha paura di una ribellione della scorta o si ha paura di quello che la scorta può vedere.
Il primo è uno scenario tipico dell’impero romano: nella storia repubblicana, le scorte hanno conosciuto molte vittime, ma non pare che ne abbiano fatte fra gli scortati.
Il secondo è uno scenario che non deve spaventare chi usa della scorta unicamente per i doveri del proprio ufficio.
Le esternazioni dei giudici sono temibili: il giudice che si rivolge direttamente all’opinione pubblica elude il principio di soggezione alla legge – e solo alla legge – convocando il popolo ad referendum sul proprio operato.
E questo spaventa.
Soprattutto chi ricorda l’unica esternazione di Sua Eccellenza Galizia, presidente della Corte d’Appello di Firenze durante il fascismo, e famoso per avere assolto pressocché tutti i crimini politici o contro la religione sottoposti al suo giudizio.
Questi avvisato che i frati di un santuario avevano cacciato il cadavere del figlio dalla chiesa perché partigiano, attraversò, senza scorta, piazza San Marco e via Battisti, bussò alla porta del convento e prese il priore a sonori calci nel sedere.
Di lui, parlava Calamandrei quando introduceva il principio di indipendenza della magistratura.

Lapo ed Hitler

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/10/2007

Mentre Augias discetta dell’omosessualità latente o della palese bisessualità di Hitler, Gene Gnocchi domanda se Lapo è un citrullo.
Giovedì, un intorno di mezzanotte, salotto borghese, zappando fra rai tre e rai due.
Lapo ed Hitler.
Un dico della prouderie televisiva.
Di quel vedo e non vedo, che ha trasformato Lapo in una vittima della cocaina.
E non più in un disgraziato (ma il disgraziato vero non ha i soldi né per la cocaina, né per i travestiti) che si è trovato nell’imbarazzo delle prime pagine, a causa della perfidia di Moggi (e va bene che il nostro è un paese che vive di complotti e dietrologie, ma qui si è esagerato sul serio).
l05novHo sempre trovato difficile non provare pena, rabbia, schifo e malinconia per Lapo.
Soprattutto da quando hanno iniziato a pagarlo per stare lontano dagli affari di famiglia, per portare le sue basette in un altrove fatto di occhiali disegnati da entomologi.
Lapo è rinato grazie al marketing.
Il povero Adolfo è stato travolto dalla propaganda dei vincitori.
Ma se il fratello di Adolfo si fosse chiamato Alan, se il suo nonno fosse stato Gianni, noi consideremmo i suoi baffetti, eco di una cespugliosa faccia a culo, l’incarnazione del male?
O saremmo stati convinti che anche lui era una vittima coraggiosa, che aveva trovato il coraggio di uccidersi vinto dal rimorso?
Un amante degli animali, con una singolare idiosincrasia per gli ebrei causata dalle botte durante l’infanzia?
No.
Non mi pare corretto.
Le cose hanno bisogno di essere chiamate con il loro nome.
Lapo è un giovanotto che si fa (o si faceva) di cocaina e ha (o aveva) dei gusti sessuali complicati da esibire in società.
Esattamente come Adolf Hitler è stato un pazzo di talento che è riuscito a demolire lo spirito di una nazione.
Un cazzaro inimmiginabile.
E assolutamente detestabile.

Bertinotti e Calamandrei

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/10/2007

Il compagno Bertinotti ha deciso di recitare Piero Calamandrei, in uno spettacolo dedicato a Danilo Sbolci.
Ho vissuto a lungo in uno studio che era stato lo studio Calamandrei.
Bertinotti Dove la presenza di Calamandrei, i suoi libri, i suoi appunti a margine, le sue memorie, non solo processuali, si potevano toccare.
Non vi era un angolo senza uno foto di Calamandrei.
Di Calamandrei conosco mille aneddoti.
Quella volta che discuteva in Cassazione dinanzi ad un presidente svogliato che fece cenno di tagliare la sua arringa e ricevette come risposta "Vede, Eccellenza, se leggessi, potrei leggere una pagina si ed una pagina no. Ma gli è che parlo a braccio".
O quell’altra che cominciò a discutere, attento, preciso, brillante, finchè il suo giovane di studio non gli tirò la manica della toga: "Professore, noi siamo dall’altra parte" e lui "Vede, Eccellenza, questo avrebbe potuto dire il mio avversario, se ne fosse stato capace, ma se anche lo avesse detto, avrebbe avuto torto. Ed ora le spiego perché …"
Soprattutto conosco bene la sua personale angoscia.
Per tutta la vita fu tormentato dalle Fosse Ardeatine, rappresaglia ad un attentato che aveva organizzato suo figlio Franco.
Anche da questa consapevolezza è nata la retorica angoscia di quella lapide che era appesa nella stanza del professore che mi accompagnò fino alla tesi di laurea:
___
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
___
Di Calamandrei conosco il dolore per la morte dell’amico Enrico Bocci – avvocato -, torturato a morte da quella Banda Carità che la magistratura fiorentina di recente ha quasi riabilitato nella sentenza di assoluzione dei suoi apologeti.
Conosco il suo dolore per non avere mai avuto il coraggio dell’amico che aveva continuato a scrivere, resistere, vivere a Firenze, mentre lui si era ritirato in campagna, verso Montepulciano:
___

VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO
____

So e ricordo che Calamandrei è fisicamente morto di povertà.
Pur essendo uno degli avvocati più importanti del paese, pur essendo professore universitario e presidente del consiglio nazionale forense, non trovava mai il tempo di scrivere le notule e la voglia di farsi pagare non faceva parte del suo carattere.
Calamandrei Così, quando arrivò il momento di una banale operazione dovette andare nell’ospedale di tutti e lì fu macellato, da qualche specializzando di cui non si è mai saputo il nome.
Troveremo tutto questo nella recitazione di Bertinotti?
Cosa c’entra questo brillante politico e sindacalista con Piero Calamandrei?
A me, pare quasi osceno che la memoria di Calamandrei sia recitata dal comunismo di cachemire (o cashmere?) di Bertinotti.
Anche se forse non si può dire, nella sua erre moscia, nel suo dibattere brillantemente fatto di nulla, mi sembra che la generazione di Calamandrei, Bocci, Amendola, Spartaco Lavagnini, Gobetti, Carlo e Nello Rosselli, sia davvero morta invano.
Ancora più che nei capelli trapiantati da non si sa dove (ma si immagina) di Berlusconi o nelle autoreggenti della Brambilla, cui – lo ammetto, è la seconda volta che le cito – sto iniziando ad affezionarmi.

Vaccheseiforte

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/09/2007

Tra le icone di bar sport, o forse era stranalandia, una delle più belle è il vaccheseiforte.
Uccellino che sta sulle spalle di un gorilla e gli sussurra "vaccheseiforte, vachetihaguardatomale, vachelodevimenare" etc.
Naturalmente il gorilla segue i consigli dell’uccellino e mena tutti.
Ho sempre amato fare il vaccheseiforte nelle discussioni politiche.
Mi piace inventarmi idee che non mi appartengono per vedere fin dove arrivano quelli che ci credono.
Mino è un perfetto idiota.
Un perfetto idiota dell’estremo sud.
Me lo trovo a cena.
Amico di amici.
Inizia a parlare di politica.
E’ tremendamente fascista.
Di quelli che hanno una soluzione per tutto.
Esasperato dagli immigrati clandestini.
Arroganti.
Senza voglia di far nulla.
Ma che rubano il lavoro agli italiani.
Ho proposto di affondare i gommoni.
Con una serie di azioni di guerra.
E senza applicare la convenzione di Ginevra ai prigionieri.
Anzi.
Senza fare prigionieri.
Ha iniziato a sorridere.
Alla fine della cena, mi ha salutato come un vero camerata.
Chi gli spiega che se io fossi davvero un camerata del genere che dice lui, per me non ci sarebbe molta differenza fra lui e gli immigrati che non sopporta?

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