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Anche Beppino ha rotto i coglioni

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/03/2009

Immagine 1Anche Beppino Englaro ha rotto i coglioni.
Ma non è colpa sua, questa volta.
E’ colpa di chi lo tira per la giacchetta.
Il Consiglio comunale di Firenze deciderà questo pomeriggio se conferirgli la cittadinanza onoraria.
Come a Saviano, Arafat, la Betancourt e non pochi altri, compreso Rigoni Stern e Kofi Annan.
Firenze vive una battaglia politica molto delicata.
Una battaglia tutta interna al centro sinistra.
Una battaglia di antiche consorterie che è riuscita a conquistare l’attenzione del Time.
In questa battaglia, una consorteria infila Englaro.
Per far vedere che il candidato Renzi non ha la forza di opporsi ai desiderata ecclesiastici.
Che puzza di sacrestia e di Opus Dei.
La signora Englaro, però, non merita questo.
Merita un po’ di silenzio.
Come tutte le morti.
Un po’ di quiete.
Non merita di essere cacciata a forza in questi giochi di potere.
Un po’ tristi, un po’ squallidi, un po’ schifosi.
Il principio di laicità dello Stato, in fondo, è anche questo.
Un minimo di rispetto per una morte che, comunque, ha il diritto fondamentale e inalienabile di ogni morte.
Il diritto all’oblio.

Un post da padre

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/02/2009

cimiteroLa signora Englaro è morta.
La sua morte è un fatto privato.
Riguarda il dolore della sua famiglia.
Non riguarda nessun altro: senatori, giornalisti, anchormen e neppure chi scrive.
Eppure c’è una cosa da dire – sottovoce – a proposito di questa morte.
Si è scritto che nessuno ha il diritto di stabilire il confine fra la vita e la morte.
Da padre, non riesco ad essere d’accordo.
Da padre, so di avere desiderato le mie figlie più di ogni altra cosa.
So di averle generate consapevolmente.
Di avere pensato a lungo prima di contribuire a metterle al mondo.
Rivendico il diritto di considerarle morte se il loro sorriso si trasferisse in un corpo piagato.
Se nel loro volto non riuscissi più a trovare quella luce che anche stamani ha accompagnato il mio risveglio.
Rivendico il diritto di accompagnarle in questo viaggio.
Di tenere la loro mano mentre oltrepassano la più terribile delle soglie.
Esattamente come le ho guardate nascere.
E questo se fossi in altre e assai più scomode scarpe sarebbe il mio unico vero rimpianto.

Il Cocchi (Canto di Natale al circolo nautico)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/12/2008

HomelessIl Cocchi non c’entra nulla con questa fotografia.
Non c’entra davvero nulla.
Il Cocchi è un impiegato delle poste.
Un rompiscatole che ha passato la vita alle poste.
Appassionato di vela e di regate, si veste come se Tronchetti Provera fosse nato a Livorno e ha il senso dell’umorismo di una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Il Cocchi fa parte dell’arredamento del circolo nautico.
Ci vive dentro.
Conosce tutti e brontola tutti: Deh, ma i_parabordi li devi tené sudici pe’ forza? ‘Un vedi che allezzi la fiancata di quello accanto?
Soprattutto, ha sempre litigato con il gestore del ristorante. Ci va a fare la pipi. La vista non è più quella di una volta, la presa nemmeno e, inevitabilmente, affresca la stanza con le sue minzioni:

Cocchi, ‘un ti ci voglio a piscià qui dentro_Falla a casa
–> Bimbo, io piscio qui da quando ‘unn_era ancora nato ir pisello che ha gonfiato quer tegame di tò mà_Sta a vedé che mi fai smette’ te
Il Cocchi si è ammalato.
Si è ammalato gravemente.
Ha cominciato a entrare e uscire dall’ospedale.
L’hanno aperto e chiuso tre volte.
Ogni volta speravano di poter fare qualcosa e non hanno fatto nulla.
Appena esce torna al circolo nautico.
Si butta su una seggiola davanti al molo e cerca qualcuno per leticare.
Era lì, la vigilia di Natale, un grappolo di sole sulla faccia.
–> Quest’anno ‘un ci vò dalla mi’ figliola pe’ Natale. Mi vergogno. ‘Un_mi_riesce più di piscià ner vaso. Qui, almeno, quando la fo fòri mi diverto a letica’


La primavera dei morti (Seconda)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/11/2008

IMG00060
Accompagnati nell’ultimo Sole d’autunno dalla spinta distratta di un badante.
Respirano.
Rampicanti stretti contro la luce, lo struggersi di una stella.

Lolite

16 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/10/2008

LolitaMilano.
Liceo del centro.
Molto borghese.
Diciamo fra via dei Giardini e il Circolo della Scherma.
Ragazzina.
Quinta ginnasio, ottima famiglia di buona nobiltà industriale, con una qualche allure resistenziale.
Carina, come è carina una bimba cresciuta in un mondo nel quale tutti sono carini.
Nel quale essere carina assomiglia a un dovere sociale.
Quasi una questione di buon gusto.
Esattamente come l’intelligenza sensibilmente nevrotica della madre.
O gli abiti di buon taglio genovese del padre.
Smette di studiare.
Va a scuola senza portarci il cervello.
Mangia sempre di meno.
Si svuota.
Si svuota dal di dentro.
Il nonno si preoccupa.
La madre si preoccupa.
Il padre non c’è, naturalmente.
La madre trova un diario.
Agghiacciante.
Notti passate in gare fra ragazzine a chi si faceva sbattere da più uomini.
Con testimonianza via sms e autoscatto.
Interi pomeriggi a sniffare eroina, perché ha un prezzo compatibile con la paghetta e iniettarsela fa troppo tossici.
Un mondo di ragazzini svuotati.
Guidati da ragazzotti svuotati.
Pochi ragazzotti che esercitano uno strano carisma su molti ragazzini.
Lei, che è orgogliosamente fragile, cade nelle stanze buie di una noia rubata dal dolore dell’adolescenza.
Cade dentro il carisma oscuro dei più grandi.
Che sono tutti di ottima famiglia, figli di amici dei genitori, carini e intelligenti.
Forse, le classi separate dovrebbero essere per loro.
Anche se parlano benissimo in italiano.

Elemosine

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/07/2008

HomelessUn povero cerca il sole durante l’inverno.
Quell’ultimo calore che consente alla notte di trovare il mattino.
Ed al mattino di allontanare la morte.
Di spostarla un po’ più in là.
Il povero che uno si immagina è quello.
L’immagine nitida di un sorriso steso al sole in una mattina pungente.
Sottovento ad una panchina.
Ma ci sono poveri che fanno più male.
C’è il carcerato cui muore la madre.
Un ergastolo che si trasforma in un permesso di tre giorni.
Senza soldi.
Senza sapere più nulla della realtà di fuori.
–> Cosa devo fare?
–> Non ho più nessuno.
–> Non so nemmeno dove mangiare…
Tu distratto che ascolti la suora che gli risponde: Ma non si preoccupi, qualcuno penserà a lei.
E va via.
Nella solitudine fatta di neon di una corsia di ospedale.
Resta fermo.
Immobile.
Appoggiato al muro dell’obitorio.
Al freddo del muro dell’obitorio.
Ripete:
–> E ora cosa devo fare? Lo so io cosa devo fare: prendo uno a ceffoni e mi fo riportare in galera. Che non mi possono mica fare nulla. Che l’ergastolo me l’hanno bell’è dato. Che non è possibile che non pensino che uno che esce dopo quindici anni non sa più nulla, che ha bisogno di essere accompagnato, che fuori non si rinviene più, che dentro non si sta mica male, che ci sono persone buone e cattive come fuori, ma è tutto più facile.
Tu distratto che vai via, dopo essere arrivato per sbaglio in quel corridoio.
Lasciando una elemosina che sembra una mancia.
C’è anche il tuo amico di infanzia che è diventato povero.
Povero con un lavoro da 2000 Euro.
Povero per 1000 Euro di mutuo da pagare per la casa che è restata alla moglie e ai figlioli.
Povero per 500 Euro di alimenti e la metà delle spese sanitarie e di istruzione.
Povero che non ha i soldi per comprare le scarpe da scoglio ai bimbi.
Forse è questa la povertà che fa più male.

Nick Cave e la montagna solitaria

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/06/2008

NIck CaveUn concerto.
Bello.
Forse più bello di altri.
Forse, no.
Sicuramente una strana atmosfera.
Un concerto di fine maggio in un parco mediceo.
Pioggia.
Pioggia battente.
Insistente.
Pioggia a penetrare gli abiti.
Tiepida.
Piacevole.
Amici.
Gli amici di sempre.
Più Gesù.
Che nessuno vedeva da anni e che si è tagliato barba e capelli.
Fino a perdere il profumo da redentore che lo accompagnava un tempo.
Da redentore birichino.
Ma non era Gesù la persona che mi ha agguantato il cuore.
No.
Era un tizio enorme.
Solo.
Completamente solo.
Accanto a noi.
Grosso di quella grandezza imbarazzante che hanno certi giganti.
Solo di una solitudine un po’ idiota.
Della solitudine di chi sa di essere idiota.
Che è una solitudine strana.
Irrimediabile.
Una solitudine che si scusa della propria stupidità.
C’è questo negli idioti, talvolta.
La consapevolezza dei propri limiti intessuta come una colpa.
Resta.
La montagna solitaria.
Molto più di Nick Cave.
Più della pioggia.
Resta e fa male la sua elemosina di normalità.

Istanbul (Un libraio improbabile)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/06/2008

IMG00109E’ una strana città.
Una città che ha lottato contro l’Asia ed è stata sconfitta.
Non erano  barbari gli invasori.
Non lo erano affatto.
Non sono infedeli coloro che vivono di preghiera nelle moschee.
E’ meravogliosamente profonda la loro preghiera.
Silenzio.
Silenziose genuflessioni verso una finestra aperta in direzione della Mecca.
La preghiera non ha bisogno di immagini: gli iconoclasti hanno vinto.
Ha bisogno solo di una direzione, di guardare verso la salvezza, verso il ritorno, il pellegrinaggio.
Ci sono molte città in Istanbul.
Tutte vecchie.
Antiche.
Moderne.
Una continua – e viva – contraddizione.
Esiste a Galata un libraio.
Vende libri vecchi.
Libri nuovi e libri antichi.
Mischiati.
Non hanno prezzo i libri di Istanbul.
Non viene neppure stampato sulla quarta di copertina.
I libri, qui, sono ancora una mercanzia.
Il cui prezzo sta negli occhi dell’acquirente.

Adr – Follow us

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/06/2008

In partenza.


Lo zio Omero catalogato fra le chiamate deviate automaticamente su una linea morta.


Meglio non rischiare.


In borsa, Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino.


Destinazione un porto greco – Kavala – a 112 miglia dallo stretto dei Dardanelli, dove il Mediterraneo incrocia il Bosforo.


Rollins plays for Bird nell’Ipod.


Strana colonna sonora.


L’aereoporto e’ quello che appare un hub di provincia, senza connessioni wi-fi.


Io sono inchiodato ad una sedia, confuso fra anziani diretti (o destinati?) a Nizza.


Piove.


Un verso mi ossessiona:


Se venissero a prenderci il cuore, ci troverebbero insieme.


Lo applico a questi anziani.


Lo cerco nei loro occhi.


Senza alcun divertimento.

Pogrom (Zingari, omosessuali, ebrei ed altri insettacci)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/05/2008

Aushwitz
Nel quartiere Ponticelli, da qualche parte nel nulla che avvolge Napoli, la popolazione "civile" si è ribellata alla presenza ingombrante dei nomadi.
I giornali ricordano che gli zingari sono stata l’unica popolazione, insieme agli ebrei, di cui il nazismo si proponeva lo sterminio totale (così Filippo Faccio, in prima pagina del Giornale di Paolo Berlusconi: il buonismo del miliardario ridens avanza).
Ricordano anche che da Auschwitz uscirono vivi (se si può considerare viva una persona che ha vissuto Aushwitz) solo quattro zingari.
Non c’entra nulla.
Proprio nulla.
Lo sterminio nazista non ha niente a che vedere con una guerra fra poveri.
Una guerra di povertà ed ignoranza.
Forse di camorre.
Soprattutto l’essere stati vittime dello sterminio nazista non è una medaglia da appuntarsi sul petto.
Non attribuisce dei "diritti speciali" nei confronti del resto del genere umano.
Anzi.
Dovrebbe costringere a pensarsi esattamente eguali a tutti gli altri.
Proprio perché qualcuno ci ha pensato inferiori in un recente passato, oggi non possiamo pensare di essere superiori a qualcun altro.
Naturalmente non vale solo per i nomadi di Ponticelli.
Vale per tutti gli "insettacci" citati in epigrafe, cui si possono tranquillamente aggiungere anche i cinesi.
Che ci stanno sempre bene.

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