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Tag Archive for: chi li ha sciolti

Chi li ha sciolti? (Per scrivere non è inutile saper leggere)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/01/2025

Ci sono dei colleghi che, a un certo punto, più o meno comprensibilmente, smettono di scrivere.

Sembra una posizione ragionevole: chi ha studiato davvero molto si accorge che è complicato avere qualcosa da dire che non sia già stato detto o che possa essere un significativo passo in avanti nel settore.

In realtà, si tratta, spesso, di una sorta di analfabetismo di ritorno. Hanno semplicemente dimenticato come si fa a scrivere.

Capita che, però, improvvisamente, uno di questi colleghi, uno che ha smesso di scrivere da anni, che si può ragionevolmente pensare non sappia più scrivere da quanto tempo è passato dall’ultima, non eccelsa, invero, prova che ha dato di sé, pubblichi un articolo, su un tema indubbiamente marginale ma di un certo spessore, su di una rivista priva di interesse scientifico.

Ecco, allora, ci si avvicina a questo articolo che il non più giovane studioso ha voluto promuovere su tutti i social nei quali è presente, e ci si accorge che sicuramente non sa più scrivere e che altrettanto sicuramente ha anche disimparato a leggere.

Certe cose si possono scrivere solo se non si è letto niente del tanto che è stato scritto su quell’argomento.

Un perfetto citrullo, avrebbe detto il prof. Grossi di cui questo collega ebbe a frequentare le lezioni.

Ma anche lui, sicuramente, è stato dimenticato.

La Medea del Midì

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
25/01/2025

Il mito di Medea è estremamente complesso da decifrare: una madre che uccide i propri figli per vendicarsi del marito non può essere una figura positiva e Medea non ha ucciso solo i suoi figlioli.

Lo si poteva comprendere nell’Atene della Guerra del Peloponneso facendo uso di categorie assiologiche che noi non possediamo.

Medea è una semidea che decide di farsi donna per amore di Giasone.

Per Giasone abbandona la sua patria, la tradisce, perde la verginità, partorisce, uccide e quando viene abbandonata fa quello che non si deve fare. Massacra quei figli che erano gli eredi di Giasone, che sarebbero restati con lui, lo priva della discendenza.

Medea non accetta di essere una “fattrice”, può essere madre, ma non la madre dei figli di colui che ha amato e che non la ama più.

Nello stesso tempo, Medea compie il suo destino. Se ne è appropriata quando ha deciso di aiutare Giasone a conquistare il Vello d’Oro. Lì ha deciso di non essere chi avrebbe dovuto e di essere chi lei voleva essere. La nemesi è il tradimento di Giasone. Gli dei puniscono chi si ribella al proprio destino. Medea non lo accetta e sceglie la propria punizione più profonda, sceglie di diventare definitivamente folle come una donna che uccide il frutto del proprio seno. Con questo gesto, Medea si ribella una seconda volta al proprio destino: ha lasciato i luoghi in cui poteva essere se stessa, adesso abbandona se stessa, abbraccia la follia dell’omicidio più terribile perché per un genitore non esiste un dolore più grande del dolore del proprio figlio e se una madre uccide i propri figli, uccide se stessa.

Non c’è niente di moderno o di arcaico in Medea: c’è solo una tragedia dannatamente umana, la tragedia di una donna che si ribella al proprio destino e per non accettare le conseguenze della propria ribellione compie il più terribile dei suicidi decidendo di sopravvivere ai propri figli che uccide uccidendo la propria umanità.

Medea è una donna divisa: potrebbe essere una principessa di un luogo felice e vivere nell’ombra di un drago, ma Afrodite la condanna a innamorarsi di Giasone e diventa regina perché sa essere strega. Quando viene ripudiata, resta solo strega, una strega capace di completare il ripudio di Giasone ripudiando anche la propria umanità.

C’è ancora da studiare e, probabilmente, è anche inutile farlo: non capiremo mai chi era Medea per Euripide, ci limiteremo ad ascoltare la potenza di questo mito che era una fiaba per uomini diversi da noi, che pensavano diversamente, si davano risposte diverse a problemi antichi.

Insomma la sensazione che si ha rileggendo Medea è che se tutti i miti sono un modo con cui generazioni e generazioni di uomini condividono delle strategie di risposta alle questioni più profonde che si agitano nelle loro anime costruendo un inconscio collettivo, questo mito parla a generazioni che sono cenere da più di duemila anni.

Chiedere a Medea di parlare oggi è come usare lo stradario di Firenze per orientarsi a Milano: via Cavour è anche lì ma non è la strada che si sta cercando.

Fa ridere, allora, scoprire sul diario liceale di Bimba Piccola che ha preso sei nel tema in cui la professoressa di greco le ha chiesto di leggere attraverso il mito di Medea la storia di madame Pelicot.

Madame Pelicot è una vittima di una situazione familiare degradata e di un certo modo di intendere il sesso in cui un marito ritiene di poter offrire la moglie a terzi reclutati su siti in cui altri mariti offrono le proprie mogli che, consensualmente, accettano di essere offerte.

Ha avuto il coraggio di denunciare questa forma di violenza.

Ha avuto la forza di rivolgersi a Creonte che ha fatto quello che fa ogni Creonte: ha condannato applicando la legge nell’interesse della società.

Medea non si è rivolta a Creonte: quando si è accorta di essere tradita ha ucciso se stessa uccidendo i propri figli. Ha preso in mano la sua vita e ha deciso che niente doveva sopravvivere nella più estrema delle ribellioni.

Penso più o meno questo mentre prendo atto del sei di Bimba Piccola che, non senza un certo spirito polemico, ha scritto che il tema non aveva senso perché madame Pelicot è una donna che crede nella civiltà delle buone maniere e del diritto, mentre Medea è stata una strega che tutto questo lo ha fatto a pezzi e cucinato nel suo calderone.

Ma soprattutto penso che Bimba Piccola avrebbe fatto meglio a scrivere che madame Pelicot e Medea sono due vittime del patriarcato, che così avrebbe fatto felice l’ignoranza della sua insegnante.

Però è la figlia del suo babbo.

 

Campo largo, campo contro: controcanto

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/08/2024

Funaro e Giani

Il tema caldo di un agosto particolarmente caldo dovrebbero essere le meduse che infestano il mar Ligure e che impediscono di fare il bagno ai villeggianti di Forte dei Marmi e invece è la ricandidatura di Eugenio Giani come governatore della Regione Toscana.

Lo ha fatto intendere con una certa crudeltà il segretario regionale del Partito Democratico, Fossi, dapprima sul Corriere Fiorentino e poi in una intervista di Domenico Guarino su Controradio: la candidatura non deve riguardare una persona ma un programma per la Toscana del futuro e questo programma deve essere elaborato con i movimenti politici che hanno in comune una precisa scelta di campo: il campo largo della Schlein.

Fossi ha anche elencato questi movimenti: il partito democratico, ovvero la istituzionalizzazione inconsapevole delle convergenze parallele fra quello che resta del partito comunista e quello che non si è decomposto della democrazia cristiana; il movimento cinque stelle, quello di Conte; AVS, la strana combriccola di coloro che hanno votato democrazia proletaria quando avevano l’età e non sono voluti crescere; Più Europa, i nostalgici del partito di azione e i sopravvissuti alla personalità di Pannella.

Significativamente non ha indicato Renzi che, però, fa parte della maggioranza di Giani, al contrario dei cinque stelle.

La situazione è ben rappresentata dalle immagini con cui il Corriere Fiorentino ha voluto commentare le esternazioni di Fossi (Giani fa parte di un cleavage, il circolo dei canottieri, che riunisce esemplificando l’elettorato di Renzi) e la replica di Giani (se vuoi restare, Giani deve percorrere le piste tracciate da Sara_Sarà).

Il campo contro è rappresentato, ovviamente, da questa destra che vince e sa vincere perché ha una leader che dice qualcosa, che sa parlare alle persone, non solo al loro stomaco, come è troppo facile dire, ma, sembra di poter dire, anche da Renzi, avvertito come pericoloso da una sinistra che ne avverte il potenziale egemonico e ne teme l’intelligenza manovriera.

Giani è troppo intelligente per non sapere che la sua sopravvivenza politica dipende da queste manovre e che queste manovre, a loro volta, non dipendono da lui.

Ma tutto questo, dal punto di vista di un elettore preoccupato, è pressoché incomprensibile.

Per questo elettore, quello che dovrebbe contare è la Toscana del futuro, il progetto intorno al quale Fossi vorrebbe costruire il campo largo in vista delle prossime elezioni regionali e che non sembra molto diverso da Firenze plurale: tanti progetti, la FI_PI_LI, la Darsena Europa, l’innovazione intorno ai quali costruire un programma.

C’è qualcosa di stonato in questo modo di costruire le alleanze, di stonato e, nello stesso tempo, di autoaccusatorio: la Toscana del futuro di Fossi non è molto diversa dall’Italia del discorso di Stradella di Depretis. In entrambi i casi, non contano le idee, conta il trovarsi d’accordo su singoli progetti di infrastrutture, allora erano le ferrovie, oggi sono le vie di grandi comunicazione, ma non cambia niente. Il trasformismo di Depretis ha logorato la sinistra storica consentendo la nascita prima di un partito socialista forte e dopo di un movimento antagonista egemone di destra.

Ma questa lezione non viene imparata: la sinistra se vuole vincere deve tornare alle sue radici e chiedersi quali sono.

Se ha ancora un senso credere che la diseguaglianza ha un valore solo se determina un vantaggio per i meno fortunati, allora, non ha senso fissarsi sulla Toscana del futuro. La Toscana del futuro è quella che crede in questo ideale, non che lo annacqua nel campo largo.

Cronache dal patriarcato (Lince)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/03/2024

Il Lince è una delle guardie giurate che vigilano sull’accesso ai treni nella stazione di Santa Maria Novella a Firenze.

Se è stato soprannominato Lince, ci sono delle ragioni e lui, purtroppo, le conosce benissimo perché anche se non è un genio e perfino se non avesse mai avuto uno specchio, sono stati i suoi amici che glielo hanno fatto capire fin dalla più tenera età.

Il Lince ha preso molto sul serio il suo nuovo lavoro. Se ne sta impettito dinanzi ai varchi e fa osservare a chi vuole entrare dall’uscita che c’è un divieto e che deve passare dagli appositi varchi presidiati dai colleghi del Lince.

Una donnina, il genere di donnina che si descriverebbe più volentieri se le regole sulla repressione del patriarcato non avessero imposto una stretta censura sul linguaggio da utilizzare nei confronti di queste appartenenti al genere femminile per necessità genetica ma non per vocazione spirituale, pretende di passare dal varco che il Lince presidia.

Il Lince interviene.

La donnina non lo considera e uno dovrebbe dire: Niente di nuovo, il Lince sa che nessuno considera quello che dice come meritevole di attenzione. Ma il Lince non la pensa così, pensa di svolgere una funzione essenziale per il corretto mantenimento dell’ordine pubblico ferroviario di cui è diventato un appassionato sostenitore, e la rincorre chiedendole di passare dal varco corretto. La donna per necessità inizia a urlare: Mi violenta, aiuto, mi violenta… Il Lince questa volta si blocca e si guarda intorno smarrito, tutti lo guatano come se avesse davvero tentato di violare le virtù della donnina che, nel frattempo, si allontana indisturbata.

Questa volta, il treno l’ho perso io per spiegare la situazione alla solerte agente di polizia ferroviaria con cui il povero Lince non riusciva a comunicare perché lo spavento lo aveva bloccato e lui è abituato a bere acqua e zucchero quando un’emozione troppo forte lo scuote.

Le vittime del patriarcato non sono solo le donne indifese e non tutte le donne sono indifese.

A dir la verità ci sono anche le donne che non sono troppo donne.

Ma questo non si può dire.

Dopo la maturità (Riti di passaggio)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
30/06/2023

Finalmente, felice. Felice come quando si è finito cinque anni di liceo e ci si avvia verso l’Università, che poi è una gioia molto simile a quella del matrimonio o della paternità: una persona ragionevole non lo farebbe mai se la natura non avesse deciso di interferire modificando irragionevolmente la percezione della realtà.

Ma la cosa più divertente di una giornata come questa sono i genitori.

Gli esami vengono fatti in parallelo per tutte e quattro (o cinque) le sezioni del liceo, per cui nell’ingresso sostano diverse coppie adulte, diciamo di mezz’età, più o meno le stesse che si incontravano ai corsi pre parto e l’atmosfera ci assomiglia.

Tutti sono provati dall’ultima notte prima degli esami.

Tutti siedono educatamente nervosi e in profonda apprensione. Verrebbe da dire che non siamo al pronto soccorso in attesa del risultato della Tac. Ma non è il caso.

I padri hanno una bottiglia di schiumante.

Le madri, un mazzo di fiori.

Perché alla maturità, quando il maturando esce, si deve aspettare stappando la bottiglia e consegnando i fiori, prima della foto di rito.

Così, anche Bimba Impertinente.

Anche in questo caso, è cambiato il mondo: alla mia maturità c’erano solo i miei amici più stretti, che sono ancora i miei amici più stretti, e il più grande lusso fu un bicchiere di spuma al bar davanti a scuola.

Ma è bello essere genitori di ragazzi che vogliono la nostra presenza. Bello e pericoloso, perché mi chiedo se molti dei disturbi e delle ossessioni che assillano questa generazione non dipendano anche da questi genitori onnipresenti.

 

Stultus clarissimus

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
27/06/2023

Il bello dell’avvocato – e Daumier li ha saputi disegnare come Michelangelo gli angeli – è che sa sempre perfettamente quello che dice.

Non perché lo sa. Ma perché è perfetto nel mostrarsi come se comprendesse il problema del suo cliente assai meglio di quanto Virgilio conoscesse l’inferno.

E quando non lo sa, l’avvocato preclaro scatta con il latinorum, con abbondanza di casi e gerundi affatto casuali. In fondo, Cicerone non faceva il ragioniere.

Ma ci sono dei casi eccezionali.

Così lo stultus clarissimus, colpito al ventre in un’operazione straordinaria dall’esercizio del diritto di recesso da parte del socio di minoranza che ha pretermesso, dopo lunga interdizione di pensiero, si avvede che al termine di quell’operazione la Società, sua cliente, avrebbe deliberato la liquidazione e re melius perpensa arriva alla esatta conclusione che la liquidazione paralizza il recesso.

Non capire dove si è va bene.

Guidare gli altri senza saperlo, un pochino meno.

Dirlo a voce alta, per di più in latino, decisamente meno.

La violenza delle carampane

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
11/11/2022

Triste convegno sulla violenza di genere al tempo della pandemia.

Un tema davvero tremendo: persone costrette alla vita in comune che si trovano a dover subire l’aggressione da parte di chi dovrebbe essere loro di mutuo sostegno.

Ma più terribili ancora le partecipanti.

Parecchie di un’età nella quale i tampax sono ricordi quasi cancellati dal progressivo indurimento delle arterie.

Un’età nella quale i discorsi sulla violenza di genere hanno il sapore delle madeleine.

Cronache dal Feccia Nera (Saggezza di ghostbuster)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/10/2022


Trenitalia ci ha abituati a questo signori che abitano i treni dei pendolari rendendoli più vivibili.

Ci ha insegnato l’importanza del loro lavoro e la dignità con cui viene svolto.  Non ci ha però abituati ai loro insegnamenti e alla loro saggezza.

Ragazza, un po’ sguaiata, stretta nelle sue aderenze più adatte a un palombaro che a un sub:

-> Mi vorrei trasferire da Scienze della comunicazione a Lingue e letterature straniere… Mi sono appena iscritta e penso che non faccia per me… Ho bisogno di dare un perché al mio bisogno di esperienze…

Il Ghostbuster, come se fosse nel più gelido dei manieri scozzesi:

-> Deh, una intellettuale…

La saggezza si apprende più dai cessi che dalla pigrizia. Mi sovviene da pensare. Ma sono un vecchio.

Agosto in città (l’anormale sono io)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/08/2022

Agosto è il mese degli anormali.

Persone, forse spok: frammenti di energia vitale che la cabala riesce a trasformare in esseri quasi viventi, il ricordo di una persona che è sempre esattamente l’immagine esatta della persona nel ricordo, persone che negli altri mesi non ci sono, non si vedono, escono solo di agosto e si aggirano in città appropriandosene, come ratti che possono finalmente uscire dalle fogne e girare liberi senza che nessuno li guardi schifato o li rincorra con una scopa.

C’è la cicciona con il vestito giallo: non esiste se non di agosto, in nessun altro periodo dell’anno avrebbe il coraggio di mettersi quella specie di vestaglia svolazzante che non potrebbe rivestire neppure un disturbo alimentare senza farlo sembrare una mongolfiera spiaggiata dall’afa.

C’è il vecchio colorato come una pasticca di LSD, i capelli lunghi e le trecce al posto delle basette con le cuffie sopra le orecchie come un disc jockey di Ibiza che cammina saltellando contento.

C’è la ragazzina che si diverte a camminare mostrando il sedere come se Borgo Albizi fosse una passerella e chi la guarda un buyer dell’alta moda.

Eppoi ci sei te, te che li guardi e che ti incensi perché ricordi la cabala, te che li osservi dall’alto e che pensi di poterli raccontare come se fossero maschere di Molière e ti senti più tragico di Racine.

Tu che non hai capito di essere anche tu un anormale.

Perché se scrivi queste righe, sei anche tu in città d’agosto, esattamente come loro.

Grillo e Conte il giorno prima dell’esame (Incollato alla colite)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
19/07/2022

La crisi di Governo impegna lo sguardo verso il Movimento 5 Stelle.

Uno sguardo di irrequieti aruspici, non di quieti osservatori della vita politica.

Non vi è molta logica nel loro comportamento, non ha molto senso a pochi mesi dalla fine del Legislatura, ma nell’immediato ridosso della sessione di bilancio, minacciare una crisi di Governo.

Non ha molto senso riunirsi per un percorso partecipato in cui scegliere una linea politica collettiva e restarci per oltre quattro giorni, quando il problema è dimostrare di essere patiscenti affidabili di un accordo di maggioranza.

Eppure il Movimento 5 Stelle è essenziale a questo accordo di maggioranza perché Draghi si rende perfettamente conto che una coalizione PD – Insieme per il Futuro – Calienda – Renzi, Lega e Forza Italia rischierebbe di essere sbilanciata sui capricci di Salvini e non intende cadere nella trappola del Conte I.

In questa situazione, l’osservatore che cerca di comprendere l’evoluzione della crisi è costretto a rivolgersi a segni quasi intangibili, memoria del raffreddore di Breznev.

L’elevato ha cambiato l’immagine del profilo di whatsapp: ha messo un vasetto di coccoina.

L’avvocato del popolo ha passato una notte all’ospedale, fra sabato e domenica, per una intossicazione alimentare.

A chi si rivolge Grillo con l’immagine della colla?

La versione politicamente corretta è ai parlamentari del Movimento, che sarebbero troppo attaccati alla poltrona, una versione molto comoda per giustificare la furia demolitrice di Conte, che ha poco a che vedere con il termovalorizzatore di Roma e parecchio con la scissione di Insieme per il Futuro.

Forse è più facile immaginare che l’incollato sia Conte e che sia lui a dover cominciare a pensare che la sua presenza non sia più indispensabile e neppure troppo gradita.

L’intossicazione alimentare del poveretto ricorda troppo il mal di pancia che prende durante gli esami quando si subisce la domanda che mai avremmo desiderato perché non lo abbia capito lui per primo.

E immaginare una pochette incollata alla propria colite non è una bellissima immagine.

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