22/10/2007
Esiste accanto all’Abbazia di San Galgano, l’eremo di Montesiepi.
La leggenda narra di questo giovane guerriero, stanco dell’adrenalina delle sue battaglie, che pianta la spada in un masso, lo trasforma in un altare e lì lascia che il resto della sua vita scorra in preghiera e contemplazione.
Di fatto, gli è una cappella circolare, cui si arriva dopo aver superato una baracca intestata "boccon divino" (che è un nome agghiacciante per un ristorante, come Fido lo è per un cane, o Vittorio Emanuele per un Savoia) in cui fanno merende per gitanti agée.
La spada di San Galgano è conficcata nel plexigas, al centro della cappella, in modo da valorizzarne le potenzialità artistiche con una luce che vorrebbe sembrare rubata dalla chimica all’alabastro; il plexigas è chiuso da un lucchetto: i senesi sono persone prudenti, con tutti gli inglesi che passano dal Chiantishire, potrebbe sempre arrivarre il giovane Merlino, prendere la spada e lasciare il negozietto di souvenir senza clienti per il resto dell’eternità.
Montesiepi, però, è anche un luogo di attenta consapevolezza ecologica: se si prende una candela, per far finta di essere pellegrini e di voler guadagnare una indulgenza, ci si accorge che questo moccolo è già stato acceso da entrambi i lati, Dio solo sa quante volte.
Naturalmente, lo si prende lo stesso, ma con un certo disagio, come se si stesso comprando una indulgenza usata da un assassino.