Autodifesa
Telefona.
Sempre lui.
Telefona e parla.
Si spiega.
Vocia.
Urla.
Ha ragione e chiede: Capito?
Con costanza snervante.
Piccola soddisfazione: tirare l'acqua dello sciacquone, ogni volta che chiama…
Telefona.
Sempre lui.
Telefona e parla.
Si spiega.
Vocia.
Urla.
Ha ragione e chiede: Capito?
Con costanza snervante.
Piccola soddisfazione: tirare l'acqua dello sciacquone, ogni volta che chiama…
Pomeriggio post prandiale.
Gruppo di amici più o meno appoggiati contro un muro di Soprarno.
Turisti come ondate di scolmatore.
Tre o quattro di questi si fermano.
L'aria di chi non sa se a Firenze o Venezia ma è sicuro che dormirà a Montecatini:
–> SCUSI, MICHELANGELO ?
Risponde il più sveglio, con aria assai compunta:
–> Morto, Signora, mi dispiace …
Il bello del genio fiorentino è che raramente nasce a Firenze: anche il Sassaroli era di Pescia.
E' pacifico che non tutti i contenitori hanno la stessa resa.
Uno dei contenitori dalla resa più complessa è la classica canottiera da uomo.
Indossare una canottiera e mantenere la propria dignità non è semplice.
Una camicia può essere tagliata meglio o peggio.
Una canottiera è priva di pietà.
Banale.
Non per tutti.
Il caldo accalda.
Il caldo si vede ai giardinetti.
Dove c'è sempre un infelice privo di capacità autocritica che si toglie la camicia prima di stendersi sul prato ed osservare i bambini che giocano.
Un infelice che è la gioia delle signore sole che passano trovando nella sua vista una più che ragionevole consolazione alla propria solitudine.
L'Italia si è rivestita di tricolori.
Una impavesata di gioie rinascimentali.
I bambini hanno udito le loro maestre dire:
=> Oggi, tutti abbiamo centocinquanta anni …
E, spero, le hanno guardate come un bambino sa guardare la retorica degli adulti.
Fiorenza è piena di bandiere italiche, talune persino con lo stemma sabaudo nel centro.
Ma la sostanza mazziniana dello spirito cittadino è stata mirabilmente illustrata da un tipo sul tramvai:
=> Io la bandiera italiana l'appiccico fuori tutti i giorni, ci ho lo spunzone su i' terrazzo … La levo solo quando gioca la viola … 'un si possano miha confondere le du' 'ose…
Tizio al bar con amico.
Chiaramente imbestialito.
–> Mi sono lasciato con la mi' moglie …
–> Ah
–> Una troia …
–> Ah
–> Ci siamo lasciati e sai icché l'ha fatto?
–> …
–> Io gli regalavo sempre della biancheria, sai della biancheria un po' piccante … Insomma, ci siamo capiti?
–> No, ma va bene lo stesso
–> E 'sto budello 'un se la metteva mai
–> Ah
–> Poi ci siamo lasciati … Sono andato a casa quando lei 'un c'era e da i' cassetto della biancheria mancavano le calze che gli avevo regalato, hai capito che maiala?
–> ….
–> Io 'un'ho fatto discorsi, ho preso le forbici e gli ho tagliato tutte le mutande, così la impara vélla sudicia …
Rispondere che se uno vuole la moglie maiala e quella lo accontenta non si dovrebbe lamentare sarebbe stato troppo banale mentre rispondere che se si erano lasciati erano affari di lei sarebbe stato troppo vero.
Spesso il silenzio è semplicemente un modo per risparmiare tempo e fiato.
Il leghista riflessivo è un politico locale che dopo un certo numero di giravolte e capitomboli elettorali è finito nelle liste padane.
E' persona riflessiva perché spesse volte inizia il suo discorrere, di esemplare lentezza, con un Ho riflettuto e …
Dopo di che cava le parole dai pensieri con il forcipe e non senza errori di sintassi.
Che urtano il sistema nervoso anche a causa della saccente lentezza con cui vengono distillati.
La sua ultima fissazione sono i musulmani residenti nel nord Africa.
Dice, con quel tono da Reader's Digest che caratterizza la vera erudizione, che un recente sondaggio pubblicato dal Corsera evidenziarebbe che la maggioranza dei giovani egiziani sarebbe:
– a favore della sharia
– a favore della lapidazione degli adulteri
– a favore della pena capitale per i blasfemi e gli abiuri
– a favore delle punizioni corporali per i ladri, sino al taglio della mano
Un tanto lo preoccupa assai.
Non sono persone che meritano di essere considerate civili.
–> Ma lei che cosa propone?
Ci si permette di chiedere con sommessa stanchezza, più per riposare le orecchie per il tempo della domanda che non per avere una risposta, che però non tarda:
–> Io ci butterei una bomba atomica …
Meno male che il problema era il dialogo fra tolleranza ed intolleranza.
L'unica è sperare che il figlio diventi omosessuale e con un padre del genere chi scrive ci sarebbe portato.
Rissa da strada.
Tassista superincazzato.
Scende dal taxi.
Si avventa su un vecchietto.
Che non si sa che cosa abbia fatto.
Ma non si tira indietro.
–> IO che sono IO non sopporto chi fa il furbo …
Chissà chi cazzo è IO.
Si scalmanano sbavando.
Esce il pacificatore di professione.
Si mette nel mezzo.
–> Ma che fai? Ti rovini …
Ridda di luoghi comuni con duplice quesito:
Ma nessuno mette le mani sul viso al pacificatore?
Ma se due si vogliono sfogare, rovinare, ammazzarsi, etc. chissenefrega.
E' solo un vantaggio previdenziale per la nazione.
Storicamente non è il bere che fa male.
E' il ribere.
Il bere sul bevuto.
Ma è anche cosa si beve.
Il chiosco degli sportivi mostra una serie di personaggi inquietanti, sia sul bere, che sul ribere:
730 am: campari e vino
10 am: birra e sprite
11 am: vino bianco e spuma bionda
1130 am: fanta e lambrusco
Poi c'è il vecchino da caffé con la sambuca e il commesso tutto d'un pezzo scolpito nel teak da sambuca senza caffé.
Ma, più triste di tutti, la tipa da Ceres, che è h 24.
Pezzo di pizza ai Fiustel radioattivi che mangia con fatica e Ceres ingurgitata d'un fiato dopo averla centellinata con gli occhi sotto ciuffo di capelli unti in puzza di vino e marchette mal digerite.
Il Primo Ministro ha compiuto gli anni.
74.
In una giornata che ha donato al Parlamento.
Con un discorso degno di un emerito di diritto costituzionale.
Nell'assoluta indifferenza di sensi con il Presidente della Camera.
Sono due uomini diversi.
Il Presidente del Consiglio si è espresso con lucida padronanza dagli scranni del Governo che occupano il centro dell'emiciclo parlamentare.
Il Presidente della Camera lo ha ascoltato masticando una matita dagli scranni dell'Ufficio di Presidenza che stanno al di sopra dei banchi del Governo.
E' interessante questa geografia: il Governo è al centro dell'attenzione del Parlamento, ma il Parlamento è al di sopra del Governo.
Una perfetta immagine della funzione di indirizzo politico e della centralità assegnata all'assemblea nella forma di governo costruita dalla Costituzione.
Una immagine alta e parecchio sprecata per un dibattito che mostrava due diversi modi di intendere la fica in età non più giovane.
Da una parte, il premier priapico che farebbe uso di un gran numero di signorine con aria da bagno turco e remunerazione da nababbo tirchio, secondo quanto svelato dalla signorina Patrizia.
Un modo di intendere le donne estremamente prudente: se le pago per usarle, le pago anche per non avere nessun motivo di restare dopo che sono state usate.
Il modello Pay per use.
Dall'altra parte, lo speaker sfigato: se una donna che è una bella donna si "innamora" di me e mi considera l'inventore dell'attrezzo maschile che nega di avere conosciuto prima di avermi sfilato le bretelle, non posso più fare a meno di lei, non posso più paragonarla alla madre dei miei figli che magari è stata una bella donna ma per la quale – dopo un certo numero di anni passati a vederla dormire russando e con la camicia da notte della nonna – è difficile provare un singulto di orgoglio erettile.
Il modello Pay to be used.
Difficile scegliere fra i due.
Per fortuna, resiste Bossi, che in punto di mano morta è davvero un campione.
Il Vernacoliere di questo mese solleva una importante questione di fiscalità.
Pare che i deputati non paghino l'Iva sulla vendita del culo.
In realtà, da tempo, la conferenza dei capigruppo ha interessato della questione l'ufficio studi della Camera.
Gli è che non si sanno decidere sull'imposta applicabile.
Notoriamente l'Iva presuppone operazioni che hanno un carattere di abitualità e di professionalità.
La vendita del culo parlamentare, però, ad avviso dei capigruppo, non avrebbe questa caratteristica, ma dovrebbe essere assimilata ad una vendita di azienda e cadere nell'ambito di applicazione dell'imposta di registro.
Difatti, per un qualsiasi deputato, il culo è l'insieme dei beni che questi coordina allo scopo di esercitare la propria impresa: si sa che i parlamentari votano con il culo e quando esprimono le proprie opinioni danno aria al culo.
Fini, che preferisce occuparsi di altri beni strumentali, non è stato in grado di offrire un chiarimento.
Lo farà, forse, l'ufficio di presidenza della Camera con il supporto dell'ufficio studi.
Vedremo.
Forse la cosa più corretta sarebbe considerare il culo dei parlamentari come un bene immobile di interesse culturale ed applicare unicamente le imposte ipocatastali.
Che il culo parlamentare sia un immobile è davvero impossibile da dubitarsi: il Parlamento ristagna dai tempi di palazzo Carignano e molto probabilmente potrebbe essere considerato anche come un bene di interesse culturale: è la testimonianza di una cultura che ha nel nostro paese uno delle massime espressioni mondiali.