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Finale di partito al Colle Bereto

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/06/2009

colle2-1Primo scenario:
Mattina presto.
Molto presto.
Ingresso secondario della Procura della Repubblica.
Avvocati che non si vedono normalmente su questi selciati.
Di un certo tono.
Che godono di una certa familiarità con la magistratura requirente.
Strano.
Un avvocato del genere se è qui e aspetta fuori è perché deve parlare con urgenza.

Secondo scenario
Si scopre che durante la notte molti studi professionali e abitazioni sono stati perquisiti.
Si scopre che sono stati messi i sigilli a quattro locali ben frequentati per eccessivo uso di cocaina nei privèe.
Si possono immaginare, senza crederci, naturalmente, le ragioni della presenza degli avvocati.
Quei locali erano ben frequentati.
In particolare, da certi politici molto legati alla Amministrazione comunale appena trapassata e dallo stesso Matteo Renzi che ci ha trascorso una non minore parte della sua campagna elettorale.
Strano che di una cosa che tutti sapevano e sanno, nessuno si fosse mai accorto, malgrado che due di essi si trovino nello stesso isolato della Procura della Repubblica.

Terzo scenario
Potrebbe essere iniziato un interessante finale di partita.
Magari adesso qualcuno scoprirà anche che sopra uno di questi locali c’è una casa di appuntamenti.
O c’era fino a pochi giorni fa.
Ma lì ci andavano davvero in troppi.

Vincere perdendo (Pettegolezzi fiorentini)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/05/2009

ListaRenziLa Lista Renzi è candidata a vincere le elezioni comunali di Firenze.
In questi termini, i sondaggi pubblicati oggi.
Il numero 26 della Lista Renzi è un certo Marco Michelassi.
Nato a Firenze, il 26 marzo 1958.
La Lista Renzi corre per il centrosinistra.
Marco Michelassi corre per il centrodestra e si è sempre proclamato come un nostalgico ammiratore del ventennio.
Corre anche per la massoneria, i cui simboli usa per il merchandising elettorale.
Qualcuno si è sbagliato.
Probabilmente, né Renzi, né Michelassi, né i sondaggisti, ma i fiorentini.

Anche Beppino ha rotto i coglioni

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/03/2009

Immagine 1Anche Beppino Englaro ha rotto i coglioni.
Ma non è colpa sua, questa volta.
E’ colpa di chi lo tira per la giacchetta.
Il Consiglio comunale di Firenze deciderà questo pomeriggio se conferirgli la cittadinanza onoraria.
Come a Saviano, Arafat, la Betancourt e non pochi altri, compreso Rigoni Stern e Kofi Annan.
Firenze vive una battaglia politica molto delicata.
Una battaglia tutta interna al centro sinistra.
Una battaglia di antiche consorterie che è riuscita a conquistare l’attenzione del Time.
In questa battaglia, una consorteria infila Englaro.
Per far vedere che il candidato Renzi non ha la forza di opporsi ai desiderata ecclesiastici.
Che puzza di sacrestia e di Opus Dei.
La signora Englaro, però, non merita questo.
Merita un po’ di silenzio.
Come tutte le morti.
Un po’ di quiete.
Non merita di essere cacciata a forza in questi giochi di potere.
Un po’ tristi, un po’ squallidi, un po’ schifosi.
Il principio di laicità dello Stato, in fondo, è anche questo.
Un minimo di rispetto per una morte che, comunque, ha il diritto fondamentale e inalienabile di ogni morte.
Il diritto all’oblio.

Guelfo non sono né ghibellin mi appello (La fine del Partito Democratico a Firenze)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/02/2009

MicheleVenturaLe ultime vicende del Partito Democratico a Firenze non sono affatto allegre.
Un referendum popolare ha messo seriamente in discussione una singolare tramvia.
Un assessore ha indossato la stella dello Sceriffo di ferro di Salkow ed ha intrapreso una battaglia contro i lavavetri, che, peraltro, ha vinto.
Sono apparse delle intercettazioni telefoniche che hanno seriamente minato la credibilità sia dello Sceriffo di ferro che della sua giunta.
Le primarie, le cui regole sono cambiate in corso d’opera, hanno mostrato una ridda di candidati, in cui Veltroni sponsorizzava Pistelli, Bersani promuoveva Ventura, la Lastri era con la Finocchiaro.
Il Sindaco Domenici ha rifiutato di rinnovare la tessera del Partito Democratico dopo essersi incatenato in un garage e poi ha chiesto di commissariare il proprio partito.
Ha vinto Renzi, che non era con nessuno e ha fatto una campagna elettorale molto americana.
La conseguenza logica sarebbe che Renzi non deve nulla a nessuno.
E’ un candidato sganciato dalle logiche di partito e questo in una società liquidamente antipolitica dovrebbe essere quasi un valore.
Forse, non è così.
Il Corriere Fiorentino – edizione locale del Corsera – di ieri portava un articolo sul candidato sindaco del centro destra.
Preannunciava un interesse per Giovanni Galli, antica bandiera della Fiorentina.
Il vero candidato del centro destra, però, pare, così dicono gli informati, sia il Marchese Frescobaldi.
Personalità mediaticamente molto adatta a fare il pieno dei voti.
A questo punto, ci si può domandare perché non sia ancora uscito sui giornali.
La risposta potrebbe essere semplice e coinvolgere l’attendibilità di Renzi come uomo al di sopra dei giochi di partito.
Senz’altro, il centro destra ha atteso l’esito delle primarie del centro sinistra per uscire con il suo candidato.
Senz’altro, Firenze è una città che nei prossimi anni vedrà una pioggia di cemento e denari (Castello, la tramvia, la manufattura tabacchi, i sottoattraversamenti dell’alta velocità e le nuove infrastrutture ferroviarie).
Senz’altro, in questi investimenti, il centro destra fiorentino, quello che conta: Dennis Verdini, non l’onesta distanza di Mario Razzanelli, non è stato all’opposizione.
L’articolo su Galli di ieri, in realtà, era un articolo su Frescobaldi, nel quale si leggeva: se il candidato del centro sinistra avesse la forza di rompere gli equilibri di potere che hanno saldato gli ultimi dieci anni, noi abbiamo le persone giuste per vincere una battaglia che vi ha logorato.
Adesso, si vedrà se Renzi è davvero sganciato dalle consorterie che guidano la città.
Lo si vedrà dallo spessore del candidato del centro destra.
E se questa non è la fine del Partito Democratico a Firenze ci assomiglia parecchio.

Guelfo non sono, né ghibellin mi appello

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/01/2009

MicheleVenturaChi mi dà da mangiare: tengo da quello.
E’ un antico proverbio fiorentino.
Mostra lo spirito di autentica passione politica che anima la città.
Vo da chi mi fa mangiare.
Spiega anche le primarie di coalizione del partito democratico e l’afasia sindacale del partito delle libertà.
L’apparizione di Michele Ventura come candidato sindaco può essere apparsa incomprensibile.
Un funzionario di antica militanza nel P.C.I., stretto collaboratore di Gabbugiani, vicensindaco con Bogianckino, uno dei quarantenni che sembravano possedere la federazione nei primi anni novanta.
Insieme a Cioni, la Lastri, Riccardo Conti, Amos Cecchi, Catia Franci, Stefano Bassi, Giovanni Bellini.
Furono affossati da Ochetto sulla vicenda di Castello.
Avevano investito sulla realizzazione della variante Fiat Fondiaria, spiegando che quella colata di cemento, in realtà, avrebbe liberato Firenze dal traffico, creando una città nuova, moderna, capace di resistere alle sfide del futuro e preservando la città antica per le nuove generazioni, sottraendola ad uno stress che l’avrebbe demolita.
All’epoca, fu Domenici il Khomeinista che calò a Roma e convinse Ochetto a intimare la fine della operazione.
Fu una operazione quasi stalinista.
Ventura e gli altri obbedirono e si dimisero più o meno tutti dalle cariche che occupavano.
Domenici iniziò una scalata che lo ha portato a essere sindaco in questi anni.
Adesso Ventura viene riproposto.
Una giunta cade su Castello affogata da interessi economici e stravaganti connivenze telefoniche ed il massimo sponsor di Castello diventa il più probabile candidato delle primarie.
Qualcosa non torna.
Ventura non è un uomo nuovo.
E’ un uomo che più di altri può garantire una continuità.
Quella stessa continuità che pare far comodo ai comitati di affari che si riuniscono nel centro destra.
Per questo, forse, un centro destra che potrebbe vincere le elezioni cittadine non esprime un vero candidato.
Gli fa molto più comodo che sia il centro sinistra a fare il lavoro sporco.
Nella logica del proverbio che si è richiamato sopra.
Va bene chiunque, purché continui a farci mangiare.

Occupazioni non troppo arbitrarie: il vecchio Meyer

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/01/2009

NuovoMeyerIl Meyer è l’ospedale dei bambini di Firenze.
Una istituzione importante, perché fa della cura dei bimbi ammalati la sua missione.
Il Meyer è stato trasferito da via Luca Giordano a Villa Ognissanti il 14 dicembre 2007.
Ha lasciato un vuoto urbanistico.
Questo vuoto è stato colmato da alcune occupazioni di cittadini extracomunitari: una ventina di somali, da una parte; un centinaio di altri extracomunitari, in un blocco non distante.
Le occupazioni erano state ampiamente anticipate in più interrogazioni al Sindaco da parte delle minoranze consiliari.
Nello stesso tempo, le scelte circa il futuro urbanistico di questa area languono.
In un primo tempo, si era parlato di un grande albergo accompagnato da uffici e residenze private con un parcheggio pubblico, un asilo nido ed un giardino.
Successivamente, il progetto dell’albergo è sfumato e il piano guida approvato dal Consiglio comunale nel 2004 è caduto in un limbo dal quale non è più riapparso.
Eppure l’accordo di programma sulla realizzazione del nuovo Meyer prevedeva il finanziamento dell’opera con i denari rivenienti dalla valorizzazione di queste aree.
Non è difficile capire che questi denari non ci sono.
Che la realizzazione del nuovo Meyer è stata finanziata semplicemente con del debito.
Sono cose che mandano in bestia.
Sono cose che la Corte dei conti, che ha la competenza a giudicare sul danno allo Stato causato da funzionari amministrativi e uomini politici, dovrebbe giudicare severamente.
Al contrario, la Corte dei conti della Toscana non sembra occuparsi né della occupazione, né dei ritardi nella programmazione urbanistica della città.
Si occupa del danno cagionato allo Stato da un ospedale che operava bambini con le orecchie a sventola (trattamento sanitario la cui funzione estetica non consentirebbe l’intervento economico del servizio sanitario pubblico), di un vigile che riprendeva le infrazioni con un autovelox non omologato, di una azienda sanitaria che ha comprato un credito non più esigibile, e poco più.
La questione vera non sono i processi penali per i reati commessi da amministratori mariuoli.
Hanno una risonanza quasi solo mediatica.
Quello che davvero può far paura è una magistratura contabile che punisce severamente gli amministratori pigri e che si fa carico di obbligare il malgoverno a risarcire i cittadini dei danni che subiscono.

Cioni ti odia (Otel Midas)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/12/2008

Immag049Cioni non è più candidato alle primarie.
Uno di questi giorni convocherà il suo popolo alla discoteca Otel per verificare l’opportunità di candidare Tea Albini, che è l’assessore al patrimonio del Comune di Firenze e la sua collaboratrice più storicamente fidata.
Praticamente, l’avatar politico di Cioni al femminile.
La discoteca Otel è la discoteca più alla moda di Firenze, dove Cioni ha ospitato i momenti più salienti della sua corsa elettorale: ci è già stato – con più di mille persone – tre volte.
Uno spazio da centottanta Euro a cranio per ingresso, cena e consumazioni varie e anche se la politica avrà diritto a dei forti sconti non è difficile immaginare come questi sconti si trasformino in debiti di gratitudine.
Uno spazio che ricorda le scelte di Craxi che ha inaugurato il suo corso alla guida del partito socialista nell’estate del 1976 all’Hotel Midas, un luogo lussuoso, molto lontano dalla tradizioni di un partito tradizionalmente sobrio.
Ricorda il congresso P.S.I. di Rimini, nel 1987, con la scenografia di Panseca che ritmava con un tempio e un anfiteatro la scelta di abbandonare la falce ed il martello.
Craxi segnò i suoi tempi scegliendo una politica che si faceva nei luoghi nervosi delle città da bere invece che negli spazi angustamente fumosi delle sezioni di partito.
Fu una scelta brillante e che portò il partito socialista lontano.
Cioni si comporta in maniera simile e mena la sua politica in discoteca.
Una scelta discutibile.
Soprattutto se la si guarda dal punto di vista dell’anziana che sabato girava per un mercato rionale di verdure.
Vestita con dignità, della polverosa dignità con cui i vecchi cercano di vincere il freddo nel profumo della naftalina.
E’ sparita quando le hanno chiesto se le potevano servire qualcosa.
E’ scomparsa dicendo: Nulla, non voglio nulla. Sono qui solo per guardare. E’ un Natale da bestie, questo. Un Natale davvero da bestie.

Cioni ti odia (Il figlio di Cesare)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/11/2008

Immag049Il Corriere della Sera di oggi, nelle cronache fiorentine, titola di alcune perquisizioni che hanno turbato la pace familiare dell’assessore Cioni e dell’assessore Biagi.
L’accusa sarebbe di corruzione.
Cioni avrebbe votato a favore della variante Fiat – Fondiaria, che sta cambiando il volto della città, perché suo figlio sarebbe stato favorito dal suo datore di lavoro.
Pare che il figlio dell’assessore Cioni lavori alla Fondiaria e che la sua carriera sia stata incoraggiata in virtù dell’atteggiamento politico del padre.
Cioni, lo si è scritto molte volte, non è simpatico.
Ma questa volta potrebbe avere ragione: davvero un assessore deve astenersi in una delle decisioni più importanti della amministrazionedi cui fa parte perché il suo figliolo lavora alle dipendenze del soggetto attuatore dell’investimento?
Forse, no.
Sembra difficile immaginare un accordo corruttivo di questo genere.
Ancora più difficile è provarlo.
Il vero problema è diverso.
Il figlio di Cesare è il figlio di Cesare qualunque cosa faccia.
E’ difficile non pensare a suo padre nella assegnazione dei compiti di ufficio.
Difficile non pensarci quando si decide se assumerlo o no.
Vi è, sempre, un sospetto inevitabile.
Lo stesso sospetto che rincorre la moglie di Cesare.
Un sospetto che rende il figlio di Cesare dannatamente sfortunato, perché lo costringe a vestire anche abiti che non sono solo suoi.
Nell’ordinamento giudiziario, esiste una regola: un magistrato non può prestare servizio nello stesso distretto di Corte di Appello nel quale il figlio esercita come avvocato.
La stessa regola, sul piano morale, ma anche nell’interesse della prole, si dovrebbe applicare ai politici.
Il figlio di un politico non dovrebbe lavorare in un posto nel quale possa essere riconosciuto come il figlio di suo padre.
Dovrebbe valere per un assessore, con riferimento agli affari della sua città, come per il presidente della repubblica, con una estensione ben maggiore.
Il figlio di Cesare pone una questione morale.
Non giudiziaria, probabilmente.
Ma morale, si.

I pensieri politicamente scorretti di una bimba impertinente (Quasi una fan di Borghezio)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/09/2008

BimbaImpertinenteBimba Impertinente frequenta una scuola materna multietnica.
Particolarmente multietnica.
Esageratamente multietnica.
Ne esce spesso perplessa.
Ieri:
Come è andata oggi la scuola?
[Con B.I. non si può parlare di asilo: l’asilo è dei piccoli]
–> Claire ha dato uno schiaffo a Mahmet; Mahmet ha picchiato Maya; Maya ha preso a pedate Mercedes; Mercedes ha iniziato a piangere e non smetteva più …
[Silenzio, affatto stupito]
–> Babbo, mi compri una spada?
Anche Borghezio andava a scuola in un asilo multietnico.

Coito ergo bus: i risultati

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/02/2008

La tramvia di Firenze ha guadagnato le prime pagine dei quotidiani nazionali.
Il senso della notizia è che un progetto urbanistico è stato – e non capita di frequente – oggetto di un profondo dibattito cittadino e di un voto popolare.
L’esito del voto merita alcune riflessioni.
Prima di tutto, il vero vincitore è stato l’elettore silente, ovvero quel sessanta per cento di elettori che non ha partecipato alla competizione.
Il significato della astensione in un referendum consultivo è una sconfitta sia del comitato per il si che del comitato per il no: chi non vota in un referendum consultivo non dice né si né no. Sta semplicemente zitto e questo significa che alla maggioranza dei cittadini non interessa la politica locale.
Questa è una sconfitta di tutti.
Massimamente della amministrazione comunale che avrebbe dovuto sollecitare la partecipazione al voto, in quanto esercizio di un dovere di solidarietà politica, invece di prendere parte attiva alla campagna referendaria e di sottolineare che l’esito del referendum sarebbe stato del tutto ininfluente per la realizzazione del progetto. Dire agli elettori che il loro voto sarà inutile significa scoraggiare la partecipazione alla competizione elettorale.
In ogni caso, il vero sconfitto è stato il Comune che non è riuscito a far passare le ragioni di un progetto che dovrebbe cambiare il volto della città.
Se si ricorda la campagna elettorale del sindaco Domenici, si ricorderà che il programma elettorale aveva al centro la realizzazione della tramvia.
La sconfitta della tramvia è stata una sua sconfitta.
Pesante e personale.
Non è un caso che il Sindaco non abbia commentato i risultati ed abbia lasciato questo compito a Matulli e Cioni.
Quello che spaventa, però, sul piano costituzionale, è l’affermazione del Comune: Al di là dell’esito, il progetto sarà comunque realizzato.
E’ una brutta affermazione perché la democrazia rappresentativa non può permettersi di ignorare le ragioni della democrazia diretta senza virare verso un totalitarismo della rappresentanza che è democraticamente molto insidioso: il referendum di Razzanelli è riuscito a mobilitare il quaranta per cento dei cittadini intorno al futuro della città, il che per chi ha pratica di strumenti urbanistici è una cosa straordinaria.
Il Comune dovrebbe valorizzare – e non ignorare – questa voglia di partecipazione.

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