• Follow us on Twitter
  • RSS
Un altro giorno da descrivere close

ProfStanco

  • Home
  • Blog

Tag Archive for: diritto di resistenza

Il Pinelli della Calabresi (E viceversa)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/05/2009

gasparazzo
Napolitano ha invitato la vedova di Pinelli a celebrare il giorno della memoria con la vedova di Calabresi.
Un gesto umanamente importante.
Un gesto di riconciliazione.
Molto Mandela.
Anche troppo Mandela.
Voglia di essere polemici e di stigmatizzare la distanza fra i due.
Il primo, vittima innocente, ma proprio innocente, di una finestra dalle parti di via dei Giardini, in una Milano che non esiste più.
Il secondo, commissario integerrimo e vittima di un omicidio molto discusso.
Voglia di segnalare l’ingiustizia della memoria che non fa distinzioni.
Discorso molto Pasoliniano.
Inutile.
Probabilmente, l’aspetto su cui pensare è un altro.
Una equazione che non è certo stata ignorata dal Quirinale.
Celebrare Pinelli nel giorno dedicato alle vittime del terrorismo significa riconoscere che anche lui è stato una vittima del terrorismo.
Che quella finestra della Questura di Milano è stata un’arma terroristica non meno della pistola che ha ucciso Calabresi o della bomba che in Piazza Fontana ha aperto la strategia della tensione.
Dire: "Questo ‘Giorno della Memoria’ offre l’occasione per accomunare nel rispetto e nell’omaggio che è loro dovuto i famigliari di tutte le vittime – come ha detto con nobili parole Gemma Calabresi – di una stagione di odio e di violenza. Rispetto ed omaggio dunque per la figura di un innocente, Giuseppe Pinelli, che fu vittima due volte, prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un’improvvisa, assurda fine" significa ammettere che Pinelli è stato una vittima di Stato.
Che in Italia vi è stato un terrorismo di Stato e che Giuseppe Pinelli ne è stato vittima.
E questo, ad oggi, non era ancora stato detto.
Tanto meno dal Capo dello Stato.

La repubblica di Berlusconi

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/04/2009

CalamandreiBerlusconi ha parlato ad Onna della resistenza.
Ha accettato la retorica resistenziale del fazzolettone tricolore.
Chiarendo che meritano pietà anche coloro che in buona fede sono caduti dalla parte sbagliata di una guerra civile.
Scalfari ha applaudito nella omelia settimanale che pubblica ogni domenica in forma di fondo.
Il Giornale ha applaudito Scalfari nel fondo del lunedì.
Siamo tutti più vicini adesso.
Tutti più lontani dalle cesure del 1944 – 46 e della Prima Legislatura Repubblicana.
Così, Franceschini, che seguendo la pista Scalfari sta studiando l’ipotesi partito unico: il PCI_PDS_DS come corrente del PdL.
Cazzate.
Il vero punto è che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha annunciato il ritiro di un disegno di legge di iniziativa parlamentare (Barani ed altri).
Violando le prerogative costituzionali del Parlamento.
Sacrificando il diritto di ogni parlamentare di presentare un disegno di legge (71, Cost.) e il divieto di mandato imperativo (67, Cost.), sottolineati da Bocchino e Cicchitto in una nota congiunta poche ora prima della esternazione berlusconiana.
Se questo non è fascismo, ci si avvicina parecchio.
E se i parlamentari del PdL avessero un rigurgito di dignità, dovrebbero prepararsi ad un Aventino.

Un mercato democratico

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/04/2009

NapolitanoLa settimana scorsa è stata resa nota una lettera inviata dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio e ai Presidenti dei due rami del Parlamento.
In questa lettera, il Presidente della Repubblica si lamentava dell’abitudine del Governo di utilizzare la conversione dei decreti legge per ottenere la approvazione di testi normativi estranei al contenuto originale del decreto legge.
In pratica, il Governo, attraverso i parlamentari della maggioranza, utilizza le corsie accellerate della conversione dei decreti legge per ottenere la approvazione di disposizioni che non vuole né inserire nel testo originale del decreto legge, per evitare il sindacato del Capo dello Stato, né assoggettare alla procedura normale di esame delle Camere, che viene considerata eccessivamente lunga.
Il vantaggio di questa procedura, inoltre, sta nella inevitabile restrizione del potere del Capo dello Stato di rinvio delle deliberazioni legislative, tradizionalmente molto prudente nel caso di leggi di conversione di decreti legge, a causa delle rigidità imposte dall’art. 77, Cost., che prevede la decadenza ex tunc del decreto legge in caso di mancata conversione entro sessanta giorni.
Sul piano del diritto costituzionale, si potrebbe parlare molto a lungo delle possibili modifiche ai regolamenti parlamentari (alcune proposte da Chimenti sono estremamente interessanti) e delle limitazioni al potere di rinvio di cui il Capo dello Stato dovrebbe essere egualmente titolare, senza subire alcuna compressione anche nel caso di leggi di conversione o convalida.
Ma non interessa questo.
Interessa fermare l’attenzione sull’ultimo comma dell’art. 7, d.l. 10 febbraio 2009, n. 5, come convertito dalla legge 9 aprile 2009, n. 33.
Prima di tutto, la conversione è caduta nell’ultimo giorno di vigenza del decreto legge: il Capo dello Stato aveva le mani istituzionalmente molto legate nella promulgazione.
Secondo, l’articolo è intitolato "Controlli fiscali", ma non parla solo di controlli fiscali. Anzi, parla di molte altre cose.
Terzo, l’art. 7 del decreto legge contava 234 parole, dopo la conversione_trasfigurazione_maquillage ne conta 1895. Esso, perciò, dà perfetta consistenza alle critiche del Capo dello Stato.
Quarto, l’ultimo comma modifica l’art. 2357, c.c., in punto di limiti al possesso di azioni proprie da parte di società che fanno ricorso al mercato. Le azioni proprie sono le azioni che una società può acquistare anche se compongono il proprio capitale sociale. In questo modo, la società diventa proprietaria di se stessa. O meglio gli azionisti di controllo diventano un po’ più azionisti di controllo in danno degli azionisti di minoranza, che vedono il proprio diritto ai dividendi decurtato di quanto necessario all’acquisto delle azioni proprie. Normalmente, le azioni proprie servono come antidoto a scalate ostili: fanno parte del patrimonio sociale e in caso di una scalata si può immaginare che siano vendute solo se il gruppo di controllo della Società vede di buon occhio il potenziale acquirente.
Con questa modifica dell’art. 2357, c.c., il limite al possesso delle azioni proprie nelle società quotate passa dal 10%, che non è poco, al 20%, che è moltissimo, soprattutto in tempi di corsi borsistici ai minimi storici e di bilanci non altrettanto penalizzati dalla congiuntura.
In altre parole, il Governo, in una disposizione intitolata ai controlli fiscali, ha introdotto una formidabile norma a difesa di coloro che attualmente hanno il controllo di una società quotata.
Con un inevitabile danno alla democraticità del mercato, che invece vorrebbe tutte le società che decidono di aprirsi agli investimenti egualmente contendibili da parte di chiunque ne voglia assumere il controllo.
Anche se questo qualcuno si chiama Murdoch e la società si chiama Mediaset.
Ma queste sono chiacchere da professori di diritto costituzionale.

Tassare i ricchi per dare ai terremotati

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/04/2009

berlusindoneL’on. Berlusconi non ha ancora preso una decisione circa l’opportunità di introdurre una tassazione straordinaria sui redditi superiori a 120EuroMigliaia.
Come se in un sistema parlamentare, una decisione del genere spettasse al premier, in barba all’art. 72, quarto comma, Cost. e alle riserve di assemblea.
Però, forse, l’aspetto interessante di questo dibattito non riguarda la forma di governo, il neocesarismo berlusconiano, riguarda il valore della solidarietà all’interno di una cittadinanza unitaria.
Discorso difficile.
Parole difficili.
Far pesare la solidarietà solo sui più ricchi significa attenuare i doveri di solidarietà per i più poveri.
Può essere giusto in una chiave di giustizia sociale non estranea al combinarsi dei valori di cui agli artt. 2, 3 e 53, Cost.
Meno giusto se si osserva che il peso fiscale di un ceto equivale al suo peso politico.
I parlamenti sono nati nel momento in cui i grandi pagatori hanno chiesto di controllare come i denari rivenienti dalle loro tasse venivano spesi dal sovrano.
Non è un caso che questa proposta provenga da ambienti vicini al miliardario governante e che lo stesso miliardario governante stia ben attento a non appoggiarla troppo esplicitamente.
Fra Berlusconi e D’Alema ci sarà sempre una differenza fondamentale: il primo può dire al secondo che gli sta pagando l’auto blu, mentre il secondo non può affermare il contrario.
Una equa distribuzione della solidarietà è un necessario baluardo della democrazia.

Silvio dammi una mano (Vauro)

18 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/04/2009

vauro_030708Vauro è stato licenziato (o meglio: sospeso) da Anno Zero.
Troppa satira.
Troppa irriverenza.
Per Vauro è finanziariamente un dramma.
Pintor e la Rossanda hanno sempre detto che lavorare al Manifesto significa essere ricchi di famiglia.
Lui non lo è.
Non resta che rivolgersi a Silvio.
Chiedergli di pensarci.
Di aiutare Vauro.
Con lo stesso tono da palingenesi che abbiamo imparato dai telegiornali di questi giorni.
Un presidente del consiglio che viene chiamato per nome di battesimo e si trasforma in un mezzosangue composto di Padre Pio e il Cincinnato di Tito Livio: Spes unica imperii populi romani.
Anche questa è satira, però.
Naturalmente e purtroppo.

La prossima settimana, esami (Il figlio di un mio carissimo amico)

17 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/03/2009

laureaPrima degli appelli, suona sempre il telefono.
Numero sconosciuto.
–> Sono il prof. _____
Uno importante.
Uno che si scatta sugli attenti quando telefona.
–> Buongiorno, professore
–> Come stai, carissimo? Ma non mi dare del Lei, diamoci del tu, siamo colleghi [Mai dato del tu, sempre un osservantissimo Lei, come tutti peraltro] Domani, ci possiamo vedere?
–> Certo, Professore, ne sono onorato. Quando posso venire da Lei?
–> Carissimo, passo io da te. Dimmi quando ti dò meno fastidio…
[Orpo, questa volta la devo avere fatta grossa: un antico barone che si scioglie con l’ultimo dei cretini è cosa che non può non preoccupare l’ultimo dei cretini se non è del tutto e completamente cretino]
Il giorno dopo.
Non è buona regola far aspettare un antico barone.
L’ultimo dei cretini, perciò, è davanti alla sua porta da ben prima che lui sia arrivato.
Felice di leggere il compiacimento nel suo sguardo quando arriva.
Consuete schermaglie di cortesia e attenti arrocchi.
Dopo avere discusso della congiuntura economica (praticamente ha preso il posto del tempo), avere sfogliato le conoscenze comuni (un modo per trovare legami e per dimostrare di non essere figli di una qualche divinità estinta), si arriva al nodo:
–> Senti, carissimo, tu la prossima settimana hai esami?
–> Si, certo
–> Il figlio di un mio carissimo amico deve sostenere con te l’ultimo esame prima della laurea
–> Non devi aggiungere altro, capisco la tensione dell’ultimo esame. Cercherò di metterlo a suo agio
–> Non devi pensare che io ti stia chiedendo qualcosa
–> Non oserei neppure pensarlo. Conosco bene la tua serietà e spero che tu non pensi che io possa pregiudicare la dignità del nostro ufficio
La fine è davvero misera.
L’antico barone chiama il figlio del suo carissimo amico che appare come se abitasse nei cardini della porta.
–> Vi posso presentare?
–> Certo, grazie
Se fossi una persona seria, in forma di consigli per il ripasso, avrei dovuto passare le domande d’esame.
Ma non lo sono.
Elenco i testi per l’approfondimento.
Un complicato Mortati di annata.
Così da mortificare la sua vita sociale fino all’appello.
Dopo, si vedrà.

La figlia di Lino Banfi

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/03/2009

BenfiLa figlia di Lino Banfi è malata di tumore.
Lo dice il padre durante una trasmissione televisiva.
E chi se ne frega, viene da aggiungere d’istinto: una uscita di cattivo gusto di un comico non sempre elegante.
Pentimento buonista ispirato al Per chi suona la campana di Dunne come traslitterato da Hemingway.
No.
Davvero è una questione priva di qualsiasi rilevanza.
Il tumore della signora Banfi riguarda solo lei e la sua famiglia.
Non ha e non dovrebbe avere alcuna rilevanza pubblica.
Ma non è così.
Lino Banfi fa parte della famiglia – intesa nel senso dell’art. 29, Cost. – della maggior parte degli italiani.
Ma questo è veramente inaccettabile.
Se la genetica non mi costringe ad avere un nonno berese, la televisione non me lo può imporre.
Con tutto il rispetto per San Nicola e la comicità eruttante del suo devoto.

Parentopoli (Una nuova proposta per il reclutamento degli accademici)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/03/2009

GelminiLa ministra Gelmini ha lanciato una nuova proposta per il reclutamento degli accademici.
In contemporanea con l’uscita del libro di Nino De Luca (Id., Parentopoli, Marsilio), dedicato agli arcana imperi della università, di cui forse la bozza di disegno di legge governativo è un mezzo di promozione.
L’idea della Ministra è di introdurre una abilitazione nazionale che selezioni le persone idonee a svolgere il compito di ricercatore, professore associato o professore ordinario.
Successivamente le università, nei limiti dei loro bisogni o delle loro capacità economiche, pescheranno dagli idonei le persone da chiamare in ruolo.
La Ministra avrebbe un sostegno bipartisan.
Il sostegno bipartisan è un brutto segnale di per sé: l’università è un mondo dominato da lobby e se un provvedimento in materia di reclutamento ottiene il sostegno di tutti significa che accontenta tutti.
In effetti, questo provvedimento potrebbe accontentare tutti.
In realtà, questa riforma pare solo apparente e pericolosa.
Oggi, il sistema di reclutamento funziona su base locale: le università più virtuose (quelle che hanno un bilancio tale da poter reclutare nuove risorse) mettono a bando un posto.
Hanno diritto a designare un membro della commissione.
Gli altri quattro membri delle commissioni sono scelti con una elezione elettronica da tutti i colleghi del settore scientifico cui appartiene il bando.
Queste elezioni sono il luogo di scambi feroci.
Ci si candida, si telefona ai colleghi, si ottiene il loro voto e si compila una contabilità dei voti.
Naturalmente il gioco dei voti non ha come principale argomento il merito scientifico dei candidati.
E’ una contabilità nella quale il posto di Siena tocca a …. e quello di Palermo a …, con alleanze che nascono nel buio di qualche convegno, cui si partecipa solo allo scopo di verificare l’andamento del mercato.
Questo gioco sparisce.
Nel disegno di legge della Ministra ci si può aspettare che nessuno sia rifiutato alla abilitazione nazionale.
Non costa nulla darla, quindi è idiota negarla.
Capiterà, ma sarà interessante indagare le ragioni con metodo analitico, alla maniera di De Luca.
Il vero gioco avverrà nelle singole università.
L’università di …  saprà che nel 2010 può chiamare tre posti da professore ordinario.
Il Senato accademico dopo lunghe discussioni li assegnerà a Farmacia, Scienze politiche e Lettere moderne.
I singoli consigli di facoltà, dopo lunghe discussioni, premieranno i candidati ritenuti più adatti.
Ovvero quelli che saranno più graditi alla facoltà.
Il che significa che non si diventerà più professori ordinari o associati perché si è ottenuto il consenso della propria comunità scientifica di riferimento.
No.
Lo si diventerà perché la propria facoltà investe in noi.
Così, se il raggruppamento di sociologia a … è debole, l’insigne sociologo sarà sempre scavalcato dal mediocre internazionalista forte di un baronato locale molto più consolidato.
Se doveva essere un passo in avanti, assomiglia molto a due passi indietro.
E non era affatto facile.

Anche Beppino ha rotto i coglioni

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/03/2009

Immagine 1Anche Beppino Englaro ha rotto i coglioni.
Ma non è colpa sua, questa volta.
E’ colpa di chi lo tira per la giacchetta.
Il Consiglio comunale di Firenze deciderà questo pomeriggio se conferirgli la cittadinanza onoraria.
Come a Saviano, Arafat, la Betancourt e non pochi altri, compreso Rigoni Stern e Kofi Annan.
Firenze vive una battaglia politica molto delicata.
Una battaglia tutta interna al centro sinistra.
Una battaglia di antiche consorterie che è riuscita a conquistare l’attenzione del Time.
In questa battaglia, una consorteria infila Englaro.
Per far vedere che il candidato Renzi non ha la forza di opporsi ai desiderata ecclesiastici.
Che puzza di sacrestia e di Opus Dei.
La signora Englaro, però, non merita questo.
Merita un po’ di silenzio.
Come tutte le morti.
Un po’ di quiete.
Non merita di essere cacciata a forza in questi giochi di potere.
Un po’ tristi, un po’ squallidi, un po’ schifosi.
Il principio di laicità dello Stato, in fondo, è anche questo.
Un minimo di rispetto per una morte che, comunque, ha il diritto fondamentale e inalienabile di ogni morte.
Il diritto all’oblio.

Un post da costituzionalista

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/02/2009

NapolitanoAvrei dovuto scrivere un post da costituzionalista.
Lo avrei dovuto scrivere venerdì.
Avrei dovuto censurare l’uso del potere di messaggio di Napolitano.
Avrei dovuto scrivere che il Capo dello Stato non può interferire con le attribuzioni del Consiglio dei Ministri, intervenendo su un affare al suo ordine del giorno prima che lo stesso gli sia sottoposto alla firma.
Avrei anche dovuto scrivere che una interferenza di questo genere, che costituisce una grave alterazione del sistema di equilibri previsto dalla nostra Costituzione filosovietica, mi pare davvero poca cosa rispetto alla interferenza della politica con la vicenda Englaro.
Che l’attentato alla Costituzione del Presidente della Repubblica, mi sembra molto meno grave di una legge o di un atto avente forza di legge che pongono nel nulla il risultato di anni di battaglie giudiziarie e violano il diritto di difesa e l’eguaglianza dinanzi alla legge: un cittadino che si è rivolto allo Stato per ottenere un qualcosa che le leggi dello Stato gli consentono di ottenere non può sentirsi negare quel qualcosa dopo averlo ottenuto per mezzo di una legge ad personam.
Sabato avrei dovuto scrivere che la nostra Costituzione è filosovietica soprattutto all’art. 7, in punto di rapporti fra Stato e Chiesa, perché senza Togliatti, ed il nulla osta di Stalin, De Gasperi non avrebbe mai ottenuto il rilievo costituzionale dei patti lateranensi e la condizione di speciale autonomia della Chiesa cattolica.
Domenica avrei potuto ricordare la Mystery Clause (Joint Court Opinion of Justices O’ Connor, Kennedy and Souter in Planned Parenthood Vs Casey 505 U.S. 833 – 1992 at 851): At the heart of liberty is the right to define one’s own concept of existence, of meaning, of the universe, and of the mystery of human life. Beliefs about these matters could not define the attributes of personhood were they formed under compulsion of the State, cercando di argomentare che uno Stato che legifera sul limite fra la vita e la morte è uno Stato totalitario, esattamente nella stessa maniera in cui lo è uno Stato nel quale la sodomia in luoghi privati è punita con il carcere.
Oggi potrei scrivere, e scrivo, che il Capo dello Stato può rinviare le leggi che gli vengono sottoposte per la promulgazione e che se le Camere abusano del potere che hanno di fissare un termine entro il quale la legge deve essere promulgata (art. 73, secondo comma), impedendo al Presidente della Repubblica di formulare un giudizio meditato sulla deliberazione legislativa, il Capo dello Stato può proporre ricorso per conflitto di attribuzioni alla Corte costituzionale.
Oggi potrei scrivere, e scrivo, che con il potere di fissare i tempi della entrata in vigore della leggi dilatando la promulgazione e usando tutti i trenta giorni di cui all’art. 73, primo comma, Cost., anche al di là di quanto le Camere potrebbero consentirgli, ai sensi del secondo comma dell’art. 73, il Capo dello Stato userebbe degli stessi poteri di clemenza che ha in materia di grazia.
Perché, in fondo, decidere della vita e della morte di una persona è una questione che, come la Corte costituzionale ha riconosciuto nella sentenza 18 maggio 2006, n. 200, non può appartenere all’indirizzo politico di maggioranza.
E’ Napolitano che con un uso costituzionalmente disinvolto del procedimento di promulgazione può consentire alla natura di fare il suo corso e, soprattutto, a un padre di chiudere gli occhi serenamente ad una figlia che ha il sacrosanto diritto di considerare morta.

Page 12 of 17«‹1011121314›»

Ultimi Tweets

  • https://t.co/f3p1xGFuox Se Rousseau vota Draghi, M5S si divide e Meloni non è più sola per Copasir etc. 13:09:42 12 Febbraio 2021

Archivi

Segui @ProfStanco

RSS

  • RSS – Articoli

Articoli recenti

  • Il Maestro e il perfetto citrullo
  • Sorelle A Tebe
  • Il porto (Esisto)

Categorie

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized

Interesting links

Besides are some interesting links for you! Enjoy your stay :)

Pages

  • Blog
  • Welcome

Categories

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized
© Copyright - ProfStanco - Wordpress Theme by Kriesi.at