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Tag Archive for: fascismi

Fassbinder in piazza

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/09/2011

bigquerelleblums8Consueto aperitivo intorno al tramonto.
Fra bimbi che giocano a pallone e bambine che scorrono sui pattini.
Gli adulti chiacchierano.
L'argomento del giorno sono le solleticanti intercettazioni del Primo Ministro e Capo del Governo, che si lamenta di averne soddisfatte solo otto delle undici che aspettavano.
Il chiacchiericcio ha un tono ironico, di invidiosa moralità.
Due ragazzine giovani si siedono su una panchina non troppo in penombra ed iniziano a baciarsi.
Con la golosa avidità dei primi baci.
Il popolo dell'aperitivo le guarda.
Il chiacchiericcio cambia argomento, tutti sono ampiamente scandalizzati … Non si possono offrire baci omosessuali ai bimbi che giocano a pallone ed alle bambine che scorrono sui pattini … Bisogna fare qualcosa …
Davvero?
Davvero ci si può scandalizzare ipocritamente, con il tono del Fosse capitato a me …, del Presidente del Consiglio dei Ministri in versione Rocco Siffredi e scandalizzarsi autenticamente per due ragazze che si baciano?
Forse, c'è qualcosa che non ho capito.
Un vecchio laido che paga delle giovani per soddisfare le proprie turpi voglie e ne parla con gli "amici" a telefono mi scandalizza molto di più di due ragazze che si baciano con la dolce purezza dei primi baci.
Ma tanto di più.

Sindrome Deltchev (La prescrizione di Cofferati)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/08/2011

urlLa costante richiesta al compagno Cofferati di rinunciare alla prescrizione pone una questione di sistema.
Primo: ho sbagliato persona, non è il compagno Cofferati, ma il compagno Penati che dovrebbe rinunciare alla prescrizione.
Secondo: confondere Penati con Cofferati, che merita le più ampie scuse per l'equivoco, non è solo una questione di assonanza ritmica fra i due cognomi.
E' un equivoco morale.
Bersani, Violante, Casson pongono la superiorità morale del partito democratico come l'aspetto principale della questione.
Forse non è questo l'aspetto principale.
La superiorità morale dei comunisti era un artificio retorico erogato a piene mani da Togliatti per giustificare una politica quanto mai complessa e moralmente discutibile: il costante compromesso con le forze politiche più reazionarie pur di arrivare al potere e di evitare la conventio ad excludendum.
In realtà, predicare una superiorità morale significa essere in grado di svolgere un discorso morale e comparativo, ovvero un discorso il cui autore ritiene di essere superiore agli altri.
E' una posizione moralmente inaccettabile: nessun essere umano ha il diritto di ritenersi superiore ad un altro essere umano.
Soprattutto, però, è un modo per evitare un nodo politico.
Il problema vero è la scelta di un partito popolare di essere il punto di riferimento di esigenze prettamente capitaliste, di essere il catalizzatore di istanze portate avanti dal mercato, di muoversi sul terreno delle banche (D'Alema), dei gruppi assicurativi (Consorte e Fassino), dei grandi interessi immobiliari (Penati).
Questo partito legge il financial times molto più dell'Unità del compagno Gramsci.
Predica la propria superiorità morale per giustificare i propri compromessi, esattamente come faceva Togliatti per votare a favore della costituzionalizzazione dei patti lateranensi.
Per questo Penati fa venire in mente Cofferati.
Ma tutti e due fanno pensare che questo partito non dovrebbe discutere di morale, dovrebbe lasciare la morale ai preti, che hanno un vangelo per giustificarla, e preoccuparsi di essere il punto di riferimento dei lavoratori nella loro lotta contro il capitale.
Penati può rinunciare o meno alla prescrizione.
E' un suo problema.
Il problema del partito democratico è un altro: smettere di essere un luogo di affari e riprendere lo spazio che un tempo occupava il massimalismo socialista nella storia della nostra stanca repubblica.

Star and stripes (Elegia pakistana)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/05/2011

work.1209002.7.flat,550x550,075,f.star-and-stripes14 Navy Seals hanno ucciso Obama Bin Laden nella casa che questo occupava alla periferia di Islamabad.
Il suo corpo è stato portato al sicuro negli Stati Uniti.
Molti cittadini americani sono scesi in piazza per festeggiare la morte del loro nemico.
Il presidente degli Stati Uniti ha affermato che il Governo americano aveva raggiunto il suo principale obiettivo e che la grandezza degli Stati Uniti è nel riuscire sempre a raggiungere i propri obiettivi.
E' davvero così?
L'estremismo islamico considera la lotta contro l'occidente come diritto di resistenza nei confronti di una crociata.
Non è una visione particolarmente sbagliata e può essere superata solo con il dialogo e la comprensione.
Che non si avvicinano innalzando la testa del nemico su di una picca.

Tramonti moderati

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/12/2010

autres-mers-et-plages-capbreton-france-1271545275-1117803Le aule stanche di Palazzo Montecitorio celebrano uno spettacolo triste.
Un Presidente del Consiglio mastica caramelle e invoca l'unità dei moderati come patrimonio inestimabile del paese.
Come se un partito che candida l'on.le Mussolini potesse essere considerato moderato.
Il Paese si interroga (ma si interroga davvero? A qualcuno interessa) sul voto della Siliquini e di tal Scilipoti, che spiegherà il proprio comportamento ai figli.
Di Pietro corre in pretura per denunziare un reato che non esiste (se i voti sono insindabili, non è possibile indagare sulle ragioni che conducono al voto), nascondendo il fatto che la fiducia al Governo può dipendere da candidati che provengono dalle sue liste.
Ma la vera tristezza è l'unità dei moderati.
Essere moderato è diventato un grande pregio.
Lo raccontava Vespa sul Corsera di qualche giorno fa, lamentando di avere subito una aggressione a causa della sua moderata pacatezza.
Due osservazioni.
La prima è politica: in questo sistema essere moderati non può essere un pregio, perché il meccanismo elettorale che premia i moderati è il proporzionale puro, quello che ha retto l'Italia del dopoguerra. Se si deve salvaguardare l'unità dei moderati, si deve tornare al proporzionale ed alla democrazia cristiana.
La seconda è di carattere umano: essere moderati non è un pregio.
E' spesse volta un vizio, il vizio di chi rinuncia a cambiare le cose.
E la politica dovrebbe segnare un minimo di volontà di cambiamento.
Vivere nel paese in cui Vespa è un patrimonio inestimabile fa venire i brividi.
Anzi,  i bordoni.

Fischi macabri

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/09/2010

COL+MOSCHINUn soldato italiano del Col Moschin è morto.
Succede.
Dispiace, ma succede.
Gli ultras del Livorno hanno ritenuto di fischiare durante il minuto di silenzio in suo onore prima di una partita di calcio.
Sdegno ed indignazione da parte dell'intero arco costituzionale.
E' condivisibile?
Il Col Moschin è di stanza a Livorno.
La caserma della Folgore occupa una parte della città che, con un'ampia maggioranza, non apprezza questa presenza, malgrado un certo numero di nostalgici che non hanno dimenticato di essere concittadini di Galeazzo Ciano.
Un tanto giustifica i fischi.
Che non riguardano la morte del soldato, ma la presenza dei militari: tanto in Afghanistan che a Livorno.
Non diversamente dal corteo commemorativo di Porta Pia: dove sarebbe stato piacevole avere la Consulta della laicità a fischiare la coorte di Militia Christi ovvero la coorte di Militia Christi a fischiare la consulta della laicità.
La democrazia può vivere anche di fischi.
Persino di fischi macabri.

Il referendum e le relazioni industriali (Idioti)

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/06/2010

cipputi02Fiat e sindacati hanno discusso del futuro di Pomigliano d'Arco.
I sindacati hanno – a maggioranza – accettato il Lodo Marchionne.
Che è un lodo crudele ma non irragionevole: Fiat accetta di investire in questo sito industriale – per il futuro di questo sito industriale – solo se i lavoratori si impegnano al rispetto di un accordo integrativo che rende infrazioni disciplinari le violazioni dello stesso.
Come dire: (i) Fiat si può liberare dai propri impegni di investimento se l'accordo integrativo raggiunto con i lavoratori viene violato; (ii) la violazione da parte di un lavoratore agli impegni assunti con l'accordo integrativo, con particolare riferimento al divieto dello sciopero degli straordinari ed alle misure contro l'assenteismo, può essere valutata come infrazione disciplinare.
La prima disposizione – cd. clausola di responsabiità – non è irragionevole: gli impegni contrattuali di una parte sono naturalmente collegati agli impegni dell'altra parte in un rapporto di mutua implicazione per cui se una parte non adempie, neppure l'altra può essere costretta all'adempimento.
La seconda disposizione rischia di urtare contro i principi costituzionali, ma è un urto che si spiega con la singolare complessità delle politiche del lavoro a Pomigliano, dove l'assenteismo per malattia tocca picchi patologici e gli scioperi si tengono spesso di sabato o comunque negli spazi festivi.
Il messaggio di queste disposizioni è molto forte: si tratta di disposizioni che possono essere considerate in contrasto con i diritti dei lavoratori, ma anche di disposizioni che non possono non essere accettate perché hanno la forza della fame e della mancanza di alternative.
In questa situazione, il referendum è una follia.
Un referendum approvativo di una disposizione incostituzionale cambia la Costituzione.
Perché la disposizione incostituzionale acquista la forza del consenso referendario.
Che è un plusvalore di legittimazione mica da ridere.
Pomigliano, sotto questo aspetto, rischia di essere la vera fine dello Statuto dei lavoratori.
Apre la strada ad una sua riforma, che non sarà una modifica legislativa, sarà – ed è molto peggio – implicitamente abrogato per mezzo di singoli accordi integrativi a livello aziendale.
Il sindacato, a Pomigliano, non ha perso con l'accordo, ha perso quando è arrivato alla situazione di dover negoziare un accordo in condizioni di inferiorità – perché non si può difendere il posto di lavoro di chi non lavora – e quando ha accettato di sottoporre a referendum i diritti dei lavoratori.

Il limone di Zingaretti

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/04/2010

limone
Sul palco del 25 aprile, il presidente della Provincia di Roma è stato centrato da un limone.
Nicola Zingaretti, fratello di Luca Zingaretti, noto attore, e giovane di talmente belle speranze da invecchiare disperato, lo ha preso senza tante storie.
Un limone non è il Duomo di Milano e fa meno male.
Soprattutto se lanciato a palombella.
Ma chi va ad un comizio per il 25 aprile portandosi un limone?
Una persona previdente, verrebbe da dire.
Uno che sa che cosa succede dopo un comizio con la Polverini e Zingaretti e si attrezza per contenerne gli inevitabili effetti interiori.
Insomma più che un gesto irriverente è stato un generoso gesto di medicina preventiva.
La politica futurista, in fondo, è assai meglio della nouvelle vague di Fini.

La trota di Fini

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/04/2010

persico_trota
Fini sta fondando una corrente basata su di una convergenza parallela con il PdL.
Lo fa intonando le parole di Pound: Se un uomo non e' disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui.
Che è un bello strizzare l'occhio all'ala più dura e pura del suo partito di provenienza.
Nello stesso momento, Renzo Bossi, detto la Trota, per l'acume delle sue capacità politiche, rilascia una importante intervista a Vanity Fair e dichiara che nella vita bisogna provare tutto a parte la droga ed i culattoni.
La marrazzesca sensibilità del giovine fa sobbalzare le agenzie di stampa.
Pare un colpo a favore di Fini: non si può stare assieme a personaggi che ragionano in termini così palesemente volgari.
Ma non lo è per nulla.
E' l'ombra del genio del padre: mentre Fini si preoccupa di incomprensibili convergenze parallele e cita un poeta ignoto alla maggioranza degli italiani, il figlio intepreta perfettamente lo spirito della nazione.
Anzi della nazione.
Con il pedice, come va di moda adesso.

Attentato alla Costituzione

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/03/2010

stor_11650478_34090
L'Italia dei valori è dalla parte di chi non si può difendere.
Così l'eufemico Di Pietro in una tranquilla serata di fine marzo.
Una serata che potrebbe essere rammentata per il tentativo di informazione indipendente di Santoro.
Modo interessante di mostrare la possibilità concreta di una disobbedienza civile ad una dittatura strisciante.
Di Pietro, no.
Di Pietro è un tentativo di dittatura nemmeno troppo strisciante.
Di Pietro difende la Costituzione con un italiano da panuozzo molisano.
Ma non è l'italiano che conta.
Contano i concetti: una forma di governo triparitita, con il legislativo, il giudiziario e [pausa da studente che cerca nella memoria un concetto ficcato a forza] l'esecutivo.
La risposta è ben al di sotto della sufficienza: la nostra forma di governo è un insieme di pesi e contrappesi fondato su cinque organi costituzionali che si inquadrano maluccio nella tripartizione di Montescquieu.
Soprattutto fa paura quando chiama il Capo dello Stato Papà.
Spiega che i suoi interventi a margine del decreto legge salva liste non erano un vilipendio del Capo dello Stato.
Erano il grido di un figlio che si sente pretermesso e chiede al padre di intervenire.
In questo modo si giustifica tutto ed il problema della nostra democrazia è che si deve cominciare a non giustificare più nulla.

Di Pietro e la moglie di Cesare

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/02/2010

stor_11650478_34090Il Corriere della Sera attacca Di Pietro.
Con serena e attenta circospezione.
Lo attacca per una cena del 1992.
Del 15 dicembre 1992, quando Di Pietro aveva appena firmato l’avviso di garanzia per Craxi decretando la fine della prima repubblica.
Quella sera, Di Pietro la passò accanto a Bruno Contrada, che, il 24 dicembre 1992, fu arrestato e successivamente condannato definitivamente per un certo numero di collusioni con la mafia particolarmente oscure.
A quella cena, era presente anche il rappresentante di una agenzia privata di investigazioni, la Kroll, piuttosto nota in ambito internazionale, specializzata nella gestione delle informazioni riservate in ambito finanziario e nel loro sfruttamento contenzioso.
Il Corriere della Sera sottolinea che ciò che stupisce non è tanto la cena in sé, che si è svolta in una casera dei carabinieri, a valle di un convegno del consiglio superiore della magistratura, quanto l’averla voluta tenere segreta e riservata per quasi venti anni.
L’osservazione è pertinente.
Di Pietro usa il Fatto Quotidiano per replicare.
Gli argomenti sono: (i) io ero un umile manovale dello Stato che cercava di tirare un muro dritto; (ii) chi mi accusa è un grafomane che ha collezionato numero diciotto diffide della autorità giudiziaria e che ha dovuto vendere la casa per pagare le spese di giustizia.
Inutile osservare che gli argomenti di Di Pietro non toccano la sostanza dei fatti, ma mirano a svuotarli attraverso la mitizzazione del protagonista e la demolizione dell’antagonista, che, peraltro, è stato a  lungo sodale di Di Pietro ed ha stilato lo statuto dell’Italia dei Valori.
Sono argomenti che ricordano Giulio Cesare, il quale al processo contro il ganzo della moglie, dopo essersi detto convinto della fedeltà muliebre e quindi della innocenza del fedifrago, si sentì chiedere: Ma se sei convinto che non ti ha tradito perché l’hai ripudiata? ed ebbe il cuore di rispondere L’ho ripudiata perché la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto.
E’ la sostanza del discorso politico dell’Italia dei Valori e del Fatto Quotidiano su Berlusconi, il quale – per le stesse ragioni – dovrebbe essere ripudiato dagli italiani.
Ma se Berlusconi è ben al di sotto di un legittimo sospetto, anche Di Pietro non scherza: si è detto che l’alfiere della sua promozione a magistrato sia stato Corrado Carnevale, si sono ricordati i trascorsi del figlio, si dovrebbe rammentare spesso la candidatura del senatore De Gregorio nella scorsa legislatura, si potrebbe discutere della gestione patrimoniale del suo partito, che pare non essere sempre stata trasparente.
Triste cosa vedere il Fatto superato a sinistra dal Pompiere della Sera.
La verità è che il motto di Plutarco non significa più che Cesare deve ripudiare la moglie non perché è colpevole, ma anche se qualcuno può immaginare che sia colpevole, ma che la moglie di Cesare è innocente anche se è colpevole, perché è la moglie di Cesare.
In questo schema logico, Berlusconi e Di Pietro possono restare tranquillamente al loro posto.
Purtroppo.

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