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Tag Archive for: fascismi

Guelfo non sono, né ghibellin mi appello

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/01/2009

MicheleVenturaChi mi dà da mangiare: tengo da quello.
E’ un antico proverbio fiorentino.
Mostra lo spirito di autentica passione politica che anima la città.
Vo da chi mi fa mangiare.
Spiega anche le primarie di coalizione del partito democratico e l’afasia sindacale del partito delle libertà.
L’apparizione di Michele Ventura come candidato sindaco può essere apparsa incomprensibile.
Un funzionario di antica militanza nel P.C.I., stretto collaboratore di Gabbugiani, vicensindaco con Bogianckino, uno dei quarantenni che sembravano possedere la federazione nei primi anni novanta.
Insieme a Cioni, la Lastri, Riccardo Conti, Amos Cecchi, Catia Franci, Stefano Bassi, Giovanni Bellini.
Furono affossati da Ochetto sulla vicenda di Castello.
Avevano investito sulla realizzazione della variante Fiat Fondiaria, spiegando che quella colata di cemento, in realtà, avrebbe liberato Firenze dal traffico, creando una città nuova, moderna, capace di resistere alle sfide del futuro e preservando la città antica per le nuove generazioni, sottraendola ad uno stress che l’avrebbe demolita.
All’epoca, fu Domenici il Khomeinista che calò a Roma e convinse Ochetto a intimare la fine della operazione.
Fu una operazione quasi stalinista.
Ventura e gli altri obbedirono e si dimisero più o meno tutti dalle cariche che occupavano.
Domenici iniziò una scalata che lo ha portato a essere sindaco in questi anni.
Adesso Ventura viene riproposto.
Una giunta cade su Castello affogata da interessi economici e stravaganti connivenze telefoniche ed il massimo sponsor di Castello diventa il più probabile candidato delle primarie.
Qualcosa non torna.
Ventura non è un uomo nuovo.
E’ un uomo che più di altri può garantire una continuità.
Quella stessa continuità che pare far comodo ai comitati di affari che si riuniscono nel centro destra.
Per questo, forse, un centro destra che potrebbe vincere le elezioni cittadine non esprime un vero candidato.
Gli fa molto più comodo che sia il centro sinistra a fare il lavoro sporco.
Nella logica del proverbio che si è richiamato sopra.
Va bene chiunque, purché continui a farci mangiare.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Gaza)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/01/2009

BimbaImpertinenteLezione di danza.
Discussione fra bambini.
Lieve discussione sulle scarpette.
Lei, microbo di famiglia rigidamente ebraica e di osservanza sionista, a Bimba Impertinente, che indossa delle scarpette di colore incerto: Sembri una bambina di Gaza
B.I. la guarda con stupore e lacrime più o meno a fior di pelle: Ma io sono umana.
Forse ha sentito troppa Radio Popolare.

Chi li ha sciolti? (Il brigadiere Manetta)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/01/2009

CarabinieriIl brigadiere Manetta vive dietro a una scrivania in una caserma di mezzo centro.
Dimostra il suo coraggio con i ritagli di giornale che appiccica sul muro: Il brigadiere Manetta ha arrestato due rom; Terrore a ___: una banda di ragazzini taglieggia i compagni; I carabinieri di ___ hanno interrotto lo spaccio nei giardinetti, etc.
Sulla scrivania ospita il busto di un primo ministro e segretario di Stato con la mascella prominente: la mascella più prominente che abbia mai arringato gli itagliani.
Il brigadiere Manetta trascorre gli ultimi anni del suo ufficio a evitare problemi e pericoli.
Così, se una sera, nemmeno troppo tardi, due solerti cittadini bussano al suo citofono segnalando che ci sono due signori che stanno cercando di aprire le macchine a pochi metri dalla caserma del brigadiere Manetta, questi prende tempo e invita i cittadini a chiamare il 112.
Se i due insistono, il brigadiere Manetta inciampa nei ritagli di italiano che la frequentazione della scuola sottufficiali ha tentato di conculcargli vent’anni prima, gridando che non ha la macchina e perciò non si può spostare. Chiamerà lui il 112. Però i cittadini nel frattempo dovrebbero raggiungere i malfattori e trattenerli sino all’arrivo della pattuglia, che non tarderà…

Lo faccio per mio padre (Cristiano Di Pietro)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/12/2008

stor_11650478_34090La notizia è perfetta per Libero o per il Giornale di casa Berlusconi.
Di Pietro ha un figlio mariuolo.
Non criminale.
Semplicemente, mariuolo.
Lo hanno intercettato mentre parlava di favori vari per amici (o clienti) con un personaggio che pare essere criminalmente mariuolo.
Il figliio si è subito dimesso dal partito del padre dicendo che lo faceva per il suo babbo.
Se uno si dimette da un partito per rispetto al padre, significa che quel partito è tutt’uno con il padre.
I partiti che si identificano con una persona non sono un valore per la democrazia.
Sono forme di fascismo: partiti che rifiutano una ideologia per identificarsi con un soggetto di cui costituiscono la proiezione politica e parlamentare.
E’ stato detto per Forza Italia, lo si deve dire anche per l’Italia dei Valori.
Ma uno che si dimette per suo padre fa anche umanamente pena.
E’ una cosa da bambini: Il babbo mi dice che non posso giocare ed io vado via.
In realtà, Cristiano Di Pietro non ha commesso solo questa gaffe.
E’ cresciuto in polizia, finendo sul giornaletto del suo corso, con risonanza nazionale (Maria Grazia Cutoli su Epoca).
Ha incontrato le cronache per un incidente di auto (tremendo colpo di frusta), un parto gemellare (altra botta pazzesca), un affitto milanese a prezzi di favore (discreta figuraccia), una campagna elettorale a Montenero di Bisacce (ironicamente commentata da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera).
Resta solo un quesito: dove può fare meno danni il figlio di Di Pietro? In politica o in polizia?

Chi li ha sciolti? (Piccole soddisfazioni un po’ maligne)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/10/2008

petznerhaigerDi sicuro c’è solo che Joerg Haider si è schiantato con la macchina.
Anche che violava i limiti di velocità.
E che la macchina era una Volkswagen Phaeton (un modello che mi ero sempre chiesto come potesse essere venduto e chi lo comprasse).
Dicono che fosse alticcio.
Sorriso maligno.
Dicono che uscisse da un locale gay.
Risata maligna.
Dicono che il suo successore, tal Stefan Petzner ne fosse innamorato e che condividesse con lui una passione assai più politica, un qualcosa che si può chiamare amicizia affettuosa.
Risatona malignissima.
Non perché ci sia qualcosa di male nell’essere omosessuali.
Nemmeno perché ci sia una incompatibilità fra l’estrema destra e l’omosessualità. Tutt’altro.
Ma perché un ricchione vestito da shutzen fa la sua porca figura.

Discriminazioni positivamente orientate

21 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/10/2008

Che pare un modo per dire che distinguere fra il bagno dei maschi e il bagno delle femmine non e’ sbagliato.


Ed invece e’ la giustificazione della mozione che vorrebbe delle classi di sviluppo separato (in afrikaneer, apartheid) per gli stranieri che non superano un test di ammissione.


Scandalizza?


Si, scandalizza anche se nessuno vorrebbe che i suoi figli non imparassero le divisioni perche’ ci sono bimbi che hanno bisogno di apprendere l’italiano.


Anche se nessuno vuole che i suoi figli siano turbati dal disagio di una convivenza emarginata.


Etc.


Insomma, e’ uno stupore ipocrita, che non fa nulla per risolvere un problema molto piu’ grave.


Non si puo’ certo pensare che lanciare un bimbo nomade in una classe di bimbi normali, una classe di Piazza Savonarola, diciamo cosi’, sia un modo per integrarlo o per non discriminarlo.


E’ il vero modo per farlo scappare. Peggio forse anche della discriminazione positivamente orientata come la ignavia leghista chiama le affirmative actions.

L’Italia è una repubblica democratica (Alemanno)

25 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
08/09/2008

AlemannoCelticoAlemanno appare come un infaticabile gaffeur.
La Bignardi lo invita alle Invasioni barbariche? Partecipa con una croce celtica.
Il Sunday TImes lo intervista? Afferma che l’Italia ha avuto bisogno del fascismo per modernizzarsi.
Due turisti olandesi vengono violentati a Roma? Non avrebbero dovuto accamparsi in una zona pericolosamente isolata e assolutamente degradata.
Da ultimo, è stato intervistato dal Corsera durante il pellegrinaggio parlamentare in Terra Santa organizzato da monsignor Fisichella.
Ha avuto modo di affermare che il dramma del fascismo sono state le leggi razziali (aspettava il taxi che lo avrebbe portato a visitare il museo della Shoah, che doveva dire?) e che molte persone hanno aderito al fscismo in perfetta buona fede.
Forse ha ragione.
Molti italiani sono stati brave persone anche se hanno aderito al fascismo.
Gli italiani – si sa – sono brava gente, sempre e comunque.
Ma non è così.
Il dramma del fascismo è stata la silenziosa e massiccia adesione del popolo italiano ad una ideologia che trangugiava libertà e sputava olio di ricino.
Non si può separare il fascismo dai fascisti, dicendo che l’uno come fatto collettivo merita la condanna della storia, mentre gli altri devono essere umanamente compresi.
Abbiamo il dovere storico di continuare a vergognarci di appartenere ad un popolo che ha assaltato la casa di Emilio Lussu, assistito in silenzio all’assassinio dei fratelli Rosselli, partecipato con entusiamo alle feste del grano, etc.
Nello stesso tempo, Alemanno non è un gaffeur ingenuo.
E’ un politico attento ed intelligente.
Sa interpretare lo stomaco della nazione, costruire consenso, attirare voti e capitali.
Questo spaventa: non un giudizio storico affrettato e discutibile, ma il consenso che evoca.
Quel sentimento di "Adesso possiamo far finalmente sentire la nostra voce" che inizia a serpeggiare, rendendo morti invano i padri della Costituzione.

Di Pietro miete (Su una sinistra sempre più masochista)

18 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/06/2008

MussoliniTrebbiaDi Pietro ha interrotto la trebbiatura nella azienda agricola di Montenero di Bisacce per tenere una conferenza stampa.
Difficile non rammentare un altro trebbiatore della storia italiana.
Difficile non provare un certo imbarazzo.
Eppure il leader della Italia dei Valori non ha provato imbarazzo a mostrarsi durante la trebbiatura.
Nemmeno ha provato imbarazzo a manifestare le sue opinioni nei confronti del capo del governo: un magnaccia, secondo l’ex pubblico ministero.
Difatti, da una serie di intercettazioni sarebbe risultato che il capo del governo si sia occupato con una certa attenzione del futuro di alcune veline.
Una attività da mezzano.
Non da leader politico.
Forza Italia, naturalmente, è insorta.
Forse, non del tutto a torto.
Da una parte, si sta parlando di intercettazioni prive di qualsiasi valore penale e coperte dal segreto istruttorio.
Non pare particolarmente civile usare le indagini della magistratura prima che le stesse siano divenute il fondamento di una sentenza.
Non pare particolarmente civile tenere sotto controllo il telefono degli avversari politici.
Dall’altra parte, Di Pietro guida una opposizione sguaiata.
L’opposizione che non vuole fare sconti.
Che cerca l’orgasmo frontale.
E’ esattamente ciò che vuole Forza Italia.
Una opposizione frontale che possa dimostrare l’assenza di idee del centro sinistra.
La sua volontà muscolare e la sua incapacità di produrre danni alla azione di governo.
Le leggi vergogna (che poi è la definizione storica delle leggi razziali, che davvero costituirono un colpo di stato) sembrano dirette anche a questo.
Non tanto a giungere a dei risultati politici.
In fondo fanno meno schifo di altri provvedimenti normativi e la riedizione del lodo Schifani non è priva di una certa consistenza istituzionale.
Soprattutto costituiscono un argomento forte per stringere la sinistra nella logica dell’Aventino.
Un Aventino che gira a vuoto.
Alla maggioranza degli italiani, questo Berlusconi non fa schifo.
E forse piace anche grazie agli attacchi di Di Pietro e dei suoi sodali.

Ordine pubblico militare

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/06/2008

MVSNSi parla molto dell’uso dell’esercito per funzioni di sicurezza pubblica (o meglio: ordine pubblico, nel linguaggio della maggioranza di governo).
La maggioranza sostiene che è indispensabile per fare fronte ad una situazione di emergenza.
Le minoranze – al solito variegate e disarmoniche – ritengono che sia una misura di stampo cileno.
In realtà e da un punto di vista strettamente costituzionale, la decisione del governo merita di essere inquadrata lungo due direttrici: da una parte, l’art. 52, Cost. sottopone le forze armate al principio di democraticità e le funzionalizza alla difesa delle istituzioni repubblicane contro ogni attacco esterno.
Dall’altra parte, l’art. 79, Cost. riserva alle Camere la deliberazione dello stato di guerra con l’attribuzione al governo dei poteri necessari.
Sotto il primo aspetto, non pare possano essere condivisi i timori di chi ritiene che l’uso delle forze armate sia in sé un attentato alla democrazia.
L’ordinamento delle forze armate è – o meglio, deve essere – intriso di spirito democratico, sicché le forze armate non possono – o meglio, non dovrebbero potere – essere un pericolo per le istituzioni repubblicane che sono chiamate a difendere e servire con disciplina ed onore, così l’art. 2, legge 11 luglio 1978, n. 382.
Ma è la seconda direttrice costituzionale che soffre di più.
L’esercito non può essere utilizzato al di fuori di una decisione delle Camere che ne giustifichi l’uso con riferimento ad uno stato di guerra.
La Costituzione ha usato volutamente l’espressione "stato di guerra" per escludere la possibilità di usare l’esercito in tempi di pace, per far fronte a sommosse popolari, come accadeva per mezzo della dichiarazione di "stato di assedio" vigente lo Statuto albertino.
Ma l’uso dell’esercito proposto e deliberato dalla maggioranza di governo è occasionato da una situazione di emergenza che ricorda molto gli estremi di uno stato di assedio.
E questo non è costituzionalmente ammissibile.
Il che dovrebbe portare le forze armate a rifiutarsi di obbedire, come prevede l’art. 4, ultimo comma, legge n. 382 del 1978: Il militare al quale viene impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l’ordine e di informare al più presto i superiori.

Fascisti o Coatti?

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/05/2008

mussoRoma, 3 gennaio 1925, Camera dei Deputati:

Si dice: il fascismo è un’orda di barbari accampati nella nazione; è un movimento di banditi e di predoni! Si inscena la questione morale, e noi conosciamo la triste storia delle questioni morali in Italia.
Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.
Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa!  Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!
Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi.

Roma, 27 maggio 2008, Campidoglio

Le violenze a Roma sono da condannare senza alcun attenuante. L’università La Sapienza non può essere luogo di scontro e di violenza politica.

Sono discorsi lontani?
Forse no.
La condanna di Alemanno è per una violenza stupida, idiota, senza giustificazioni politiche.
Una violenza coatta.
Non si estende alla violenza come strumento di lotta politica, su cui Mussolini, nello stesso discorso, ha potuto dire: Ho sempre detto, e qui lo ricordano quelli che mi hanno seguito in questi cinque anni di dura battaglia, che la violenza, per essere risolutiva, deve essere chirurgica, intelligente, cavalleresca.

E’ questa la violenza che fa davvero paura.
Ma non è una violenza che corre nelle strade.
E’ una violenza che si aggira negli emendamenti che occupano l’etere.

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