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La tempesta perfetta (Pregnancy)

11 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/09/2008

BarracudaLa tempesta perfetta non è l’uragano Gustav, che ha fatto "solo" tre morti e non è riuscito a rovinare la convention repubblicana chiamata a ratificare la candidatura di McCain.
La tempesta perfetta è lady Barracuda.
Anzi, la figlia di lady Barracuda: Bristol (nella foto con in braccio il fratellino dawn Trig, che per un bimbo affetto dalla sua malattia appare un nome davvero di cattivo gusto) che aspetta un figlio.
A diciasette anni e senza essere sposata.
Sembra una terribile mazzata sulla campagna elettorale del candidato repubblicano.
La vice presidente chiamata ad attrarre i voti dei cristiani conservatori non è in grado di educare la figlia che resta incinta.
Terribile.
Ma forse non è così.
Non è ragionevole immaginare che una tizia chiamata lady Barracuda non si accorga che la figlia è incinta ancora prima che la piccola dimentichi le opportune precauzioni.
Non è ragionevole immaginare che un tizio che prepara la campagna elettorale come candidato alla presidenza degli Stati Uniti e risale posizioni nei sondaggi come un alpinista non sappia che la figlia del suo vice presidente in pectore è incinta.
In realtà, può apparire come una mossa elettorale geniale e davvero capace di attirare i voti dei cristiani più conservatori e retrivi se si tiene conto che la notizia è accompagnata da un’altra notizia: la piccola Bristol, a diciassette anni, bene rammentarselo, terrà il bambino e sposerà il padre.
E’ stato un incidente, ma un incidente che lady Barracuda ha saputo superare nel più tradizionale dei modi.
Lady Barracuda è davvero una donna ed una madre esemplare.
Se fosse così, sarebbe una mossa elettorale davvero geniale.
Talmente geniale da far immaginare che se la piccola Bristol non aveva voglia di un figlio, sarebbe stato opportuno che se la procurasse egualmente.
Ma possono essere considerati discorsi cinici.
Restano due considerazioni.
Davvero una madre che ha quattro figli può considerare il quinto figlio dawn una benedizione?
Magari lo è per lei e per suo marito, ma potrebbe non esserlo per gli altri quattro che dovranno fare i conti con la sua presenza per tutta la loro vita.
Anche solo pagando i conti di un ospizio.
Ancora: davvero una madre la cui figlia di 17 anni aspetta un bambino, con tutta l’immaturità affettiva di una che fino a due anni prima giocava con Barbie sposa, può considerare giusto nell’interesse della figlia che la stessa si sposi e tenga il bambino?
Tenere il bambino può essere considerato giusto ed inevitabile a seconda delle opzioni etiche.
Consentirle di sposarsi, no.
Non ci si può – e non ci si deve – sposare solo perché si aspetta un bambino.
Una tizia che si disinteressa completamente delle aspettative dei propri figli, del loro diritto ad essere felici, della loro aspettativa ad una vita indipendente ed autonoma, forse, merita di essere considerata pericolosa.
Soprattutto se deve diventare il vice presidente della potenza più potenzialmente letale del pianeta.

Pensieri politicamente scorretti di una bimba impertinente (Rutti)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/07/2008

BimbaImpertinenteCena.
Non troppo seria, ma insomma.
Bimba impertinente:
–> B U U U R R R R R P
Silenzio stupefatto.
Bimba impertinente:
–> Anche le principesse ruttano…

Eutanasia

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/07/2008

Eutanasia
Il diritto ad una morte lieve non può essere considerato un problema di diritto costituzionale.
Il diritto non ha parole di fronte alla sofferenza di un malato senza speranza.
Si deve fermare davanti a chi aspetta solo dolore dai giorni che lo attendono.
In silenzio ed il silenzio del diritto si chiama libertà.
La libertà di un padre che dice che sua figlia è morta da molti anni.
Da quando un incidente l’ha privata di ogni possibilità di tornare a respirare, sorridere, correre, mangiare.
Non la libertà di lasciare morire sua figlia.
La libertà di ricominciare a vivere.
Di abbandonare quell’estrema speranza che ogni padre avrebbe.
La speranza di vedere il telefono che squilla e immaginare un medico, una suora, un volontario che annuncia il miracolo.
Nessuno può essere condannato a sopravvivere aspettando il ritorno dai morti del proprio figlio.
Anche se ci vuole davvero molto coraggio ad abbandonare questa speranza.

Pensieri politicamente scorretti di una bimba impertinente

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/07/2008

BimbaImpertinenteConsueta vecchiaccia complimentosa:
    – Ah come sei bella
Silenzio
    – Ma come sei bionda: hai le mèches naturali
Silenzio
    – Come sei carina
Silenzio
    – Ma come ti chiami, bella bimbina?
Arrivederci, mi chiamo arrivederci.
Il tutto, naturalmente, senza smettere di sorridere.
Con la sua aria perfettamente nevrotica e dolcemente strafottente.

Lezioni di stile (La concubina)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/06/2008

BenvenutiInCasaGoriBenvenuti in casa Gori è un film.
Un film quasi incomprensibile per chi non è nato a Firenze da una famiglia normalmente plebea.
Perché è uno stato d’animo.
In cui la tristezza è un ridere sommesso e sguaiato nello stesso tempo.
Un ridere che fa parte di questa città come la tristezza coranica pavimenta Istanbul.
San Giovanni sono i fòchi.
Che sarebbero i fuochi di artificio.
Panem et circenses di produzione cinese.
Una casa per San Giovanni.
Un anziano padre ed una anziana madre che riuniscono la famiglia per vedere i fòchi.
Invitano tutti.
L’amico testimone di nozze del primo figlio.
La concubina sconosciuta del primo figlio.
Il secondo figlio.
Il suo carattere di merda.
Su tutto, una atmosfera di tragedia inelluttabile.
Appena nascosta dalle noccioline.
Esasperata dal vino caldo in una serata afosa.
Dal condizionatore a tutto volume.
La concubina è splendida.
Nel senso sguaiato e sommesso di questo aggettivo nel vernacolo quotidiano.
Se la allunga, senza poterselo permettere, si potrebbe tradurre.
Saluta come se fosse di casa.
–   Sono felice che si senta a casa sua.
Che è come dire: Non è casa tua, stai un po’ al tuo posto.
L’anziano padre comincia a soffrire.
Non è uomo che apprezza le ironie.
Si parla di viaggi.
E’ stata a EuroDisney ed ha cenato con le principesse ed il principe Filippo.
–   Fantastico.
Che è come dire: E chi se ne frega.
L’anziano padre porta in tavola una insalata di riso che ha visto giorni migliori e frigoriferi più efficienti.
Nessuno dice nulla.
Semplicemente si cerca di servirsi da soli per ridurre il danno.
Iniziano i fòchi.
Finiscono.
Senza riuscire a portare un’idea di spensierata fanciullezza.
Finiscono semplicemente.
Lasciando tutto irrisolto.
Come sempre.
Amaramente irrisolto.

Pensieri politicamente scorretti di una bimba impertinente

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/06/2008

BimbaImpertinentePossiamo cambiare mia sorella?
    Forse no. Perché?
Allora, lasciamola nel cassonetto [Bimba Impertinente non è ancora in grado di leggere l’adesivo del movimento per la vita che domina il portello del cassonetto].
    Sei davvero birbante, non pensi che ci sia troppo cattivo odore?
A quello è abituata: con tutte le puzzette che faccio…

Pensieri politicamente scorretti di una bimba impertinente

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/05/2008

BimbaImpertinente
Mattina presto.
Ingresso dell’asilo che è anche l’ingresso di un museo.
Americana ingombrante che ostruisce il passaggio.
L’americana si sposta a destra.
Bimba irriverente cerca di forzare il passaggio a sinistra.
Non ci riesce.
Movimento inverso.
Egualmente impossibile passare.
L’ingombrante si volta:
I’m sorry
Bimba irriverente la fissa, senza alcuna dolcezza:
No.
Tu non sei sorry.
Sei grassa.

Funerali

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/02/2008

Era un bambino meraviglioso.
Sveglio.
Simpatico.
Bello come un aprile napoletano.
Suo padre era anziano.
Scoprì di dover morire.
Di lì a poco.
Lo consegnò ad un amico.
Poche parole: prendine cura, guardalo crescere, aiutalo se puoi.
Morì.
Il bambino pianse tutte le lacrime che potevano uscire dal suo viso.
Lo seppellirono.
Il bambino chiese di restare solo con lui.
Qualche attimo.
Non più di qualche attimo.
L’amico del padre lo accompagnava.
Il bambino abbracciò la bara.
Come si abbraccia la mamma dopo un incubo.
Parlò al coperchio.
Poche parole. Infantili e spezzate.
Raccontava che l’Inter aveva comprato Berti, o qualcosa del genere.
Il padre sparì.
Sepolto dai fiori di una mattina di maggio.
Adesso, è sparito anche il bambino.
C’è un ragazzotto, ben piantato.
Vestito di sartoria.
Perfetto per un aperitivo al Colle Bereto.

Martedì grasso (Oggi frittelle)

13 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/02/2008

Un bambino come tanti.
Martedì grasso.
Torna a casa.
Pieno di coriandoli.
Contento.
La mamma ha finito di preparare il pranzo.
Un po’ torva.
E’ a dieta.
Il padre è seduto.
A capotavola.
Il posto del paterfamilias.
Tutto è quasi allegro.
Malgrado la pasta scotta: la mamma mette l’acqua a bollire, quando bolle butta la pasta, quando la pasta è cotta spenge l’acqua, quando arriva il paterfamilias – e possono essere passate anche due ore – la scola.
Ma ci sono le frittelle.
Che bello, le frittelle: arrivano le frittelle.
Il paterfamilias le addenta e fa una faccia strana.
Il bambino le addenta e fa una faccia strana.
Il bambino guarda il padre.
Il padre non guarda il bambino.
La madre guarda entrambi, minacciosa.
Nessuno dice nulla.
Tutti mangiano le frittelle di riso.
Di riso al ragù avanzato dalla domenica.
Spolverato di zucchero, però.

Trenta chili: un altro punto di vista

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/01/2008

Si e’ parlato di trenta chili e della sua antica bellezza, chiusa dentro una malattia apparentemente insolubile.


Si sono dette molte cose su di lei e sui suoi figli, sulla loro soitudine apparentemente inarrestabile.


Forse si e’ detto troppo.


Perche’ si e’ sempre parlato solo del nostro punto di vista, del nostro sguardo, malato di nostalgia e di consapevolezza.


Esiste un altro modo di guardarla.


Un modo duro.


Che non le perdona lo sguardo progressivamente piu’ vuoto.


Che non accetta la sua incapacita’ di ridere dei giochi dei bimbi, di quegli scherzi sciocchi ed innocenti che riempiono il cuore dei genitori.


Che vede il rimprovero del suo sguardo mentre si sta perdendo e non riesce a capirlo.


Perche’ non e’ facile capire una persona che non riesce piu’ a vivere.


Non e’ facile accettare la metamorfosi inarrestabile di un corpo piegato da una malattia che e’ solo pensiero e resa.


Non e’ facile sentire il peso della sua caduta sul proprio spirito.


E allora uno puo’ pensare anche di fuggire.


Solo per un momento.


Solo per respirare. Il tempo di riprendere fiato fra due braccia che hanno la forza di abbracciare.


Perche’ non si e’ nati per trovare degli occhi vuoti incorniciati da un fuoco spento.


La resa e’ una sconfitta che non perdona.


Annienta ed annichilisce.


Si scompare cosi’. Ci si arrende alla vita. Come naufraghi che si cibano di cadaveri.

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