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Tag Archive for: giovinezza

Il meriggiare del decano

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/05/2019

I convegni hanno un cerimoniale piuttosto rigido che riserva a ciascuno il suo posto.

I decani della disciplina hanno diritto alle prime file. Gli ordinari alle seconde. Gli altri, non importa: sono lì per salutare ed essere visti.

I decani in pensione per avere oltrepassato anche il limite d’età per il cimitero non hanno un posto preciso perché non hanno più nessun peso. Si presentano un po’ per far vedere che sono ancora vivi e un po’ per sentirsi meno morti.

Alcuni prendono posto nelle prime file. Altri si sorreggono come naufraghi al primo che li saluta.

All’avvio degli interventi e delle relazioni, si abbioccano. Il sonno ad una certa età è allenamento e non solo bisogno.

Il loro russare serpeggia nell’aula come un frinire di cicale nel meriggiare della loro giovinezza.

Nessuno, però, sorride.

Perché è pieno di senso questo modo di prendere commiato dalla propria dignità.

I pensieri politicamente scorretti di una Bambina Impertinente (Klimt)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/09/2011

il-bacio-di-Klimt__82617_zoomE' partita l'educazione artistica.
Che consiste nel copiare quadri celebri.
Come questo.
Che Bambina Impertinente ha ricopiato con infantile ostinazione e gioiosa meraviglia del padre.
Difficile non pensare con orgoglio alla intelligenza di una bambina che resta stupefatta dinanzi al simbolismo di Klimt, sinché l'orgoglio non diventa una domanda:
–> Ma secondo te che cosa rappresenta?
—> Un sacco a pelo.

Genio fiorentino

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/05/2011

DantePomeriggio post prandiale.
Gruppo di amici più o meno appoggiati contro un muro di Soprarno.
Turisti come ondate di scolmatore.
Tre o quattro di questi si fermano.
L'aria di chi non sa se a Firenze o Venezia ma è sicuro che dormirà a Montecatini:
–> SCUSI, MICHELANGELO ?
Risponde il più sveglio, con aria assai compunta:
–> Morto, Signora, mi dispiace …
Il bello del genio fiorentino è che raramente nasce a Firenze: anche il Sassaroli era di Pescia.

Donne d’arredo

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/03/2011

03_art_deco_roomsVilla sulla collina che domina Firenze.
Disegnata nella sostanza dei graffi di Michelangelo.
Illuminata a giorno come una festa di Nerone.
Molto AD.
Il tavolo da biliardo, la cucina supermoderna, il profumo di tabacco fresco.
Lei, nessuna memoria di Occhi blu, capelli neri.
Non troppo alta.
Magra.
Carina senza apparire.
La grazia che si insinua fra le note di un testo.
Uguale a tutte le altre.
Che conosci da sempre perché assomigliano a tua madre ed alle sue amiche.
Nessuna memoria di Occhi blu, capelli neri.
Quando non assomigliava a tua madre ed alle sue amiche.

Abby è viva (Ma ne valeva la pena?)

20 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/06/2010

IMG_0112Abby Sunderland ha sedici anni.
Un'età nella quale nessuno è riuscito a fare il giro del mondo senza scalo con una barca a vela e lei ci ha provato.
Ci ha provato con l'attiva collaborazione dei genitori, che le hanno acquistato una barca di dodici metri e l'hanno munita dei denari per attrezzarla, dopo avere fatto lo stesso per il figlio maggiore, Zac, che era riuscito nella stessa imprese poco più che diciottenne.
Lei non ci è riuscita.
Ha già fatto due scali per ragioni tecniche: Cabo San Vicente e Cape Town.
Da Cape Town ha tentato di raggiungere l'Australia in senso antiorario e nel periodo delle tempeste.
Una cosa che un velista non fa volentieri ed un marinaio, probabilmente, non farebbe mai.
Era scomparsa e gli epirb (emergency positions indicating radio beacons) avevano smesso di funzionare.
Il Los Angeles Times di stamane dice che un aereo ha avvistato l'imbarcazione (wild eyes) e che Abby starebbe bene.
Un peschereccio sarebbe non troppo lontano e fra non molto dovrebbe essere in grado di recuperarla.
Ci sono delle cose che nessuno è riuscito a fare perché nessuno ci ha provato e può darsi che valga la pena non provarci.
A sedici anni, si sognano cose impossibili ed è giusto.
Va bene, fa parte dell'età.
Ma un genitore che collabora attivamente ai sogni impossibili di suo figlio forse è un idiota.
In particolar modo se recidivo: quando te ne va bene una, aumentano le probabilità che la seconda non vada a buon fine.

Il meccanico magico (Balla itinerante)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
08/04/2010

djerba4

Tizio.
In macchina, fra il nulla e la Cappadocia.
Pellegrinaggio in Renault 4.
Un modo per salutare una fedele compagna di viaggio prima che esali l'ultimo respiro.
Notte.
Strada dritta.
La Renault 4 che fila in perfetto stile Canzone per un'amica.
Improvvisamente da una strada laterale invisibile esce un camion.
Urto tremendo ed inevitabile.
Tizio esce malconcio dalla vettura distrutta.
Il camionista non sa cosa fare.
Non ci sono assicurazioni obbligatorie in Turchia.
Polizia.
Nel dubbio, arresta entrambi.
Il pellegrino della Renault riesce a spiegarsi.
Esce.
Trova un meccanico meraviglioso che con un martello ed una chiave inglese rimette la macchina in condizioni perfette.
Riparte.
Portando con sé questa storia.
Una bella storia per serate di birra e vino.
Per molte serate di birra e vino.
Perché la storia è talmente bella da essere stata raccontata in prima persona da almeno tre persone.
Leggenda metropolitana o balla* itinerante?

*Le balle sono bugie talmente esagerate da riempire un sacco (in fiorentino: balla)

Anche oggi, esami: gratitudine di anziano ragazzo

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/09/2009

lavagna
Ultimo appello della sessione estiva.
Appello noioso: si presentano i veterani delle sessioni precedenti.
Appello da venti – ventuno.
Ma anche rientro nelle sudate aule prima della ripresa delle lezioni.
Qualcosa cambiato.
Una fioriera.
Una bidella.
Giovane, forse non di categoria protetta.
Già assorbita dall’atmosfera drogata di neon dello stabbiolo.
–> Dove sono gli esami di diritto costituzionale?
Aria normalmente svagata: jeans, scarpe da vela, lacoste, giacca buttata sulle spalle.
–> Dipende da con chi devi darlo …
Con aria arrogante.
–> No, dipende da chi deve dare l’esame con me
Con gratitudine di anziano ragazzo ed il dubbio che sia stata assunta perché  ipovedente.
Ma soprattutto senso di vendetta per il tipo che d’estate ha detto:
–> Guarda com’è carino quel nonno con due bambine

Pornazzi

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/03/2008

psv9182I pornazzi sono un momento importante nella educazione sentimentale di un adolescente.
Nella mia, abbastanza, ma in termini non manuali.
I cinema porno a Firenze erano quattro.
Uno più laido dell’altro.
L’Arlecchino stava sotto casa di un mio amico.
Passavamo i pomeriggi a puntare gli avventori più timidi.
Si aggiravano circospetti lungo il marciapiede.
Aspettavano un momento di calma per infilarsi dentro ed in quel momento il mio amico ed io iniziavamo a salutare a voce altissima: Ciao, ciao, ma che fai? Entri nel cinema porno? Brutto zozzone…
Al terzo spettatore messo in fuga, fummo costretti a smettere da una maschera molto convincente.
L’Italia era aperto al mattino.
Ma il mattino delle forche era dedicato al biliardo, sicché non ci sono mai stato.
Il Columbia era dietro al mercato centrale.
Andammo in banda a vedere un film particolarmente denso.
Quando lo schermo fu invaso dal primo piano di una vagina sterminata, il Bandini – all’epoca sedicente impresario di importanti gruppi heavy metal, come i Cocainomadi: tre apparizioni alla festa del vino di Greve – urlò: Nemmeno_i’_garage_del_mi_babbo, con una voce che pareva Ozzy Osbourne, e fummo accompagnati fuori dalla maschera che – ad onor del vero – ci rese i soldi.
L’Aldeberan era in aperta periferia.
Ci andammo in due.
Assolutamente perrsuasi a vedere la performance dall’inizio alla fine: il giornale titolava due spettacoli consecutivi per non meno di 180 minuti.
Ci tirammo su il bavero delle giacche e si fece per entrare.
Il mio amico, a testa bassa, non vide il vetro della porta e ci passò attraverso.
Una craniata terrificante.
Con ambulanza e quant’altro puntualmente indicato sul referto del pronto soccorso ai nostri, in quella circostanza, non particolarmente orgogliosi genitori.
Oggi per spararsi un pornazzo basta un computer collegato ad internet.
Sono seghe davvero molto più facili.

Lei (Una come tante, ma non se ne è mai accorta)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/02/2008

E’ una come tante.
Non nel senso di normale, perché, in fondo, siamo tutti un po’ normali.
Ma proprio nel senso di qualunque.
Una persona qualsiasi.
Però e tuttavia, non se ne è mai accorta.
E’ assolutamente convinta – ferocemente convinta – convinta in buona fede di essere una persona particolare.
Così se deve arrivare ad una festa arriva all’ultimo.
Entra come se fosse Audrey Hepburn.
Ma non lo è.
Per nulla e affatto.
Perciò e allora, la sua entrata – il suo ingresso – quel penetrare la stanza come se avesse un fascino a forma di coltello non sortisce nessun effetto.
Tutto resta come prima.
Tranne lei, imbronciata su un divano, sola come solo lei sa essere sola, una bambina viziata che comincia ad accorgersi che quell’aria da lolita stona con la crema per il viso che indossa prima di andare a letto.
Forse diventa bella.
Forse, in quel momento, diventa bella.
Ma è quasi impossibile accorgersene: per come è entrata, è quasi impossibile accorgersene.

L’ultimo dei merdaioli

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/02/2008

Il merdaiolo è stato un mestiere.
Un mestiere piuttosto faticoso: si trattava di entrare dentro le fosse biologhe e scavare la merda, buttandola su un carretto per evitare che tracimasse.
Era l’ultimo dei merdaioli.
Aveva fatto questa vita e poi era stato messo da parte dalla tecnologia degli spurghi.
Era un uomo mite.
Piccolo.
Magro, di quella magrezza nervosa che svela una muscolatura feroce.
Fece l’imbianchino.
Senza fortuna.
Studiò a lungo per una patente da autista di bus.
La prese.
Vinse il concorso per guidare gli autobus di linea.
Diventò un autista ferocissimo.
Aveva un elevatissima considerazione per il codice della strada che utilizzava come se fosse una arma impropria: Il pedone non attraversa sulle strisce ed io accellero, Quella macchina non rispetta lo stop ed io ci vado contro, Quel tizio è in bicicletta sulla corsia preferenziale faccio del mio meglio per passarci sopra.
Il tutto finiva con qualcuno che si imbestialiva: Hai ragione ed io ho torto ma dovevi proprio venirmi addosso?
Le discussioni spesso degeneravano sul piano fisico.
Lo ricordo bene perché era il babbo di una mia compagna delle elementari e le sue liti diventavano fascicoli sulla scrivania di mio padre, che faceva il penalista.
Un giorno, avevo diciotto anni, si decise di andare ad una festa del vino poco fuori porta.
La macchina era una cinquecento.
Blu.
Lustra.
Bellissima.
Guidava il Bellotti, che considerava qualsiasi vettura come se lei fosse una Ferrari California e lui Steve McQueen.
Eravamo in cinque.
Tutti pregavamo il Bellotti di andare più piano.
Il Bellotti se ne fregava.
Ad un certo punto il Bellotti attraversò la strada ad un bus.
Il bus inchiodò.
Era il babbo della mia amica.
Invecchiato.
In altri tempi, ci avrebbe schiacciati.
Si limitò ad inchiodare ed a abbassare il finestrino: Vai piano, imbecille, disse.
Il Bellotti si fece tutto rosso.
Tirò fuori la testa dal finestrino.
Una testona da pupo.
Gridò: Se le teste di cazze volassero, tu saresti un’aquila; casa tua sarebbe un aeroporto e [per mangiare ci vorrebbe la fionda].
Non finì.
L’ultimo dei merdaioli era sceso e gli aveva appioppato un manrovescio a mano aperta in pieno viso.
Il Bellotti si limitò ad infilare nuovamente la testa da pupo, vistosamente arrossata, nella macchina ed a ripartire fingendo indifferenza.
Noi ci limitammo a scoppiare a ridere.
Il Bellotti lo abbiamo visto sempre più di rado, finché non è diventato uno dei tanti fantasmi che abitano i ricordi di quegli anni.

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