Tristi addii (L’Università e i gabinetti intersessuali)
L’ultima novità gay friendly della comunità universitaria pisana sono i gabinetti intersessuali.
E’ finita l’epoca dei gabinetti separati per maschi e femmine: adesso i gabinetti sono unici per entrambi. Ci si incontra per lavarsi le mani, ci si saluta per fare i bisogni.
Può essere giusto: perché costringere chi non si sente né uomo né donna a dichiarare le proprie preferenze sessuali per fare quanto non ha – solitamente – niente a che fare con la sessualità: pipì e popò non hanno sesso sembrano dire questi interessanti cartelli.
E’ però la fine di un’epoca.
La fine delle toilette femminili, luoghi di cortesi e perfide conversazioni in cui il ritocco del trucco era un momento di socialità intensa ed esclusivamente unisessuale.
La fine dei vespasiani, luoghi di terrificanti paragoni, in cui il “vero” maschio salutava il vicino altrettanto maschio ma meno “vero” di lui, solo per ostentare, dalla giusta distanza, la propria esuberanza.
Dispiace, ma si deve sopravvivere perché se Vespasiano disse, alzandosi dal letto, prima di abbandonare questo mondo, che un imperatore deve morire in piedi, per quali ragioni si deve far pipì seduti?
Dispiace anche perché i gabinetti intersessuali lasciano immaginare il sorgere di una delle liti più frequenti in una qualsiasi casa abitata da maschi e da femmine: tu non alzi la tavoletta quando fai la pipì.
E, questo, non lo fanno solo i maschi alpha, lo fanno tutti i maschi, anche quelli a cui non piacciono le femmine e che, magari, si travestono da donna.