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Tag Archive for: il professore va al congresso

Chi li ha sciolti? (Fave a ferro di cavallo)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/03/2009

mercurioPare – così l’edizione locale del Corsera di oggi – che Pistoia sia la prima città in Italia per uso di farmaci erettili: ne farebbe uso un giovane su tre e sarebbero straordinariamente diffusi i peni curvi sia congeniti che post traumatici.
Il pene curvo pare che sia un pisello storto.
Se è congenito, è sfortuna.
Se è post traumatico, è male bestia.
In entrambi i casi, l’uropaziente si trova con una sorta di coda di maiale che gli spunta fra le gambe.
Non si capisce come la situazione possa migliorare con un farmaco erettile.
A occhio, il risultato dovrebbe essere un ferro di cavallo rigido anziché floscio.
Forse, la chirurgia potrebbe migliorare la funzionalità dell’organo in termini un po’ più definitivi.
Ma capisco che l’infelice preferisca prendere una pasticca azzurra e tremi all’idea di un bisturi che si avvicina alla povera cosa – storta – che si ritrova a ciondolargli tristemente fra le gambe.
Magari con la pasticca, almeno una seghina può riuscire bene.
Accontentarsi certe volte è un modo di sopravvivere.
Indispensabile per chi indossa una fava a ferro di cavallo, temo.

La fortezza Bastiani di Ostrogorsky

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/03/2009

FortezzaBastianiTizio.
Collega.
Una carriera accademica molto brillante.
Ordinario già a trenta anni.
Erudita monografia sulle excerpta del Corpus Juris nelle Ekloghe bizantine.
Piccoletto.
Un ridere modesto.
Il ridere di chi è abituato a consumare i bordi dei corridoi.
Ci si trova a commentare il prossimo trasferimento dei dipartimenti giuridici in tal Palazzo Bastiani.
Mi pare naturale osservare che è un luogo molto appropriato.
Il diritto merita la Fortezza Bastiani.
Il luogo delle attese inutili.
Non capisce.
Non ha mai letto Buzzati.
Solo Ostrogorsky e una stuola di studiosi bulgari dal nome impossibile, di cui ormai è diventato parte.
Difficile non domandarsi che cosa gli può aver detto Ostrogorsky senza quella sensibilità poetica che consente di dare un senso vivo alle nozioni astratte e che si trova in un quadro di Paolo Uccello, in una sonata di Mozart o in una sottolineatura di Fresu.
Difficile non domandarsi che cosa può dire lui ai suoi allievi.

Chi li ha sciolti? (Montessori)

11 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/02/2009

MontessoriCon tutto l’amore che uno può provare per i propri figli e per la Montessori, ci sono delle cose che non si riescono a subire pensando alla scoperta del fanciullo o al fanciullo di oggi come padre dell’adulto di domani.
Una giornata può essere dedicata allo studio di una serie di articoli astrusi che si fissano con golosità da un certo numero di giorni ed essere interrotta dalla notizia che Bimba Impertinente ha mal di stomaco e vomita come la fontana di Toyo Ito prima che crollasse.
Non importa.
Si pedala a recuperare B.I. che è ipernevrotica – B.I. odia il vomito.
La si convince a indossare il paltò e la sciarpa, anche se non sono dei colori che lei vorrebbe – B.I. è ipercritica sugli abiti.
La si carica sulla bicicletta e si comincia a pedalare raccontando la fiaba del bambino blu e del bambino con la testa a punta – B.I. vuole sentirsi raccontare una fiaba mentre osserva il padre che pesta come un negro su un risho: lo fa con consapevole malignità, chiedendo ogni tanto Ma babbo che ci hai l’asma?
Poi, se B.I. decide di vomitare – e se B.I. decide di vomitare, vomita come il vulcano Krakatoa -, senza spostare la testa, esattamente contro la schiena del padre, uno a quel punto smette di pensare alla Montessori. Anzi, ci pensa e la manda a cagare.
Inchioda la bicicletta e assesta due bei manrovesci alla rampolla.
–> Prima di rigettare, ci si gira, sottospecie di demente imberbe…

Chi li ha sciolti? (Noi non ci conosciamo, vero?)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/02/2009

BenvenutiInCasaGoriCena.
Piacevole.
Più o meno, persone che si conoscono bene.
Persone che fa piacere incontrare.
Tranne una coppia.
Non la si conosce bene.
Ci si ricorda di conoscerla.
Ci si ricorda perché lui era a un ristorante – più vicino alla luna che a qualsiasi luogo civile – con una lei che non era lei.
Non troppo tempo fa.
E si ricorda che lui lasciò subito il ristorante, mentre la lei che non era lei ci mise del tempo prima di capire che lui se ne era andato.
Sicché si sorride con cortesia quando lui dice: Noi non ci conosciamo, vero?
Certo, noi non ci conosciamo.
Come dire: Stai tranquillo, non mi ricordo di te al punto che non ti avrei potuto riconoscere.
Se, però, lei che è lei osserva che le tue figlie hanno i capelli di un color canapa inspiegabile, con fare malignamente ammiccante, viene voglia di ricordare.
Sono discorsi che è meglio non fare.
Non si sa mai che cosa potrebbe ricordare la persona a cui si fanno.

Gravatta e gravatte (Corsi e ricorsi, lontani da Vico)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/01/2009

GravatteLa cravatta racconta molto di chi la indossa.
Le cravatte possono essere sobrie o estrose.
Ogni cravatta, inoltre, ha il suo nodo.
Lo stesso nodo su tutte le cravatte assomiglia a una bestemmia.
Un po’ come usare la stessa cravatta su tutti i vestiti o non lasciare una piega nel nodo, in modo da fingere distrazione.
Non è così per tutti.
Taluni usano la stessa cravatta per ogni circostanza.
Con lo stesso nodo.
Ci dormono o la lasciano riposare annodata ad una sedia.
Sono barbari.
Soprattutto se la cravatta comincia a mostrare i segni della consunzione.
Quel segnarsi di corda e sughi che appare sul nodo e che è, per una cravatta, l’equivalente di una malattia vergognosamente venerea.
Se si aggiungono i pantaloni di flanellina con le borse ai ginocchi, la camicia con le punte annientate da troppi passaggi del ferro da stiro, le scarpe deformate, la giacchettina blu con i gomiti lucidi e i bottoni d’oro, ci si può spaventare.
Una persona vestita così che bussa alla porta, lo fa per chiedere qualcosa.
Soprattutto quando la si conosce bene e ci si ricorda che i suoi tempi migliori sono stati sorretti da una cintura psichedelica e da una maglietta nera, immutabile come la cravatta.
Lo si riceve prendendo appunti e accompagnandolo alla porta si sorride gettando il foglio su cui si è scritto.
Un modo come altri per evitare di rivederlo.
Senza nessuna certezza, però e purtroppo.

Chi li ha sciolti? (Frittelle fotoniche)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/01/2009

frittelleIl nuovo gestore del chiosco degli sportivi è un ragazzotto che tira di pugilato.
Tatooato come un samoano di Peretola.
La cosa migliore che ha saputo produrre è un pisellotto di due anni con un riflesso pavloviano: se passa una donna, di qualsiasi età, il padre gli chiede: Diego, icché tu gli fai te alle donne? e il pisellotto risponde: Le trombo, babbo_Le trombo tutte.
Il genio del pugilato, il cui motto è Se ti dicono di non averle mai prese, ti dicono una bugia, ha ordinato le frittelle.
Le frittelle appaiono raramente nel corso dell’anno: Berlingaccio, San Giuseppe, qualche altra festa di cui è difficile rammentare la ricorrenza, sicché è inevitabile chiedere che giorno sia oggi.
Tatoo risponde: I’quindici di gennaio, l’ho prese perché sono fotoniche.
Questo, alle otto del mattino.
Alle due, le frittelle erano tutte lì e Orgoglio paterno: Professore, la vòle una frittella? Sono fotoniche …
Scusi, ma se sono fotoniche, come mai son rimaste tutte lì?
Con il dubbio che le questioni sui paradossi temporali delle particelle fotoniche siano sconosciute al pugilante, come al sottoscritto sono ignoti i misteri dell’uppercut.

Basta feste

31 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/01/2009

BastaFesteLa fine delle vacanze significa, fra l’altro: (i) studiare tutto il giorno senza che Bimba Piccola disegni sulle fotocopie della Harvard Law Review rendendole illeggibili; (ii) saltare liberamente il pranzo senza dover preparare il risottino in bianco a Bimba Impertinente che ha mangiato troppi dolci; (iii) una franchigia di otto ore dalle corvée di cambio pannolino; (iv) accendere liberamente la pipa alle nove del mattino in una casa libera da pianti, etc.
Mica poco.
Le vere vacanze iniziano quando le ferie finiscono.

Anche oggi, esami (Buttar fuori)

20 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/12/2008

librettoSi è già detto che buttare fuori uno studente è una sconfitta.
Una sconfitta noiosa perché ritornerà e, sicuramente, non sarà più divertente.
Buttare fuori tutti gli iscritti ad un appello è una debacle assoluta.
Soprattutto, però, il buttar fuori è una questione di buon gusto.
Si può fare in molti modi e si deve fare attenzione a non ferire il candidato.
E’ un esame e il non superarlo significa solo non avere studiato abbastanza.
Non significa altro.
Il mio maestro, il mio primo maestro, che era ferocemente (o dannatamente?) innamorato della sua materia, che dette un solo 30 e lode in quaranta anni di insegnamento ad un allievo che poi lo abbandonò per un altro settore disciplinare, meno giuridico e molto più politico, quando arrivava a buttare fuori (ovvero nell’ottanta per cento dei casi), si metteva la testa fra le mani, la scuoteva, alzava gli occhi da cane pastore e diceva No, non è possibile … Se ne vada, La prego, se ne vada e non torni prima di ….
Dopo di che segnava nome e data su un libretto nero e il candidato sapeva che quando sarebbe tornato il suo esame avrebbe potuto avere inizio solo se lui avesse saputo rispondere alle domande che non aveva superato.
Personalmente, ho sempre trovato questa abitudine un inutile esercizio di masochismo.
Seguo una strategia diversa: sorrido, sorrido molto gentilmente e dico Beh, forse il Suo esame non è andato benissimo, forse tornerei al prossimo appello.
Di solito, il candidato capisce e si alza.
Se non capisce, continuo a sorridere, e dico Vede, mi dispiacerebbe darLe un voto particolarmente basso…
Normalmente, il candidato si alza, felice di essere compreso: nessun idiota si rende conto di esserlo.
Alcuni non capiscono, l’ultima chance, a quel punto, è Lei è una persona intelligente, davvero, crede di meritare un voto che la Sua intelligenza non merita?
Terribili sono quelli che cercano di giustificarsi: Lei ha ragione, professore, ma non ho potuto studiare, ho una situazione familiare difficile.
Oppure, E’ vero ma gli esami di diritto sono così difficili, bisogna studiare le leggi.
O ancora – oggi – Torno, ma mi dispiace davvero tanto: Lei non ci crederà, ma il fatto è che ieri sera ho perso tutto il pomeriggio per registrare un voto.
Che significa?
Che basta un pomeriggio per preparare il mio esame?
Non è la giustificazione più diplomatica che abbia sentito nella mia vita.

Invenzioni ignobilmente accademiche (CFU)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/12/2008

lavagnaIl prof. Pungitopo non è considerato una persona seria.
Per nulla.
Si aggira per i convegni con aria  da folletto etilista.
Sempre perfettamente vestito.
Una eleganza retrò.
Mirabile nel tono su tono con cui lega la cravatta ai calzini coordinandosi con le stagioni, la giornata, l’evento.
Di solito, durante i convegni scompare per riapparire alle cene o nelle pause caffè.
Un bicchiere in mano.
Pieno.
Lo svuota d’un fiato, all’improvviso, quasi vergognandosi, come una quarantenne in Tennessee Williams.
Ha preso la parola una sola volta.
In un consesso molto elevato.
Alla presenza di tutti gli accademici della disciplina, togati della loro scienza e pomposamente ammantati delle loro nozioni.
Ha detto una frase memorabile: Ma se venisse un marziano, un marziano di Bruxelles, capirebbe i nostri discorsi? [balbetta, scivola sulle parole, le lega al vino e all’entusiasmo di una notte giovane, una notte da convegnista che deve finire i fondi di ricerca].
Naturalmente, non gli è stato consentito di finire di parlare.
Il presidente dell’assemblea lo ha interrotto, il consesso lo ha ridicolizzato.
Come in Cime abissali di Aleksandr Zinov’ev.
Naturalmente aveva ragione.
Sia sul fatto che i costituzionalisti sono fuori dal mondo.
Sia sul fatto che i veri marziani abitano a Bruxelles.
I CFU (crediti formativi universitari) sono un qualcosa che solo il prof. Pungitopo può spiegare.
In teoria, hanno come scopo di armonizzare i corsi di laurea all’interno dell’Unione Europea.
Ogni corso di laurea di primo livello conta 180 CFU.
Ogni corso di laurea di secondo livello conta 300 CFU.
Ogni CFU conta 25 ore di impegno complessivo, di cui 7 – 12 ore di lezioni frontali; 12 – 20 ore di esercitazioni o attività assistite; 15 – 25 ore di pratica individuale presso laboratori, o per attività di tirocinio o per la prova finale.
In ogni caso, non meno della metà delle ore devono essere dedicate allo studio individuale.
Questo significa che un esame di 6 CFU si misura in 150 ore di impegno complessivo, di cui non meno di 42 sono di didattica frontale e non meno di 125 sono di studio individuale.
La distribuzione dei CFU all’interno delle diverse attività avviene per mezzo del regolamento didattico di ateneo, del regolamento didattico di facoltà, degli ordinamenti dei diversi corsi di laurea.
Complicatissimo convertire le pagine dei libri di testo in CFU.
In teoria, un CFU conta non meno di 12,5 ore di studio individuale e ogni ora di studio porta con sé cinque pagine, sicché un esame da 6 CFU conta 375 pagine (6 * 12,5 * 5).
Questo vale nell’intera Unione Europea e per tutte i settori scientifici disciplinari.
Il che significa che leggere 5 pagine di teoremi matematici per uno studioso di ingegneria dei fluidi equivale a 5 pagine di promessi sposi per uno studente di letteratura italiana.
Indipentemente dalle tradizioni didattiche dei diversi paesi o dei diversi atenei.
Difficile che un marziano di Bruxelles lo possa comprendere.
Ancora più difficile che lo possa ritenere ragionevole.

Chi li ha sciolti? (Telefanate)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/12/2008

TelefanoSquilla.
Rispondo.
Un numero che non conosco.
Una voce che non conosco.
–> Eccomi
Dall’altra parte, tono e velocità molto milanesi: Ingegnere_sono_Corbelli_Mi_scusi_mi_ha_dato_il_suo_numero_la_Cortesoni_che_è_in_riunione
–> Mah?
No_Ingegnere_lei_aveva_ragione_lo_sconto_ci_scusi_senta_facciamo_30_più_15
–> Mah?
Ingegnere_30_più_15_D’accordo?
–> Mah?
Allora_d’accordo_domani_parte_la_merce
Click.
Ho controllato il numero di telefono sulle pagine bianche.
Una zincheria del mantovano.
Chissà cosa ha ordinato l’ingegnere cui ho prestato il portatile e una decina di Mah.

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