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Tag Archive for: il professore va al congresso

Stultus clarissimus

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27/06/2023

Il bello dell’avvocato – e Daumier li ha saputi disegnare come Michelangelo gli angeli – è che sa sempre perfettamente quello che dice.

Non perché lo sa. Ma perché è perfetto nel mostrarsi come se comprendesse il problema del suo cliente assai meglio di quanto Virgilio conoscesse l’inferno.

E quando non lo sa, l’avvocato preclaro scatta con il latinorum, con abbondanza di casi e gerundi affatto casuali. In fondo, Cicerone non faceva il ragioniere.

Ma ci sono dei casi eccezionali.

Così lo stultus clarissimus, colpito al ventre in un’operazione straordinaria dall’esercizio del diritto di recesso da parte del socio di minoranza che ha pretermesso, dopo lunga interdizione di pensiero, si avvede che al termine di quell’operazione la Società, sua cliente, avrebbe deliberato la liquidazione e re melius perpensa arriva alla esatta conclusione che la liquidazione paralizza il recesso.

Non capire dove si è va bene.

Guidare gli altri senza saperlo, un pochino meno.

Dirlo a voce alta, per di più in latino, decisamente meno.

La violenza delle carampane

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
11/11/2022

Triste convegno sulla violenza di genere al tempo della pandemia.

Un tema davvero tremendo: persone costrette alla vita in comune che si trovano a dover subire l’aggressione da parte di chi dovrebbe essere loro di mutuo sostegno.

Ma più terribili ancora le partecipanti.

Parecchie di un’età nella quale i tampax sono ricordi quasi cancellati dal progressivo indurimento delle arterie.

Un’età nella quale i discorsi sulla violenza di genere hanno il sapore delle madeleine.

Cronache dal Feccia Nera (Saggezza di ghostbuster)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/10/2022


Trenitalia ci ha abituati a questo signori che abitano i treni dei pendolari rendendoli più vivibili.

Ci ha insegnato l’importanza del loro lavoro e la dignità con cui viene svolto.  Non ci ha però abituati ai loro insegnamenti e alla loro saggezza.

Ragazza, un po’ sguaiata, stretta nelle sue aderenze più adatte a un palombaro che a un sub:

-> Mi vorrei trasferire da Scienze della comunicazione a Lingue e letterature straniere… Mi sono appena iscritta e penso che non faccia per me… Ho bisogno di dare un perché al mio bisogno di esperienze…

Il Ghostbuster, come se fosse nel più gelido dei manieri scozzesi:

-> Deh, una intellettuale…

La saggezza si apprende più dai cessi che dalla pigrizia. Mi sovviene da pensare. Ma sono un vecchio.

Antropogie mutilate (L’inizio della storia)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
29/08/2022

L’Amazzonia è il cuore del mondo. Un’enorme Silva Magica. Più Magica di un sogno nella scuola del cavaliere azzurro. Forse è questa la sua importanza, essere il testamento della memoria ancestrale di una intera razza, contenere le radici spiritualmente ancestrali di ogni uomo, la memoria di ciò che siamo stati prima di immaginare con le parole e disegnare cerchi per spostare il mondo.
È uno spazio infinito perché ogni popolo che lo occupa si costruisce come un universo e come un universo non pensa che possano esistere altri universi. Il proprio degli universi è l’unicità, un dogma etico.
E, in fondo, conta poco la sua importanza per la sopravvivenza dell’oceano o la sua incredibile e magica potenza.
La verità è che questo luogo sa essere giovane e antico nello stesso tempo, sa muovere ricordi che nessuno possiede se non come tatuaggi dello spirito, ricordi infiniti che si muovono come fiumi di nubi.
Ciascuna nazione ha bisogno di distinguersi dalle altre. Lo fa con tatuaggi, colori e, le più antiche, con mutilazioni permanenti del corpo che modificano definitivamente ed irreparabilmente.
L’appartenenza è una mutilazione con almeno due significati, uno più profondo dell’altro.
Prima di tutto, il bisogno di distinguersi dagli animali. Nessun animale è capace di modificare per sempre il proprio corpo e l’uomo, questo uomo giovane che è ancora capace di dormire su un albero, ha bisogno di sentirsi diverso, di creare una narrazione, di cominciare a ricreare sentimenti e trasformarli in storia attraverso l’arte. Anche quando l’arte è mutilazione.
Il secondo è che questo piccoli uomini sanno di esistere all’interno della loro nazione, di avere un significato che li rende diversi da ogni altro uomo che percorre questo inferno e di avere bisogno di appartenere alla loro famiglia fino a modificare per sempre il proprio corpo e questo è l’inizio dell’amore, un amore che è solo appartenenza e che esiste come storia condivisa: è il mio popolo che mi permette di leggere la realtà e di attraversarla consapevolmente.

Tristi addii (L’Università e i gabinetti intersessuali)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
20/07/2022

L’ultima novità gay friendly della comunità universitaria pisana sono i gabinetti intersessuali.

E’ finita l’epoca dei gabinetti separati per maschi e femmine: adesso i gabinetti sono unici per entrambi. Ci si incontra per lavarsi le mani, ci si saluta per fare i bisogni.

Può essere giusto: perché costringere chi non si sente né uomo né donna a dichiarare le proprie preferenze sessuali per fare quanto non ha – solitamente – niente a che fare con la sessualità: pipì e popò non hanno sesso sembrano dire questi interessanti cartelli.

E’ però la fine di un’epoca.

La fine delle toilette femminili, luoghi di cortesi e perfide conversazioni in cui il ritocco del trucco era un momento di socialità intensa ed esclusivamente unisessuale.

La fine dei vespasiani, luoghi di terrificanti paragoni, in cui il “vero” maschio salutava il vicino altrettanto maschio ma meno “vero” di lui, solo per ostentare, dalla giusta distanza, la propria esuberanza.

Dispiace, ma si deve sopravvivere perché se Vespasiano disse, alzandosi dal letto, prima di abbandonare questo mondo, che un imperatore deve  morire in piedi, per quali ragioni si deve far pipì seduti?

Dispiace anche perché i gabinetti intersessuali lasciano immaginare il sorgere di una delle liti più frequenti in una qualsiasi casa abitata da maschi e da femmine: tu non alzi la tavoletta quando fai la pipì.

E, questo, non lo fanno solo i maschi alpha, lo fanno tutti i maschi, anche quelli a cui non piacciono le femmine e che, magari, si travestono da donna.

Paolo Grossi (Commiato)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
04/07/2022

Paolo Grossi è mancato nella notte fra il 3 e il 4 luglio 2022.

Professore di storia del diritto, è stato maestro per chiunque abbia sentito una sua lezione.

Lo è stato per chiarezza: mai ho visto un professore come lui, capace di parlare per un’ora e mezza senza mai consultare un appunto, senza mai inciampare nelle parole, ponendo sempre la massima attenzione alla esatta costruzione delle frasi e del ragionamento giuridico.

Mai ho conosciuto un professore capace sempre di penetrare la profondità degli istituti che spiegava, non nozioni ma concetti e concetti che restavano attaccati perché facevano comprendere il funzionamento del diritto.

Ed era pacatamente emozionante.

Ricorderò sempre il cartiglio della sua stanza a Villa Ruspoli: Serba ordinem et ordo servabit te. Non riguardava la scrivania, linda di qualsiasi ingombro, ma la mente.

Come tutti i suoi allievi ricordano i suoi esami, a coppia, tre domande, tre risposte, per tutti gli studenti esattamente lo stesso tempo e anche quelle erano occasioni per apprendere meglio il suo insegnamento.

Poeti al Cacciucco

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
30/05/2022

La poesia livornese ha sempre un retrogusto di cacciucco con le lische.

Il poeta livornese non sa di essere un poeta e considera tempo sprecato ogni minuto che non dedica a prendere il Sole con le infradito e i Ray Ban a specchio.

Lo si riconosce perché una catenina d’oro con un Cristo inchiodato a un’ancora gli lascia un tatuaggio sull’abbronzatura altrimenti perfetta.

Non importa perché non la toglie mai.

Saverio della Saverio demolizioni è uno di questi gentiluomini e gira sempre con un cane di medie dimensioni. Un bastardo cresciuto a cacciucco con le lische e che è del tutto incapace di avere rapporti di normale cordialità con gli altri cani che incontra.

Quando il botolo si scaglia contro un cane di taglia decisamente grande, che, peraltro, non doveva essere livornese perché ha continuato la sua passeggiata con tutta la flemma di cui può essere capace un lord inglese sulla Somme, Saverio si è scagliato contro il padrone del cane:

Non lo potevi comprare più piccino? Non vedi che il mio cane si innervosisce quando incontra i cani più grandi di lui

Il nobiluomo lo fissa quasi con affetto e gli dice

Oggi è la giornata della poesia: a tutti i poeti manca un verso e ciascuno deve regalare a chi incontra un verso perduto

Saverio resta interdetto.

In effetti, il suo verso perduto è pretendere di avere ragione anche quando si ha completamente e dannatamente torto.

Il mio cane ed io (io non somiglio al mio cane: è lui che deve assomigliare a me)

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24/05/2022

I cani sono come i figli e i figli sono come i cani.

I genitori assomigliano ai figli come i padroni assomigliano ai loro cani, il che, fra l’altro, vale anche per il rapporto di identificazione fra gli avvocati e i loro clienti.

Dietro la banalità di queste osservazioni, facilmente desumibili dalla lettura di Desmond Morris: fra la scimmia nuda e il suo libro sulla educazione del cane, non vi sono distanze particolarmente significative, c’è una porzione del mistero educativo.

Un padre e una madre educano il loro figlio. Il loro figlio finirà per assomigliare loro.

Egualmente un figlio educa i propri genitori. I genitori finiscono per assomigliare al proprio figlio.

Queste affermazioni sembrano speculari e in una logica politicamente corretta lo sono.

Ma non sono corrette: è nel mestiere di chi educa far sì che chi è educato impari a rispettarne l’autorevolezza e sia educato attraverso la sua sua autorevolezza.

Educare rinunciando alla propria autorevolezza è far male ai propri figli. Non solo a se stessi.

E vale anche per i cani e per i clienti degli avvocati.

Nonché per altre cose che è diventato inutile ricordare.

Non è un Consiglio per vecchi

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12/05/2022

Il Consiglio del dipartimento di giurisprudenza, per la seconda volta in meno di quattro mesi, non è riuscito a raggiungere nella sua composizione ristrettissima, ovvero limitata ai soli professori ordinari, la maggioranza assoluta che era necessaria per assegnare un posto da professore ordinario. Read more →

Da grande voglio fare il Rettore

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
25/03/2022

Fra le tanti mutazioni che interessano l’essere umano, una delle più interessanti è osservare la trasformazione in professore dell’assistente volontario.

Esseri mitissimi che sono solito scomparire nei corridoi se non per ossequiare reverenti anche il figlio del bidello improvvisamente diventano temutissimi Ustasha.

Ancora più interessante è la mutazione del professore in rettore.

Colui che fu un essere umano e che si è mutato in Ustasha, per tutto il tempo in cui è candidato, si trasforma in una sorta di Abbé Pierre.

Ricerca tutti i colleghi, manda mail ai bidelli, si presenta come il collettore di una democrazia che nasce dall’ascolto e scrive pagine e pagine di messaggi che ripetono tutte la stessa cosa: I tempi sono difficili ma sono anche opportuni per un forte cambiamento nella continuità.

La certezza è che se dovesse diventare rettore subirebbe una ulteriore mutazione: nei fumetti, il generale degli Ustasha è un vampiro o un maestro della notte.

Ma queste sono cose che dice uno che non sarà mai candidato a rettore.

Quello che invece viene da rammentare è che uno dei candidati a rettore, in questa campagna elettorale segnata da una primavera particolarmente piacevole, uno scrittore molto prolifico di messaggi elettorali, tanti e di straordinaria lunghezza, è stato a lungo preside.

In quel periodo, una delle sue attività predilette era appostarsi dinanzi all’ingresso del Dipartimento, in prossimità dei lungarni, e inserire nelle biciclette degli studenti e dei docenti dei biglietti che invitavano all’uso delle rastrelliere, minacciando pene corporee e la scomunica.

Mi viene da chiedermi e se questo dovesse arrivare al successo nella sua candidatura?

Inizio a temere che vorrebbe fare la stessa cosa con chi fa la pipì senza la precisione dei vent’anni.

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