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Tag Archive for: il professore va al congresso

Te lo racconto?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
01/06/2016

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Te lo racconto?

Il maggior problema di star male non è il male. È l’informativa agli “interessati”.
È più facile compatire che congratularsi. Si è più portati a condividere il dolore di chi soffre che non a gioire con chi sta bene. Non è bello, ma fa parte dell’essere uomini.
Si potrebbe dire che il dolore degli altri non è solo dolore a metà, come cantava De Andrè. Si avvicina parecchio all’allegria.
Penso questo quando amici, parenti e colleghi mi guardano. Con il dolore di chi è contento di compatire.
Lo penso e penso anche che al posto loro chiederei, con la migliore faccia di circostanza che posso indossare, cosa è successo in modo da poter godere anche della disgrazia e non solo del dolore.
Così quando mi chiedono di raccontare il mio incidente cerco il sorriso più ringhiante nel mio armadio delle ghigne e rispondo:

Te lo racconto solo se sei di quelli che godono delle disgrazie degli altri.

Di solito, ma non sempre, funziona.

Una legge contro l’omofilia?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
03/07/2014

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Una legge contro l’omofilia sarebbe davvero opportuna di questi tempi.

Non contro chi prova una immotivata, irragionevole e tutto sommato scortese avversione per gli omosessuali.

Ma contro chi, immotivatamente, irragionevolmente e tutto sommato con scortese repentinità, si schiera a favore del movimento LGBT.

La settimana passata, Berlusconi, la sua giovane “fidanzata”, Vittorio Feltri.

Questa settimana, Angiolino Alfano.

Tutti hanno scoperto di essere un pochino gay, lesbica, bisex e persino transgender.

Soprattutto, hanno scoperto che gli omosessuali possono essere di destra, conservatori e bacchettoni e hanno deciso di cercare apertamente il loro voto, considerandoli come una lobby, oscura e potente come una loggia segreta.

Il che è un atteggiamento apertamente omofobico, perché nulla è più disumano che considerare l’omosessualità come il tag di una razza diversa, l’indizio di una specialità tribale.

Gli omosessuali sono, se li si vuol guardare bene in viso, né più né meno uomini e donne comuni (ordinary people) e, di conseguenza, possono essere di destra o di sinistra, cattolici, ebrei e musulmani, di razza caucasica, afroamericani, indiana e a strisce rosse e gialle.

Taggarli, anche solo per dire sono d’accordo con loro, è dannatamente offensivo.

Anche se, in fondo, sono proprio gli omosessuali a cercare una specialità differenziante, in cui l’identità politica e sociale, forse anche religiosa, segue il ritmo dell’outing: L’ho detto e niente sarà più come prima, perché ho detto che io sono diverso da tutti loro e che sono orgoglioso della mia diversità.

Insomma, se Berlusconi è frocio, anche i froci sono berlusconiani…

La moglie di Scajola non è la moglie di Cesare: quando una mano lava l’altra, gli onesti sono monchi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/05/2014

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Scajola è stato arrestato per un vicenda piuttosto torbida e inquietante.

Si è parlato del miracolo di San Vittore: in uno stesso giorno, arresti per Scajola e per la Expo.

Ma nell’arresto di Scajola c’è forse di più di qualche facile battuta.

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Superciuk vive ancora (fra via Edda Fagni e il Morosini)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
02/05/2014

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In questi giorni, è apparsa sulla stampa la notizia che lo Yacht di Putin sarebbe ormeggiato a Livorno per dei lavori di manutenzione presso il cantiere Azimut Benetti.

E’ subito uscita una smentita dell’ing. Poerio, amministratore delegato di Azimut Benetti: “La riservatezza con cui dialoghiamo con gli Armatori è fondamentale nel nostro settore per garantire continuità di attività. Il Cantiere è da sempre aperto a tutte le testate giornalistiche per fornire le informazioni disponibili. Ci auguriamo pertanto che in futuro, prima di pubblicare presunte informazioni circa i nostri Armatori, la stampa abbia piacere a confrontarsi preventivamente con noi al fine di evitare spiacevoli incomprensioni”.

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L’orgoglio del mattone (A proposito di Moretti)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/03/2014

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Vi è qualcosa di strano nel commentare le dichiarazioni di Moretti, l’amministratore delegato di trenitalia, sul proprio stipendio mentre ci si sposta su un treno regionale.

Un qualcosa che può odorare di pregiudizio e che impone una riflessione pacata e imparziale.

Moretti rinvendica il proprio stipendio pressoché milionario con orgoglio. La sua tesi è che un grande manager rende grande l’azienda presso la quale lavora e in un mercato globale deve essere remunerato secondo gli standard internazionali, altrimenti questo manager sarà costretto a recarsi altrove per svolgere le proprie preziose funzioni, con tutti i danni che ne seguiranno per l’economia nazionale.

Aggiunge, nel suo caso, che le ferrovie hanno visto di nuovo gli utili sotto la sua direzione, cosa che non accadeva da molto tempo e che, soprattutto, non era accaduta sotto la direzione di manager molto più pagati di lui.

C’è qualcosa in questo discorso che non torna.

La prima questione è di carattere etico e non solo economico ed è talmente trattata dagli economisti da non aver nessun bisogno di essere maltrattata da queste pagine: è molto probabile che i capitani di impresa di oggi non si dividano il bottino con i propri sodali più equamente di quanto non facessero i capitani di ventura di Carlo V con i propri soldati dopo il sacco di una città e non è detto che ciò determini maggiore efficienza nel sistema. Se in una casa, i mattoni delle fondamenta si sentono più brutti di quelli che sorreggono il tetto, è facile che vadano via e che il tetto cada…

La seconda questione, invece, riguarda proprio Moretti e la sua storia personale di manager pubblico che viene dal sindacato. Siamo sicuri che gli altri paesi del capitalismo globale abbiano bisogno di un manager con i suoi talenti e le sue caratteristiche? E’ probabile che se ne possa ragionevolmente dubitare: non è facile che un manager il cui principale talento è saper parlare con la politica di uno Stato imprenditore in senso partitico trovi lavoro al di fuori del particolarissimo contesto che ne ha visto l’ascesa. Si può molto ragionevolmente dubitare che Moretti possa essere assunto dalle ferrovie svizzere o da quelle giapponesi in una gara feroce con quelle degli Stati Uniti e del Regno Unito.

La terza questione riguarda il treno su cui scrivo. Moretti rivendica con orgoglio l’utile raggiunto da Trenitalia.  Lo assegna interamente a proprio merito. Personalmente troverei più serio che rivendicasse con altrettanto orgoglio il disgraziato che con la carrozzina è stato appena caricato nel vagone delle biciclette.

E non è la prima volta…

Selling Italy by the dirham

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
05/02/2014

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Enrico Letta annuncia con vivo orgoglio di essere riuscito a trovare oltre 500MlnEuro di investimenti nel suo roadshow nei Paesi del Golfo: saranno investiti da un fondo sovrano del Golfo in un fondo sovrano nazionale.

E’ un modello di politica economica in cui gli aiuti di Stato al rilancio dell’economia sono partecipazioni statali travestite da venture capital e fa piacere rilevare che l’impresa sarà finanziata anche con quelli che una volta si chiamavano petroldollari e che vorranno avere voce in capitolo per quanto riguarda la selezione degli investimenti, la partecipazione nei board delle società partecipate, etc.

Molti commentano questa epica notizia ricordando che è meno di quanto questi signori investono nel Paris Saint Germain o in altre iniziative che tengono in portafoglio per ragioni più che altro di carattere estetico.

Ma forse si dovrebbe osservare che non c’è nulla da mostrare con particolare orgoglio, che è l’orgoglio del mendicante che si vanta con la propria famiglia di essere riuscito a ricevere, con la propria petulante questua, un sacco di monetine, che il roadshow di Letta assomiglia al trainshow delle zingarelle che lasciano foto e biglietti sui sedili dei pendolari.

Si dovrebbe osservare che gli investimenti si misurano in redditività e capacità di governance, che chi vende non dovrebbe essere orgoglioso dell’importo che riceve a titolo di prezzo, ma di quanto è stato concesso in termini di sovrapprezzo.

Ma soprattutto si dovrebbe osservare che un politico che vende pezzi del nostro paese dovrebbe spiegare che cosa ha venduto e perché lo ha venduto: se ha trasferito la proprietà di un gioiello di famiglia ormai inutile (i Mirò portoghesi) o se ha liberalizzato l’economia…

Tutte osservazioni che fanno tornare in mente una feroce battuta di Renzi, il quale in apertura dell’assemblea annuale dell’associazione degli industriali della sua città, che è anche quella di chi scrive, salutava una nota famiglia di imprenditori che aveva appena ceduto a un fondo sovrano (del Dubai) il più importante albergo di lusso della città, con una formula del genere: Sfidiamoci sul piano del coraggio.

Renzi era ironico.

Letta, no.

La questione della centralità parlamentare

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
31/01/2014

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I deputati del M5S hanno occupato il Parlamento, urlando e non solo.

Hanno anche depositato una richiesta di impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica.

Lo fanno perché si sono accorti che il Parlamento non è il luogo in cui avvengono le scelte, ma quello in cui le scelte sono ratificate.

Questa è la questione che pongono ed è una questione centrale che non merita di essere dimenticata od oscurata dal modo che questi deputati hanno utilizzato per manifestarla, dal loro metodo, fatto di quella stessa sanguigna brutalità popolare che contrapponeva i sanculotti dell’Abate rosso alla Montagna o alla Gironda delle beneducate gazzette.

Ma è una questione che loro stessi hanno generato: Grillo, esattamente come Berlusconi e Renzi, non fa parte del Parlamento.

Tuttavia mentre Berlusconi è stato espulso dal Parlamento contro la propria volontà e per un percorso giuridicamente inevitabile, Renzi non è stato eletto per questioni interne alle tecnicità del Partito democratico in punto di primarie, Grillo si è volutamente escluso dalla dialettica parlamentare.

Lo ha fatto perché il Parlamento è molto meno centrale della rete nelle costituzioni materialmente neurali della contemporaneità.

E’ di questo che si dovrebbe discutere e, forse, i deputati del M5S sono i meno legittimati a farlo.

Moriremo democristiani?

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27/11/2013

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La mia generazione, che è la stessa di Letta e Alfano, circostanza non gratificante, è cresciuta dapprima nel ritornello del Moriremo democristiani e, successivamente, nella orrenda consapevolezza che morire democristiani sarebbe stato molto meglio di quello che abbiamo avuto modo di vivere.

Nella metà degli anni ottanta, avere diciotto anni ed essere democristiani era davvero triste: si poteva essere comunisti e indossare le ultime pecore verdi o fascisti e mettere i camperos, ma non democristiani, che era un po’ come i cani delle vecchie signore che girano con il cappotto e si nascondono quando incontrano un altro cane ai giardinetti.

Letta e Alfano, però, in quegli anni erano democristiani. Come Pistelli o, prima di loro ma con lo stessa aria di cane col cappotto, Casini. Read more →

Il libro

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22/11/2013

libro

Fine di convegno con fretta di treno.

Il solito sciacquapelletiche devoto si avvicina all’anziano maestro.

Un anziano maestro sui generis cui il prossimo congedo dona la libertà dello spirito.

Il solito si scusa di non aver portato con sé abbastanza copie del suo ultimo lavoro.

Un importante ultimo lavoro, cinquecento pagine di dialoghi fra le Corti intorno al sapere multilivello in materia di volturazione della licenza per il trasporto dei rifiuti in legno e vetro.

Il solito chiede di essere autorizzato a inviare la copia per posta.

L’anziano maestro lo guarda, se fosse Cristo qualcun altro avrebbe scritto Fissatolo lo amò, e dice Non si preoccupi. In fondo si scrive per se stessi.

Il solito non capisce.

Ovviamente.

L’assistente sciacquapelletiche

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22/11/2013

Clerks-The-Animated-Series-Episode-6--

Sta lì.

Seduto, buono buono.

Il vestitino pissero e spiegazzato nello stesso tempo, la faccia di chi quando parla dice cose importanti e per questo sta zitto.

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