Little thing Jesus
E’ Thomasz Stanko. Nella sua musica, il nick che ho scelto.
E’ Thomasz Stanko. Nella sua musica, il nick che ho scelto.
Semplicemente un uomo dai denti spezzati e dalle dite infrante che ascolta i suoi figli rispondere ad una domanda: "Dite qualcosa a vostro padre, cosa vorreste dirgli?", mettendosi a piangere.
Semplicemente un uomo che sa che è possibile dimenticarsi dei propri figli.
Ma che è impossibile farlo per sempre.
E decide di non poter più continuare a rinchiudere una sensibilità struggente in degli stivaletti da cantante di country.
E’ meglio spalmarla sull’asfalto di una strada di Parigi.
E’ possibile essere innamorati di una strada.
Amo l’Aurelia, nel tratto che corre fra Castiglioncello e Livorno.
Ho cominciato ad amarla tanti anni fa.
Ero un ragazzo, avevo una vespa nuova, fiammante.
Ricordo ancora il giorno in cui un signore che mi sembrava anziano – oggi non lo definerei più così – mi chiese un passaggio per arrivare a Livorno e volle scendere a mezza strada.
Ricordo quando per la prima volta arrivai al mare con una ragazza – e si fermò con il ginocchio contro l’anta di un cancello, mentre la mia vespa ed io continuavamo ad andare.
Ricordo, soprattutto, la prima notte di amore con mia moglie.
Fermi su una spiaggia abbandonata vicino a Castiglioncello e quasi invisibile.
Ieri ho percorso di nuovo questa strada.
Nel chiarore della tramontana.
Nella trasparenza dell’orizzonte che svelava la Corsica e lasciava intravedere il panorama della Gorgona.
Solo.
Nella mia macchina.
Riempita di jazz.
E del fumo del mio tabacco inglese.