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Tag Archive for: madre

12 maggio

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/05/2019

mani di madre

Il 12 maggio era la festa della mamma

Ma tu non sei più e non ti ho chiamata per farti gli auguri, né sono passato dal fioraio

Ho pensato alle tue mani

Nere dei carciofi

Ruvide dei panni lavati in terrazza

Storte d’artrosi e quasi lucide

Come di cera

Ho pensato che queste mani mi hanno insegnato il significato delle carezze

Perché non sanno carezzare dita agili, abituate a sfogliare il disincanto delle carte da gioco

Leggera ti sia la terra, si dice ma io che ho visto i mattoni murare la tua memoria sperando che un pezzo di cielo rimanesse impigliato fra te e la notte.

 

Parole

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/07/2011

IMG_0553Quello che vorrei essere.
E' un pianto mite e soffocato.
Un pianto appena percepito in una pausa del nulla che una volta si poteva chiamare l'altro capo del filo.
Una voglia di piangere che è senso di verità.
Non compassione, verità.
Per un bambino annegato in una spiaggia che amo.
Per gli occhi che lo hanno cercato.
Per le bracciate inutili.
Per quel babbo che conosco e quella mamma che conosco anche meglio.
Per quella vacanza che era la prima in cui non erano più insieme.
Questo pianto soffocato vorrei essere, ma non sono io.
Che il mio pianto quando è esistito non è mai riuscito a non pensare di essere inutile.
Come la parola che indica un genitore i cui figli sono morti.
Non esiste.
Nemmeno il vocabolario riesce a contenere questo dolore.
A non sentirlo come il più innaturale.
Il più impossibile.
Il più inutile da piangere negli altri.
Ma soprattutto l'unico che non deve essere detto.
Perché le lacune nel vocabolario servono a questo.
A suggerire le cose che non si devono dire.
Mai.

Espropri proletari

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/07/2011

gramsciArgenta non è una proletaria.
E' una madre assolutamente normale.
Assolutamente anormale.
Una figlia che assomiglia al padre.
Un marito che assomiglia a Ratatouille.
Festa, non organizzata da Argenta, per il compleanno della bambina Allegra.
Sostanzialmente il genere della bambina in ghisa con elevato peso specifico e, perciò, torta ipocalorica.
Argenta e petit Ratatouille sono invitate.
Il problema è che quel giorno non cade solo il compleanno della bambina di ghisa, ma anche quello della topina argentata.
La madre non si fa troppi problemi.
Si presenta alla festa di Allegra con una torta di compleanno per Petit.
Molto più grande di quella di Allegra.
Molto più appetitosa.
E naturalmente arriva anche con gli amichetti di Petit, che rispettano le proporzioni fra le torte.
Allegra piange.
Ma le feste possono essere espropriate senza un equo indennizzo?

Gusti e disgusti

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/03/2011

filesHa la faccia simpatica di tutti i ragazzi mongoloidi.
Come si diceva una volta con una espressione che oggi suona politicamente scorretta.
Cammina per il quartiere.
Qualche passo davanti a sua madre.
Finché non trova qualcuno con cui parlare.
Sempre le solite domande:
–> Come stai?
–> Che fai?
–> Ci sei domani?

La madre gli passa oltre.
Grassa di troppo mangiare.
Sfatta negli abiti forgiati su di un'ancora.
I gambaletti che appaiono dalla gonna.
Color carne di insaccato.
Lo aspetta.
Qualche istante.
Lui le sorride.
Lei, no.
Lei lo rimprovera.
Lei gli dice:
–> Guarda come sono … Mi sono sventrata per farti nascere … Prima non ero mica così …
Lui continua a sorridere di quel dolore di madre che ammazza dentro più di qualsiasi malattia.

Pupattole

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/05/2010

nonni-arzilli
La retorica sui nonni è infinita.
I bambini hanno bisogno dei nonni.
I nonni sono una cosa stupenda.
I nonni costruiscono un ponte fra il passato ed il futuro.
Chi non ha un nonno, ne adotti uno.
Ecc.
Ci si illude della retorica sui nonni.
Ci si sforza di crederci.
Poi i nonni chiamano:
–> Speriamo di vedere presto le "pupattole" …
Con quel tono di fermo rimprovero che puzza di naftalina su pelliccia tarmata.
Ecco chi non ha un nonno, talvolta, non sa quanto è fortunato.
Solo non essere chiamato "pupattolo"…

L’oblio che saremo

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/02/2010

Edouard_Manet_059Quel giorno, il Sole era caldo.
Lei, una madre.
Orfana del proprio figlio.
Lei, una donna di successo.
La voce roca, abituata al comando.
Affascinante di mille sigarette appena spente.
Lei, incapace di appoggiarsi al Sole.
Di capire la morte del figlio.
Di accettarla.
Che non è naturale che un figlio muoia prima dei genitori.
Che un figlio non si suicida.
Che è abbastanza intelligente da capire che quando un figlio si uccide, quando tuo figlio si uccide, è morto del tuo amore.
Sei tu che lo hai ucciso e lui non sarà mai oblio.

I pensieri scomposti di una Bimba Piccola (Cuore di pietra)

13 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/01/2010

BimbaPiccolaBimba Piccola ha sicuramente un carattere molto difficile.
Non è possibile contraddirla senza che dia in escandescenze e le bizze di BP sono l’equivalente dell’uragano Katrina nel settore merceologico delle crisi isteriche.
Non è possibile calmarla senza darle ragione, ovvero senza rafforzare il suo già fermo convincimento di avere sempre ragione.
Il padre ha deciso di intraprendere la cura del ciaffone, che consiste in una reiterata e robusta serie di schiaffi, senza alcuna pietà.
Cura primitiva ma, per ora, efficace, anche se il dubbio è che prima o poi dovrà essere sostituita con degli elettroshock.
La cura del ciaffone in pubblico è imbarazzante.
Ingresso di asilo nido.
Crisi isterica di BP che non ha nessuna voglia di unirsi ai colleghi.
Robusta serie di ciaffoni.
Capannello di madri che osservano con disgustata disapprovazione il padre.
BP, interrompendo il pianto, con faccia congestionata, ma sguardo freddo ben fermo sul capannello:
–> Ha davvero un cuore di pietra.

Il Sole di settembre

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/09/2009

Immagine 1Il Sole di settembre non scalda.
Non si inchioda sotto la pelle.
Si appoggia.
Con lieve dolcezza.
Questo Sole di settembre è una camera di ospedale.
La solitudine di un ospedale che lo nasconde nelle persiane.
Corpi che lo cercano.
Bianchi.
Lavati di luci al neon.
Come bibbie blu.
Gambe.
Braccia.
Dignità stropicciate.
Come pigiami e camicie da notte sporchi di sonno.
Gambe e braccia che ti guardano con occhi di ragno.
Mentre una rara infermiera li chiama per nome, con il Tu.
E tu senti in quel Tuaccio, senza dolcezza, senza quotidianità, in quel Tuaccio che puzza di piscio e galera, la notte del Sole di settembre.

Pater numquam

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/09/2008

RachidaDatiLa signora Dati aspetta un bambino (o una bambina).
Lo aspetta da sola.
Il che invade le pagine dei quotidiani non solo d’oltralpe con un quesito: chi sarà il padre?
C’è solo una risposta.
Chi se ne frega, che nel linguaggio cortesemente diplomatico della signora Dati suona come: La mia vita personale è piuttosto complicata.
La signora Dati non può nascondere di essere madre.
La gravidanza emerge con una tonda evidenza che una donna difficilmente può mascherare.
La maternità è la scelta di legare un essere umano al proprio corpo.
Con una forza che è fisicamente atroce recidere.
La paternità non è così.
Non si mostra con nessuna evidenza plateale.
Forse non corrisponde nemmeno ad un istinto.
La paternità è un legame che si conquista.
Stando accanto alla madre dei propri figli ed ai propri bambini.
Cercando di costruire un vincolo, di trovare la sostanza comune del proprio sangue negli occhi dei figli, di riconoscere un pianto nel magma urlante di una maternità.
Se uno lascia la madre dei suoi figli da sola, è bene che sparisca.
Che non emerga mai più nella loro vita.
Non si può essere padri senza volerlo ed è sicuramente meglio il profumo di nessuno che la presenza di chi non ci vorrebbe essere.

Una spalla a cui appoggiarsi o un batocchio su cui sedersi? (A proposito di Biancaneve)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/05/2008

Immagine 3

E’ straordinariamente bella.
Gira una piazza al suo incedere.
Una piazza persa nel rito dell’aperitivo.
Una piazza immersa dentro una musica sudamericana.
La piazza di Rosi, che macina pinte di negroni e litri di birra.
Improbabilmente domenicana.
Lei è nuova.
14 anni.
Forse 16.
Non di più.
Vestita come una donna.
La gonna corta.
La borsa portata come se fosse un giocattolo.
Il primo trucco, attento ma ingenuo.
I capelli lunghi di chi non ha ancora messo le barbie nell’armadio dei sogni perduti.
Cammina.
Incede.
Non attira la popolazione maschile.
Tutti troppo grandi per avere più di uno sguardo distratto.
Sono i calici di prosecco che si girano verso di lei.
Lo sguardo disperato.
Delle madri che vedono le figlie diventare belle.
Troppo belle.
Delle madri che si accorgono dalla bellezza delle figlie di essere diventate delle anziane ragazze.
Lo sguardo della matrigna nello specchio di Biancaneve.
Si appoggiano ai nuovi compagni.
E si capisce perché sono così giovani, così palestrati.
Non cercano più un uomo a cui appoggiarsi.
Cercano quello che potrebbe essere il fidanzato delle figlie.
Un batocchio su cui sedersi.
Ma anche no.

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