Rovistare sulla scrivania
Talvolta rovistare sulla scrivania è come accorgersi di essersi dimenticati i calzini usati per correre nelle scarpe che si sono lasciate nella borsa del mare due mesi fa.
Talvolta rovistare sulla scrivania è come accorgersi di essersi dimenticati i calzini usati per correre nelle scarpe che si sono lasciate nella borsa del mare due mesi fa.
Non saprei definire l’odore di questa giornata.
È calda e un po’ sporca.
Ha l’impronta delle cose smesse.
Di un pigiama lasciato su di un letto dopo una notte di insonnia.
Potrebbe essere una giornata perfetta.
Forse.
Potrebbe.
Ma è solamente un mood.
Il mood della mia tristezza.
Mentre cerco una ragione per continuare a raccontare fiabe.
Per ricordare dove ho lasciato il Dragone Alberto.
Che ha sempre accompagnato il sonno delle mie bambine.
Insieme allo Gnomo Riccardo.
Ed alla loro casa vicino allo Stagno Minestrone.
La realtà è che provo sempre più dolore.
Oramai sono più quarantasette giorni dall’ultima volta che ho dormito per più di due ore consecutive.
E non ricordo nemmeno l’ultima volta che sono riuscito ad alzarmi dal letto senza avere bisogno di lasciarmi scivolare a terra.
La realtà è che inizio a non resistere più.
Mi arrendo lentamente.
E le fiabe del Dragone Alberto fuggono dalla mia bocca.
Restano sospese.
Mentre cerco una solitudine densa.
Fumosa.
Grumi dentro ai quali non essere visto.