Chi li ha sciolti? (Fave a ferro di cavallo)
Pare – così l’edizione locale del Corsera di oggi – che Pistoia sia la prima città in Italia per uso di farmaci erettili: ne farebbe uso un giovane su tre e sarebbero straordinariamente diffusi i peni curvi sia congeniti che post traumatici.
Il pene curvo pare che sia un pisello storto.
Se è congenito, è sfortuna.
Se è post traumatico, è male bestia.
In entrambi i casi, l’uropaziente si trova con una sorta di coda di maiale che gli spunta fra le gambe.
Non si capisce come la situazione possa migliorare con un farmaco erettile.
A occhio, il risultato dovrebbe essere un ferro di cavallo rigido anziché floscio.
Forse, la chirurgia potrebbe migliorare la funzionalità dell’organo in termini un po’ più definitivi.
Ma capisco che l’infelice preferisca prendere una pasticca azzurra e tremi all’idea di un bisturi che si avvicina alla povera cosa – storta – che si ritrova a ciondolargli tristemente fra le gambe.
Magari con la pasticca, almeno una seghina può riuscire bene.
Accontentarsi certe volte è un modo di sopravvivere.
Indispensabile per chi indossa una fava a ferro di cavallo, temo.

Lezione.
Si narra che la letteratura medica conosca un virus, parente stretto dell’herpes genitale, che trasforma l’inguine femminile in un avello dantesco.
Anche Beppino Englaro ha rotto i coglioni.
Omino sensibile è un personaggio.
Cena.
Gli spogliatoi sono divertenti.
Il catalogo dei sogni erotici è pressocché infinito.
Chi mi dà da mangiare: tengo da quello.
Capita spesso in piazza Savonarola.