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Anziani (il rinnovo della patente)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/11/2007

P3001Vi è un momento in cui un anziano rischia di diventare davvero vecchio.
E’ il rinnovo della patente, quando rischia la condanna alla immobilità automoblistica.
Una delle condanne più severe che il nostro ordinamento conosca.
Ma se l’anziano è uno di quei terribili vecchietti con il cappellino, che un tempo guidavano delle NSU lucidissime ed oggi delle Lancia Y altrettanto lucide, ma con imbarazzanti ammaccature, il rinnovo della sua patente è un grave dilemma di coscienza per i figli.
Che sanno perfettamente di avere un padre il quale non ci vede un piffero, che ricorda una geografia dei sensi unici preistorica, che ha i riflessi dilatati nel tempo, come il suono in assenza di atmosfera.
Allora si entra in un limbo di scocciature terrificanti, nel quale l’anziano tutto pimpante, il cappellino ben calzato in testa, si sveglia e telefona la sua intenzione di prendere la macchina e fare una girata al mare per vedere se tutto è a posto, se la casa non è crollata, se il vento non ha sbarbato le piante, etc.
E ci si ritrova a moccolare dicendo: "Ma babbo, vengo anch’io, di novembre il mare fa benissimo alle bambine", per non lasciarlo solo e soprattutto per non sentirsi dire al ritorno: "Non riesco proprio a capire perché in autostrada se uno va a sessanta tutti gli suonano…"
Sarebbe bello avere il coraggio di dire che non è il caso di rinnovare la patente, che ci sono problemi più gravi nella vita di un essere umano, che per queste cose non è mai morto nessuno.
In fondo, si nasce uomini o caporali e il coraggio se uno non l’ha è difficile inventarselo.

Morfologia del racconto erotico

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/10/2007

Vladimir Propp ha scritto la morfologia della fiaba (Leningrado, 1928: vi è un che di eroico in questo mite studioso del folclore che mentre la rivoluzione di ottobre prende i toni descritti da Pasternak si occupa di classificare le fiabe raccolte da Afanasev).
In questo libro, Propp individua 31 funzioni costanti, affermando che tutte le fiabe hanno la medesima struttura.
La morfologia della fiaba è stata sfruttata da Rodari nella sua grammatica della fantasia (Torino, 1974) dove si suggerisce che prendendo le 31 funzioni di Propp, mischiandole come se fossero carte da gioco, scambiandosele, affidando a ciascun giocatore il ruolo di autore del frammento narrativo rappresentato nella carta che gli è stata assegnata, è possibile inventare fiabe quasi dal nulla.
Naturalmente, l’eterogenesi dei fini operata da Rodari non tiene conto delle intenzioni di Propp che voleva analizzare il discorso fiabesco come forma immutabile di un percorso pedagogico, che termina immancabilmente con le nozze dell’eroe.
La meccanica di Propp mi ha sempre angosciato.
Le fiabe in questo modo diventano una sorta di catena di montaggio.
O meglio il processo di elaborazione di una fiaba, nel tempo, nell’accompagnare verso il sonno migliaia di milioni di bambini, rammentando la voce di un nonno o di una mamma o di un babbo, diventa il frutto di un processo standardizzato molto fordista, se così si può dire.
Vi è tuttavia un tipo di racconto che ha una struttura pressocché meccanica.
E’ il racconto erotico.
Non il racconto erotico di Anais Nin o di Marguerite Duras, ma quel racconto banalmente erotico che potrebbe essere pubblicato da Liala, o da Pizzo Nero, per essere maggiormente in tema: il racconto quotidianamente erotico che potrebbe leggere un commesso viaggiatore d’altri tempi in treno.
Ora se si mischiano le  funzioni di Propp con la morfologia del racconto erotico si potrebbe avere:
(i)    Allontanamento → il tipo esce di casa
(ii)    Divieto → dice alla moglie “mi raccomando non aprire a nessuno”
(iii)    Infrazione → la moglie apre al postino
(iv)    Investigazione → la moglie guarda la turgida patta del postino
(v)    Delazione → la vicina guarda dal buco della serratura e chiama il tipo
(vi)    Tranello → il tipo si era nascosto nel sottoscala
(vii)    Connivenza → il tipo guarda la moglie che si fa governare dal postino
(viii)    Danneggiamento (o mancanza) → il postino ha una defaillance
(ix)    Mediazione → la vicina cerca di svegliare la defaillance
(x)    Consenso dell’eroe → il tipo condivide la scelta della vicina e la titilla tutta
(xi)    Partenza dell’eroe → il tipo si è scocciato e va via
(xii)    L’eroe messo alla prova dal donatore → un vecchio laido incontra il tipo che si aggira in un notturno da Blade Runner e lo porta in un postribolo
(xiii)    Reazione dell’eroe → il tipo inizia a trafficare con le ospiti del postribolo
(xiv)    Fornitura del mezzo magico → il vecchio laido fornisce al tipo dei giocattoli sado maso
(xv)    Trasferimento dell’eroe → il tipo lascia il postribolo e sale in macchina
(xvi)    Lotta tra eroe e antagonista → torna a casa e trova la moglie con il postino e la vicina, il tipo ed il postino garaggiano in chi governa meglio il partner
(xvii)    L’eroe marchiato → il postino sbaglia mira e viene sul tipo
(xviii)    Vittoria sull’antagonista → il tipo è talmente efficace sulla vicina che la moglie se lo riprende
(xix)    Rimozione della sciagura o mancanza iniziale → il postino viene messo alla porta
(xx)    Ritorno dell’eroe → il tipo e la moglie restano soli, come all’inizio della storia
(xxi)    Sua persecuzione → il postino torna con i suoi amici e porta via il tipo
(xxii)    L’eroe si salva → il tipo riesce a liberarsi dalla orrenda cantina dove è stato rinchiuso e nella quale un sacco di signori si governano a vicenda
(xxiii)    L’eroe arriva in incognito a casa → il tipo torna a casa travestito da commesso viaggiatore
(xxiv)    Pretese del falso eroe → il postino cerca di metterlo alla porta
(xxv)    All’eroe è imposto un compito difficile → deve vendere delle spazzole al postino
(xxvi)    Esecuzione del compito → si fa aiutare dalla vicina per mostrare come possono essere usate le spazzole che ha nella borsa
(xxvii)    Riconoscimento dell’eroe → al tipo scappa il pisellotto fuori dalle mutande e la moglie lo riconosce dal tatuaggio con il suo nome che circonda il prepuzio
(xxviii)    Smascheramento del falso eroe o dell’antagonista → la moglie lava il pisello del postino e il tatuaggio con il suo nome si scolorisce: il bieco postino lo aveva fatto con una bic
(xxix)    Trasfigurazione dell’eroe → il tipo ha una erezione fantasmagorica da cui si vede che il punto dopo il nome era la scritta “Ti amo”
(xxx)    Punizione dell’antagonista → il postino viene spedito fuori di casa a calci nel culo e con il pisello penzoloni
(xxxi)    Nozze dell’eroe → il tipo si rigoverna la moglie con rinnovato vigore.
Ma naturalmente le varianti sono infinite, anche se la vera sostanza del racconto meccanicamente erotico è la descrizione pressocché immutabile del congiungersi dei corpi.
E questa sostanza meccanica rimane sempre più o meno il solito, banale, ripetersi di un membro che penetra, una lingua che titilla, un fiotto che si scarica.

 

Anziani

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/07/2007

Quello che non sopporto di vedere sono  i miei genitori che invecchiano.
Oramai sono anziani.
Ma non riesco ad accettarlo.
Non mi sembra possibile che mio padre non sia più la persona che ha una visione esatta delle cose e che suggerisce sempre la cosa giusta da fare.
Non mi sembra possibile che mia madre non sia più la persona che mi aspetta, che mi protegge, che sa cosa voglio.
Non riesco ad accettare la loro vecchiaia.
Ed è una vecchiaia strana, come tutte le vecchiaie.
Fatta di malanni.
Di stupide discussioni con i vicini.
Del portiere che non sa più fare il portiere.
Della governante che non sa più fare la governante.
Degli amici di sempre che scompaiono.
Uno dietro l’altro.
Sicché si respira sempre quest’aria da sopravvissuti.
Cerco di rimediare.
Cerco di trattarli come se fossero ancora giovani.
Gli chiedo consiglio.
Gli parlo quietamente.
Mi sforzo di non arrabbiarmi per le loro manie.
Per il loro modo di considerarmi forte e di preferire la debolezza di mio fratello, che ha bisogno di essere protetto.
Così oggi li ho accompagnati ad un esame.
Ecografia alla prostata.
Umiliante.
Mia madre è voluta venire.
Mio padre era straordinariamente nervoso.
Quando si è operato alla prostata è stato intrattabile per molti giorni ed accettava solo la mia presenza.
Passavo le nottate accanto al suo letto, leggendo a voce bassa il Talmud.
Confidando nella forza delle parole.
E lui lentamente si calmava.
Un sudore che pian piano si asciugava.
Una sete che diveniva meno insopportabile.
Così l’ecografia di oggi per lui era una preoccupazione.
Quasi un pellegrinaggio nelle sue paure.
Un pellegrinaggio nel quale mi sento in dovere di essergli accanto.
La sala di aspetto era la solita bolgia.
Persone che cercano di bere per riempire la vescica e spingerla contro la prostata.
E nessuno che riesce a sentire lo stimolo della pipi.
Mio padre sempre più nervoso.
Mille volte guarda i fogli della visita.
Il fascicolo degli esami fatti.
La prenotazione.
Mi spedisce in accettazione.
Mi fa cercare l’amico primario.
Mia madre recita il mantra dei tempi passati.
Alla fine siamo riusciti a tornare.
Nel caldo della macchina senza aria condizionata.
Mia madre continuava a spiegare i negozi che sono scomparsi.
Nel silenzio.
Mio padre non riusciva a parlare.
Finché non sono riuscito a chiedergli come si sentiva.
Ed ha cominciato a piangere.
Non riesco a vederlo piangere.
Sono rimasto con lui.
Ho rinviato tutto.
Lo ho accompagnato a fare una piccola passeggiata.
Ho cercato di farlo uscire dal suo mondo dentro una libreria.
Adesso spero stia leggendo.
Spero.

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