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Tag Archive for: separazione

Futili respiri

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/12/2021

Non c’è motivo per nascere. Nessun motivo per imporre l’assurda complessità della vita a un gruppo di atomi e di molecole. Nessun motivo quando il faticoso insieme di esperienze ed emozioni che l’intelligenza della specie ha saputo specializzare in un individuo diventa un rifiuto catalogato dal codice dell’ambiente.

La vita è un imprevedibile calendario dell’avvento in cui l’ultima finestrella è una gita alle pompe funebri.

In ognuna di queste caselle, appare tutta la sua futilità. La futilità del respiro, del cibo, del sonno, dell’orgasmo.

Tutto è futile perché non vi è niente che non sia univocamente predestinato alla morte, a quell’esito che cerchiamo in ogni istante di dimenticare. Le due leggi fondamentali con cui l’ironia di un Dio immaginato da Schopenhauer ha programmato la sua razza eletta perché ci vuole ironia per costringere a vivere dimenticando la morte.

E questo triste calendario dell’avvento ha ogni giorno la sua sorpresa, sempre diversa per farci fare un altro passo in questo continuo dimenticare che è il vivere degli uomini.

Un dimenticare che ha le sue pietose regole. Prima di ogni altra quella per cui ogni uomo può decidere fino a quando. Fino a quando posso continuare a dimenticare il mio destino?

E con la vecchiaia si chiede sempre un giorno in più. Non so pensa che la vita non meriti di essere vissuta senza camminare, senza riuscire a mangiare con appetito, senza la gioia di riuscire ad ascoltare chi ci parla, senza la felicità di un sorso di vino o l’allegria di un ricordo vivo.

Sembra di poter vivere solo per respirare, pare che un sorso d’aria basti all’anima per dimenticare l’unico dono di Dio, quello che toglie tutti gli altri, che rende vano l’aver vissuto.

Per lui, però, non è stato così.

C’è stato un momento in cui ha deciso di smettere di dimenticare, un momento esatto e quel momento è stato fra le mie mani.

Perché ogni volta che, nella sua lunga agonia, in questi dieci giorni che sono passati da quando ha cominciato a smettere di respirare, gli prendevo la mano, lui la stringeva con forza. Con la forza delle mie figlie quando imparavano a camminare. Poi, un giorno, improvvisamente, quella mano ha perso forza. Mi ha abbandonato.

Ecco, non si vive dell’arida gioia di respirare, che era l’unica cosa rimasta alla stanchezza del suo corpo, si vive della gioia di una stretta di mano, di un contatto umano, della felicità di un figlio ritrovato.

In quell’ultimo e terribile istante in cui dopo averlo tante volte salutato, spesso sbattendo la porta come in una parabola che dispiace scrivere, ero tornato solo per dirgli che mai avrei desiderato un padre diverso da lui.

Quest’ultima gioia spero gli sia stata compagna in quel viaggio che per lui era certezza di risurrezione e che per me è descritto da un catalogo allegato al codice dell’ambiente.

Un Abramo svizzero

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/02/2011

Caravaggio-particolare-de-Nei giorni del Bunga bunga, c'è una storia assai più terribile che affatica i giornali.
Cronaca.
Tristissima cronaca di un padre che non riesce a sopravvivere al fallimento del suo matrimonio ed uccide le figlie prima di andare incontro alla stessa fine.
Follia.
Follia per coloro che guardano i sorrisi delle bambine oscenamente ostentati dai giornali e dalle televisioni.
Vero.
Ma è la stessa follia di Dio, che non ha chiesto nulla di diverso ad Abramo.
Si può fare a meno di tutto, ma non dei propri figli e se si decide di ucciderli vuol dire che davvero non si tornerà più indietro.
Che ogni via di uscita è tagliata.
Se è follia, è una follia che muove a pietà.
La stessa pitturata da Caravaggio nel dialogo fra le grinze del vecchio ed il terrore efebico del fanciullo.
Dio si rammenterà di Abramo incontrando la disperazione di questo padre?
Vorrei crederlo.

Una pensione sociale per Veronica (Post misogino)?

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/05/2010

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Iniziano ad emergere gli aspetti principali della fredda stretta di mano che ha segnato l'accordo fra l'on. Berlusconi e la signora Lario.
Il Times li chiama the details of the deal.
Usando deal come termine tecnico per "affare".
Sicuramente si tratta di un affare tecnicamente inteso per la signora Lario: trent'anni e tre figli con il miliardario ridens contano 300MigliaiaEuro mensili, non molti rispetto ai 3.5MilioniEuro mensili inizialmente richiesti dalla signora Lario, ma sempre non pochi.
Che cosa ha fatto la signora Lario per meritare questo vitalizio?
Ha semplicemente sposato il signor Berlusconi e prodotto tre figli.
Nient'altro.
Di qui, il diritto al mantenimento che si fonda sulla presunzione che la signora Lario abbia contribuito alla fortuna del signor Berlusconi perché non ha fatto nulla, abbandonando la sua carriera di attrice e le sue prospettive di fortuna individuali per sacrificarsi alle sorti del marito.
E' un ragionamento profondamente ingiusto: se la signora Lario, come molte altre donne, si fosse massacrata per rendere possibile la crescita dei propri figli e la propria carriera professionale avrebbe avuto diritto ad una somma assai inferiore.
In altre parole, se una donna sposa un uomo molto ricco e si dedica alla vita della moglie dell'uomo molto ricco ha diritto a continuare questa vita.
Se, invece, con un singulto di dignità, preferisce mantenere la propria professione, sacrificare il proprio tempo libero e riesce a diventare una donna di successo ed una brava madre non ha questo diritto.
Non è giusto.
Chi non ha fatto nulla nella vita ha diritto alla pensione sociale e non ad un deal.

[In]dignità maschili

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/03/2010

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Luigi coiffeur pour homme è un luogo di maliziosi divertimenti.
Un ingresso sobrio ed un salone defilato.
Al centro, un catafalco attrezzato con separé in modo che nessun cliente possa vedere gli altri.
Nel separé più defilato, i parrucchini.
Tristi papaline per crani depauperati dell'orgoglio maschile.
Il vero calvo da toupée ne ha almeno due, identici.
Uno sul capo e l'altro in manutenzione.
Il toupée viene applicato con del nastro biadesivo sulla pelle nuda.
Male boia.
Il divertimento è sapere che cosa accade dietro il separé e salutare con cortesia il capelluto che ne esce.
Finché non vedi uno dei tuoi migliori amici e capisci come mai, improvvisamente, ha smesso di portare i capelli rasati quasi a zero.
Esce, ti vede, fa per tornare dentro, lascia perdere e ti guarda implorando silenzio.
Stai zitto e fai finta di essere completamente perso nella lettura del giornale.
Ma non riesci a non pensare.
Brutto cambiare donna a cinquanta anni.
Brutto cambiare donna e trovare_essere trovati da una cubana di trenta.
Peggio ammalarsi di gioventù perduta.

Nuota come se piangesse

11 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/02/2010

bambino+piangeNuota come se piangesse.
Solo nel lusso di una piscina vuota.
Le bracciate lente come singhiozzi.
Una dopo l’altra.
Come se nessuno lo vedesse.
Come se nessuno conoscesse il suo segreto.
Come se il suo segreto fosse solo suo.
Come se tutti non avessero visto arrivare la sua mamma con un fidanzato.
Un fidanzato nuovo.
Un fidanzato da ospitare nella sua camera.
Nel letto che per lui è di suo padre.
Che non è vero che non è venuto perché aveva da lavorare.
Che non è vero che i bambini sono stupidi.
E lui è andato via.
E’ andato a nuotare.
Ingoiando singhiozzi e bracciate.
Con la stessa implacabile lentezza.
Come se nessuno avesse sentito quando diceva alla mamma:
–> La prossima volta, mamma, per favore, puoi aspettare prima di trovare un altro fidanzato?

I pensieri scomposti di una bimba piccola (Come sei bravo)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/10/2009

BimbaPiccolaBimba Piccola è un genio del crimine.
Troppo inconsapevole per esserlo effettivamente.
Ma non ne sarei troppo sicuro.
La sua ultima passione sono i vestiti da ritagliare per le bambole.
Ha dita che sembrano roncole ed è del tutto incapace di ritagliarli correttamente.
Di conseguenza, passa giornaletto e forbici al padre.
Lo guarda ritagliare.
Attento.
La lingua fra i denti.
Gli abitini che escono precisi.
Come se  fossero disegnati.
Lo guarda.
Lo fissa.
Lo inquadra e dice:
–> Come sei bravo …
Lo dice con quel cinguettare breve ed incerto che commuoverebbe un toro durante una corrida.
Il padre per un attimo si lascia commuovere.
Poi ha un rigurgito di intelligenza (absit injuria verbis).
La guarda e intuisce il pericolo.
E’ una donna.
Cazzo, se è una donna.
Dice Come sei bravo esattamente come altre gli hanno detto la stessa cosa in altri momenti.
Ma continua a ritagliare.
Sempre molto preciso.
Esattamente come in altri momenti ha continuato altre cose.
Con l’esatta sensazione di essere preso per il naso.
Ma anche che non è il caso di far capire che si è capito.
Se si vuole continuare a ritagliare e, dicono, non sia la cosa peggiore da fare.

Elemosine

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/07/2008

HomelessUn povero cerca il sole durante l’inverno.
Quell’ultimo calore che consente alla notte di trovare il mattino.
Ed al mattino di allontanare la morte.
Di spostarla un po’ più in là.
Il povero che uno si immagina è quello.
L’immagine nitida di un sorriso steso al sole in una mattina pungente.
Sottovento ad una panchina.
Ma ci sono poveri che fanno più male.
C’è il carcerato cui muore la madre.
Un ergastolo che si trasforma in un permesso di tre giorni.
Senza soldi.
Senza sapere più nulla della realtà di fuori.
–> Cosa devo fare?
–> Non ho più nessuno.
–> Non so nemmeno dove mangiare…
Tu distratto che ascolti la suora che gli risponde: Ma non si preoccupi, qualcuno penserà a lei.
E va via.
Nella solitudine fatta di neon di una corsia di ospedale.
Resta fermo.
Immobile.
Appoggiato al muro dell’obitorio.
Al freddo del muro dell’obitorio.
Ripete:
–> E ora cosa devo fare? Lo so io cosa devo fare: prendo uno a ceffoni e mi fo riportare in galera. Che non mi possono mica fare nulla. Che l’ergastolo me l’hanno bell’è dato. Che non è possibile che non pensino che uno che esce dopo quindici anni non sa più nulla, che ha bisogno di essere accompagnato, che fuori non si rinviene più, che dentro non si sta mica male, che ci sono persone buone e cattive come fuori, ma è tutto più facile.
Tu distratto che vai via, dopo essere arrivato per sbaglio in quel corridoio.
Lasciando una elemosina che sembra una mancia.
C’è anche il tuo amico di infanzia che è diventato povero.
Povero con un lavoro da 2000 Euro.
Povero per 1000 Euro di mutuo da pagare per la casa che è restata alla moglie e ai figlioli.
Povero per 500 Euro di alimenti e la metà delle spese sanitarie e di istruzione.
Povero che non ha i soldi per comprare le scarpe da scoglio ai bimbi.
Forse è questa la povertà che fa più male.

Fedifragando

19 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/03/2008

KramerVsKramerE’ semplicemente il nome di due parti su un fascicolo: tizio contro tizia, Kramer Vs Kramer.
Ma non è così.
I fascicoli sono persone.
Persone che sono diventate atti.
Che, di solito, non avrebbero voluto diventarlo.
Ma succede e di solito l’unica cosa è cercare di mantenere un po’ di dignità.
Anche se uno ha due figli, uno appena nato, e sta lasciando la moglie.
Racconta di avere un’altra donna.
Di avercela da tempo.
Lo ascolti.
Con cortese compassione.
Ti guarda, stupito, e dice: Grazie, è la prima volta che lo racconto e non mi sento giudicato.
Non sono io che ti devo giudicare.
Ti basta sentirti come ti senti.
Come ci si sente ad abbracciare un’altra donna mentre il proprio figlio piange a casa.
Io non ti devo dire proprio nulla.
Nulla che non  ti puoi dire da solo.
Naturalmente, non dici nulla di tutto questo.
Sorridi.
Con_compassata_cortesia.

Sukko SPA

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/10/2007

Può capitare di organizzare la propria luna di miele.
Può anche darsi che chi la organizza abbia fatto indigestione di laguna blu da piccolo.
E che cerchi uno spazio di quel genere: magari un cottage sul mare, in una isola del sud, con la piscina privata, etc.
Può anche arrivare al punto di ricordarsi di avere letto D’Annunzio e chieda che il letto sia artisticamente disfatto, ricoperto di petali profumati.
Poi, può anche darsi che arrivi, trovi il cottage in forma di baracca, con le pareti affrescate di insetti colpiti dai precedenti ospiti; le ciabatte dell’albergo usate e con l’impronta dei ditoni di chi lo ha preceduto; un pò di ometti variamente gialli ed incomprensibili che sanno dire solo "sorry" e non capiscono un fico, ma sorridono sempre.
Magari, può anche arrivare a cena e scoprire che non gli piace nulla e che nel consommé vagano dei capelli neri e riccioluti, senza riuscire ad aggiungere nulla alla sua assoluta assenza di sapori, o meglio senza turbare la perfetta armonia dell’acqua riscaldata.
Potrebbe anche decidere di accompagnare la propria sposa ad una gita nel villaggio vicino ed essere dimenticato lì dall’autista, riuscendo a tornare nel cottage solo alle prime ore del mattino, grazie alla pietà di un pizzaiolo belga.
Se poi questi dolci sposini, sempre meno dolci e sempre più sull’orlo della separazione, si ricordano che il complesso alberghiero si chiama Sukko SPA, allora possono capire tutto.
Ma chi diavolo fissa la Sukko SPA per il proprio viaggio di nozze?

Un amico

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/10/2007

Lo conosco da molto tempo.
Ma non siamo amici.
E’ una delle persone delle quali si può dire: come mai ci conosciamo da così tanto tempo e non siamo amici?
Di solito c’è sempre una risposta.
Ed è una risposta corretta.
Dura ma corretta.
Ho avuto bisogno di parlargli.
Questioni professionali.
Un concorso.
Ho chiesto come stava.
Solito inizio di cortesia.
Mi ha risposto che stava male.
Mi ha colpito: io dico sempre che sto benissimo.
La verità, se non sto bene, è solo per gli amici.
Sono stato a costretto a chiedergli perché e se potevo essergli utile.
Mi ha allagato di parole.
La fidanzata – ha sessanta anni, ma chiama la compagna fidanzata – lo ha lasciato.
Da un giorno all’altro.
Gli ha inviato una mail dicendo che fra loro era tutto finito.
Non riusciva più a stare con lui.
Era indignato: dopo sette anni, non si può essere lasciati da un messaggio di posta elettronica.
Mi è venuto da rispondere che soprattutto era strano essere lasciati da un messaggio di posta elettronica a sessanta anni.
Ma sono stato educatamente zitto.
Mi ha detto di essere disperato.
Sai, mi dice, una donna alla mia età è importante. Ci si abitua. Ci si sforza di ricostruire una rete di affetti, quando tutto il resto è fallito.
Soprattutto, continua, adesso non ho più voglia di fare nulla. Prima mi piaceva uscire con le mie amiche, sapere che lei mi aspettava lo rendeva divertente. Adesso sono solo un termosifone caldo nel quale infilarmi. E non mi piace nemmeno più.
Ho manifestato tutta la mia comprensione.
Ho detto che lo capivo: non si può tradire senza amare, etc.
Ma ho capito la sua fidanzata.
Aveva assolutamente ragione.
Un messaggio di posta elettronica era più che sufficiente.

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