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Tag Archive for: tradimenti

Il governatore va a troie (E chi se ne frega)

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/03/2008

15555518Eliot Spitzer è un politico newyorkese piuttosto importante.
Ha una carriera roboante: è laureato ad Harvard, dove ha conosciuto la moglie, è stato "sostituto procuratore" a New York, dove, fra l’altro, ha coordinato le indagini di mafia sulla famiglia Gambino.
Poi è stato eletto procuratore generale nel 1998, confermato nel 2002 e nel 2006 è diventato governatore, con un significativo successo sull’avversario repubblicano.
La sua fama è legata ad indagini molto dure sul malaffare dei colletti bianchi, sulle frodi in internet e sui danni ambientali: fu lui a incolpare Richard Grasso, l’amministratore delegato del New York Stock Exchange, di essersi attribuito una maxi gratifica danneggiando il mercato.
Insomma, non è un personaggio da poco.
Antipatico.
Ma integerrimo.
Tuttavia sembra che non molto tempo fa, si parla dei primi giorni di febbraio, abbia fissato un appuntamento con una signorina di facili costumi.
La signorina, così si legge nell’affidavit, sarebbe stata piuttosto soddisfatta: E’ stato carino e non mi ha chiesto nulla di strano, avrebbe detto al booking agent.
Si è scusato: Ho tradito tutto quello in cui credo e la mia famiglia.
Adesso sta pensando alle dimissioni ed i quotidiani si interrogano sul loro impatto nelle primarie democratiche.
E’ strano.
Davvero un governatore non può andare a troie?
Davvero morale privata e morale pubblica sono avvinte da un nesso di indissolubilità per cui chi tradisce la propria famiglia tradisce anche i propri elettori?
Forse no.
Forse questi sono affari di Spitzer, che – poveraccio – non aveva nemmeno speso poco per assicurarsi la compagnia di una signorina assai riservata, attraverso una casa di appuntamenti nota per i servizi di alta qualità, e si era anche premurato di fare i propri comodi ad una ragionevole distanza da casa.
In fondo, non si è comportato in maniera molto diversa da Vaclav Klaus, presidente ceco, paparazzato con una hostess di ventinque anni.
Solo che in questo caso viene da dire: Bravo il nostro vecchietto.
No.
Klaus non merita nessun complimento.
E Spitzer può meritare un po’ di comprensione.
Ma dietro ad entrambi ci sono delle figlie e delle nipoti che scoprono di avere un padre o un nonno puttaniere dai giornali.
Questa sembra la cosa più turpe di tutta la vicenda.
La compiaciuta prouderie che solleva.

Puntualità (continua: fino a quando?)

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/03/2008

RussMayer
Si è già scritto di questa donna.
Si è scritto che dopo venti anni continua a farsi viva ed a proporsi.
Con una costanza degna sicuramente di miglior causa.
E’ di pochi minuti fa la sua ultima telefonata: Sono qui e ti penso: posso venire?
Risposta: Scusa?
Si, ti penso, ho voglia di fare l’amore con te: posso venire?
Risposta: Mica siamo in un film porno che tu suoni, io apro, tu ti metti supina ed io inizio a governarti…
Non mi capisci, mi umili.
Click.
Come se non dovesse sentirsi vagamente umiliato il poveretto trattato come una comparsa in un film di Siffredi o dei fratelli MItchell.
E costretto a fare la figura dell’omosessuato, come una volta ha sentito dire in treno.

Il matrimonio di Sissi

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/02/2008

Sissi ha appena comprato il vestito da sposa.
Un acquisto importante.
Delicato.
E’ andata con la mamma.
Hanno discusso a lungo con le commesse.
Hanno visto tutti gli abiti possibili.
Sissi avrebbe voluto un vestito da principessa.
Di quelli che vendono al Disney store.
E’ uscita con un abito frugale.
Bello ma frugale.
Si sposa Sissi.
Lo deve fare da tanto tempo.
Lo ha desiderato a lungo.
Il suo amore è un principe azzurro.
Con porsche cayenna e cifre sui polsini slacciati.
Sissi lo guarda rapita.
Il suo è uno sguardo da Arianna, la principessa della Bella addormentata nel bosco.
Fa male Sissi.
Fa male e commuove nello stesso tempo.
Commuove perché è una bambina.
Arianna che sposa Filippo giocando con Barbie e Ken.
Fa male perché non ha capito come mai le fiabe finiscono con i matrimoni, senza mai conitnuare.
Non sa cosa c’è dietro il Vissero felici e contenti o i baffi bagnati di idromele di Pushkin.
Nel suo caso non è nemmeno difficile.
Basta soffermarsi e avere occhi per vedere il sudore dell’amante sulla giacca appena stirata del principe Filippo.
Due mesi prima del matrimonio.
In una cena dai futuri suoceri.

Topina Bruni e gli anelli sarcastici

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/01/2008

Sarkozy non è un uomo fortunato.
Ha fatto appena in tempo a regalare un anello di fidanzamento alla Carla Bruni che la stampa ha fatto sapere che questo anello è identico ad un altro già indossato dalla piuttosto chiaccherata moglie Cecilia.
Può essere lo stesso anello, nuovamente regalato per tirchieria oppure per ragioni erotiche: come mi piacciono le donne con gli anelli di Christian Dior nemmeno con le calze a rete…
Oppure può essere lo stesso modello di anello, scelto per pigrizia o per le stesse ragioni sentimentali che si sono appena evidenziate.
Non cambia molto.
E’ una operazione di cattivo gusto quasi plateale.
Come chiamare l’amante con lo stesso nomignolo della moglie: topina questa, topina quella e non si rischiano errori dalle conseguenze potenzialmente devastanti.
E’ una vicenda anche un po’ sfortunata.
Successe la stessa cosa al mio povero nonno che passò un lungo periodo di vacanze forzate, secondo la definizione di Berlusconi, a Rodi.
Tornò con un certo numero di croci di Rodi che si era fatto fare da un artigiano.
Ne regalò una alla nonna.
Le altre era solito usarle come doni per le "fidanzate".
Finché una di queste non portò la sua croce sullo stesso tram in cui la portava anche la nonna, insieme al nonno ed alla mia mamma, che ebbe l’avventura di vedere il suo babbo pubblicamente malmenato dalla nonna e dalla fidanzata.
Gli anelli sarcastici sono pericolosissimi.

Il comodato del pisello

14 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/12/2007

Lei è una donna affascinante.
Un pò meno di quarant’anni buttati sulle spalle come una giacca di Hermes.
Lui è un uomo un pò meno affascinante.
Un pò più di quarant’anni stretti in vita come una cintura comprata insieme ai pantaloni.
Hanno due figli.
Uno gioca a pallone.
L’altro non si sposta dal nintendo wii.
Lui non la capisce più.
Lei è fredda.
Fa l’amore come una cosa in prestito.
Ma a lui non importa: la sua necessità non conosce leggi.
Le cose cambiano improvvisamente.
Lei sembra riconoscerlo.
Pare rispondere alle sue attenzioni.
Non prende l’iniziativa ma dialoga con il suo pisello.
Lui è quasi felice.
Come al solito non ha capito nulla.
Lei ha un altro.
Lei fa l’amore pensando all’altro.
Al quale lui presta quella povera cosa che farebbe meglio a tenere al caldo del pigiama.

Via di casa

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/11/2007

Ha una quarantina d’anni.
Forse qualcosa di più.
Con la sua compagna le cose non vanno più da tempo.
Ma lei gli ha confessato di avere una malattia particolarmente antipatica.
Lui le resta vicino.
Come si potrebbe restare accanto ad un animale domestico sulla via del tramonto.
Lentamente lei guarisce.
Non era probabile, ma guarisce.
Comincia una lenta convalescenza.
Oramai lei sta quasi bene.
Abitano in un quartiere popolare del centro.
E’ quella parte di inverno che si avvicina alla primavera.
Lui comincia a non resistere più.
Lei gli è diventata insopportabile.
Come una coperta di lana in estate.
Una notte, le parla.
Lei afferra una bottiglia di plastica piena di acqua e comincia a picchiarlo.
Con calma e con metodo.
Lui aspetta pazientamente che si stanchi.
Si alza. Va via.
Lei urla.
Apre la finestra e gli armadi.
Comincia a lanciare dalla finestra tutto ciò che appartiene a lui.
Sotto, in mezzo alla strada, lui, in pigiama, afferra le cose al volo e le butta nel bagagliaio della macchina.
Alle finestre, una intera strada guarda la scena e qualcuno decide che una persona tanto paziente merita qualche lancio in più e comincia a lanciargli frutta, verdura e tutto ciò che sta nel secchio della spazzatura.

La bottega dell’antiquaria (appunti di economia fedifraga)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/11/2007

La bottega dell’antiquaria è un luogo molto tipico.
Dentro c’è una antiquaria.
Ma potrebbe esserci anche una disegnatrice di fiori di carta, una modellatrice di crete, una decoratrice di interni, una intrecciatrice di bigiotteria.
E mille altre cose inutili.
Di solito, la bottega dell’antiquaria non va bene.
Non può andare bene.
Vende cose già viste a prezzi carissimi.
Cose inutili e dal costo volgare.
Ci si domanda che cosa c’è dietro.
Qualcuno particolarmente scafato potrebbe pensare ad una lavanderia di denaro sporco.
Ma sarebbe troppo spregiudicato.
No.
C’è un marito.
Un marito che si è rotto le palle della moglie.
Che ha bisogno di trovarle qualche cosa da fare.
E che pur di non averla fra le scatole le paga i conti, ripiana il bilancio di fine anno, va dal commercialista, etc.
Guarda i suoi denari uscire dal portafoglio con un misto di rabbia e di gratitudine.
La bottega dell’antiquario è un perfetto esempio di economia fedifraga: l’utile (o meglio: il ristorno) è una moglie silente e grata.

Una sorpresa di ferragosto

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/11/2007

Un antico palazzo centrale.

Bello come sanno essere belli i palazzi che sono riusciti a restare incompiuti prima di diventare decadenti. Alcuni uffici, le stanze dei proprietari originari sparse, frazionate, disperse: come una raccolta di francobolli dopo un colpo di vento.

Il figlio del fabbricatore di angeli ha un attico. Poche stanze, con molto charme, affacciate sui tetti. Non e’ amato. Non era amato suo padre e nemmeno lui puo’ esserlo. Ma e’ un bell’uomo. Non alto, forse, ma con l’aria mite e gentile di chi non avrebbe voluto essere tanto fortunato. La moglie se l’e’ dovuta cercare lontano.

E’ bella lei. Molto olandese nel suo essere occhi grigi e capelli neri. Alta. Orgogliosa. Un bell’incedere fatto di mostrarsi senza vedere.

Hanno un figlio. Una decina d’anni, portati con tutta l’arroganza di chi sa essere orgoglioso del proprio sangue marchiato. Di chi sfida gli sguardi che conoscono la sua impresentabilita’.

Lei fa la stilista. Dice di fare la stilista. E si accompagna sempre con un’altra donna. Bella anch’essa. Lo stesso sguardo di straniera. Lo stesso modo di portare gli abiti come se fosse nuda e non le importassero gli sguardi, come se non si spogliasse per farsi guardare.

La sorpresa di agosto e’ lui che torna a casa ad un’ora imprevista. E trova lei e l’altra annodate nel talamo. Stupite ma orgogliose come conchiglie. Le butta fuori di casa. Due donne – ancora nude e capaci di restare bellissime – che attraversano il caldo deserto di un pomeriggio a mezzo agosto, rincorse da un nanetto imbestialito e urlante. Loro che sembrano fuggire per pieta’, per non umiliarlo con due sganassoni. Che ne sarebbero capaci e gli farebbero male. Parecchio.

Lo si e’ visto da solo per qualche mese. Solo, ma non senza il figlio insopportabilmente costretto a inventare una nuova arroganza, intagliata sul nuovo marchio che gli era stato donato.

Poi lei e’ tornata. Forse e’ voluta tornare, forse lui l’ha richiamata. Non si sa. Vivono di nuovo insieme. Esattamente come prima, ma quella che era una amica adesso e’ diventata una pelliccia da ostentare dinanzi a tutti, una frequentazione a meta’ fra il trofeo e lo scalpo (del figlio del fabbricatore di angeli).

Uno che è stato un bambino invisibile

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/10/2007

Lo conosco fin da piccolo.
Quando gli altri bambini giocavano a pallone, lui faceva collezione di gomme da cancellare  profumate con le sorelle più grandi.
Una famiglia strana, soffocata da un padre molto di successo, affascinante, non particolarmente votato alla fedeltà coniugale.
La madre, triste: una bella donna invecchiata anzitempo dai tre figli, acida.
Lui quasi invisibile nell’assenza del padre, nella disperazione isterica della madre, nella graziosa vacuità delle sorelle.
Mi è cresciuto accanto.
Quando è diventato grande, ha cominciato a parere un pò troppo effeminato.
Delicatamente bello, quasi efebico, un modo cortese di porgere le cose nel conversare.
Sensibile, a tratti eccessivamente sentimentale, ma sempre intelligente.
Veniva spesso a casa mia, finché una volta si sentì in dovere di confessare al mio imbarazzo il suo innamoramento.
Non ci siamo quasi più visti.
Oggi era seduto su una panchina, nelle prime ore del mattino, il viso orrendamente truccato, l’aria disfatta di una notte malvissuta.
Mi  sono fermato a salutarlo.
A salutare il suo stupore: non pensava che mi sarei fermato.
E  mi sono ricordato di avergli  voluto bene.
Di volergli ancora bene.
Assorbendo una volta di più tutta la sua sofferenza di bambino invisibile.

Puntualità

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/09/2007

E’ puntuale.
Come sempre.
Torna dalle vacanze e mi scrive.
La solita mail ammiccante.
Sul genere "Sono tornata e ti sto pensando. Perché non mi chiami?".
Come sempre, non la chiamo.
Non le rispondo neppure.
Ho risposto troppe volte.
Il fatto è che il nostro amore è finito da tanti anni.
Che le nostre vite vere, se così si possono chiamare (e forse no), sono iniziate dopo la fine di quell’amore.
Che mi ricordo sempre con un certo fastidio quando mi ha detto che si sarebbe sposata e si è arrabbiata perché non glielo impedivo. Come se fossi io a doverle dire che se si sposava pensando che non lo avrebbe fatto solo perché io le avrei detto che faceva una sciocchezza, non aveva bisogno che le dicessi nulla.
Che non mi piace chiamare una persona che è sposata, che ha dei figli e che mi cerca per tradire suo marito (ma anche i suoi figli).
Tutto qui.
Una storia che si ripete.
Con una costanza assurda.
Prima di andare in vacanza.
Al ritorno dalle vacanze.
Per Natale.
Per il suo compleanno.
Per il mio compleanno.
Una sorta di spamming doloroso.
Soprattutto per il marito.
Che in tutti questi anni, non pochi davvero, ha sempre continuato a cercare di tradurre l’Ulisse di Joyce.
Senza accorgersi di nulla.

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