Bersani e Vendola (rectius il PD e SEL) hanno annunciato le primarie per scegliere i parlamentari del centrosinistra per i giorni 29/30 dicembre, ovvero nel pieno della settimana compresa fra natale e capodanno.
E’ la prima porcata: gli elettori di quel finesettimana possono essere soltanto i più ostinati e tenaci di quell’elettorato arteriosclerotico per il quale la fila per votare tiene il posto della tombola all’USL.
Restano pochi giorni per decidere il futuro del paese.
Non un futuro qualsiasi. Il futuro, in questo momento, significa scegliere diversi modi di intendere la politica nel suo essere materiale attuazione del disegno costituzionale. Da una parte, il futuro numerico della Costituzione evidente nel democracy crunch di Mario Monti. Dall’altra parte, la dialettica della coalizione di centrosinistra, stretta fra un Bersani che non potrebbe non finire nell’apologo montiano della Repubblica ed un Renzi che forse potrebbe anche essere una cosa diversa.
Per un fiorentino di mezza età, è normale ricordare l’invasione dei meridionali.
Quasi con gli occhi del Buzzati della invasione degli orsi in Sicilia.
Ricorda lo stupore dei suoi occhi al suono di un dialetto sconosciuto o delle sue orecchie ad un vestito nero di vedova che pareva primitivo.
A distanza di quaranta anni, non c’è più nessuno stupore: i meridionali sono diventati fiorentini, restano solo dei nomi che possono suonare esotici, un Carmelo al posto di Vanni, o una Addolorata invece dell’onnipresente Silvia di allora. Sarà la stessa cosa con gli extracomunitari di oggi?
A prima vista, le donne imbacuccate nei loro veli non sono così diverse dalle vedove di allora.
Ma forse non è così: c’è nella battuta per cui il razzista non è razzista, ma è il nero ad essere scuro di pelle, un triste fondo di verità.
Il problema è che è l’irriducibile consapevolezza di essere sporchi e diversi a rendere scuri di pelle, il vero colore della pelle di queste persone è la delusione di non avere trovato alcuna salvezza, di avere sprecato la vita due volte, la prima nascendo dove non c’era spazio per te e la seconda arrivando in una terra che è altrettanto dura e straniera.
Sono queste le cose che vengono in mente mentre si legge di una cerimonia in quella periferia di tutto che è Pontedera, una cerimonia in cui le autorità concedevano la cittadinanza ai bambini stranieri nati nella città e che è stata interrotta da alcuni neonazisti.
I cui genitori, magari, si chiamano Assunta o Calogero….
Un giorno come molti altri.
Così suonerebbe se fosse una canzone di chiesa.
Un giorno per pensare ai propri morti.
Un nonno che non hai quasi conosciuto, se non per ricordi e per la sensazione di calore e di sicurezza che davano quelle mani enormi.
Un altro nonno che era il silenzio della memoria di uno sterminio di cui non ha mai parlato.
Quella nonna che odorava di casa di cura e che aspettava di morire con l’impazienza di chi sa che cosa c’è e non teme ciò che non può non essere al di là delle cateratte che le rivestivano gli occhi.
L’ultima nonna che è stata ricordi e ricordi, un linguaggio di ricordi, quella che ti ha dato l’identità.
Tutti loro, oggi, mentre passo accanto a cimiteri che non conosco.
Mentre vedo fiori di serra e mi accorgo che l’autunno è la primavera dei morti. L’attimo in cui ai morti è concesso di fiorire.
Non senza un attimo di pensiero a quegli altari improvvisati.
Di candele rosse e santini.
La mensola di cucina ricoperta di santini e moccoli.
Non senza un attimo per pensare che i morti veri non sono quelli al cimitero.
I morti veri sono quelli dentro di me.
Tutte le persone che ho conosciuto, amato, frequentato e improvvisamente sono morte.
Per sempre, anche se respirano.
Consueto aperitivo intorno al tramonto.
Fra bimbi che giocano a pallone e bambine che scorrono sui pattini.
Gli adulti chiacchierano.
L'argomento del giorno sono le solleticanti intercettazioni del Primo Ministro e Capo del Governo, che si lamenta di averne soddisfatte solo otto delle undici che aspettavano.
Il chiacchiericcio ha un tono ironico, di invidiosa moralità.
Due ragazzine giovani si siedono su una panchina non troppo in penombra ed iniziano a baciarsi.
Con la golosa avidità dei primi baci.
Il popolo dell'aperitivo le guarda.
Il chiacchiericcio cambia argomento, tutti sono ampiamente scandalizzati … Non si possono offrire baci omosessuali ai bimbi che giocano a pallone ed alle bambine che scorrono sui pattini … Bisogna fare qualcosa …
Davvero?
Davvero ci si può scandalizzare ipocritamente, con il tono del Fosse capitato a me …, del Presidente del Consiglio dei Ministri in versione Rocco Siffredi e scandalizzarsi autenticamente per due ragazze che si baciano?
Forse, c'è qualcosa che non ho capito.
Un vecchio laido che paga delle giovani per soddisfare le proprie turpi voglie e ne parla con gli "amici" a telefono mi scandalizza molto di più di due ragazze che si baciano con la dolce purezza dei primi baci.
Ma tanto di più.
Spigolosa.
Altera.
L’aria stanca di troppi panni lavati.
La bambina perfetta.
Sempre da sola, ma né separata né ragazza madre.
Semplicemente da sola.
Ad un certo punto, parla.
Come se ne avesse bisogno.
Come se qualcuno le avesse chiesto qualcosa.
Come se in quel genere di posti, in cui tutti si conoscono da prima di nascere, chiedere qualcosa fosse considerato ammissibile e non un gesto osceno:
–> Mio marito ? Suona la chitarra, mio marito … Bene … Molto bene … Ma mica ci si mantiene suonando una chitarra ed io … Io pensavo di avere sposato un artista ed invece era un trombaio …
Il piccolo costituzionalista che scrive è cresciuto fra due cose: le fotografie incorniciate di Calamandrei che occupavano ogni spazio libero dello studio in cui faceva i suoi primi passi legali e gli appunti di Calamandrei a margine degli atti della Assemblea costituente, che vi erano custoditi ed ai quali si è spesso riferito nei suoi studi di diritto costituzionale.
Accanto all'art. 1: L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, stava un punto interrogativo.
Eco della posizione di Einaudi, che commentando la formula con cui Fanfani diminuì la capacità eversiva del drafting di Togliatti, ebbe ironicamente a chiedere se significasse che chi non lavorava non poteva votare.
L'on. Ceroni, su cui molti hanno ironizzato, ha proposto di modificarlo aggiungendo che la nostra democrazia è anche fondata sulla centralità del Parlamento.
Un tanto è stato letto, sul piano costituzionale, come una modifica inutile: la nostra democrazia è sicuramente fondata sulla centralità del Parlamento, cui spetta la funzione legislativa e di indirizzo politico ed al quale è collegato il Governo da un rapporto di fiducia tipico della forma di governo parlamentare.
Si è ingiusti con l'on. Ceroni: non sarebbe una modifica inutile. Nella storia delle forme di governo, due organi combattono fra di loro per la supremazia, il Parlamento ed il Governo. La Costituzione ha scelto di privilegiare il primo, la storia degli ultimi anni, dopo le riforme elettorali in senso maggioritario, hanno privilegiato il secondo, sicché oggi abbiamo uno strano governo del Primo ministro, piuttosto complesso da ricostruire sul piano dogmatico.
Ma la proposta di legge costituzionale dell'on. Ceroni non riguarda la battaglia fra Parlamento e Governo per l'allocazione della funzione di indirizzo politico. Non appartiene alla sua cultura politica un governo di assemblea del genere teorizzato a sinistra negli anni dei governi di solidarietà nazionale. Riguarda il ruolo delle magistrature di garanzia: Presidenza della Repubblica e Corte costituzionale e, forse, anche quello del Popolo.
L'on. Ceroni chiede un ridimensionamento di ciò che costituzionalmente dovrebbe arginare le maggioranze a garanzia del diritto delle minoranze di poter prima o poi diventare maggioranza.
In fondo, il senso della sua richiesta, sulla quale avrebbe chiesto il parere di costituzionalisti di cui non fa il nome, per loro fortuna, sarebbe molto più chiaro se suonasse come L'Italia è una repubblica fondata sulla centralità del Parlamento.
Perché di democratico, in un Parlamento eletto sulla base di liste chiuse decise a Palazzo Grazioli o nei cd. caminetti del Partito democratico e nel quale, secondo i desideri del Primo ministro, i gruppi parlamentari dovrebbero votare secondo le indicazioni vincolanti del partito di appartenenza, resterebbe ben poco.
Memoria difensiva della Minetti.
Mossa consentita dal codice di procedura penale, ma non frequente.
I penalisti, di solito, la sconsigliano.
E' solo un modo per consentire al pubblico ministero di conoscere gli argomenti della difesa e prepararsi una replica.
Difatti, né Fede né Mora, indagati insieme alla Minetti per sfruttamento della prostituzione hanno presentato memorie ed entrambi hanno reagito in termini non esattamente britannici a quanto la Minetti avrebbe scritto.
Perché la difesa della Minetti ha anticipato la disclosure della propria difesa?
Sicuramente non per motivi tecnici.
Che la Minetti non conoscesse la minorenne ospite del Primo ministro era cosa che poteva essere detta in udienza preliminare.
Che la Minetti possa parlare di voce propria, invece, era cosa che era bene si sapesse ben prima della udienza preliminare.
E la sensazione è che la voce della Minetti possa essere davvero molto pericolosa per questa strana Bisanzio di nani, signorine, eunuchi, buffoni e lacché in cui ci tocca di vivere.
Bimba Impertinente non ama le streghe.
Non capisce perché debbano esistere.
Non ama nemmeno Kiriku.
Non le piace una storia che potrebbe finire male.
La storia della strega Karabà che terrorizza il villaggio del piccolo Kiriku, rapendo gli uomini e lasciando prosciugare le sorgenti.
Di una strega che è cattiva perché ha una spina avvelenata nella schiena e che diventa buona dopo che Kiriku la estrae.
Fiaba molto vicina a Propp: l'eroe diventa adulto attraversando una serie di prove.
Il padre tipicamente idiota guarda il cartone con la figlia che, alla fine, piange come una fontana:
–> Perché piangi: Kiriku ha estratto la spina avvelenata e la strega è tornata buona?
–> Piango perché se Kiriku ha estratto la spina da Karabà, qualcuno aveva infilato la spina dentro la strega …