Riprende (Tempo e tempi)
Ricomincia a scorrere.
Lento di ticchettante monotonia.
Dopo essere stato, per trenta lunghi giorni, il sentiero del sole nella scia di una vela.
Ricomincia a scorrere.
Lento di ticchettante monotonia.
Dopo essere stato, per trenta lunghi giorni, il sentiero del sole nella scia di una vela.
Memoria difensiva della Minetti.
Mossa consentita dal codice di procedura penale, ma non frequente.
I penalisti, di solito, la sconsigliano.
E' solo un modo per consentire al pubblico ministero di conoscere gli argomenti della difesa e prepararsi una replica.
Difatti, né Fede né Mora, indagati insieme alla Minetti per sfruttamento della prostituzione hanno presentato memorie ed entrambi hanno reagito in termini non esattamente britannici a quanto la Minetti avrebbe scritto.
Perché la difesa della Minetti ha anticipato la disclosure della propria difesa?
Sicuramente non per motivi tecnici.
Che la Minetti non conoscesse la minorenne ospite del Primo ministro era cosa che poteva essere detta in udienza preliminare.
Che la Minetti possa parlare di voce propria, invece, era cosa che era bene si sapesse ben prima della udienza preliminare.
E la sensazione è che la voce della Minetti possa essere davvero molto pericolosa per questa strana Bisanzio di nani, signorine, eunuchi, buffoni e lacché in cui ci tocca di vivere.
Bondi si sente lordato da alcune indiscrezioni.
Riguardano il suo coinvolgimento nella cricca degli appalti.
Corre in soccorso l'amico Cicchitto che si indigna dal momento che sarebbe a tutti nota la cristallina onestà del politico.
D'altronde, Cicchitto è il soggetto di uno dei più importanti componimenti poetici del ministro Bondi, dove si legge:
La mia fede
è la tenerezza dei tuoi sguardi.
La tua fede
è nelle parole che cerco
Nulla da dire sulla ispirazione poetica che ha giustamente guidato il riconoscente sdegno del Presidente dei deputati del PdL: forse dello sguardo di Cicchitto si può dire molto, anche se non personalmente non mi viene in mente nulla, ma predicarne la tenerezza pare davvero una licenza poetica travolgente.
Semmai l'attività poetica del ministro può costituire una ragionevole e credibile giustificazione per eventuali dazioni di denaro.
Il ministro, infatti, potrebbe ricordare di avere dedicato ad Anemone o a Balducci uno dei suoi componimenti poetici e giustificare quanto ricevuto come un'opera di mecenatismo.
Un qualcosa del genere:
Impronta ancestrale
Sbirulino dispettoso
Eco del divino
costruito assemblando fior da fiore i versi ministeriali, potrebbe suonare per Balducci.
Non è difficile costruire poesie con animo Bondo e neppure immaginare che il destinatario possa commuoversi al punto di divenire un generoso mecenate.
Tutte le città hanno un centro.
Che è uno spazio simbolico.
Un luogo che segna una identità.
Crescere a Firenze significa abituarsi alla cupola di Brunelleschi.
Riconoscere in quello skyline una parte di se stessi.
Lasciarsi disegnare l’anima dal cupolone.
Non il colpo epilettico della sindrome di Stendhal, ma una dolce e cronica malaria.
Il centro sta scomparendo.
La città vive delle sue periferie.
Di quegli spazi comodamente accessibili che sono identici a Novoli (Fi) ed a Roncadelle (Bs).
I ragazzi non si incontrano più in centro.
Si incontrano nei villaggi commerciali e nelle multisala.
I cinema del centro sono scomodi e le multisala, avvolgenti avatar, li hanno rimpiazzati.
Firenze, invecchiando, uccide i suoi abitanti.
Lo scriveva già De Sade.
Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi fu accolto nella sua città natale da una scritta di dimensioni ragguardevoli: Ciampi, era meglio quando cantavi del vino.
Testo degno di un Cardinali.
Perfettamente disincantato, come è di una città in cui si sta troppo bene per poter immaginare di aver voglia di lavorare.
Ma Ciampi non è più livornese da molti anni.
Di conseguenza, invece di non far nulla, continua a lavorare anche in pensione e rilascia interviste che possono essere considerate interferenze istituzionali.
Ciampi è un pensionato.
Un pensionato particolare perché è stato il presidente della Repubblica.
Ha rilasciato una intervistsa a Repubblica censurando in termini decisamente forti il presidente del Consiglio dei Ministri, fra l’altro, sul tema delle leggi ad personam, che sono sicuramente una questione molto delicata sul piano costituzionale.
E’ arrivato al punto di suggerire a Napolitano di avvalersi della prerogativa di non promulgare la legge una volta che sia approvata dalle Camere.
Questa esternazione, come si chiamavano le dichiarazioni di Cossiga, con il tono di chi definisce un discorso con il sapore di un rumore involontario del corpo, pone alcune questioni piuttosto complicate.
La prima è di carattere logico: il disegno di legge sul processo breve non è ancora stato presentato alle Camere, discusso o approvato, sicché si sta parlando di un nulla che potrebbe anche essere molto ragionevole sul piano costituzionale. Il diritto ad un processo che si concluda in tempi ragionevoli non pare poter essere considerato uno scandalo da nessuno.
La seconda è di carattere istituzionale: chi è stato presidente della Repubblica dovrebbe astenersi dal prendere posizione su problemi che affannano lo scrittoio del suo successore. Il presidente della Repubblica rappresenta l’unità costituzionale della nazione e l’unità costituzionale della nazione viene minata se un ex presidente della Repubblica interpreta il tessuto costituzionale in termini radicalmente difformi dall’attuale presidente della Repubblica. Se per un costituzionalista può essere normale avere idee diverse da un altro costituzionalista, può non essere altrettanto normale che due presidenti della Repubblica abbiano una posizione dialettica sul contenuto normativo della Costituzione.
La terza è di carattere costituzionale: gli ex presidenti della Repubblica sono senatori a vita, ovvero partecipano al dialogo politico con un ruolo al di sopra delle parti politiche perché non sono vincolati al mandato elettorale. Le prerogative della insindacabilità, in questo caso, sono prerogative a vita ed una assoluta immunità per qualsiasi pensiero espresso nell’esercizio delle proprie funzioni dovrebbe spingere al massimo self restraint.
Soprattutto, però, le dichiarazioni di Ciampi hanno mosso il presidente del Consiglio, sollecitato dal fido consigliere di sempre, a presentarsi al popolo, con un messaggio televisivo in cui, a rete unificate, dichiarerà il vero significato dell’offensiva giustizialista che è costretto a fronteggiare e invitare i matti alle botte non è mai una politica saggia.
Neppure per un pensionato.
Il Sole di settembre non scalda.
Non si inchioda sotto la pelle.
Si appoggia.
Con lieve dolcezza.
Questo Sole di settembre è una camera di ospedale.
La solitudine di un ospedale che lo nasconde nelle persiane.
Corpi che lo cercano.
Bianchi.
Lavati di luci al neon.
Come bibbie blu.
Gambe.
Braccia.
Dignità stropicciate.
Come pigiami e camicie da notte sporchi di sonno.
Gambe e braccia che ti guardano con occhi di ragno.
Mentre una rara infermiera li chiama per nome, con il Tu.
E tu senti in quel Tuaccio, senza dolcezza, senza quotidianità, in quel Tuaccio che puzza di piscio e galera, la notte del Sole di settembre.
Fra le maggiori caratteristiche di Bimba Piccola, vi è quella di essere incoativamente sarcastica.
E del tutto incapace di stare zitta.
Se vede un tizio, sui cinquanta anni, vestito di pelle, adagiato su una Harley Davison.
Un incrocio fra James Dean e Mickey Rourke a Monte_Domini.
Malato degli anni che sono passati, ma soprattutto della incapacità di rendersene conto.
In mezzo ad altri tipi come lui.
Accaldato nel mostrarsi ad una tizia con una ventina di anni in meno.
Lo guarda più o meno innocente attraverso gli occhiali antinfortunistici.
Lo fissa e si sofferma.
Apre la bocca, fissandolo e soffermandosi:
–> Ciao, nonno
Gli dice.
E va via.
Angelicamente incurante.
Tanto dello sguardo sperso del tipo, che del ridere sguaiato della tipa.
Mentre il padre accellera domandandosi fino a quanto riuscirà a non essere menato portando a giro una figlia che dovrebbe essere vietata per decreto legge.
I maestri di vita sono personaggi inquietanti.
Hanno come tratto principale l’essere autori di massime importanti.
Apoditticamente sganciate da qualsiasi fondamento epistemologico.
Così: padre che porta le figlie piccole all’asilo di mattina presto, una (Bimba Impertinente) punta i piedi perché ha le prove della recita di fine anno e non sopporta di essere vestita da Grillo Parlante, l’altra (Bimba Piccola) ha deciso di non camminare, puramente e semplicemente: BP è coriacemente taciturna.
Il padre, che ha venti minuti per consegnare la prole e raggiungere un treno, agguanta BP sotto il braccio, come se fosse un pallone da rugby in una partita samoana, e dirige il percorso di BI con sapienti pedate e grida stentoree adatte ad un allevamento di cani da difesa personale.
Vecchiaccia con loden malgrado i calori:
–> Non si trattano così i bambini!
Il padre, con voce dolce, ma senza fermarsi o rallentare:
–> E, cara signora, non ha visto come mi riesce di trattare i vecchi.
Il barista del Chiosco degli sportivi è apparentemente idiota.
Forse, lo è davvero.
Velocissimo.
Gentilissimo.
Una parola cortese per tutti.
Gli occhi glauchi del citrullo e l’aria del natale passato a spaccare legna anche per ferragosto.
Forse, però, non lo è.
Vecchietta non anziana.
Vecchietta nata anziana ma tuttora giovane all’anagrafe.
Vecchietta da barboncini senza barboncini, al termine della bavarese:
–> Mi fai il cappuccino?
Desto e cortese:
–> Eccolo, tiepido, senza schiuma … b e l l a
Il b e l l a non c’entrava nulla.
–> Grazie
–> Di nulla: sono abituato a vedere macerie.
Non è cretino.
E’ un genio.
Il Cocchi non c’entra nulla con questa fotografia.
Non c’entra davvero nulla.
Il Cocchi è un impiegato delle poste.
Un rompiscatole che ha passato la vita alle poste.
Appassionato di vela e di regate, si veste come se Tronchetti Provera fosse nato a Livorno e ha il senso dell’umorismo di una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Il Cocchi fa parte dell’arredamento del circolo nautico.
Ci vive dentro.
Conosce tutti e brontola tutti: Deh, ma i_parabordi li devi tené sudici pe’ forza? ‘Un vedi che allezzi la fiancata di quello accanto?
Soprattutto, ha sempre litigato con il gestore del ristorante. Ci va a fare la pipi. La vista non è più quella di una volta, la presa nemmeno e, inevitabilmente, affresca la stanza con le sue minzioni:
Cocchi, ‘un ti ci voglio a piscià qui dentro_Falla a casa
–> Bimbo, io piscio qui da quando ‘unn_era ancora nato ir pisello che ha gonfiato quer tegame di tò mà_Sta a vedé che mi fai smette’ te
Il Cocchi si è ammalato.
Si è ammalato gravemente.
Ha cominciato a entrare e uscire dall’ospedale.
L’hanno aperto e chiuso tre volte.
Ogni volta speravano di poter fare qualcosa e non hanno fatto nulla.
Appena esce torna al circolo nautico.
Si butta su una seggiola davanti al molo e cerca qualcuno per leticare.
Era lì, la vigilia di Natale, un grappolo di sole sulla faccia.
–> Quest’anno ‘un ci vò dalla mi’ figliola pe’ Natale. Mi vergogno. ‘Un_mi_riesce più di piscià ner vaso. Qui, almeno, quando la fo fòri mi diverto a letica’