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Sorelle A Tebe

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/03/2025

Due figlie sono anche due sorelle.

Ci sono momenti in cui strappano il cuore dal petto.

Come quando vanno insieme a un concerto e la più piccola lo perde perché vuole stare insieme alla più grande che si è sentita male.

E momenti in cui strappano gli schiaffi dalle mani.

Come quando una delle due indossa gli abiti dell’altra e l’altra si mette a urlare come un’aquila.

Non ci si ama perdendo tempo, mi viene da dire.

Ma sono vecchio e non capisco che ci si ama anche urlando come aquile per un nonnulla che è importante perché lei è mia sorella.

Il porto (Esisto)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/02/2025

Amo i porti con tutto me stesso.

Sono luoghi nei quali mi sento profondamente a casa.

Non li amo né perché amo partire, né perché amo arrivare.

Li amo perché ho sempre vissuto in quell’istante sospeso fra una partenza e un arrivo.

Santa [S]Fiducia: la democrazia delle trappole identitarie

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/02/2025

Sul piano tecnico, uno dei due rami del Parlamento ha respinto la mozione di sfiducia individuale presentata nei confronti del Ministro Santanché.

Il Ministro si è difeso sostenendo di essere il bersaglio dell’altrui invidia per i suoi tacchi, le sue borse, il suo modo di essere.

Può darsi che abbia ragione.

Ma può anche darsi che, come spesso capita a chi è accusato, la sua difesa si sia trasformata in un’accusa peggiore del capo di imputazione.

La Santanché è percepita essenzialmente come una donna di mezz’età che si veste con uno stile decisamente aggressivo, cerca, per quel che può, di mantenersi in forma e ostenta il proprio fisico.

Qualcosa che, absit injuria verbis, può essere definito come una cougar nel linguaggio di siti meno seri del Corriere della Sera ma con più visitatori.

Questa è la ragione che la rende un animale politico perché il suo aspetto, quell’abito di pelle_latex_quel che l’è, quella borsa, quei tacchi 12 è, per i suoi elettori, rappresentativo della nazione e meritevole di essere ricompreso nell’indirizzo politico di maggioranza.

Succede: quando la democrazia si trasforma perché gli organi eletti non sono più chiamati ad educare la nazione, secondo il modello di Bagehot, ma a rappresentarla, secondo il modello di Bockenforde, allora ci vediamo allo specchio e il nostro specchio ci mostra anche i tacchi 12 della Santanché.

Non è diverso da quello che succede a sinistra: che cosa fa Sara Funaro quando si arma degli opportuni utensili e scende da Palazzo Vecchio per smontare le key box? Esattamente la stessa cosa: dà vita al disagio di chi vive nella invidia di quelli che si “arricchiscono” con airbnb invece di fittare ad equo canone ai cittadini più bisognosi che sono costretti a vivere sempre più lontani dal centro in periferie che si alimentano di sogni al plasma.

In questa democrazia rischiamo di restare invischiati in una trappola identitaria perché se ciascun eletto concorre a rappresentare l’intera nazione trasformandosi in una maschera da commedia dell’arte, l’indirizzo politico non è più un consenso per intersezione guidato da valori alti. E’ una commedia.

Santa che compra borsette false per regalarle alla Pascale.

Genny che si fa illudere di essere diventato padre e finisce su tutti i rotocalchi insieme a Rosy e alla moglie piuttosto infastidita. Non si sa se per il tradimento o per il pentimento.

Michele che blocca un ristorante per pranzare con l’avvocata ambasciatrice della Puglia all’estero.

Sara con le pinze in mano che si trasforma nella vendicatrice del proletariato scacciato dal centro storico.

Etc.

Tutto sommato meglio di quello che accade dall’altra parte dell’oceano dove, per le stesse ragioni, ci si veste da Toro Seduto e si assalta il Parlamento.

I pensieri politicamente scorretti di una Bimba Impertinente (Piccola città, bastardo posto)

0 Comments/ in profstanco, Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/02/2025

Nelle città piccole, alla fine, ci si conosce tutti.

Chi meglio, chi peggio.

Così capita che ci sia una ragazzina, nel gruppo delle ragazzine, che non è solo brutta, ma anche antipatica e persino stupida.

La misericordia del Signore ha fatto sì che questa bambina, non più troppo bambina, non si renda conto del proprio status.

Le leggi della fisica hanno fatto sì che, secondo lo schema per cui tutti i sassi vengono raccolti, anche lei abbia trovato un qualcosa di simile a un fidanzato.

La novella potrebbe finire qui e non essere neppure troppo divertente.

Ma le orecchie del padre colgono una conversazione fra Bimba Piccola e Bimba Impertinente:

BP: Tipo ha detto che si governerebbe la …. che però è fidanzata con Zeta…

BI: Uhm… Secondo me, non lo invidierebbe nemmeno Zeta.

I pensieri impertinenti di una bimba (non più) piccola: infinito

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
17/02/2025

Bimba Piccola, che non è più la Bimba Piccola della foto solo per chi non sa guardare dentro i suoi occhi, ha ascoltato, a scuola, la lettura dell’Infinito di Giacomo Leopardi.

E’ tornata a casa assolutamente sconvolta.

Non ha pianto perché si sarebbe vergognata a piangere di fronte ai suoi compagni.

Non so che cosa le ha detto quella poesia ma le ha parlato.

E sono felice che la sua scuola, questa volta, sia riuscita a parlarle.

In questa nera buona terra

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/02/2025

Joseph Roth scrive da qualche parte che solo i poeti e i cretini continuano a scrivere poesie una volta terminata l’età dei brufoli.

Vero. Cinicamente vero.

Eppure la poesia fa pensare.

Ci sono poesie che hanno una consistenza spaventosa, una densità di immagini e simboli che travalica la lingua utilizzata per esprimerle.

La bibbia, ad esempio, ha esattamente la stessa densità che la si legga in latino o in inglese.

Non perde niente l’immagine di Dio che chiama gli alberi e le montagne a testimoni della sua giustizia.

Così la Achmatova.

Così l’Omero di Ulisse ma anche quello di Katzanzakis.

Queste poesie hanno la stessa consistenza della musica: comunque parlano all’anima e ne definiscono i confini costruendo un Leviatano in cui gli uomini non sono uniti dalla sovranità ma dalla stessa musica e dalle stesse sensazioni.

Poi c’è la cavallina storna, che non sarebbe poesia se fosse disarcionata, che ha un senso solo nell’ecosistema in cui è stata scritta. Non ha niente di universale. Parla di quel mondo fatto di polvere, maremma e vino acido di botte mal lavata.

Infine ci sono i quaderni che si trovano dal rigattiere, poesie che compongono un ecosistema ancora più ridotto: quelle due, tre persone a cui si rivolgono, sono un semplice dialogo. Niente di universale o di universalizzante.

E’ idiota per chi scrive in quei quaderni pensare di essere un poeta, pubblicarsi, magari a spese proprie, o imperversare sui social: semplicemente non è interessante.

Ma, forse, è ancora più cretino considerarlo idiota: in questo Leviatano mite la grande poesia unisce tutti, mentre le altre forme di poesia uniscono alcuni gruppi di persone più o meno piccoli fino alla non poesia, che raccoglie piccolissimi gruppi di persone, il lessico familiare della Ginzburg.

Questa minima non poesia ha una dolcezza infinita anche se è lontana dalla potenza di In questa nera buona terra perché è lei, che, in fondo, rende la vita degna di essere vissuta.

 

 

 

Le api di Ferdinando

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/02/2025

Più o meno due volte alla settimana, apro il mio cassetto delle pipe, ripongo la pipa che ho usato sino a quel momento e ne prendo un’altra.

Non sono mai stato capace di contare le pipe che possiedo.

Ognuna di esse racconta un periodo diverso della mia vita e sono ordinate da sinistra a destra, a sinistra quelle che oramai appartengono al passato, Brebbia, Savinelli e Peterson: pipe che sono state caricate persino con tabacchi cavendish, come l’Amphora Black, lo Sweet Dublin e lo Skandinavik, ma anche il Clan.

Nell’area di centro sinistra la mia collezione di Dunhill, pipe che hanno accompagnato tutta la mia vita, dalla prima che mi fu regalata dal padre di un mio amico prima di morire, alle altre che acquisto con parsimonia e costanza. Queste hanno iniziato a vivere con il Virginia n. 8 di Sasjeni, ancora oggi un tabacco per il quale provo una ferma nostalgia, hanno assaggiato la miscela di Royalty e Aperitif, a lungo la mia miscela preferita, il Baby Bottom, il Three Nuns.

Al centro Rinaldo, Radice e Caminetto: le pipe della mia gioventù di procuratore legale. Queste hanno provato l’Half and Half, il trinciato Italia, lo Standard Mixture (medium, non mild), il Nightcup e talvolta l’Early Morning.

A destra, Castello: come Dunhill hanno accompagnato tutta la mia vita e, qui, adesso, fumo più spesso la mia ultima miscela (1 parte di Nightcup, 3 parti di trinciato Italia, 1 parte di Kentucky in purezza, una quantità omeopatica di foglie di avana).

Le guardo e non so mai quale scegliere, né perché la scelgo: solitamente prediligo una dritta se fumerò fuori casa o una semicurva se fumerò principalmente nel mio studio.

Adoro le mie pipe e so che parlano di me: non sono capace di contarle perché contare è un modo di esprimere il possesso. E’ il Paperone di Topolino che conta e riconta il proprio numerario. Quando si possiede si è posseduti e io odio perdere la mia autonomia. Preferisco pensare che ogni cosa che possiedo abbia una vita propria e abbia deciso di passarne una parte con me.

Soprattutto queste pipe ciascuna delle quali è stata acquistata con l’ambizione di trasformare un vizio in arte.

Che, in fondo, è il modo con cui mi piace vivere.

I pensieri scomposti di Bimba Piccola (Linea rossa)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/02/2025

Bimba Piccola, che non è più troppo piccola, ha una grave insofferenza per una sua professoressa.

Questa interpreta le storie che insegna come se ne fosse la protagonista e racconta la propria vita come se fosse una storia da insegnare.

La conseguenza è che i compagni di classe di Bimba Piccola hanno compreso il punto debole della loro insegnante e nelle interrogazioni piuttosto che nei compiti ne fanno tesoro: loro non commentano la storia di Paolo e Francesca, raccontano il grande amore della loro docente per la quale il marito ha abbandonato moglie e figli del che la docente si vanta pubblicamente. E così via.

Lei, ovviamente, no: per lei, Paolo e Francesca appartengono all’età di Dante e devono essere compresi a partire da quella esperienza storica.

Lo fa malgrado sia perfettamente consapevole che il suo studio è molto più faticoso di quello dei compagni e che i suoi voti saranno inferiori, anche perché è stata bravissima a far comprendere alla sua docente che la considera come la considererebbe suo padre il quale, però, ha abbastanza mestiere da non far facilmente intendere quel che pensa.

Bimba Piccola rivendica questo suo atteggiamento affermando di non voler essere una “ruffiana” e di disprezzare con tutto il suo cuore i suoi compagni che, invece, sono capaci di quella piaggeria così caratteristica dell’Italietta borghese, fascista e democristiana censurata da Pasolini (ma difesa da Calvino).

Ne dovrei essere orgoglioso, penso anche se questo pensiero mi suscita una nota stonata che archivio come zanzara quando si cerca di prendere sonno.

In effetti non lo sono perché non sono stato capace di insegnarle la sottile linea (rossa? Conrad è una malattia degli occhi: dopo averlo letto, vedono tutto in una dimensione diversa) che divide la piaggeria italiota dallo spirito di leale osservanza caratteristico di ogni rapporto gerarchico preso sul serio.

Ma anche questo pensiero non mi rende soddisfatto: non sono arrivato al profondo della mia insoddisfazione.

In realtà (verum enim vero, avrebbe detto taluno che non avrebbe dovuto incontrare Kazantzakis sulla sua strada) non le ho saputo insegnare la forza (oscura) della empatia: chi sa essere prontamente empatico con il suo interlocutore acquista una forza straordinaria che gli può permettere di ottenere tutto ciò che desidera senza alcuno sforzo.

Il lato oscuro della empatia non può essere attratto nel giudizio negativo che merita la piaggeria perché ne merita uno ancora peggiore: non c’è niente di onorevole nel considerare una persona come una marionetta i cui fili sono le sue più intime fragilità.

Finalmente sorrido: Bimba Piccola è capace di rifiutare esattamente questo aspetto del malato mestiere di vivere cui un infelice dio ci ha dannati.

E questo è molto più che non essere ruffiani.

I pensieri indisponenti di Bimba Impertinente (Carnagione)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
11/02/2025

L’acquisto degli occhiali nuovi non è facile per niente.

Sono tutti difficilissimi da indossare e, soprattutto, sono belli sul tavolo dell’ottico e brutti nello specchio, oltre che straordinariamente costosi, com’è ovvio e come deve essere.

Li prova, si guarda, li mette da parte e li riprova.

Il padre si stropiccia le mani con lo stato d’animo di uno che viene interrogato a fisica quando si era preparato su greco.

Non si piace.

Lo confessa dopo qualche giorno: la carnagione ha subito un assalto di ormoni e le è passata la voglia di uscire con gli amici.

Resto senza parole: mi sono preparato per greco…

Se mi fossi preparato per la materia giusta, mi piacerebbe dirle che il segreto della sua bellezza sono gli occhi, che gli occhi cambiano la faccia di tutti, che se guardo le fotografie di quando era piccola – e mi capita spesso – non mi sembra lei perché la sua bellezza sono gli occhi che ti guardano negli occhi, con tutta la dolcezza di un anima infinita, una dolcezza che si vive di persona e che si perde nella memoria delle immagini.

E le anime, tesoro mio, non soffrono di acne.

 

Poema senza eroi (Postilla ad Anna Achmatova)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/02/2025

Ricordatevi che vivo per l'ultima volta

Non ci sono eroi capaci di sopravvivere alla vita.

Non la vita del carcere, non la vita del gulag, non la vita del dissidio.

Semplicemente quella vita donata da un Dio capace di maledire i propri figli e di perdonarli facendo loro uccidere il suo figlio prediletto.

Non ci sono eroi se non quella donna, fiammeggianti occhi in consumato loden, che si sente chiamare per nome: Tu sei capace di descrivere tutto questo?

Si, risponde, e l’altra, altrettanto soffocata dal freddo, altrettanto sottomessa alla vita, altrettanto pronta ad affondare, sorride.

Questo, il vivere.

Raccontare coloro che si sentono consolati di una memoria.

Senza nessuna speranza o consolazione.

Solo per un sorriso.

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