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I Cocci di Gelli

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
01/09/2025

Licio Gelli ha composto la danza macabra della Repubblica, e non solo, usando come tastiera una loggia massonica.

Fa venire i brividi che questo fascista educato nel fascismo, combattente nella Guerra di Spagna, Repubblichino, successivamente, nel caos del dopoguerra, partigiano, per professione rappresentante di macchine per cucire, sposato con quattro figli e non molti pettegolezzi sulla vita privata abbia guidato le trame più oscure della storia repubblicana.

Trame che, ancora oggi, è assai complesso districare e, probabilmente, nessuno ci è riuscito, almeno sinora.

Ma Licio Gelli fa parte di un mondo oramai scomparso.

Adesso i segretari delle logge massoniche si dimettono perché vittime di revenge porn: adescati in rete, inviano il selfie in cui mostrano le proprie pudenda alla impenetrabile indifferenza di uno specchio e lo girano ingenuamente alla controparte della liason elettronica.

Questo Licio Gelli non lo avrebbe mai fatto e non solo perché negli anni in cui ha operato la sua lunga carriera non esistevano né internet né le chat ma perché riteneva molto più eccitante il potere di qualsiasi forma di rapporto sessuale.

Due cose, però, non sono cambiate: il povero Cocci, l’avvocato pratese segretario della loggia Sagittario e candidato in pectore alle regionali per Fratelli d’Italia, proviene da una cultura politica non distante da quella di Gelli e entrambi gestivano logge massoniche di cui facevano parte personaggi di ogni genere: nel caso di Gelli, Berlusconi e Di Lorenzo, nonché molti altri, parecchi di secondo piano. Nel caso di Cocci, più modestamente, il candidato di Fratelli di Italia e il grande elemosiniere del PD pratese.

Che dire?

Non c’è più la massoneria di una volta, ma questo si capisce già dal taglio delle giacchette.

C’ero anche io? No: tu no (da Me too a Not me)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
29/08/2025

Di “mia moglie”, il gruppo di FB in cui taluni postavano le immagini delle ignare compagne di vita perché gli altri membri del gruppo le commentassero, è stato detto molto fra lo scandalizzato, l’addolorato e l’eccitato: c’è da chiedersi se non sia una nuova dimensione del buon costume quella per la quale si può vedere tutto, o praticamente tutto che si può vedere attraverso la rete e credo non ci sia molto altro da immaginare almeno sul piano sessuale, purché l’interessato abbia dato il proprio consenso. Read more →

Influencer agli inferi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
27/08/2025

Gli influencer non sono reporter perché nessun giornale comprerebbe i loro contenuti e i reporter non sono influencer perché nessun consumatore comprerebbe mai i prodotti che promuovono nei loro articoli. Read more →

Anche oggi, esami (18—-)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/07/2025

Gli esami non sono mai semplici.

L’ultimo studente dell’ultimo appello dell’ultima sessione non è mai il più semplice.

Non ha studiato, o meglio: non ha risposto alle domande come se avesse studiato.

Neppure alla domanda su quali libri di testo avesse preparato il suo esame.

L’esame lo ha condotto il mio assistente.

Mi chiama. Per lui sarebbe 18—- solo perché altrimenti lo studente non manterrebbe il diritto alla borsa di studio che gli è stata assegnata.

Faccio la più semplice delle domande.

Cerco di aiutarlo. Non ci riesco.

Gli comunico che non ha superato l’esame.

Risponde che perderà la borsa di studio. Replico che le borse di studio sono per chi studia.

Mi fermo. Ci ripenso. Verbalizzo diciotto.

Gli dico:

lei non merita questo voto ma io non voglio prendere una decisione che è solo sua. Veda lei se vuole cambiare registro e terminare con onore e dignità il suo percorso di studio o continuare a fare queste figure.

Ma, davvero, mi resta un gran peso sullo stomaco.

Sia per quello che ho fatto che per quello che ho detto.

Il Maestro e il perfetto citrullo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
20/06/2025

Il perfetto citrullo sono io, il Maestro sa chi è.

L’ancora giovane Maestro e l’imberbe perfetto citrullo, in un dialogo nel quale il perfetto citrullo viene presentato a un collega del Maestro e il Maestro lo definisce con il medaglione:

Lui pensa

Il perfetto citrullo gongola.

Anni dopo, il Maestro è stato trascinato via dalle maree degli eventi che hanno dilavato la vita del perfetto citrullo e lo hanno trascinato in un esilio fuori porta.

Un collega più anziano presenta il perfetto citrullo a un collega che, ovviamente, non aveva idea di chi fosse il perfetto citrullo. Di nuovo:

Lui pensa

Di nuovo, il perfetto citrullo gongola.

Orgoglioso: io, io sono uno che pensa.

Non avevo capito allora, povero idiota, che per chi si avvia per le varicose e auliche vie dell’alta accademia, l’importante non è pensare, anzi quello è meglio nasconderlo. L’importante è ricordarsi quello che hanno pensato gli altri in modo da citarglielo addosso al giusto momento.

Soprattutto, però, e lo capisco solo adesso non avevo capito che questo il Maestro e il collega più anziano lo sapevano perfettamente e quando dicevano:

Lui pensa

mi menavano per il naso.

O, forse, più probabilmente, che, nella loro molto accademica maniera, mi stavano dando un consiglio e un suggerimento. Quelle cose che, in questo mondo, dirle direttamente è più volgare che cenare in pantaloni corti al club del golf.

Sorelle A Tebe

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/03/2025

Due figlie sono anche due sorelle.

Ci sono momenti in cui strappano il cuore dal petto.

Come quando vanno insieme a un concerto e la più piccola lo perde perché vuole stare insieme alla più grande che si è sentita male.

E momenti in cui strappano gli schiaffi dalle mani.

Come quando una delle due indossa gli abiti dell’altra e l’altra si mette a urlare come un’aquila.

Non ci si ama perdendo tempo, mi viene da dire.

Ma sono vecchio e non capisco che ci si ama anche urlando come aquile per un nonnulla che è importante perché lei è mia sorella.

Il porto (Esisto)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/02/2025

Amo i porti con tutto me stesso.

Sono luoghi nei quali mi sento profondamente a casa.

Non li amo né perché amo partire, né perché amo arrivare.

Li amo perché ho sempre vissuto in quell’istante sospeso fra una partenza e un arrivo.

Santa [S]Fiducia: la democrazia delle trappole identitarie

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/02/2025

Sul piano tecnico, uno dei due rami del Parlamento ha respinto la mozione di sfiducia individuale presentata nei confronti del Ministro Santanché.

Il Ministro si è difeso sostenendo di essere il bersaglio dell’altrui invidia per i suoi tacchi, le sue borse, il suo modo di essere.

Può darsi che abbia ragione.

Ma può anche darsi che, come spesso capita a chi è accusato, la sua difesa si sia trasformata in un’accusa peggiore del capo di imputazione.

La Santanché è percepita essenzialmente come una donna di mezz’età che si veste con uno stile decisamente aggressivo, cerca, per quel che può, di mantenersi in forma e ostenta il proprio fisico.

Qualcosa che, absit injuria verbis, può essere definito come una cougar nel linguaggio di siti meno seri del Corriere della Sera ma con più visitatori.

Questa è la ragione che la rende un animale politico perché il suo aspetto, quell’abito di pelle_latex_quel che l’è, quella borsa, quei tacchi 12 è, per i suoi elettori, rappresentativo della nazione e meritevole di essere ricompreso nell’indirizzo politico di maggioranza.

Succede: quando la democrazia si trasforma perché gli organi eletti non sono più chiamati ad educare la nazione, secondo il modello di Bagehot, ma a rappresentarla, secondo il modello di Bockenforde, allora ci vediamo allo specchio e il nostro specchio ci mostra anche i tacchi 12 della Santanché.

Non è diverso da quello che succede a sinistra: che cosa fa Sara Funaro quando si arma degli opportuni utensili e scende da Palazzo Vecchio per smontare le key box? Esattamente la stessa cosa: dà vita al disagio di chi vive nella invidia di quelli che si “arricchiscono” con airbnb invece di fittare ad equo canone ai cittadini più bisognosi che sono costretti a vivere sempre più lontani dal centro in periferie che si alimentano di sogni al plasma.

In questa democrazia rischiamo di restare invischiati in una trappola identitaria perché se ciascun eletto concorre a rappresentare l’intera nazione trasformandosi in una maschera da commedia dell’arte, l’indirizzo politico non è più un consenso per intersezione guidato da valori alti. E’ una commedia.

Santa che compra borsette false per regalarle alla Pascale.

Genny che si fa illudere di essere diventato padre e finisce su tutti i rotocalchi insieme a Rosy e alla moglie piuttosto infastidita. Non si sa se per il tradimento o per il pentimento.

Michele che blocca un ristorante per pranzare con l’avvocata ambasciatrice della Puglia all’estero.

Sara con le pinze in mano che si trasforma nella vendicatrice del proletariato scacciato dal centro storico.

Etc.

Tutto sommato meglio di quello che accade dall’altra parte dell’oceano dove, per le stesse ragioni, ci si veste da Toro Seduto e si assalta il Parlamento.

I pensieri politicamente scorretti di una Bimba Impertinente (Piccola città, bastardo posto)

0 Comments/ in profstanco, Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/02/2025

Nelle città piccole, alla fine, ci si conosce tutti.

Chi meglio, chi peggio.

Così capita che ci sia una ragazzina, nel gruppo delle ragazzine, che non è solo brutta, ma anche antipatica e persino stupida.

La misericordia del Signore ha fatto sì che questa bambina, non più troppo bambina, non si renda conto del proprio status.

Le leggi della fisica hanno fatto sì che, secondo lo schema per cui tutti i sassi vengono raccolti, anche lei abbia trovato un qualcosa di simile a un fidanzato.

La novella potrebbe finire qui e non essere neppure troppo divertente.

Ma le orecchie del padre colgono una conversazione fra Bimba Piccola e Bimba Impertinente:

BP: Tipo ha detto che si governerebbe la …. che però è fidanzata con Zeta…

BI: Uhm… Secondo me, non lo invidierebbe nemmeno Zeta.

I pensieri impertinenti di una bimba (non più) piccola: infinito

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
17/02/2025

Bimba Piccola, che non è più la Bimba Piccola della foto solo per chi non sa guardare dentro i suoi occhi, ha ascoltato, a scuola, la lettura dell’Infinito di Giacomo Leopardi.

E’ tornata a casa assolutamente sconvolta.

Non ha pianto perché si sarebbe vergognata a piangere di fronte ai suoi compagni.

Non so che cosa le ha detto quella poesia ma le ha parlato.

E sono felice che la sua scuola, questa volta, sia riuscita a parlarle.

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