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Il ministro, gli smartphone e Picasso

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/09/2017

La polemica di questa mattina riguarda l’annuncio del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca scientifica di considerare utili gli smartphone in classe.

Il solito esperto da Radio Tre si è detto sicuro che l’uso dello smartphone sia dannoso, perché scrivere su un palmare obbligherebbe il pensiero a un percorso puntiforme, il percorso delle dita sulla tastiera, abbandonando la dimensione fluida della calligrafia.

Forse non è esattamente così. E’ genericamente così.

C’è una grande differenza fra scrivere analogicamente e scrivere digitalmente.

Ogni strumento che si sceglie per scrivere consente al pensiero di seguire percorsi diversi e molto spesso chi è abituato a scrivere ha i suoi personali vezzi.

Si può pensare alla macchina da scrivere di Arthur Miller, alle matite Fila modello Tirone e perfettamente appuntate con cui scriveva Alberto Predieri, alle stilografiche di Chatwin e ai suoi taccuini.

Ciascuno ha un modo di scrivere e sviluppa il suo pensiero adattandolo anche a ciò che usa per scrivere.

La vera riflessione, la riflessione che, forse, sarebbe piaciuta a Steve Jobs, è l’importanza di educare alla consapevolezza dei diversi strumenti che si utilizzano e alla comprensione delle potenzialità che hanno.

Negare l’ingresso degli smartphone in classe significa non essere consapevoli che pensare “word” è molto diverso da pensare “gdoc”. Word, in fondo, è una macchina da scrivere che funziona molto bene ma che non è diversa da una Lettera 22 evoluta. Google doc permette di condividere ciò che si scrive mentre lo si scrive e questo è un modo di pensare scrivendo. Come ancora è diverso riflettere su un keynote o sviluppare una presentazione con Prezi, che si potrebbe prestare anche a un romanzo.

Hackpad, che adesso si chiama Paper e che viene sviluppato da Dropbox, è ancora un modo diverso di scrivere e di pensare a partire dal codice e come si può fare solo con uno smartphone.

Nessuno di questi strumenti è simile all’altro.

Non lo sono gli strumenti analogici, non lo sono quelli digitali. Sono diversi fra di loro e permettono cose diverse, un po’ come il corsivo francese e quello inglese, il gotico e il cancelleresco, per restare in ambito calligrafico.

Per questo il dibattito intorno alla proposta – dichiarazione del ministro dell’Istruzione è fuorviante rispetto al vero nodo della questione.

Educare ad esprimere il proprio pensiero è anche educare alla consapevolezza dei diversi strumenti che si possono usare per esprimere il proprio pensiero e a quali sfumature del proprio pensiero ciascuno di questi strumenti è più adatto a raccontare.

Picasso lo insegnava ai suoi allievi.

Prima di ogni altra cosa, si deve trovare la materia su cui dipingere, perché c’è chi ha bisogno della carta, chi degli affreschi, chi delle tele, chi semplicemente di pannelli di legno.

E Picasso era uno che si intendeva anche di calligrafia: quando doveva pagare qualcosa aggiungeva sempre un piccolo disegno alla sua firma sull’assegno in modo da essere sicuro che non sarebbe stato incassato…

Parole e significati: esistono i sinonimi divergenti?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/09/2017

Poema ferroviario

In Mosca – Petuski, Erofeev spiega che vi sono più di cinquanta sinonimi divergenti in russo per definire l’ubriachezza.

Più di cinquanta modi di essere ubriachi, a ciascuno dei quali corrisponde una esatta parola.

Lo stesso vale per Neve, in finlandese, secondo il Wagner di Luna di ghiaccio e per la parola Pietra in croato, secondo Radio 3.

Queste parole fissano un concetto talmente essenziale per quella cultura da riflettersi in diverse sfumature che a loro volta diventano concetti e perciò lemmi.

Non sono propriamente sinonimi, parole che hanno lo stesso significato di altre parole di cui possono prendere il posto per evitare ripetizioni, ma sinonimi divergenti: parole che ricordano uno stesso significato di altre parole e lo individuano con una diversa sfumatura.

Il contrario delle parole che possono avere più significati diversi e che affaticano i vocabolari di latino e greco del ginnasio, quando la fatica del tradurre era cercare di individuare un significato all’interno di un contesto in cui tutto poteva voler dire altro ed era semplice perdersi.

Mi sono interrogato a lungo sulla parola che può avere un così grande numero di sinonimi in italiano: la mia ignoranza mi ha impedito di svolgere la stessa indagine in lingue diverse.

In effetti, l’idea di ubriachezza identifica la cultura russa, come l’idea di amore è centrale nella Grecia classica, la neve individua una parte dell’anima del nord finlandese e la schiavitù della pietra è caratteristica del ruolo della Croazia nell’economia Ottomana.

Dopo tre o quattro notti insonni, sono arrivato alla conclusione che l’unica parola italiana con un così elevato numero di sinonimi divergenti si trovi esattamente al centro delle donne.

Il che dice molto della nostra cultura e, forse, anche di un Parlamento che invece di parlare di riforme elettorali si perde nelle discussioni sui vitalizi dei suoi membri, scambiando la Luna con il dito ma senza perdere il vero senso delle dita per il nostro vocabolario.

Esistenzialismo

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/09/2017

L’esistenzialismo è la prospettiva etica della fenomenologia.

Cerco di spiegarlo con Sartre.

Il problema dell’etica sono i valori che giustificano le scelte.

Il codice del comportamento.

Trovo interesse.

L’esistenza è L’essenza.

Inizio a perdere interesse.

Mi rifugio nell’aneddoto.

Di Sartre.

Quattro uomini sono legati a un binario.

Un treno sta per arrivare.

C’è una leva che può deviare il treno su un altro binario al quale è legato un solo uomo.

Lasciare le cose come stanno significa far morire quattro persone che saranno uccise da chi le ha legate al binario.

Azionare la leva significa uccidere una persona salvandone quattro.

Cosa fareste?

Bimba Piccola è dolcemente impulsiva.

Aziono la leva. Quattro è più di uno

Ragazza Impertinente mi guarda come un idiota.

Tace.

È lei la vera esistenzialista.

Non esistono scelte giuste.

Solo scelte.

Alzandosi perché è finita la coca cola.

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