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Da Nedo: cacciucco e vin brulé

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/06/2016

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Il luogo è famoso più per il cacciucco che la cordialità.
La gestione è passata, con l’ignoranza, dal padre ai figli.
Eppure ci si viene volentieri. Un po’ perché ci vogliono anni prima di diventare clienti e avere diritto alla foto (con la candela) per Ognissanti, un po’ perché ci si mangia come dalla povera nonna (abbondanza di semplicità e carestia di tutto il resto).
Da soli può essere divertente. Si vede quello che succede e si odono le parole altrimenti destinate a rimanere nel segreto della terra di nessuno fra la bocca e la cassa: i pensieri di Nedo, il quale non si è mai allontanato dalla cassa per più di cinque minuti negli ultimi settanta anni.
L’autore dei pensieri è un vecchio con la faccia di Lucifero e l’espressione di chi non pensava che cadere dai propri sogni sarebbe stato un esercizio così noioso da diventare un poema.
All’ingresso di un cambogiano obeso che parla un italiano mesto e dice:

Sono solo

,
il demone risponde:

Si vede, con codesta faccia, con chi tu volevi essere?

Mentre il tavolo solitario lì accanto pensa che certe lingue hanno bisogno del porto d’armi anche quando gli hanno avvitato alla nascita un silenziatore.

Estote parati

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
02/06/2016

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Essere pronti, be prepared, è il motto del movimento scout.
Baden Powell, da qualche parte in quei taccuini che lo accompagnavano come un blog, spiegava che non esiste buon o cattivo tempo, esiste una buona o cattiva attrezzatura.

Se incontrava il libeccio, magari, il fondatore degli scout cambiava idea sull’attrezzatura e imparava a rimanere a casa …

Secondo me, la fortuna di Baden Powell è che il libeccio non si è mai accorto della sua esistenza e, soprattutto, non lo ha mai sentito parlare, perché se incontrava il libeccio, forse, il fondatore degli scout avrebbe anche potuto cambiare idea sull’attrezzatura e imparare a scrivere un pochino di meno.

E non è detto che il mondo sarebbe stato necessariamente peggiore …

Te lo racconto?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
01/06/2016

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Te lo racconto?

Il maggior problema di star male non è il male. È l’informativa agli “interessati”.
È più facile compatire che congratularsi. Si è più portati a condividere il dolore di chi soffre che non a gioire con chi sta bene. Non è bello, ma fa parte dell’essere uomini.
Si potrebbe dire che il dolore degli altri non è solo dolore a metà, come cantava De Andrè. Si avvicina parecchio all’allegria.
Penso questo quando amici, parenti e colleghi mi guardano. Con il dolore di chi è contento di compatire.
Lo penso e penso anche che al posto loro chiederei, con la migliore faccia di circostanza che posso indossare, cosa è successo in modo da poter godere anche della disgrazia e non solo del dolore.
Così quando mi chiedono di raccontare il mio incidente cerco il sorriso più ringhiante nel mio armadio delle ghigne e rispondo:

Te lo racconto solo se sei di quelli che godono delle disgrazie degli altri.

Di solito, ma non sempre, funziona.

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