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Il figlio perduto del mare: memoria di Ace Cool

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/11/2015

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Ha preso la sua tavola.
Una fra le altre, non la preferita, non la più bella, quella più adatta per quel giorno, per quel mare e per quella baia.
Ha lasciato il pick up, le chiavi nel cruscotto, come può fare uno che è conosciuto da tutti, uno che sta per tornare ma da anche che se non tornasse sarebbe un peccato sfondare un deflettore, che adesso non ci sono nemmeno più.
È sceso in mare, le giuste bracciate per trovare il cavo dell’onda. Le giuste bracciate per spingersi alla stessa velocità dell’onda. Per sentire il sapore di quel momento in cui il mare sa essere meravigliosamente accogliente.
Solo un pazzo uscirebbe con queste onde.
Solo un pazzo affronterebbe la forza di un uragano.
Solo un pazzo cercherebbe la morte nell’emozione della morte.
Lo pensano le sue bracciate, la sua schiena, l’eleganza del movimento con cui si alza in piedi subito prima della cresta.
Non lo pensa la sua mente. La sua mente pensa di essere ancora il bambino che più di cinquant’anni fa iniziava a conoscere quelle onde. La sua mente è un bambino che per mano al padre non ha paura di niente.
Ma oggi il mare è suo padre per l’ultima volta ed è bello che sia così.

Il giorno che non c’é nessun’altra dopo di Te

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/10/2015

Autunno del cuore: nessun’altra donna dopo
Improvvisa montagna si apre alle onde
Le montagne hanno un nome, le città, le cose, persino gli alberi
Senza nome, le onde
Tempo e memoria del tempo, il nome
Non le onde
Non l’uomo nel giorno che dopo di Te mai nessun’altra

Mala tempora venerunt

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/08/2015

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La morte di un anziano archeologo fa venire in mente questa espressione latina.
Incombono tempi terribili per la loro malvagità.
Non si può non pensarlo mentre si osserva la mitezza della sapienza decapitata e appesa all’oggetto dei propri studi.
Sono tempi terribili quelli che incombono perché il fanatismo religioso dello Stato islamico ci riporta a un medio evo di barbarie, o forse più correttamente inventa una nuova era in cui la parte peggiore della umanità può uscire alla luce con tutta la forza dei mezzi di comunicazione anziché restare imprigionata nella foresta primordiale e primigenia della propria ignoranza.
Sono tempi terribili perché la sapienza viene ignorata e sopraffatta, la mitezza degli studi viene considerata una colpa e si preferisce oscurare chi ricorda la nostra ignoranza, la greve e pavidamente sottomessa dal proprio senso di inferiorità, fanatica e terribile ignoranza di questa umanità volontariamente animale.
Sono tempi terribili perché un uomo mite e sapiente non può non essere costretto a provare pietà e compassione per la condizione di solitudine e terrore in cui vivono questi crudeli carnefici, non può non sapere che una religione che si rivela in questi gesti si nutre di una discarica spirituale in cui i sentimenti sono rifiuti tossici e questi rifiuti costituiscono l’esatto prodotto della digestione delle nostre feste, sono il punto terminale del canale di scolo che circonda i nostri giardini. La peste nera e la sua maschera rossa sono l’ultima sala di una festa felice e il re Prospero, forse, poteva anche ignorarlo, ma non il suo ciambellano.
Sono tempi terribili perché potremmo anche immaginare che lo Stato islamico in realtà non esista, potremmo ipotizzare che queste cose potrebbero anche essere il frutto di un citizen Kane che ha interesse a muovere l’opinione pubblica e continuare a dormire l’impenetrabile e soffocante sogno di una civiltà millenaria difesa dalla Guardia Variaga.
Sono tempi terribili perché fra non molto la nostra attenta pietà si dovrà svegliare e capire quello che l’imperatore Adriano aveva compreso poco meno di duemila anni fà: Roma si difende in Scozia e in Germania. La pace contro i barbari si può ottenere solo portando loro la civiltà e la consapevolezza di una cultura millenaria.
Solo così forse questi tempi terribili potrebbero diventare solo difficili.

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