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Dopo la maturità (Riti di passaggio)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
30/06/2023

Finalmente, felice. Felice come quando si è finito cinque anni di liceo e ci si avvia verso l’Università, che poi è una gioia molto simile a quella del matrimonio o della paternità: una persona ragionevole non lo farebbe mai se la natura non avesse deciso di interferire modificando irragionevolmente la percezione della realtà.

Ma la cosa più divertente di una giornata come questa sono i genitori.

Gli esami vengono fatti in parallelo per tutte e quattro (o cinque) le sezioni del liceo, per cui nell’ingresso sostano diverse coppie adulte, diciamo di mezz’età, più o meno le stesse che si incontravano ai corsi pre parto e l’atmosfera ci assomiglia.

Tutti sono provati dall’ultima notte prima degli esami.

Tutti siedono educatamente nervosi e in profonda apprensione. Verrebbe da dire che non siamo al pronto soccorso in attesa del risultato della Tac. Ma non è il caso.

I padri hanno una bottiglia di schiumante.

Le madri, un mazzo di fiori.

Perché alla maturità, quando il maturando esce, si deve aspettare stappando la bottiglia e consegnando i fiori, prima della foto di rito.

Così, anche Bimba Impertinente.

Anche in questo caso, è cambiato il mondo: alla mia maturità c’erano solo i miei amici più stretti, che sono ancora i miei amici più stretti, e il più grande lusso fu un bicchiere di spuma al bar davanti a scuola.

Ma è bello essere genitori di ragazzi che vogliono la nostra presenza. Bello e pericoloso, perché mi chiedo se molti dei disturbi e delle ossessioni che assillano questa generazione non dipendano anche da questi genitori onnipresenti.

 

La versione disperata (Sempre sulla maturità di Bimba Impertinente)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
29/06/2023

Prima o poi, le versioni fanno dannare.

Il grafico degli scritti di latino o di greco è più volatile di una criptovaluta.

Per un comune mortale, ovviamente. Poi ci sono le muse e i toccati dalla musa e per loro è un’altra cosa: il loro grafico è quello di una blue chip.

Bimba Impertinente è, per fortuna, una comune mortale.

Alla maturità, i comuni mortali hanno due scelte: sperano nella pietà degli dei o si accodano a una musa sperando nella sua pietà, il che significa mettersi in una posizione in cui sia agevole riuscire a copiare il compito della prima della classe.

Bimba Impertinente ha scelto di avere fede negli dei ed è stata moderatamente premiata.

Ha ceduto il suo posto, da cui sarebbe stato facile copiare, a una compagna che era ancora meno capace di lei e ha fatto il compito da sola.

Ciononostante si è arrabbiata. Come si arrabbia lei: sorridendo con le lacrime di rabbia che le spuntano ai lati degli occhi. Perché la sua compagna ha avuto 19, copiando riga per riga dal primo della classe e ha perfino sostenuto di essere stata lei a fare il compito. Non il primo della classe al quale hanno dato 17 o qualcosa del genere. Faccia di tolla, vien da scrivere.

Ho cercato di spiegare che ero orgoglioso di lei. Non per il compito, che mi dispiace non abbia fatto bene perché mi dispiace non sia stata toccata dalla musa delle versioni. Perché ha voluto camminare con le sue gambe facendo da sola.

Che è quello che conta per i cinque anni di università che si cominciano a distendere davanti al suo futuro.

Nella vita, invece, non lo so. Chi si accoda e ha la sfacciataggine di appropriarsi dell’ingenuo ingegno altrui può arrivare molto lontano.

Ma, sicuramente, non è questo il mondo a cui ho cercato di prepararla anche se mi domando sempre più spesso se ho fatto bene.

Stultus clarissimus

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
27/06/2023

Il bello dell’avvocato – e Daumier li ha saputi disegnare come Michelangelo gli angeli – è che sa sempre perfettamente quello che dice.

Non perché lo sa. Ma perché è perfetto nel mostrarsi come se comprendesse il problema del suo cliente assai meglio di quanto Virgilio conoscesse l’inferno.

E quando non lo sa, l’avvocato preclaro scatta con il latinorum, con abbondanza di casi e gerundi affatto casuali. In fondo, Cicerone non faceva il ragioniere.

Ma ci sono dei casi eccezionali.

Così lo stultus clarissimus, colpito al ventre in un’operazione straordinaria dall’esercizio del diritto di recesso da parte del socio di minoranza che ha pretermesso, dopo lunga interdizione di pensiero, si avvede che al termine di quell’operazione la Società, sua cliente, avrebbe deliberato la liquidazione e re melius perpensa arriva alla esatta conclusione che la liquidazione paralizza il recesso.

Non capire dove si è va bene.

Guidare gli altri senza saperlo, un pochino meno.

Dirlo a voce alta, per di più in latino, decisamente meno.

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