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Vuoto il tabernacolo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/07/2014

Tabernacolo

Penso: vuoto tabernacolo è un corpo quando gli occhi, come candele al vento, si spengono,

Mentre mi avvicino, solo per un abbraccio, a un amico, per me più di un fratello

E so che il suo dolore non lo posso capire,

Perché non potrò mai sapere che cosa significhi perdere un padre che per tutta la vita ti è stato padre.

Di questo piango nel silenzio dei miei pedali,

Ancora una volta il dolore degli altri serve solo a risvegliare il nostro.

50 sfumature di grigio (Come il piccolo bretone)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
14/07/2014

Lucien_Mazan

Non sono cinquanta le sfumature di grigio che ha visto il piccolo bretone nella sua breve vita.

Sono molte di più.

Ha corso e percorso la Francia, il Belgio e l’Italia.

Piegato sulla sua bicicletta, pesante come un cancello.

Ha bevuto vino e ruttato pioggia.

Riprendendo sempre a pedalare, sinché le gambe non sono diventate di piombo.

Lì dove le Ardenne sono state l’inferno di una generazione.

Si pedala fissando l’asfalto, diceva.

Non si alza la testa.

Non si guarda la vetta.

Si evita lo sgomento del panorama.

Si pedala fissando l’asfalto e aspirandone le sfumature.

Come gli eschimesi la neve o i polinesiani il mare.

Si intuisce dalla terra la forza di ogni singola pedalata.

Non si contano quelle che mancano.

Non si perde coraggio nella consapevolezza dei giorni che devono ancora venire.

Si prende coraggio dal presente di ogni spinta verso il basso e dal futuro del calcagno che torna verso l’alto.

E’ qui il senso di tutta la giornata.

In questa gamba sinistra che scende e in questa coscia destra che sale, mentre gli occhi traguardano il suolo oltre il manubrio e le sue strette corna, senza mai guardare il cielo.

Ma è così anche la vita.

La vita dei poveri abituati alla fatica della terra, al sonno pesante della notte alla dolorosa stanchezza dell’alba.

Ogni giorno, una pedalata che fissa l’asfalto, mai gli occhi al cielo.

Perché anche oggi c’è qualcosa da fare, qualcosa di urgente, qualcosa che se si alzasse gli occhi al panorama non si farebbe, presi dallo sgomento del futuro, dal bisogno del cielo stellato e dei suoi universi.

Finché questi occhi piagati di asfalto, come la cataratta di un pescatore, non sono sordi al pianto di un bambino sotto pelle e lì, in quel momento, diventa inutile continuare a correre.

Perché si corre per quel bambino e se si perde l’istante in cui ha bisogno di noi, meglio lasciarsi cadere, che nulla è peggio del raggiungere il traguardo e rendersi conto che le miglia di asfalto che hanno consumato i nostri occhi hanno anche dimenticato la nostra vita.

Una legge contro l’omofilia?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
03/07/2014

equalpeple1

Una legge contro l’omofilia sarebbe davvero opportuna di questi tempi.

Non contro chi prova una immotivata, irragionevole e tutto sommato scortese avversione per gli omosessuali.

Ma contro chi, immotivatamente, irragionevolmente e tutto sommato con scortese repentinità, si schiera a favore del movimento LGBT.

La settimana passata, Berlusconi, la sua giovane “fidanzata”, Vittorio Feltri.

Questa settimana, Angiolino Alfano.

Tutti hanno scoperto di essere un pochino gay, lesbica, bisex e persino transgender.

Soprattutto, hanno scoperto che gli omosessuali possono essere di destra, conservatori e bacchettoni e hanno deciso di cercare apertamente il loro voto, considerandoli come una lobby, oscura e potente come una loggia segreta.

Il che è un atteggiamento apertamente omofobico, perché nulla è più disumano che considerare l’omosessualità come il tag di una razza diversa, l’indizio di una specialità tribale.

Gli omosessuali sono, se li si vuol guardare bene in viso, né più né meno uomini e donne comuni (ordinary people) e, di conseguenza, possono essere di destra o di sinistra, cattolici, ebrei e musulmani, di razza caucasica, afroamericani, indiana e a strisce rosse e gialle.

Taggarli, anche solo per dire sono d’accordo con loro, è dannatamente offensivo.

Anche se, in fondo, sono proprio gli omosessuali a cercare una specialità differenziante, in cui l’identità politica e sociale, forse anche religiosa, segue il ritmo dell’outing: L’ho detto e niente sarà più come prima, perché ho detto che io sono diverso da tutti loro e che sono orgoglioso della mia diversità.

Insomma, se Berlusconi è frocio, anche i froci sono berlusconiani…

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