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Same sex marriage (Simpatica come un carciofo nel culo)

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/03/2010

Screen shot 2010-03-01 at 10.41.08 AMFerrara, convegno di costituzionalisti.
Di dubbio buon gusto, ma tradizionale: un seminario preventivo di costituzionalità.
Come dire: di solito, si aspettano le decisioni del giudice costituzionale per criticarle. In questo caso, si anticipano in modo da prospettare alla Corte i modelli argomentativi che si ritiene debba seguire.
Tema molto divertente dal punto di vista costituzionale: il divieto di matrimonio omosessuale.
Tema anche molto complicato.
Si può dubitare che esista un divieto di matrimonio omosessuale a legislazione vigente e comunque i parametri costituzionali in materia di eguaglianza, diritti dei diversi, famiglia sono quanto mai scivolosi, soprattutto se interpretati come tessere di un disegno unitario.
L’assise non è di costituzionalisti.
Non si sente il solito odore di commentari alla costituente e di polvere giurisprudenziale.
L’assemblea è coperta di una notevole coltre di omosessuali militanti, transessuali, transgender e quant’altro una liquida costruzione della propria sessualità consente di inventare.
Prende la parola il nonno del prof. Scaccabarozzi, che non è suo nonno, naturalmente, anzi è di una decina di anni più giovane, ma si comporta, si veste e parla come se fosse sull’orlo di quel rogo che è il pensionamento dell’ordinario.
Prende la parola con il solito vestito blu di sartoria e l’aria fra l’Opus Dei e la Rezione Cattolica.
Sostiene una tesi piuttosto discutibile: la formula per cui la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio presente nell’art. 29, Cost. significherebbe che il lemma "famiglia" deve essere interpretato con riferimento al suo contenuto naturale e questo contenuto sarebbero le radici millenarie e cristiane della nostra civiltà.
Bordata di sommesse critiche con il consueto aplomb accademico, sino all’assalto all’arma bianca della lesbica militante.
Brutta come solo una donna che non vuole esserlo sa essere, sale al pulpito spostandosi il cavallo dei pantaloni alla maniera di un terzino maleducato che si sposta il membro in barriera:
–> Io, non sono un’accademica ma vorrei chiedere al prof. Nonno_di_Scaccabarozzi se ha una figlia …
[Risponde di si]
–> Perché se ha una figlia, io gli auguro che questa si innamori di un clochard e vorrei sapere se è meglio il matrimonio con un clochard o con un’altra donna, magari pulita e di buona famiglia
[Ovazioni dal settore omosessuale, dignitoso silenzio del settore accademico]
Certi omosessuali sono il vero argomento contro una maggiore tutela dei loro diritti.
Il prof. Nonno_di_Scaccabarozzi era molto discutibile, ma non meritava la gogna.
Soprattutto la gogna di chi chiede di non essere messo alla gogna.

I pensieri scomposti di una Bimba Piccola (Sono rotta)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/02/2010

BimbaPiccolaBimba Piccola sta imparando a gestire i suoi flussi diuretici e non solo.
Ancora non è bravissima.
Ci riesce da sveglia, ma non a letto.
Le piace farsi mettere il pannolino.
Allarga le gambe tutta contenta e si lascia attrezzare per un sonno pampers.
Ieri, ha un sussulto.
Si alza a sedere e si guarda fra le gambe con un certo stupore:
–> Babbo, sono rotta…
Afferma, osservando la passerina.
–> Non ancora, figliuola, non ancora…
La risposta che il padre, abituato ad una ferrea censura sul prodotto della propria lingua, trattiene a stento.

Anonimi Avatar

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/02/2010

gabriella carlucciL’on. Carlucci ha presentato un disegno di legge sull’uso anonimo della rete.
E’ un disegno di legge interessante.
Sotto molto profili.
Il punto di partenza è carino: "Se è vero che, quando ci si trova in una situazione in cui vi è un divario tra le forze in campo, la libertà rende schiavi e le leggi rendono liberi, non possiamo rinunciare al tentativo di porre in essere un argine alle troppe storture che la totale anarchia della rete internet sta rendendo sempre più pervicaci e invasive."
La retorica è roboante.
Anche se per considerare le leggi come strumenti di libertà occorrono una serie di precisazioni molto kelseniane e piuttosto complicate. Di per sé le leggi non sono strumenti di libertà, sono esattamente la stessa cosa delle catene che legavano i prigionieri sulle galere della Repubblica genovese e su cui era inciso Libertas.
Sono strumenti di libertà perché consentono di rinunciare in condizioni di eguaglianza alla propria libertà e perciò di remare uniformemente nella stessa direzione.
Il concetto della proposta di legge è di per sé molto discutibile.
Con la sua proposta, l’on. Carlucci mira a evitare l’anonimato in rete: nessuno potrebbe più comparire con un secco avatar, ma ciascuno dovrebbe declinare le proprie generalità.
L’obbligo è posto a carico degli operatori della società della informazione.
Ed è esattamente il contrario di quanto previsto dalla direttiva comunitaria 31/2000/CE.
Che prevede che gli operatori non possono e non devono prendere coscienza dei dati che trasmettono.
La battaglia sull’anonimato della rete è una battaglia esclusivamente retorica.
Il mio computer è connesso alla rete con un indirizzo IP e questo indirizzo è registrato nei log con cui sto dialogando: se uso la rete per commettere un reato, sono perfettamente rintracciabile dagli organi di polizia.
Il problema dell’anonimato in rete è un problema di libertà di espressione ma soprattutto di libertà di riunione e di associazione.
Il social networking funziona perché si è avatar.
O meglio una delle dimensioni del social networking funziona perché si è avatar.
Lontani da second life, ma anche dalla necessità di mantenere le convenzioni sociali di face book.
Anche questo è un modello di sviluppo della personalità che merita un minimo di tutela.
La proposta della Carlucci, punto nuova a gaffe, è, sotto questo aspetto, pervasa di mistica ignoranza.
La stessa mistica ignoranza dell’uomo primitivo che nel Più grande uomo scimmia del pleistocene si rifiuta di scendere dagli alberi.
Soprattutto, appare un fuor d’opera clamoroso, come osserva l’acuto Travis di Controradio: se si deve proibire internet perché è uno strumento con cui si commettono i delitti, a questo punto, con quello che si sente è molto più opportuno proibire i telefonini.

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