Il Sole continua a imperversare, come una tempesta rovesciata
Nessuna notte
Nessuna pioggia
Solo questo Sole che costringe a chiudere gli occhi
Allontanare lo sguardo dalla pelle che cade a tratti
Nessuno riesce a dormire
Solo una lontana voce legge Coleridge.
E’ passato un esatto mese dalla morte di mio padre.
Un mese in cui il suo pensiero non mi ha lasciato spesso.
Anzi.
Forse sono stato più tempo con lui in questi giorni che in tutta la mia vita.
Ho pensato molto a quella mano che mi stringeva e che, all’improvviso, ha smesso di stringere.
Al perché di quell’abbandono.
Perché vivere è egoismo.
E’ imporre la nostra vita a chi ci ama.
Pretendere di essere amati.
Morire, allora, è l’istante in cui si decide di non essere più egoisti.
Che non si può più imporre la nostra vita.
Si accetta di morire perché ci si rende conto che siamo solo una mano che stringe.
Penso questo mentre lascio che il Sole, quel Sole che a dicembre continuava a morire, tocca di nuovo il mio tavolo.
Penso questo mentre penso che anche io troppe volte ho imposto la mia vita.
Perché ci vuole coraggio a smettere di stringere una mano.
Fame di diabetico, il bisogno d’amore, sete di alcolizzato
Gangrena
Non amata imputridisce carne
L’animo si abitua al delirio
Fame_sete, allegre compagne di chi discende nel proprio inferno
Divorano la mente
Popolano la carne
Prevalgono come neve che assidera abbracciando senza la crudele pietà dei sogni
Ribellione è seppellire il proprio cuore.