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I pensieri politicamente scorretti di una bimba impertinente (Lingue di gatto)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/12/2008

BimbaImpertinenteLa domenica di Bimba Impertinente è, prima di tutto, gita in pasticceria.
La figlia del pasticciere, che è identica a Pocahontas, ma ha non meno di sessant’anni, le offre sempre un sacchettino di lingue di gatto.
B.I.: Babbo, perché si chiamano lingue di gatto?
–> Perché sono leggeri e fini come lingue di un gatto
B.I.: Allora perché i pavesini si chiamano pavesini?
–> Aiuto…

Anche oggi, esami (Diciotto, almeno diciotto)

25 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/11/2008

librettoAnche oggi, esami.
Studenti lavoratori.
Il primo pregiudizio è che uno studente lavoratore abbia diritto ad appelli straordinari.
Non si capisce perché.
Il numero degli appelli non aumenta le possibilità di superare gli esami.
Le aumenterebbe se la possibilità di superare un esame dipendesse da ragioni statistiche.
Ma non è così e non deve esserlo.
Il secondo pregiudizio è che uno studente lavoratore abbia diritto al diciotto.
Anche qui non si capisce perché.
Diciotto non è un brutto voto.
Significa essere in grado di dimostrare di possedere le basi della materia.
Che non si acquistano per effetto di un lavoro come commessa part time o come sciampista full time.
Si presentano due studenti lavoratori.
La prima fa un esame dignitoso: ventidue.
La seconda è orrenda.
Parla un italiano comatoso. Non è materia di esame, ma si esprime urticando.
Le funzioni del Presidente della Repubblica
–> emana le leggi [No, signorina: le leggi si promulgano], presiede il consiglio supremo di Stato [No, signorina, il Consiglio supremo di difesa, il Consiglio di Stato è un’altra cosa] eeeehhhh…….
Poi, signoriina?
eeeehhhh……. presiede la Corte costituzionale [No, signorina, un organo costituzionale non può presiedere un altro organo costituzionale, perché il secondo non sarebbe più in posizione pariordinata con il primo]
La tipa assume la posizione del merluzzo ferito.
La bocca spalancata come se fosse stata sorpresa all’amo: Mi faccia un’altra domanda. Almeno diciotto…
Mi parli della composizione della Corte costituzionale
–> ci sono quindici giudici, un quinto viene eletto dal Parlamento [No, signorina: un terzo], un altro quinto [No, signorina: un terzo, come prima] Ah si, un terzo dalla magistratura civile [No, signorina, dalle supreme magistrature civili e amministrative] Ma allora ce l’ha con me? [No, signorina, è la Costituzione che ce l’ha con lei] Mi dia diciotto [No, signorina, mi dispiace. Si presenti al prossimo appello].
A questo punto, la tipa inizia a urlare.
Crisi isterica.
Urla e strepiti, perché un diciotto non si nega a nessuno.
Sarebbe una regola etica: se sei uno studente lavoratore, hai diritto al diciotto perché lavori.
Va via sbattendo la porta e maledicendomi in ogni lingua conosciuta (ma non da lei).
Maledizione arrivata puntualmente: multa sul treno per bici trasportata abusivamente e smarrimento del pigiapipe preferito.
La prossima volta, l’impugnazione delle sentenze per conflitto di attribuzione.

Pàs[s]te

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/11/2008

FedoraSignora, gli ci ho portato modestamente ‘du pàs[s]te.
E’ il Monni, innamorato della mamma di Benigni, in Berlinguer ti voglio bene.
Le paste sono i pezzi dolci che accompagnano la colazione.
Più propriamente sono i classici dolci del pranzo domenicale, dove le famiglie si riconoscono dal numero di paste previsto per membro (statistica che potrebbe sostituire l’indicatore del clima economico studiato dall’Istituto di studi e analisi economica), ovvero dall’abitudine di dividere o meno le paste in modo da moltiplicare l’orgia gustativa o da consentire una soddisfazione meno variegata ma più piena.
Fanno parte dell’immaginario collettivo da che Benni ha individuato nella Luisona la protagonista di Bar Sport.
Le paste sono anche un archetipo junghiano.
Una donna che sugge un "dito", sorta di cornetto dildiforme ripieno di crema, sta sublimando le proprie propensioni edipiche.
L’acquirente del budino di riso è un tipo triste che cerca una soddisfazione prudente.
L’amante del bombolone – che deve essere bollente e fritto in un olio di almeno venti giorni – è necessariamente litigioso: ingurgita l’oggetto all’unico scopo di ruttarne il contenuto in faccia al convitato di una lite stradale.
Molto si potrebbe dire del maritozzo che rappresenta il tentativo di estraniarsi dalla propria cultura, segno evidente di una infanzia infelice.
Il babà, che deve essere abbondantemente innaffiato di fetido rhum fantasia, mostra una attitudine alla vita avventurosa ed evoca navi di pirati al largo della Tortuga.
La fedora, però, è un mistero.
Chi può comprare quell’amalgama di panna, crema e pan di spagna imbevuto di Alchermes, con una sfoglia di ignobile cioccolato stesa sopra come la coperta di un lebbroso?

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